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    NAPOLI HA ADOTTATO UN ALTRO ARGENTINO, DI NOME FRANCESCO

    NAPOLI HA ADOTTATO UN ALTRO ARGENTINO, DI NOME FRANCESCO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 22 marzo 2015

     

    Qualche nota sulla giornata napoletana di papa Francesco e alcune citazioni significative dei suoi interventi e riflessioni da Scampia al lungomare Caracciolo, sempre accolto entusiasticamente perché “uno di noi”, portatore della rivoluzione della speranza

    Una giornata intensissima in una Napoli che non ha tradito le attese. La città ha confermato il suo cuore ‘argentino’ che ieri ha palpitato con forza particolare e che nella storia – anche recente - si è manifestato più volte non solo in ambito calcistico (vedi Maradona), ma anche in quella vena ‘peronista’ che porta molti napoletani a entusiasmarsi per chi viene percepito per gesti, parole, atti come “uno di noi”, portatore però di una speranza rivoluzionaria. E’ successo anche ieri per Jorge Mario Bergoglio, ludicamente compiaciuto già per avere imparato a puntino quel “ ‘a Maronna v’accumpagna “, grido di speranza e di battaglia fatto proprio dal cardinale arcivescovo Crescenzio Sepe.

    Per la venuta di Francesco si è sciolto pure il sangue di san Gennaro. Qui, però, preferiamo lasciare la parola ai competenti: noi non lo siamo. Notiamo in ogni caso che, al trionfalismo un po’ revanchista di taluni (come su una nota tv nazionale cattolica, quando conduttrice e ospiti hanno inneggiato al “prodigio”, aggiungendo subito un pensiero assai carino per i “detrattori” del Papa) o all’esultanza di altri per l’ “avallo” di san Gennaro verso papa Francesco, si è contrapposta l’onesta prudenza da parte di giornalisti (certo non annoverabili tra i predetti ‘detrattori’ ) come Andrea Tornielli. Che su “la Stampa” di stamattina ha osservato che il fatto accaduto “non è da sopravvalutare”. Anche “perché negli ultimi anni il prodigio si è verificato davanti al vescovo ortodosso di Cipro (il martire Gennaro è venerato pure dagli orientali), al Gran Maestro dell’Ordine di Malta e a un gruppo di vescovi albanesi”.

    Di parole papa Francesco ieri ne ha dette molte, a volte sferzanti, in parte già pronunciate in altre occasioni. Sono parole ed espressioni destinate a entrare nel già ricco dizionario bergogliano. Parole semplici, spesso di ‘buon senso’ ma anche dirompenti, che certamente corrispondevano a quelle che ribollono da sempre (e, come detto, ogni tanto fuoriescono quale lava dal Vesuvio) nel cuore dei napoletani. Parole (e anche veri e propri aneddoti, com’è costume nei discorsi bergogliani o siparietti da vero e proprio teatro napoletano) che sollevano l’entusiasmo, inserendo di forza il papa argentino tra i ‘miti’ partenopei. Parole quanto efficaci, però? Sapranno tali parole consolidare la gracile fiammella della speranza in una città storicamente molto difficile, stimolare a un esame di coscienza, a modificare certi comportamenti quotidiani, a iniziare un cammino di conversione? Qui la risposta è difficile. Il Papa ha seminato, ma il terreno spesso è sassoso. E allora nel cuore resta a volte solo la dolcezza della nostalgia di parole che prefigurano un avvenire migliore a mitigare la fatica della quotidianità coniugata all’impotenza dell’agire o alla ‘comodità’ dell’inazione.

    Qualche citazione particolarmente significativa, perché è bene avere la possibilità di soffermarsi un momento almeno su riflessioni importanti (magari anche a volte non del tutto condivisibili) prima che i ritmi mediatici della nostra società le ‘divorino’, archiviandole in fretta.

    Nel rione Scampia/1- vita partenopea: La vita a Napoli non è mai stata facile, però non è mai stata triste! E’ questa la vostra grande risorsa: la gioia, l’allegria. Il cammino quotidiano in questa città, con le sue difficoltà e i suoi disagi e talvolta le sue dure prove, produce una cultura di vita che aiuta sempre a rialzarsi dopo ogni caduta, e a fare in modo che il male non abbia mai l’ultima parola. 

    Nel rione Scampia/2-migranti (rispondendo al saluto di un’immigrata filippina): Lei ha chiesto una parola che assicuri che i migranti sono figli di Dio e che sono cittadini. Ma è necessario arrivare a questo? I migranti sono esseri umani di seconda classe? (…) Pensiamo a questo: tutti siamo migranti nel cammino della vita; nessuno di noi ha la dimora fissa in questa terra, tutti ce ne dobbiamo andare. 

    Nel rione Scampia/3- giovani e lavoro (rispondendo al saluto di un lavoratore disoccupato): Cosa fa un giovane senza lavoro? Che futuro ha? Che strada di vita sceglie? Questa è una responsabilità non solo della città, non solo del Paese, ma del mondo! Perché? Perché c’è un sistema economico che scarta la gente e adesso è il turno dei giovani a essere scartati, cioè restare senza lavoro. 

    Nel rione Scampia/4-corruzione (rispondendo al saluto di un magistrato): Quanta corruzione c’è nel mondo! E’ una parola brutta, se ci pensiamo un po’. Perché una cosa corrotta è una cosa sporca! Se noi troviamo un animale morto che si sta corrompendo, che è corrotto, è brutto e ‘spuzza’ anche. La corruzione ‘spuzza’! La società corrotta ‘spuzza’! Un cristiano che lascia entrare dentro di sé la corruzione, non è cristiano, ‘spuzza’! 

    Piazza del Plebiscito- delinquenza (omelia): Cari napoletani, largo alla speranza e non lasciatevi rubare la speranza! Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti: questo è pane per oggi e fame per domani. Non ti può portare niente! Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli, con il cinico commercio della droga e altri crimini. (…) La corruzione e la violenza non sfigurino il volto di questa bella città! E di più: non sfigurino la gioia del vostro cuore napoletano! Ai criminali e a tutti i loro complici oggi io umilmente, come fratello, ripeto: convertitevi all’amore e alla giustizia! (…) Con la grazia di dio, che perdona tutto e perdona sempre, è possibile ritornare a una vita onesta. 

    Carcere di Poggioreale- a pranzo con un centinaio di detenuti: Tutti nella vita abbiamo fattosbagli. E perché a me è accaduto questo ed a te, che hai fatto più sbagli di me, no? Sono le cose della vita. Ma nessuno può dire: Io non merito, io non merito. Nessuno può dire: Io non merito di essere carcerato. Nessuno. Tutti abbiamo sbagliato. Tutti, io per primo. Tutti. E perché voi e non altri? Sono cose inspiegabili della vita e la vita dobbiamo prenderla come viene. E alzarsi sempre e andare avanti.  

    Duomo di Napoli/1 – affarismo: Quando nella Chiesa entra l’affarismo sia nei sacerdoti che nei religiosi è brutto. Affaristi no, spirito di povertà. Per i sacerdoti che non hanno lo spirito di povertà (NdR: che non coincide con la miseria materiale) e si mettono negli affari, quanti scandali nella Chiesa e quanta mancanza di libertà per i soldi. A questa persona dovrei dire delle verità, ma è un grande benefattore e io non ho la libertà di dirglielo, perché sono attaccato ai soldi. 

    Duomo di Napoli/2 – chiacchiere: Chi chiacchiera è un terrorista che butta una bomba, distrugge e lui è fuori. Almeno se facesse il kamikaze

    Duomo di Napoli/3 – sangue di San Gennaro (rispondendo al card. Sepe, che aveva detto: “Ecco il segno che san Gennaro vuol bene a Napoli e a papa Francesco: il suo sangue è sciolto per metà” – NdR: poi si è sciolto del tutto): Se si è sciolto a metà vuol dire che dobbiamo ancora andare avanti e far meglio. Il sangue ci vuole bene a metà. 

    Lungomare Caracciolo/1 –il Dio dei silenzi (rispondendo a una ragazza che gli aveva chiesto se ci fosse una spiegazione per il dolore degli innocenti): Dio, il nostro Dio è un Dio delle parole, dei gesti, dei silenzi. (…) Il più grande silenzio di Dio è stato  la croce: Gesù ha sentito il silenzio del Padre fino a definirlo abbandono. (…) Perché soffrono i bambini? Come mi spieghi tu questo? Dove trovi una parola di Dio che spieghi perché soffrono i bambini?Questo è’ uno dei grandi silenzi di Dio. E il silenzio di Dio non dico che si possa capire, ma possiamo avvicinarci guardando il Cristo crocifisso, il Cristo che muore, il Cristo abbandonato (…)E  questa è la verità. Io non posso ingannarti dicendo: No, tu abbi fede e andrà tutto bene, sarai felice, avrai una buona fortuna, avrai soldi. No, il nostro Dio sta anche in silenzio(…) Questo è quello che mi viene da dirti. Scusami, non ho un’altra ricetta. 

    Lungomare Caracciolo/2 – bambini, cagnolini, anziani (rispondendo a una signora novantacinquenne): Gli anziani vengono scartati, perché questa società butta quello che non è utile: usa e getta. I bambini non sono utili: perché avere bambini? Meglio non averne. Ma io ho comunque affetto, mi arrangio anche con un cagnolino e un gatto. La nostra società è così: quanta gente preferisce scartare i bambini e confortarsi con il cagnolino o con il gatto! Si scartano i bambini, si scartano gli anziani, perché si lasciano da soli. Noi anziani abbiamo acciacchi, problemi e portiamo problemi agli altri, e la gente forse ci scarta per i nostri acciacchi, perché non serviamo più. 

    Lungomare Caracciolo/3 – crisi della famiglia e colonizzazione gender (rispondendo a una coppia di coniugi, sposatasi 31 anni fa): La famiglia è in crisi: questo è vero, non è una novità. I giovani non vogliono sposarsi, preferiscono convivere, tranquilli e senza compromessi; poi, se viene un figlio, si sposeranno per forza. (…) La crisi della famiglia è una realtà sociale. Poi ci sono le colonizzazioni ideologiche sulle famiglie, modalità e proposte che ci sono in Europa e vengono anche da Oltreoceano. Poi quello sbaglio della mente umana che è la teoria del gender, che crea tanta confusione. Così la famiglia è sotto attacco (…) Come si può fare con queste colonizzazioni ideologiche? (NdR: domanda cui certo devono rispondere anche quei politici che si dicono ‘cattolici praticanti’, generalmente grandi ammiratori di papa Francesco e tuttavia molto latitanti –fino alla complicità de facto con i ‘colonizzatori’ - quando si tratta di decidere su tali delicate questioni)

     

     

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