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    AVVENIRE: IL DIRETTORE RISPONDE E SI ...INCARTA

    AVVENIRE: IL DIRETTORE RISPONDE E SI …INCARTA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 4 dicembre 2020

     

    Mercoledì 2 dicembre Marco Tarquinio ha voluto rispondere (a modo suo) a tre lettere su Polonia-Ungheria, UE e Joe Biden. Ma nella foga di controbattere si è avviluppato su stesso neanche fosse Tania Cagnotto. Nel P.S. due iniziative d'attualità.

    Giornalmente (salvo il lunedì) l’Avvenire cartaceo – come ben sanno i nostri  lettori, dotati di una virtù eroica come la pazienza – ci offre materia abbondante di riflessione. Talvolta molto positiva, quando il quotidiano affronta temi sociali come quelli della droga, dell’usura, dell’azzardo, anche della scuola, della persecuzione dei cristiani, delle foibe, della malattia attraverso la testimonianza profonda e commovente di Salvatore Mazza, lui pure colpito dalla Sla; generalmente poi le pagine culturali si fanno apprezzare.

    Purtroppo però più spesso titoli e articoli di Avvenire inducono a pensieri tristi sulla decadenza di un cattolicesimo divenuto talmente fluido da poter sopravvivere solo se politicamente corretto. Perciò ‘dagli dagli’ ai politici che orgogliosamente mostrano il Rosario… ma solo a quelli ‘sovranisti’, poiché agli altri che ci tengono a far sapere che in tasca hanno lo stesso Rosario (Joe Biden) o i santini di padre Pio (Giuseppi) l’Avvenire offre il suo compiacimento cattofluido. E così sull’immigrazione, in cui l’Avvenire benedice e si fa complice di quella che chiama spudoratamente ‘accoglienza’; per non parlare poi del silenzio (o spesso l’ostilità) avveniristico verso le iniziative di quei cattolici che in materia di vita e famiglia vogliono essere fedeli alla dottrina sociale della Chiesa. Lì, con l’evidente benedizione del cardinal Semeraro (presidente del Consiglio di amministrazione), il duo Moia-Zan fa sfracelli (in tutti i sensi). E sul clima? A rimorchio acritico di un astro (ormai declinante) come quello di una ragazzina svedese manipolata da chi mira in primo luogo alla concretezza degli zecchini d’oro. E… e… e…

     

    UNGHERIA-POLONIA, INCUBO DI MARCO TARQUINIO: UNA LETTERA CRITICA DELLA LINEA DI AVVENIRE

    Nell’articolo del 25 novembre 2020 ci eravamo occupati di una lettera degli ambasciatori di Polonia e di Ungheria presso la Santa Sede inviata ad Avvenire a proposito del trattamento sprezzante che il quotidiano cattofluido riserva ai due Paesi, difensori animosi dei valori cristiani nell’Unione europea (vedi  https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/991-ue-lgbt-avvenire-polonia-e-ungheria-don-cortellesi-cinisello.html). L’articolo, in cui commentavamo la risposta irridente e tartufesca del Turiferario direttore ai due diplomatici ha avuto una vasta eco, resa palese anche in commenti di peso apparsi in sedi diverse. Ieri, mercoledì 2 dicembre, Marco Tarquinio è tornato sull’argomento dedicando circa 8mila battute per rispondere a tre lettere critiche, di cui la prima (firmata da Laura Mauri Vigevani, Tessa Gnesi, Alessandro Bartoli, Laura Bianchi, Gianfranco Bordonaro, Paolo Panucci, Elisabetta Samek Ludovici e altri) riguardava proprio le considerazioni espresse dal Marco (fintamente) pensoso sulla missiva degli ambasciatori.

    Osservavano tra gli altri gli scriventi che “la politica dell’attuale Unione europea induce gli Stati ad adottare normative pro aborto, matrimoni e adozioni omosex, propaganda anche in testi e curricola scolastici (fin dalle elementari come ‘contrasto agli stereotipi di genere’) dell’ideologia gender – definita da papa Francesco’errore della mente umana’, ‘bomba atomica’ – e finanziamento delle realtà lgbt che la sostengono”. Tuttavia “la normativa della Ue prevede che in alcuni ambiti ogni Stato sia sovrano e quindi pensiamo non le competa entrare nel merito, ad esempio, del fatto che Ungheria e Polonia adottino legislazioni favorevoli alla difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, alla famiglia naturale, alla libertà educativa”.  Perciò “desta forti perplessità vedere che la Ue utilizza la leva finanziaria, in materie non di propria competenza, per forzare gli Stati, subordinando gli aiuti economici del Fondo europeo per la ripresa all’accettazione di un concetto di ‘Stato di diritto’ con impostazioni valoriali antitetiche a quelle delle legislazioni nazionali”.

     

    MARCO TARQUINIO SI AVVILUPPA NEANCHE FOSSE TANIA CAGNOTTO

    Dopo aver “dato un calcio in bocca” agli ambasciatori (Marcello Pera scripsit , vedi “Italia oggi” del 2 dicembre 2020), dalla sua cattedra avveniristica il Turiferario direttore dichiara solennemente a beneficio del  “gruppo di stimabili signori e signore” (e anche dei mittenti delle altre due lettere su Ue e Messe di Natale e sull’abortista Jo Biden) che “da giornalista, da cittadino e da credente rimango sempre colpito dalle dimostrazioni di forza della disinformazione, totale o anche solo parziale”. Gli scriventi non sono coscienti di un grave reato: aver procurato dolore al Tarquinio, che così osserva: “Mi dispiace davvero quando vedo che a causa di queste operazioni (…) crescono preoccupazioni, turbamento e persino rabbia in persone anche attente e ben intenzionate”. Non solo… e qui il dolore si fa lancinante: ”Magari leggono pure questo giornale, ma sono così colpite da altre narrazioni (e, spesso, deformazioni) della realtà e magari pure del nostro lavoro da ritenere che il fatto che sulle pagine di Avvenire non trovino spazio manipolazioni di fatti, parole e situazioni (NdR: noooo…mai ad esempio che il Turiferario direttore tagli e/o modifichi parti di lettere con contenuti sgraditi… vedi  . https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/944-avvenire-il-tarquinio-turiferario-fa-le-pentole-ma-non-i-coperchi.html ) sia frutto (…) di distrazione, sottovalutazione, condiscendenza o addirittura (NdR: qui il Tarquinio dolente e indignato si sta stracciando le vesti) condivisione di scelte preoccupanti o presunte tali (NdR: ecco, bravo Marco, l’hai scritto!).

    Dopo l’incipit di gran sapore tartufesco il Turiferario direttore cerca di rispondere alle obiezioni riguardanti il trattamento riservato a Polonia e Ungheria, che hanno aperto un “duro contenzioso” con l’UE: “Il motivo di tale scontro è una clausola che chiede agli Stati membri il rispetto dello ‘Stato di diritto’, che “locuzione (che) viene sorprendentemente proposta come sinonimo (…) di legislazione abortista e di ‘ideologia gender’ “. E’ un’interpretazione “arbitraria e rischiosa”, sostiene il Tarquinio. 

    “Arbitraria e rischiosa”? Il Turiferario direttore forse non sa che il legame tra rispetto dello ‘Stato di diritto’ e fruizione dei fondi UE è tema assai discusso da qualche anno. Tanto che – incaricato di approfondire la questione - il 25 ottobre  2018 il Servizio legislativo dell’UE ha espresso con chiarezza il suo parere: vincolare il versamento di fondi europei a tale rispetto sarebbe in contraddizione con i Trattati europei. Però, com’è come non è, il parere è stato tenuto in un cassetto dalla Commissione fino a pochi giorni fa (25 novembre 2020) e reso noto dunque solo dopo che Polonia e Ungheria avevano esercitato il diritto di veto, ritenendo che la Commissione stessa volesse vincolare il versamento dei fondi al fantomatico ‘rispetto dello Stato di diritto’. Una pubblicizzazione molto tardiva (‘scoperta’ dall’eurodeputato polacco Jacek Saryusz-Wolski), che dimostra le intenzioni vere della Commissione in materia. Espresse del resto nella comunicazione 698 del 12 novembre 2020 sulla strategia 2020-2025 per l’uguaglianza delle persone lgbt, in cui si chiede che tutti i progetti finanziati dall’UE rispettino il diritto comunitario: nel caso in cui si accertasse che sono discriminatori interverrebbe la sospensione o l’annullamento del finanziamento europeo.

    “Arbitraria e rischiosa”? Che al Turiferario direttore sfuggano certe notizie da Bruxelles (e Strasburgo) sulle risoluzioni anti Polonia e Ungheria approvate dal Parlamento europeo? Ad esempio, in un giorno solo (il 26 novembre 2020) ne sono state approvate due, in cui il legame tra ‘Stato di diritto’ e agenda della ‘nota lobby’ abortista-arcobaleno emerge in modo addirittura imbarazzante. La maggioranza degli eurodeputati strilla, urla, minaccia sanzioni contro i governi di Varsavia e di Budapest; addirittura invoca la piazza (e la finanzia) perché tali governi vengano bloccati (il sogno è quello di rovesciarli). Nessuna meraviglia: i rosso-verdi -arcobaleno con l’apporto decisivo di larga parte degli eurodeputati popolari (li si riconosce dalle ginocchia scorticate) hanno nel loro dna, oltre che l’ipocrisia, anche la repressione del dissenso.

     

    LE RISOLUZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO DEL 26 NOVEMBRE 2020

    La prima risoluzione del 26 novembre riguardava “la situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea” fondata sulla Relazione annuale 2018-2019. E’ stata approvata con 330 sì, 298 no e 65 astensioni (dunque a maggioranza relativa dei votanti). In particolare nella risoluzione si ribadisce la necessità di un non meglio precisato “meccanismo” da instaurare nell’UE fondato su democrazia, Stato di diritto, diritti fondamentali.

    Dopo decine di “visto” e “considerando” vengono evidenziati una sessantina di punti riguardanti tematiche particolari. Facciamo grazia a chi ci legge di citarli tutti o anche solo una parte: ne basta (e avanza) uno, il punto 7:

    (Il Parlamento europeo) condanna l'offensiva visibile e organizzata, a livello mondiale ed europeo, nei confronti dell'uguaglianza di genere e dei diritti delle donne, ivi compresi la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti; afferma con forza che la negazione dei servizi concernenti la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti è una forma di violenza contro le donne e le ragazze e sottolinea che, in diverse occasioni, le sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo hanno stabilito che le leggi restrittive in materia di aborto e la negazione dell'accesso all'aborto legale violano i diritti umani delle donne; ribadisce che il rifiuto da parte degli operatori sanitari di fornire l'intera gamma di servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva per motivi personali non deve compromettere il diritto delle donne e delle ragazze ad accedere all'assistenza riproduttiva; invita la Commissione a includere la necessità di difendere la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti nella sua strategia in materia di diritti fondamentali.

    La seconda risoluzione del 26 novembre concerneva invece in modo particolare la Polonia, la cui Corte Costituzionale (“Tribunale costituzionale”) ha deciso di abrogare – conformemente a quanto stabilito nella Legge fondamentale - la possibilità dell’aborto eugenetico suscitando la collera di una parte (minoritaria ma molto rumorosa e arrogante, oltre che ben foraggiata dagli ambienti sorosiani) della società polacca. E’ stata approvata con 455 voti favorevoli, 145 contrari, 71 astensioni (solo la destra e alcuni popolari non l’hanno votata). Anche in questo, dopo i tanti “visto” e “considerando”, la maggioranza ha fatto fuoco e fiamme in 25 punti. Qualche esempio eloquente:

    . (Il Parlamento europeo)- punto 1: “condanna con forza la sentenza del Tribunale costituzionale e il passo indietro per quanto riguarda la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti delle donne in Polonia; dichiara che la sentenza mette a rischio la salute e la vita delle donne; ricorda di aver fortemente criticato qualsiasi proposta legislativa o restrizione intesa a proibire e limitare ulteriormente l'accesso all'aborto sicuro e legale in Polonia, che equivale quasi a proibire l'accesso all'assistenza in caso di aborto in Polonia, dato che la maggior parte degli aborti legali sono eseguiti sulla base di un difetto grave e irreversibile del feto o di una malattia incurabile che minaccia la vita del feto; ribadisce che l'accesso universale all'assistenza sanitaria e alla salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti sono diritti umani fondamentali”;

    .  punto 10: deplora il maggiore ricorso all'obiezione di coscienza, che si traduce nell'assenza di meccanismi di riferimento affidabili per coloro che cercano servizi di aborto e nella lentezza delle procedure di ricorso per coloro ai quali tali servizi sono negati, e deplora altresì il fatto che i ginecologi spesso invocano l'obiezione di coscienza quando devono prescrivere contraccettivi, limitando così di fatto l'accesso alla contraccezione in Polonia; sottolinea che l'obiezione di coscienza ostacola anche l'accesso allo screening prenatale, il che costituisce non solo una violazione del diritto delle donne ad avere informazioni sulla condizione del feto, ma ostacola anche l'efficacia delle terapie alle quali sottoporre il bambino durante o immediatamente dopo la gravidanza; esorta le autorità polacche ad abrogare la legge che limita l'accesso alla pillola del giorno dopo;

    . punto 12:  esprime sostegno e solidarietà a migliaia di cittadini polacchi, in particolare alle donne polacche e alle persone LGBTI + che, nonostante i rischi sanitari, si sono recate in strada per protestare contro gravi restrizioni delle loro libertà e dei loro diritti fondamentali; osserva che le richieste dei manifestanti comprendono non solo l'annullamento della sentenza del Tribunale costituzionale, ma anche la denuncia del cosiddetto "compromesso sull'aborto", la liberalizzazione del diritto all'aborto e il rispetto dell'autonomia fisica; ricorda che la libertà di riunione e la libertà di associazione definiscono l'Unione europea, anche durante una pandemia;

    . punto 21:  sottolinea le manifestazioni di sostegno e di interesse nei confronti della causa delle donne polacche provenienti da molti Stati membri; invita l'UE a finanziare le organizzazioni che agevolano la cooperazione transfrontaliera tra le organizzazioni che forniscono aborti sicuri e legali.

    Eppure il Turiferario direttore – sempre nella risposta al “gruppo di stimabili signore e signori” – insiste: “Pur nella mia poca scienza giuridica, so che quando si parla di ‘Stato di diritto’ si parla (…) insomma di principi fondanti le democrazie liberali come la nostra e come quelle che hanno dato vita all’UE. Ecco il punto, come ho ricordato nella mia risposta ai due ambasciatori. E in questo caso non è affatto una legislazione di merito (aborto o altro cruciale tema), che ovviamente è e deve restare oggetto del libero dibattito in ogni Paese e nelle sedi comunitarie”. Infatti è proprio quello, ma proprio quello che vuole di questi tempi l’Unione europea, come si può leggere sopra. La domanda è: ma il Tarquinio c’è o ci fa?

     

    MARCO TARQUINIO RISPONDE ALLE ALTRE DUE LETTERE, SU UE-MESSE NATALIZIE E SUL ‘CATTOLICO’ JOE BIDEN

    Nella risposta del 2 dicembre il Turiferario direttore si riferisce anche ad altre due lettere. La prima, firmata da Ruggero Erba, riguardava una notizia, nata da un errore di traduzione dall’inglese (e del resto data da un quotidiano sovranista, reazionario, lefebvriano come il Corriere della Sera…) in cui si annunciava che l’UE aveva vietato le messe di Natale. Non era così, ma in ogni caso la Commissione europea, nelle sue “Linee-guida per restare al riparo dal Covid-19 durante l’inverno”, presentate il 2 dicembre 2020 (comunicazione 786), raccomanda agli Stati membri (traduciamo dalla versione francese): “Nel caso di cerimonie (NdR: leggi: cerimonie religiose), bisogna prevedere di evitare assemblee numerose oppure di ricorrere alla trasmissione per televisione, radio, online. Bisogna prevedere di evitare anche di assegnare posti specifici, in cui possano sedersi vicini, ai membri di una stessa famiglia (a causa dei ‘focolai domestici’). Bisogna prevedere di proibire il canto corale (…). Non c’è dunque la raccomandazione di proibire le messe natalizie, ma ci si dilunga – francamente in modo tetragono - sull’organizzazione delle stesse. Ridicole le raccomandazioni sui membri della stessa famiglia e ridicolo – oltre che espressione di ignoranza o di fastidio contro i riti cristiani– la raccomandazione di vietare i canti natalizi.

    L’ultima missiva cui risponde il Turiferario direttore è una “lettera firmata”, in cui si prende atto “con dolore” che la stampa cattolica ha minimizzato il fatto che Joe Biden sia un abortista, per di più “sino al nono mese”. Il Marco in versione slalom speciale contesta che Biden sia “favorevole all’aborto sino al nono mese” (“una bufala”). E tuttavia più sotto scrive: “Biden si è sempre dichiarato personalmente contrario all’aborto, pur rendendo via via meno forte la sua opposizione politica a questa pratica, ma in questa campagna elettorale è arrivato ad annunciare che se l’attuale Corte Suprema dovesse ribaltare il precedente stabilito dalla sentenza Roe v. Wade (che permette l’aborto sino alla 24.ma settimana) sosterrebbe una legge federale sull’aborto e i relativi finanziamenti”. Da ciò si deduce che, se Biden non acconsente all’aborto fino al nono mese, è comunque d’accordo e sul principio generale e sulla pratica fino al sesto mese. Un vero e proprio cattolico esemplare, un presidente che “fa atti di fede” e si riferisce “alla fede come bussola di fondo della propria vita personale e dei propri orientamenti politici”, come scrive senza pudore tal Mauro Magatti. Dove? Nell’editoriale di Avvenire del 10 novembre 2020.

    P.S. Volentieri segnaliamo due iniziative che potrebbero riscuotere l’interesse dei nostri lettori.

    La prima è per oggi, venerdì 4 dicembre 2020 e riguarda il tema delle scuole paritarie. Dalle 13.30 alle 15.00 ci svolgerà un “web-pressing” dal titolo “Fermiamo la strage di scuole pubbliche paritarie!”. Vi parteciperanno deputati di diversi colori politici, da Giorgetti (Lega) a Frassinetti (Fratelli d’Italia), da Gelmini (Forza Italia) a Fassino (Pd), da Lupi (gruppo misto) a Fassina (Leu) e altri. Presenti anche le tante associazioni impegnate sul territorio e rappresentate tra l’altro da suor Anna Monia Alfieri e Maria Rachele Ruiu. E’ noto che negli ultimi mesi 143 istituti scolastici paritari sono stati costretti alla chiusura e quasi 28mila alunni hanno perso la loro scuola. In diversi casi le scuole paritarie hanno dovuto rialzare sensibilmente le rette, con le conseguenze prevedibili del caso. Per i disabili la situazione è drammatica. Il Parlamento ha aumentato lo stanziamento di fondi dedicati nel ‘Decreto Rilancio’. Ma è sempre troppo poco. Nei prossimi giorni la Camera dei deputati potrà ancora intervenire, approvando alcuni degli emendamenti proposti e di cui si è riferito anche su www.rossoporpora.org . Occorre dunque far pressione sui parlamentari e l’occasione è data questo pomeriggio. Chi desidera ‘esserci’ e interloquire con i relatori si iscriva cliccando su https://5qytp.r.ah.d.sendibm4.com/mk/cl/f/8xTspAq2NukDHdPo0shBCf-7DN04AzhsVnZpf3bYJifY9F-c5P9Rb6uLqEiPIy5RbRbH0Yg2V-PaqJz995z3yBJrgu4__lwQmWCCwbJ2qOXItiLAVGo5h6IRNzhyozbQKBMxFAY4m-BoKdx5RhcsilNnXbQZ5gDaJddoudtmLsNnKNGn7unSreSMXcgPVcch-_GWbrUXg69L">https://us02web.zoom.us/meeting/register/tZIocOqqrDgoEt0B_Z908-ksCE3HFxHy6V5d
      

    Segnaliamo anche il giorno dell’Immacolata prenderà avvio un’iniziativa online promossa della storica del Risorgimento e della Chiesa Angela Pellicciari Angela Pellicciari. Consisterà nell’offerta quotidiana di un editoriale (sotto forma di breve video), espressione della nuova rubrica “Cultura in pillole”. Autori dei video saranno alcuni professionisti impegnati in varie discipline (tra le altre storia, filosofia, diritto, economia, teologia, arte, bioetica) . Informazioni su www.culturainpillole.com

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