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    PAPA FRANCESCO: NO ALLA LIBERALIZZAZIONE DELLA DROGA

    PAPA FRANCESCO: NO ALLA LIBERALIZZAZIONE DELLA DROGA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 25 luglio 2013

     

    Un ‘no’ pubblico e inequivocabile alla liberalizzazione della droga. Nella commovente visita di mercoledì sera 24 luglio 2013  all’ospedale ‘São Francisco de Assis’ nella zona nord di Rio de Janeiro, papa Francesco ha ribadito con forza la linea tradizionale della Chiesa in materia: con la droga niente compromessi. Tendiamo invece la mano a chi è in difficoltà. Diciamogli: “Puoi rialzarti, puoi risalire, è faticoso, ma è possibile se tu lo vuoi. Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare, ma nessuno può fare la salita al tuo posto”.

     

     

    Nella terza giornata brasiliana, papa Francesco ha raggiunto dapprima il santuario della Madonna di Aparecida - dove ha venerato la Vergine come fa un normale pellegrino (e, per la benedizione finale, ha preso in braccio la copia in legno donatagli… la Madre quasi cullata dal figlio!) -  poi, rientrato a Rio de Janeiro, con un gesto molto significativo, ha inaugurato un nuovo padiglione dell’ospedale “San Francesco di Assisi”, tra le favelas di Borel e di Formiga. Un’opera che è parte integrante del progetto dell’associazione francescana di recupero dei tossicodipendenti, fondata 28 anni fa da fra’ Francesco Bellotti. Nel padiglione, alla cui costruzione ha contribuito per un terzo la Conferenza episcopale italiana con un milione di euro (prelevati dai proventi dell’8 per mille), ci saranno una settantina di posti letto riservati in gran parte a tossicodipendenti da crack poveri. Da segnalare che l’associazione fondata da fra’ Bellotti gestisce nel Paese 14 ospedali o ambulatori per i tossicodipendenti tra i più miseri: oltre trentamila coloro cui l’associazione è riuscita a ridare una vita dignitosa.

    Papa Francesco ha denunciato nell’occasione i “mercanti della morte”, che “seguono la logica del potere e del denaro a ogni costo”. Occorre reagire: “La piaga del narcotraffico, che favorisce la violenza e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di tutta la società”. Perciò “non è con la liberalizzazione dell’uso delle droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica”. Bisogna invece “affrontare i problemi che sono alla base del loro uso, promuovendo una maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono una vita comune, accompagnando chi è in difficoltà e donando speranza nel futuro”. 

    GLI INTERVENTI DI PAPA RATZINGER IN BRASILE, AL SINODO, IN ‘LUCE DEL MONDO’

    Papa Francesco ha così confermato l’impegno contro la droga dei suoi predecessori. Proprio in Brasile, dalla ‘Fattoria della speranza’ a una trentina di chilometri da Aparecida, il 12 maggio del 2007 papa Benedetto XVI aveva ammonito gli spacciatori di droga, con la stessa indignazione di un padre Cristoforo manzoniano: “Dico agli spacciatori di droga che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto. La dignità umana non può essere calpestata in questo modo. Il male provocato riceve la medesima riprovazione che Gesù espresse per coloro che scandalizzavano i più piccoli, i preferiti da Dio”. Ancora papa Ratzinger nel libro –intervista “Luce del mondo”, uscito nel novembre del 2010, osservava con chiarezza esemplare: “Tanti vescovi, soprattutto quelli dell’America latina, mi dicono che la dove passa la strada della coltivazione e del commercio della droga (…) è come se un animale mostruoso e cattivo stendesse la sua mano su quel Paese per rovinare le persone”. Aggiungendo con ragione: “Credo che questo serpente del commercio e del consumo di droga che avvolge il mondo sia un potere del quale non sempre riusciamo a farci un’idea adeguata. Distrugge le famiglie, porta alla violenza e minaccia il futuro di intere nazioni. Anche questo è una terribile responsabilità dell’Occidente: ha bisogno di droghe e così crea Paesi che gli forniscono quello che poi finirà per consumarli e distruggerli”. Ancora, durante la meditazione della prima Congregazione generale del Sinodo per il Medio Oriente (11 ottobre 2010): “La droga, questo potere che, come una bestia vorace, stende le mani su tutte le parti della terra e distrugge: è una divinità, ma una divinità falsa, che deve cadere”.

    LA CHIAREZZA DI PAPA MONTINI E DI PAPA WOJTYLA

    Prima di Benedetto XVI più volte era intervenuto sull’argomento, senza se e ma, Giovanni Paolo II, che il 7 settembre 1984 si era rivolto così ai partecipanti dell’VIII Convegno mondiale delle comunità terapeutiche: “La droga è un male, e al male non si addicono cedimenti”. Pochi mesi prima, il 27 maggio 1984, aveva osservato: “La via per ottenere il ritorno dal mondo allucinante degli stupefacenti è il ricorso all’impegno personale dell’interessato, alla sua volontà di rinascita, alla sua capacità di ripresa”.

    Particolarmente sentito e interessante l’appello di Paolo VI del 18 dicembre 1972: ricevendo i delegati della ‘Fondazione Carlo Erba’, papa Montini aveva rilevato “che è indispensabile mobilitare, come si sta facendo da voi specialmente, l’opinione pubblica mediante una chiara e precisa informazione sulla natura e sulle conseguenze vere e micidiali della droga, contro quei malintesi che vanno circolando sulla sua presunta innocuità e sui suoi benefici influssi”.

    Come si noterà da Paolo VI (quando il problema ha incominciato ad affacciarsi a livello non più di singoli artisti, ma di ideologia di massa) a papa Francesco la convinzione è unica: la droga è un nemico della dignità umana e con tali nemici non si può scendere a patti. Centinaia di sacerdoti e di laici cattolici si “sporcano le mani’ in tutto il mondo per cercare di recuperare a una vita degna chi è caduto nella trappola che parte della cultura dominante vorrebbe banalizzare nel nome di un soggettivismo suicida. E’ un impegno che ancora una volta ha ricevuto, stavolta a Rio de Janeiro, il sostegno forte e motivato di quell’istituzione mondiale che più di tutte intende difendere i valori della persona. 

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