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    I FATTI DI GERUSALEMME E QUALCHE CONSIDERAZIONE DI CONTORNO

    I FATTI DI GERUSALEMME E QUALCHE CONSIDERAZIONE DI CONTORNO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 11 maggio 2021

     

    Alcune osservazioni su quanto sta accadendo in Israele. La dichiarazione dell’Ucei, che invita tra l’altro i media a non dare manforte a Hamas con ricostruzioni irresponsabili dei fatti. Ma in pagina se ne leggono. In più … un interprete assai curioso dell’idea di ‘fratellanza’.

     

    E’ da settimane che sta crescendo la tensione all’interno di Israele, alimentata sostanzialmente dai gruppi palestinesi di Hamas e della Jihad islamica. Il 6 maggio è morto un giovane israeliano, raggiunto - presso una fermata di bus - da colpi di arma da fuoco sparati quattro giorni prima da un’auto palestinese. Si è fatta incandescente anche la vicenda molto complessa dello sfratto (chiesto da un gruppo ebraico e ora sospeso in attesa della decisione della Corte Suprema) di cinque famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah di Gerusalemme. In occasione dello Yom Yerushalaim del 9-10 maggio 2021 (giornata in ricordo della riunificazione della città sotto Israele nel 1967) centinaia di palestinesi dalla Spianata delle Moschee hanno bersagliato con pietre e bottiglie molotov le forze di sicurezza israeliane, che sono intervenute con lacrimogeni e proiettili di gomma per ristabilire l’ordine (oltre trecento complessivamente i feriti, in gran parte palestinesi). Da parte sua Hamas e la Jihad islamica hanno lanciato fin qui oltre 250 razzi da Gaza contro il sud di Israele, provocando morti e feriti nella città costiera di Ashkelon: la reazione mirata dell’aviazione israeliana è costata fin qui la vita a una decina di persone (altre nove sarebbero state uccise per un errore nel lancio di un razzo palestinese).

    Sembra proprio impossibile da estinguere il doloroso conflitto israelo-palestinese, che dal 1948 flagella la Terrasanta con la sua scia di lutti e di odi sempre risorgenti. Israele è costretta da decenni a difendere con la forza il suo buon diritto ad esistere, che il mondo arabo non riesce ancora – salvo poche eccezioni, alcune molto recenti - ad accettare.  

    In un comunicato di stamattina, 11 maggio 2021, l’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) esprime “piena e assoluta solidarietà allo Stato di Israele, pregando per le famiglie e i bambini che hanno passato la giornata di ieri e la notte nei rifugi, e sostegno morale alle forze di sicurezza impegnate in ogni dove nella indispensabile difesa”. Nel comunicato si ribadisce “l’appello agli esponenti delle istituzioni e ai media italiani, europei e internazionali, di non dare manforte con assurde e irresponsabili ricostruzioni al disconoscimento e al miope isolamento di Israele dinanzi all’evidente offensiva costruita attorno alla questione di Gerusalemme e dei suoi luoghi santi, rafforzando la strategia di terrore e distruzione di Hamas e dei Paesi che lo sostengono e l’avvio di un conflitto che non può non chiamarsi guerra”.  

    Noteremo a tale proposito che, a pagina 4 dell’edizione cartacea odierna di Avvenire, nell’analisi intitolata “Opposti radicalismi soffocano la pace”, Riccardo Redaelli scrive di “brutalità esibita della repressione (NdR: da parte di Israele) in uno dei luoghi più sacri per l’Islam” e addirittura di “enfasi ossessiva sulla sicurezza e sulle minacce, vere o immaginate”.

    Non solo: nel commento di Alberto Simone su La Stampa (sempre nell’edizione cartacea odierna) si riesumano in funzione anti-israeliana “denunce dell’Onu e un rapporto recente di Human Rights Watch che parla di ‘apartheid’ “. E’ assodato che Human Rights Watch è finanziata dal notissimo  George Soros (che nel 2010 annunciò una donazionein suo favore di 100 – cento – milioni di dollari in dieci anni), di radici ebraiche ma non gradito a Israele, speculatore e fautore a suon di denaro di un nuovo ordine mondiale. Del resto lo stesso Soros sostiene finanziamente da tempo organizzazioni (palestinesi e israeliane anti-sioniste) impegnate nella lotta contro lo Stato di Israele, per combattere “l’occupazione israeliana dei Territori” e le “politiche discriminatorie contro i palestinesi”.

     

    UN INTERPRETE ASSAI CURIOSO DELL’IDEA DI ‘FRATELLANZA’

    Ma c’è altro da proporre ai lettori. Leggiamo questa dichiarazione: “Il mondo rimane in silenzio davanti al brutale terrorismo sionista e alle violazioni commesse contro la moschea di al-Aqsa ed i nostri fratelli in Palestina”.

    Chi si è espresso così nelle ultime ore? Forse colui cui si riferisce il punto 5 dell’enciclica “Fratelli tutti”, firmata da papa Bergoglio  presso la tomba di San Francesco il 3 ottobre 2020? “Le questioni legate alla fraternità e all’amicizia sociale sono sempre state tra le mie preoccupazioni. (…) In questo caso mi sono sentito stimolato in modo speciale dal Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, con il quale mi sono incontrato ad Abu Dhabi per ricordare che Dio ’ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro’. Non si è trattato di un mero atto diplomatico, bensì di una riflessione compiuta nel dialogo e di un impegno congiunto. Questa Enciclica raccoglie e sviluppa grandi temi esposti in quel Documento che abbiamo firmato insieme”.  

    Insomma chi parla di “brutale terrorismo sionista” è proprio lui, il grande imam di al-Azhar, la massima autorità sunnita, Ahmad Al-Tayyeb, che papa Bergoglio ha lodato non solo in ‘Fratelli tutti’, ma in numerose altre occasioni, come nel videomessaggio del 4 febbraio 2021 (a due anni dalla firma della Dichiarazione di Abu Dhabi sulla fratellanza): “Affermare la fratellanza. In modo speciale a Lei, fratello mio, amico mio, mio compagno di sfide e di rischi nella lotta per la fratellanza, Grande Imam Ahmed Al-Tayyeb, che ringrazio per la compagnia nel cammino per la riflessione e la redazione del documento che è stato presentato due anni fa. La Sua testimonianza mi ha aiutato molto perché è stata una testimonianza coraggiosa. So che non era un compito facile. Ma con Lei abbiamo potuto farlo insieme, e aiutarci reciprocamente. La cosa più bella è che quel primo desiderio di fratellanza si è consolidato in vera fratellanza. Grazie, fratello, grazie!”.

    C’è qualcosa che stona in tutto ciò?

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