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    CCEE/ VESCOVI EUROPEI POZNAN: SPUNTI DALL'ASSEMBLEA

    CCEE/ VESCOVI EUROPEI POZNAN: SPUNTI DALL’ASSEMBLEA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 19 settembre 2018

     

    Nel cuore della Polonia l’incontro annuale dei presidenti delle conferenze episcopali del nostro Continente, promosso sul tema dello ‘spirito di solidarietà in Europa’. Ascoltato il ‘grido di dolore’ - diversamente motivato, spesso ignorato e a volte demonizzato - delle Chiese centro-orientali e di quelle balcaniche. Il fenomeno consistente del volontariato cattolico. Intanto presentato ieri sera a Roma un magnifico libro di Grzegorz Galazka su ‘Giovanni Paolo II e la sua Europa’, ricco di fotografie intense e brevi testi incisivi.

    Che cos’è il CCEE? E’ il Consilium Conferentiarum Episcoporum Europae, un organismo ecclesiale che comprende i vescovi del vecchio Continente. Ogni anno i presidenti delle 33 conferenze episcopali europee  -cui si aggiungono gli arcivescovi di Monaco, Lussemburgo, Cipro (maroniata), il vescovo di Chisinau (Moldavia), l’eparca ruteno di Mukacevo (Ucraina) e l’amministratore apostolico di Estonia – si riuniscono per approfondire un tema di particolare attualità, quest’anno quello della barcollante solidarietà intra-europea. L’incontro si è tenuto dal 13 al 16 settembre a Poznan, nel cuore della Polonia: l’arcidiocesi festeggia il 1050.mo anniversario della sua nascita, la Polonia il  centenario della riacquistata indipendenza, il mondo il quarantesimo dell’elezione di un papa polacco, Karol Wojtyla.

    Il CCEE – che ha sede a San Gallo ed è nato nel 1971 con l’obiettivo di suscitare e stimolare la comunione e la condivisione tra i diversi episcopati europei - è presieduto da quasi due anni dal cardinale Angelo Bagnasco, successore immediato del cardinale ungherese Peter Erdö, che aveva retto l’organismo dal 2006 al 2016. Il primo presidente fu il cardinale francese Roger Etchegaray, seguito dall’inglese Basil Hume, da Carlo Maria Martini, dal ceco Miroslav Vlk, dallo svizzero Amédée Grab. I due odierni vice-presidenti sono il cardinale inglese Vincent Nichols e l’arcivescovo polacco di Poznan Stanislaw Gadiecki. A Poznan erano presenti come ospiti tra gli altri il cardinale Marc Ouellet (prefetto della Congregazione dei vescovi), il nunzio apostolico Salvatore Pennacchio, l’Osservatore permanente presso il Consiglio d’Europa Paolo Rudelli, l’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme padre Pierbattista Pizzaballa, il presidente della Conferenza episcopale del Kazakistan José Luis Mumbiela Sierra, i vescovi italiani Giampaolo Crepaldi e Ambrogio Spreafico. Sono venuti per un saluto (e discorsi molto applauditi) sia il premier polacco Mateusz Morawiecki (che ha citato padre Jerzy Popieluszko e ha detto che la Polonia è riuscita a rinascere poiché è sopravissuta nelle cappelle e nelle chiese) sia il presidente della Repubblica Andrzej Duda (di cui l’arcivescovo Gadiecki ci ha illustrato l’educazione ‘cattolicissima’ ricevuta dai genitori). Era assente il cardinale Christoph Schönborn, presidente della Conferenza episcopale austriaca e arcivescovo di Vienna.

     

    SOLIDARIETA' INTRAEUROPEA: L'ASCOLTO DEGLI 'OCCIDENTALI'


    Il tema all’ordine del giorno, come detto, era quello della solidarietà intra-europea. Ci sembra che uno dei maggiori risultati ottenuti a Poznan sia stato quello dell’ascolto e della presa d’atto da parte dei vescovi ‘occidentali’ delle situazioni quasi sempre ignorate o malintese, spesso problematiche e in qualche caso drammatiche esposte dai confratelli centro-orientali e balcanici. Dalla Grecia e dalla Romania sono giunte richieste motivate e accorate di maggiore solidarietà economica e pastorale da parte delle altre Chiese d’Europa. Dalle Chiese centro-orientali – dall’Ungheria in particolare – si è invece attirata l’attenzione dell’assemblea sulla realtà dell’atteggiamento delle Chiese e dei governi nazionali in materia di immigrazione.

    Daremo conto con ampiezza nei prossimi giorni (con diverse interviste a presidenti delle conferenze episcopali) di alcune di tali situazioni poco conosciute o demonizzate da buona parte dell’establishment occidentale, frange cattoliche incluse. Le voci centro-orientali e balcaniche sono state ascoltate, come si è scritto più sopra: e ad esempio nella conferenza-stampa finale (svoltasi a Varsavia, presso la sede della Conferenza episcopale polacca) sia il cardinale Bagnasco che l’arcivescovo Gadiecki hanno evocato ad esempio i drammatici casi della Grecia e della Romania. In tal senso il presule polacco ha prospettato la creazione di una sorta di Erasmus cattolico, così che i giovani possano conoscersi e fare esperienze di vita solidale anche nei Paesi europei le cui comunità cattoliche sono in grave difficoltà.

     

    SOLIDARIETA' E VOLONTARIATO

    Per quanto riguarda la solidarietà e il volontariato, vi proponiamo dapprima un paio di riflessioni del cardinale Bagnasco. La prima durante l’omelia della essa d’apertura nella bella chiesa barocca dei gesuiti a Poznan: “ Il Vangelo ci ricorda innanzitutto la gratuità dei rapporti e del servizio. Gesù è diretto e concreto: tutti siamo capaci di fare il bene a coloro che ci fanno del bene, ma il discepolo deve fare il bene anche a chi non gli corrisponde o gli fa del male: amate i vostri nemici. Qui sta una differenza cristiana che non è di tipo moralistico. Gesù non chiede a noi un volontarismo disperante, ma ci chiede di arrenderci alla grazia, alla dolce forza del suo Spirito: solo allora saremo in grado di agire come Lui insegna, poiché sarà Lui stesso che agirà in noi. Ponendoci delle mete altissime, ci chiede di arrenderci al suo amore che trasforma il cuore di pietra in cuore di carne.” Seconda riflessione, nel corso della conferenza-stampa conclusiva di Varsavia: “La solidarietà è una virtù interiore che riguarda il modo di sentire verso gli altri e verso il mondo, così che ognuno si sente parte sia degli altri che del mondo. Questo ‘sentire’ prende molti volti. Uno di questi è il volontariato (…) La solidarietà non è un vestito esteriore, ma costitutivo della natura umana ed è il contrario dell’individualismo diffuso”.

    Il tema è tornato ampiamente nel Messaggio approvato al termine dei lavori, in cui si sottolinea che il fatto stesso di essersi riuniti a Poznan “indica il rinnovato impegno” di evangelizzazione nella solidarietà: “L’Europa infatti, dopo essere stata il tragico scenario delle due guerre mondiali, deve sviluppare lo spirito della reciproca comprensione e cooperazione, respirando con i suoi due polmoni cristiani – oriente e occidente - l’aria buona della solidarietà”.  

    L’approfondimento di tale tema ha portato a riflettere, dati polacchi ed europei alla mano, sul volontariato che, “muove milioni di cristiani in Europa e si presenta come un fenomeno corposo e capillare, capace di intercettare, con singolare dinamismo caritativo, i tanti poveri ed emarginati che sono presenti nelle nostre società opulente”. In particolare testimonianze del volontariato in Polonia sono state presentate da volontari della Caritas, di Sant’Egidio, della fondazione Redemptoris Missio, del Ministero della Gioventù e della New Millennium Work Foundation, della Comunità L’Arche.

    La Chiesa in Polonia assiste circa tre milioni di persone e le attività di volontariato coinvolgono grosso modo un terzo della popolazione. Come ha rilevato l’arcivescovo Gadiecki, è negli Anni Ottanta che, grazie a Solidarnosc,   la parola ‘solidarietà’ in Polonia ha assunto un significato profondamente legato all’umanitarismo cristiano, di “servizio reciproco, che è pronto a dar la vita per gli altri”. 

    I dati sul volontariato in Europa sono stati invece illustrati da don Wojciech Sadlon (direttore dell’Ufficio i statistica della Chiesa cattolica polacca). Dai numeri emerge che “non esiste nessun’altra istituzione in Europa che contribuisca così ad ampio raggio al volontariato e promuova forme di volontariato così diversificate come la Chiesa cattolica”. Nel rapporto si evidenzia tra l’altro che “in quasi tutti i Paesi europei le organizzazioni e le istituzioni cattoliche godono di uno status giuridico autonomo” e che il volontariato “è una piattaforma d’incontro tra cattolici e non cattolici”. E’ vero che “in alcuni Paesi il volontariato è ridotto ad una forma di assistenza sociale”, ma “nella maggior parte dei Paesi è coinvolto in molte aree della pastorale”. La relazione tra volontariato e fede “è complessa” e a volte appare che “il legame tra volontariato e fede risulta troppo debole”. Da ciò deriva anche quanto espresso nel Messaggio finale di Poznan: “Vogliamo rendere più intensa e organica la necessaria formazione (…): più ci si alimenta con la parola di Cristo e i sacramenti, più si sviluppa l’urgenza caritativa e la qualità della testimonianza”. Indispensabile dunque la formazione per evangelizzare “anche gli ambiti delle nuove povertà: il mancato rispetto della vita, lo sfaldamento della famiglia, l’imposizione della cultura di genere (un punto su cui hanno particolarmente insistito le conferenze episcopali dell’Europa centro-orientale), il restringersi delle libertà- compresa quella religiosa- i migranti e i rifugiati”. Qui si noterà la distinzione mantenuta tra ‘migranti’ e ‘rifugiati’, come del resto ha evidenziato l’arcivescovo Gadiecki nella conferenza-stampa di Varsavia: “Un conto è la persona vittima della guerra, un altro una persona che emigra per cercare di guadagnare di più”.

     

    BAGNASCO E GADIECKI SU SOLIDARIETA' E MIGRAZIONI

    Restando sul tema del rapporto tra solidarietà e migrazioni, il cardinale Bagnasco – ancora nella conferenza-stampa conclusiva – ha detto tra l’altro: “Dimenticare la solidarietà significa negare la nostra umanità; anche gli Stati negano se stessi se la dimenticano”. Gli abbiamo allora chiesto se era in grado di farci qualche esempio odierno di Stati che negherebbero la solidarietà. Ecco la sua risposta: “Fare nomi significa fare una cosa pericolosa e ingiusta nello stesso tempo. Non sono stati fatti dei nomi all’interno della nostra assemblea plenaria, sapendo che il nostro compito è di annunciare i principi fondamentali, in modo che gli Stati possano continuare ad esistere e crescere in modo armonico. Quello che ho detto può essere sintetizzato con la frase del punto 5 del nostro Messaggio: la solidarietà è la strada maestra irrinunciabile per affrontare i problemi nazionali, internazionali e mondiali”. Rammentiamo l’incipit del punto 5 del Messaggio finale: “I vescovi hanno affrontato anche il fenomeno delle migrazioni alla luce delle diversificate situazioni e delle scelte dei rispettivi governi, e alla luce del Vangelo. Noi non siamo degli esperti di geopolitica, ma – come Pastori – siamo nel campo delle nostre comunità in ogni circostanza. Rileviamo la grande complessità del fenomeno”. Ancora sulla questione l’arcivescovo Gadiecki ha rilevato che “l’atteggiamento cristiano è quello di aiutare i bisognosi, senza distinzioni, piaccia o non piaccia. Anche noi vogliamo farlo, ma sul posto. (…) Si tratta di trovare un equilibrio tra gli interessi nazionali e quelli comunitari”.

    Avrete capito che di carne al fuoco ne è stata rosolata molta a Poznan. Tra l’altro l’arcivescovo Gadiecki ha voluto evidenziare nella seduta d’apertura di giovedì 13 settembre che la Polonia “è orgogliosa” di aver “contribuito” per ben tre volte “alla difesa cristiana dell’Europa contro un’invasione ostile: nel 1241 di fronte ai mongoli nei pressi di Legnica, nel 1683 contro i turchi nei pressi di Vienna, nel 1920 contro i sovietici vicino a Varsavia”.

     

    DUE RIFLESSIONI SULLA CRISI ANTROPOLOGICA ODIERNA

    Sempre dello stesso vicepresidente del CCEE riportiamo una riflessione che ci sembra assai interessante contenuta nell’omelia della messa di domenica 16 ottobre nella splendida cattedrale di Poznan, conclusa da una preghiera corale per l’Europa, a proposito del significato della Croce: “Le croci odierne sembrano più pesanti di quelle ai tempi di Gesù, perché questo mondo è quasi completamente dominato dalla cosiddetta ideologia del post-modernismo. Questa ideologia sta cambiando sostanzialmente la situazione spirituale in Europa. Sotto la sua influenza le società post-moderne prendono le caratteristiche delle società utopistiche, ossia cominciano a credere nella possibilità di raggiungere l’immortalità terrena e la perfezione. Questa ideologia – riferendosi al pensiero di Antonio Gramsci e alla Scuola di Francoforte – ha compiuto un cambiamento rivoluzionario del carattere della sovrastruttura (…) Tutta l’energia di questa nuova ideologia è diretta alla liberazione, all’emancipazione. E’ destinata alla liberazione dalle strutture tradizionali. (…) Una potente minoranza, che dirige questo processo, finge di essere una maggioranza preponderante, usando l’arma della derisione. Questa volta lo strumento per raggiungere tale scopo non è più il terrore tradizionale (…) ma il suo equivalente morbido, ossia un sistema giuridico (…) che fa la guardia alla nuova ideologia; e anche la violenza simbolica praticata dai media e dai centri di formazione di opinioni. Se qualcuno dice qualcosa, non restando sui sentieri imposti, i media reagiscono immediatamente accusandolo di populismo. (…) Probabilmente l’Europa è già diventata il luogo di una versione tenera del totalitarismo”.

    Da parte sua il cardinale Angelo Bagnasco si è espresso con chiarezza in materia in occasione dell’apertura dei lavori assembleari: “il Santo Padre Francesco ha scritto con lucidità che ‘nella modernità si è verificato un notevole eccesso antropologico’. Questo eccesso sta sfociando in ciò che gli esperti chiamano ‘transumanesimo’, per cui la dignità dell’uomo non consisterebbe nell’essere immagine e somiglianza di Dio, ma nella sua autonomia assoluta, fino a trasformare non solo la natura, ma anche il proprio corpo (…) Questo delirio porta ad una visione antipersonalistica, che si oppone alla stessa essenza dell’uomo come rapporto strutturale con gli altri, ossia alla sua capacità di partecipazione, di solidarietà, di comunione per realizzare il bene comune. Viene diffusa e propagandata una crescente intolleranza per quella visione antropologica che il cristianesimo ha ispirato nel grembo europeo”.

    Ancora qualche appunto. I vescovi hanno espresso (vedi Messaggio finale) “vicinanza al Santo Padre Francesco, assicurando la nostra preghiera, ringraziandolo per il prezioso messaggio che ci ha fatto pervenire e per la convocazione – a febbraio 2019 – dei presidenti delle Conferenze di tutto il mondo per riflettere insieme sull’abuso dei minori”.

    All’interno della struttura organizzativa del CCEE sono avvenuti poi cambiamenti importanti. Il segretario generale portoghese monsignor Duarte da Cuhna ha lasciato dopo 14 anni di attività presso la CCEE ed è stato sostituito dallo slovacco don Martin Michalicek, dall’inizio dell’anno vice-segretario generale del CCEE. Abbandona San Gallo, dopo 13 anni, anche l’addetto-stampa Thierry Bonaventura, mentre è stato chiamato dall’Italia – come nuovo vice-segretario generale e portavoce  - don Antonio Ammirati (sacerdote giornalista, esperto di comunicazioni sociali).

     

    UN CONCERTO SPECIALE

    I lavori dell’Assemblea sono stati intervallati anche da occasioni culturali e conviviali di notevole livello. Non possiamo non citare il concerto offerto venerdì 14 settembre dall’orchestra filarmonica di Poznan e dal suo coro. Sono state eseguite musiche di Karol Kurpinski (detto il ‘Rossini polacco’), di Frédéric Chopin ( Fantasia opera 13, con la rielaborazione di quattro canzoni popolari polacche) e due brani di un compositore, Wojciech Kilar (1932-20139, convertito, assai conosciuto per le musiche da film: i suoi Angelus (con i primi cinque minuti di recita del Rosario in climax ascendente da parte del coro e dell’orchestra) e Victoria hanno evocato in noi il fiume ininterrotto di polacchi che, cantando inni sacri, bandiere al vento, scorrevano ordinati ma determinati in via della Conciliazione ed anche la cavalleria polacca che, agli ordini del re Jean Sobieski, il 12 settembre 1683 piombò dalla collina del Kahlenberg sui turchi che assediavano Vienna. Quando la musica è lo specchio dell’anima profonda di un popolo…

     

    PRESENTATO A ROMA UN MAGNIFICO LIBRO (FOTOGRAFICO MA NON SOLO) di GRZEGORZ GALAZKA SU GIOVANNI PAOLO II E L’EUROPA

    Quasi a farlo apposta, appena tornati dall’assemblea europea di Poznan, siamo stati invitati ieri sera, martedì 18 settembre, alla presentazione di “San Giovanni Paolo II e la sua Europa” di Grzegorz Galazka. Per l’occasione sono convenuti presso la Stampa estera di Roma – introdotti dalla collega Valentina Alazraki, che ha vissuto personalmente 100 dei 104 viaggi apostolici di Karol Wojtyla - il cardinale Zenon Grocholewski (prefetto emerito della Congregazione per l’Educazione cattolica), l’ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede Janusz Kotanski, Leszek Sieluk (direttore finanziario della Fondazione nazionale polacca, che ha promosso il volume), padre Krzysztof Kuznik (direttore della Casa editrice Michalineum, che ha stampato il volume) e Angelo Scelzo, già vicedirettore della Sala Stampa vaticana.

    Il volume, trilingue (polacco, inglese, italiano), di circa 200 pagine, è veramente bello e meriterebbe di stare (per essere comunque sfogliato e meditato) nella biblioteca di casa. A ogni foto si accompagna una didascalia, citazione di frasi brevi di Giovanni Paolo II o anche di suoi passi più lunghi. Il volume si apre con “L’Europa ha bisogno di Cristo e del Vangelo, perché qui stanno le radici di tutti i suoi popoli”; e si chiude con “Penso a un’Europa la cui unità si fonda sulla vera libertà”. In mezzo una lunga serie di momenti significativi ( con foto sempre splendide) dei rapporti intensi che Karol Wojtyla ha coltivato con l’Europa. C’è molto da riflettere per l’oggi. 

     

    RITORNANO I CONFRONTI ACCATTOLI-RUSCONI SU PAPA FRANCESCO: GIOVEDI' 20 SETTEMBRE 2018, ORE 17.00, A ROMA, PRESSO LA BIBLIOTECA VALLE AURELIA

    Siamo ormai giunti alla terza stagione dei confronti tra Luigi Accattoli e Giuseppe Rusconi su forme e contenuti del Pontificato di papa Francesco. Il primo appuntamento della nuova serie sarà giovedì 20 settembre 2018 presso la Biblioteca comunale 'Valle Aurelia' in viale di Valle Aurelia 129 (tra le stazioni della metropolitana di Valle Aurelia e Baldo degli Ubaldi), con inizio alle ore 17.00. Non è chi non veda come la carne al fuoco sia molto sostanziosa... Modererà Ciro Fusco. L'ingresso è libero.

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