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    PAPA FRANCESCO E LA GUERRA: IN LINEA CON I PREDECESSORI

    PAPA FRANCESCO E LA GUERRA: IN LINEA CON I PREDECESSORI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 4 settembre 2013

     

    Da Giovanni XXIII a Francesco alcuni tra i passi più significativi dei discorsi degli ultimi Papi in materia di guerra (prescindendo dall’abbondanza di citazioni nelle encicliche e da quanto riguarda la questione delicata dei cosiddetti ‘interventi umanitari’)

     

    Giovanni XXIII, radiomessaggio del 25 ottobre 1962, dai microfoni di Radio Vaticana (a seguito della ‘crisi di Cuba’ provocata dalla presenza sull’isola – molto vicina alla Florida - di postazioni missilistiche atte a ospitare testate atomiche puntate contro il territorio statunitense. Quando il 22 ottobre 1962 John F. Kennedy denuncia in un discorso radiotelevisivo alla Nazione che navi sovietiche si stanno dirigendo verso Cuba con il loro carico nucleare, la tensione internazionale si fa altissima. In quest’ambito si inserisce l’azione diplomatica preziosissima della Santa Sede, di Giovanni XXIII in prima persona): Signore, ascolta la supplica del tuo servo, la supplica dei tuoi servi, che temono il tuo nome. Questa antica preghiera biblica sale oggi alle nostre labbra tremanti dal profondo del nostro cuore ammutolito e afflitto. Mentre si apre il Concilio Vaticano II, nella gioia e nella speranza di tutti gli uomini di buona volontà, ecco che nubi minacciose oscurano nuovamente l’orizzonte internazionale e seminano la paura in milioni di famiglie. La Chiesa (…) non ha nel cuore che la pace e la fraternità tra gli uomini, e lavora affinché questi obiettivi si realizzino. Noi ricordiamo a tale proposito i gravi doveri di coloro che hanno la responsabilità del potere. E aggiungiamo: Con la mano sulla coscienza ascoltino il grido angoscioso che, da tutti i punti della terra, dai bambini innocenti agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: Pace! Pace!

    Noi rinnoviamo oggi questa solenne implorazione. Noi supplichiamo tutti i Governanti a non restare sordi a questo grido dell’umanità. Che facciano tutto quanto è in loro potere per salvare la pace. Eviteranno così al mondo gli orrori di una guerra, di cui non si può prevedere quali saranno le terribili conseguenze.

    Paolo VI, discorso alle Nazioni Unite del 4 ottobre 1965: (…) Voi attendete da Noi questa parola, che non può svestirsi di gravità e di solennità: non gli uni contro gli altri, non più, non mai! A questo scopo principalmente è sorta l’Organizzazione delle Nazioni Unite: contro la guerra e per la pace! (…) Basta ricordare che il sangue di milioni di uomini e innumerevoli e inaudite sofferenze, inutili stragi e formidabili rovine sanciscono il patto che vi unisce, con un giuramento che deve cambiare la storia futura del mondo: non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!

    (,,,) Se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle vostre mani. Non si può amare con armi offensive in pugno. Le armi, quelle terribili specialmente, che la scienza moderna vi ha date, ancor prima che produrre vittime e rovine, generano cattivi sogni, alimentano sentimenti cattivi, creano incubi, diffidenze e propositi tristi, esigono enormi spese, arrestano progetti di solidarietà e di utile lavoro, falsano la psicologia dei popoli. Finché l’uomo rimane l’essere debole e volubile e anche cattivo, quale spesso si dimostra, le armi della difesa saranno necessarie, purtroppo; ma voi, coraggiosi e valenti quali siete, state studiando come garantire la sicurezza della vita internazionale senza ricorso alle armi: questo è nobilissimo scopo, questo i Popoli attendono da voi, questo si deve ottenere!

    Giovanni Paolo II, 25 febbraio 1981, Hiroshima: La guerra è opera dell’uomo. La guerra è distruzione della vita umana. La guerra è morte. (…) Ricordare ciò che la gente di Hiroshima ha sofferto è rinnovare la nostra fede nell’uomo, nella sua capacità di fare ciò che è buono, nella sua libertà di scegliere ciò che è giusto, nella sua determinazione di tradurre un disastro in un nuovo inizio. Di fronte alla calamità creata dall’uomo che è ogni guerra, dobbiamo affermare e riaffermare, ancora e ancora, che il ricorso alla guerra non è inevitabile o insostituibile. L’umanità non è destinata all’autodistruzione.

    Giovanni Paolo II, preghiera: Dio dei nostri padri, grande e misericordioso, Signore della pace e della vita, Padre di tutti. Tu hai progetti di pace e non di afflizione, condanni le guerre e abbatti l’orgoglio dei violenti. Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani, a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe in una sola famiglia. Ascolta il grido unanime dei tuoi figli, supplica accorata di tutta l’umanità: mai più la guerra, avventura senza ritorno, mai più la guerra, spirale di lutto e di violenza: minaccia per le tue creature in cielo, in terra ed in mare. (…) Concedi al nostro tempo giorni di pace. Mai più la guerra. (…)

    Giovanni Paolo II, Angelus del 16 marzo 2003: (…) I prossimi giorni saranno decisivi per gli esiti della crisi irachena. Preghiamo, perciò, il Signore perché ispiri a tutte le parti in causa coraggio e lungimiranza. Certo i responsabili politici di Baghdad hanno l’urgente dovere di collaborare pienamente con la comunità internazionale, per eliminare ogni motivo d’intervento armato. (…) Ma vorrei pure ricordare ai Paesi membri delle Nazioni Unite, ed in particolare a quelli che compongono il Consiglio di Sicurezza, che l’uso della forza rappresenta l’ultimo ricorso, dopo aver esaurito ogni altra soluzione pacifica, secondo i ben noti principi della stessa Carta dell’ONU.

    Ecco perché – di fronte alle tremende conseguenze che un’operazione militare internazionale avrebbe per le popolazioni dell’Iraq e per l’equilibrio dell’intera regione del Medio Oriente, già tanto provata, nonché per gli estremismi che potrebbero derivarne – dico a tutti: c’è ancora tempo per negoziare; c’è ancora spazio per la pace; non è mai troppo tardi per comprendersi e continuare a trattare.

    Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la Seconda Guerra Mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto quest’esperienza: “Mai più la guerra!, come disse Paolo VI nella sua prima visita alle Nazioni Unite. Dobbiamo fare tutto il possibile! Sappiamo bene che non è possibile la pace ad ogni costo. Ma sappiamo tutti quanto è grande questa responsabilità. E quindi preghiera e penitenza!

    Benedetto XVI, discorso introduttivo all’Angelus del 22 luglio 2007, Lorenzago di Cadore: In questi giorni di riposo (…) sento ancor più intensamente l’impatto doloroso delle notizie che mi pervengono circa gli scontri sanguinosi e gli episodi di violenza che si verificano in tante parti del mondo. Questo mi induce a riflettere ancora una volta sul dramma della libertà umana nel mondo (…)

    La guerra, con il suo strascico di lutti e di distruzioni, è da sempre giustamente considerata una calamità che contrasta con il progetto di Dio (…) Non posso, in questo momento, non andare col pensiero ad una data significativa: il primo agosto 1917 – giusto 90 anni or sono – il mio venerato predecessore, papa Benedetto XV, indirizzò la sua celebre Nota alle potenze belligeranti, domandando che ponessero fine alla Prima Guerra Mondiale. Mentre imperversava quell’immane conflitto, il Papa ebbe il coraggio di affermare che si trattava di un’ inutile strage. Questa sua espressione si è incisa nella storia. (…) Ma quelle parole, inutile strage, contengono anche un valore più ampio, profetico, e si possono applicare a tanti altri conflitti che hanno stroncato innumerevoli vite umane.

    Proprio queste terre in cui ci troviamo (…) sono state teatro della Prima Guerra Mondiale, come ancora rievocano tante testimonianze ed alcuni commoventi canti degli Alpini. Sono vicende da non dimenticare! (…) La Nota del Papa Benedetto XV non si limitava a condannare la guerra. Essa indicava, su un piano giuridico, le vie per costruire una pace equa e duratura: la forza morale del diritto, il disarmo bilanciato e controllato, l’arbitrato nelle controversie, la libertà dei mari, il reciproco condono delle spese belliche, la restituzione dei territori occupati ed eque trattative per dirimere le questioni. (…) E’ la stessa impostazione che i servi di Dio Paolo Vi e Giovanni Paolo II hanno seguito nei loro memorabili discorsi all’Assemblea delle Nazioni Unite, ripetendo, a nome della Chiesa: Mai più la guerra!

     

    Benedetto XVI, Discorso al Corpo diplomatico, 9 gennaio 2012: (…) Sento una grande preoccupazione per le popolazioni dei Paesi in cui si susseguono tensioni e violenze, in particolare per la Siria, dove auspico una rapida fine degli spargimenti di sangue e l’inizio di un dialogo fruttuoso tra gli attori politici, favorito dalla presenza di osservatori indipendenti (…)

     

    Benedetto XVI, udienza generale del 7 novembre 2012, appello: Continuo a seguire con particolare apprensione la tragica situazione di violenza in Siria, dove non cessa il rumore delle armi e aumenta ogni giorno il numero delle vittime e l’immane sofferenza della popolazione, in particolare di quanti hanno dovuto lasciare le loro case. Per manifestare la mia solidarietà e quella di tutta la Chiesa alla popolazione in Siria e la vicinanza spirituale alle comunità cristiane del Paese, era mio desiderio inviare una delegazione di Padri sinodali a Damasco. Purtroppo diverse circostanze e sviluppi non hanno reso possibile l’iniziativa nelle modalità auspicate, e perciò ho deciso di affidare una missione speciale all’Emm. Cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor unum. Da oggi fino al 10 novembre egli si trova in Libano, dove incontrerà pastori e fedeli delle Chiese che sono presenti in Siria (…)- tradotto anche in arabo

    Benedetto XVI, Messaggio Urbi et Orbi, Natale 2012:  (…) La pace germogli per la popolazione siriana, profondamente ferita e divisa da un conflitto che non risparmia neanche gli inermi e miete vittime innocenti. Ancora una volta faccio appello perché cessi lo spargimento di sangue, si facilitino i soccorsi ai profughi e agli sfollati e, tramite il dialogo, si persegua una soluzione politica al conflitto.

    Benedetto XVI, Discorso al Corpo diplomatico, 7 gennaio 2013: (…) Penso anzitutto alla Siria, dilaniata da continui massacri e teatro d’immani sofferenze fra la popolazione civile. Rinnovo il mio appello affinché le armi siano deposte e quanto prima prevalga un dialogo costruttivo per porre fine a un conflitto che, se perdura, non vedrà vincitori, ma solo sconfitti, lasciando dietro di sé soltanto una distesa di rovine (…)

    Francesco, Messaggio Urbi et Orbi, Pasqua 2013: (…) Pace in Iraq, perché cessi definitivamente ogni violenza e, soprattutto, per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno ancora essere inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?

    Francesco, Discorso agli enti caritativi cattolici operanti in Siria, 5 giugno 2013: (…) La preoccupazione della Santa Sede per la crisi siriana e in modo più specifico per la popolazione, spesso inerme, che soffre le conseguenze del conflitto, è ben nota. Benedetto XVI ha ripetutamente chiesto che tacciano le armi (…) Anche a me personalmente la sorte della popolazione siriana sta particolarmente a cuore (…) Di fronte al perdurare di violenze e sopraffazioni rinnovo con forza il mio appello alla pace. (…) Per la Santa Sede l’opera delle Agenzie di carità cattoliche è estremamente significativa: aiutare la popolazione siriana, al di là delle appartenenze etniche o religiose, è il modo più diretto per offrire un contributo alla pacificazione e alla educazione di una società aperta a tutte le diverse componenti. (…) Il pensiero del Papa va in questo momento anche alle comunità cristiane che abitano la Siria e tutto il Medio Oriente. La Chiesa sostiene quelle sue membra che oggi sono particolarmente in difficoltà. Esse hanno il grande compito di continuare a rendere presente il Cristianesimo nella regione in cui è nato.(…)

    FrancescoAngelus del 25 agosto 2013, appello: “Con grande sofferenza e preoccupazione continuo a seguire la situazione in Siria. L’aumento della violenza in una guerra tra fratelli, con il moltiplicarsi di stragi e atti atroci, che tutti abbiamo potuto vedere anche nelle terribili immagini di questi giorni, mi spinge ancora una volta a levare alta la voce perché si fermi il rumore delle armi. Non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo. (…) Faccio appello alla Comunità Internazionale perché si mostri più sensibile verso questa tragica situazione e metta tutto il suo impegno per aiutare la amata Nazione siriana a trovare una soluzione ad una guerra che semina distruzione e morte. Tutti insieme preghiamo, tutti insieme preghiamo la Madonna, Regina della Pace: Maria, Regina della Pace, prega per noi. Tutti: Maria, Regina della Pasce, prega per noi.

    Francesco, Angelus del primo settembre 2013: “Quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con angoscia crescente: è il grido della pace! E’ il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata da divisioni e conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! (…) Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono in questa nostra terra, ma, in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano. (…) Quanta sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quanti bambini non potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche! Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni scorsi! C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza.

    (…) Con forza esorto la Comunità internazionale a fare ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana. Non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da questo terribile conflitto.

    (…) Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo? Come diceva Papa Giovanni: a tutti spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore (cfr. Lettera enciclica Pacem in terris dell’11 aprile 1963). (…) Per questo, fratelli e sorelle, ho deciso di indire per tutta la Chiesa, il 7 settembre prossimo, vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace, una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero, e anche invito ad unirsi a questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà. Il 7 settembre in piazza San Pietro – qui – dalle ore 19.00 alle ore 24.00, ci riuniremo in preghiera e in spirito di penitenza per invocare da Dio questo grande dono per l’amata Nazione siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo. L’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace! (…) 

    Francesco, udienza generale del 4 settembre 2013, appello: “Sabato prossimo vivremo insieme una speciale giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero. Anche per la pace nei nostri cuori, perché la pace incomincia nel cuore! Rinnovo l’invito a tutta la Chiesa a vivere intensamente questo giorno e, sin d’ora, esprimo riconoscenza agli altri fratelli cristiani, ai fratelli delle altre religioni e agli uomini e donne di buona volontà che vorranno unirsi, nei luoghi e nei modi loro propri, a questo momento. (…) Si alzi forte in tutta la terra il grido della pace!”

    Francesco, su twitter in diverse occasioni dal primo settembre 2013: Preghiamo per la pace: la pace nel mondo e nel cuore di ciascuno – Mai più la guerra! Mai più la guerra! – Vogliamo un mondo di pace, vogliamo essere uomini e donne di pace – Con particolare fermezza condanno l’uso di armi chimiche.  

     

    In questo sito www.rossoporpora.org  anche un’intervista di fine agosto 2013 al patriarca maronita Béchara Boutros Rai (“No a intervento in Siria, strategia perversa in Libano, inverno arabo”), un’intervista del 2008  al vescovo di Aleppo dei Caldei mons. Antoine Audo sulla situazione in Siria (“Intervista sulla Siria a mons. Antoine Audo”), un’intervista del 2004 al card. Pio Laghi (“Pio Laghi, Iraq e George Bush”). 

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