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    BREXIT: SCANDALO, SCANDALO...COSI' PARLO' AVVENIRE"

     

    BREXIT: SCANDALO, SCANDALO…COSI’ PARLO’  ‘AVVENIRE’  - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 26 giugno 2016

     

    L' 'Avvenire' di domenica 26 giugno offre lo spunto per diverse riflessioni sul suo concetto di democrazia a geometria variabile

     

    Oggi è domenica, fa un gran caldo, ma c’è una tradizione che non può morire: il tè delle cinque. In attesa della magica bevanda (c’è chi da giovedì la sorseggia solo amara), eccoci a parlare naturalmente di un tema britannico. E così, sfogliando le pagine di ‘Avvenire’ di oggi 26 giugno 2016…

     

    PRIMA PAGINA

     

    Subito un piccolo passo indietro, per riandare alla prima pagina di ieri, sabato 25 giugno, dominata dal grande titolo: “Autogol britannico, la Ue si scuote” e in secondo piano, con grande foto, “Il Papa in Armenia: il genocidio inaugurò le catastrofi del ‘900”. Poi, fino a pagina 13 ( salvo la seconda) solo Gran Bretagna e dintorni; pagine 14 e 15 riservate al Papa in Armenia.

    Riprendiamo in mano l’ ‘Avvenire’ di oggi, domenica 26 giugno. In prima pagina l’evidenza maggiore è data ancora alla Gran Bretagna, con il grande titolo: “Brexit, voglia di tornare”. Medaglia d’argento come per il giorno precedente al Papa in Armenia (“La memoria fonte di pace”. Poi, fino a pagina 11 (salvo la terza) solo Gran Bretagna e dintorni, pagine 14 e 15 riservate al Papa in Armenia (… e speriamo che, perseverando in tale scelta editoriale, ‘Avvenire’ non abbia urtato la nota suscettibilità di Santa Marta).

    Dicevamo del grande titolo “Brexit, voglia di tornare”, sotto il quale – sempre nel ‘lancio’ di prima pagina - si sentenzia: “Dopo l’euforia o la frustrazione arriva anche il ripensamento”.  

    Vien da chiedersi: quale capacità di divinazione! Forse che ‘Avvenire’ ha sguinzagliato centinaia di cronisti-segugi nell’Isola, dalla foresta di Sherwood alla fortezza arturiana di Camelot, dalle scuderie di Buckingham Palace al castello di Berkshire (quello del fantasma di Canterville), dal Vallo di Adriano all’Accademia potteriana di magia e stregoneria di Hogwarts? Naturalmente ‘Avvenire’ riferisce che “in poche ore ben più di due milioni di cittadini inglesi hanno sottoscritto online il rifacimento (Ndr: rifacimento???) del referendum sull’uscita dall’Unione europea”… dimenticando però che in un lasso di tempo analogo “ben più” di 17 milioni di cittadini inglesi hanno votato per la Brexit.

    “Brexit, voglia di tornare”. ‘Avvenire’ tifa chiaramente per un “ripensamento” rapido della maggioranza del popolo inglese: così facendo, mostra di perseguire – allineandosi del resto agli altri ‘giornaloni’ italiani di regime – un’idea assai curiosa di democrazia. In sintesi: un voto va rispettato solo se ci piace. In Gran Bretagna, poi… insomma… 51,9 % per la Brexit e 48,1% per restare nella UE… troppo poco il divario, bisogna rifare tutto, bisogna rivotare! E allora si può chiedere ad ‘Avvenire’: Parisi a Milano ha perso da Sala con un risultato analogo… rivotiamo?  In Austria il liberalnazionalista Hofer ha perso ancora per meno dal verde van der Bellen (la Procura federale contro la corruzione, perdipiù, sta analizzando casi macroscopici di brogli a favore di quest’ultimo)… rivotiamo? O anche, per essere più lievi: la Croazia agli Europei di calcio ha perso dal Portogallo solo al 116’ …rigiochiamo? E la Svizzera poi, che è stata sconfitta solo ai rigori, non sarebbe giusto riaffrontasse la Polonia?

    L’idea curiosa di democrazia di ‘Avvenire’ è confermata nell’editoriale del direttore. Il quale scrive epicamente di “montanti rimpianti di moltitudini di sudditi di Sua Maestà britannica che sono e intendono restare europei”. “Moltitudini”: ma dove le ha viste l’esimio direttore? Sul suo computer? Oppure ha un contatto diretto con l’Intelligence britannica? Oppure, essendo ‘Avvenire’ abituato come altri ad esagerare con le cifre, ha voluto strafare?

    Sempre lo stesso direttore definisce, nell’incipit, la “rovinosa rottura” della scelta d’Oltremanica “utilmente scandalosa”, insomma uno ‘scandalo’ che può essere utile. “Scandalosa” sarebbe la vittoria della Brexit. Anche qui: ma che strano concetto di democrazia ha il direttore di ‘Avvenire’? Che persevera in tale eresia (anche per un ‘cattolico democratico’) osservando con malcelato dispetto: … “la rovinosa rottura tra Unione Europea e Regno Unito, anzi: mezzo Regno Unito, meglio: un Regno Unito più che dimezzato”.  Vogliamo applicare il metro di giudizio del direttore ad altre situazioni? Il noto Sala (votato - ça va sans dire - da schiere di preti e laici cosiddetti cattolici, ha dichiarato al Gay Pride milanese di sabato 25 di voler proseguire e rafforzare la diffusione dell’ideologia gender in particolare nelle scuole…i bambini sono più sensibili…) sarebbe perciò il sindaco di “mezza Milano, meglio: una Milano più che dimezzata”?

    Notiamo poi ancora che l’aggettivo “scandaloso” attribuito a un voto popolare libero è assai singolare per ‘Avvenire’, che non l’aveva usato nemmeno per il voto parlamentare (quello sì, scandaloso da vari punti di vista) sulla legge per le ‘unioni civili’.

     

    LE ALTRE PAGINE. E A PAGINA 8…

     

    A pagina 2 ecco le lettere (sette, miste… una di un lettore democratico versione ‘Avvenire’ con il titolo “Due milioni di firme: nulla è ancora scontato”). A pagina 5 un grande titolo: “Il riveglio choc di Londra: Ma cosa abbiamo fatto?”, prefiche in azione, con il sottotitolo perentorio: “Dopo il trionfo di Brexit è già l’ora del rimpianto”.  E la lezione di democrazia di ‘Avvenire’ continua.

    La pagina 8 è però particolarmente interessante. Grande titolo: “Cattolici divisi a metà. Ha prevalso la diffidenza”. E’ una sintesi di quanto dichiarato ad ‘Avvenire’ da Luke Coppen, direttore del settimanale inglese “Catholic Herald”. L’omologo di ‘Avvenire’ si deve essere sentito quasi svenire alla notizia che almeno metà dei cattolici inglesi hanno votato per la Brexit: “Scandaloso!” avrà commentato in privato.

    Leggete qualche passo delle dichiarazioni di Coppen: “La mia condizione riflette quella dei cinque milioni di cattolici di Inghilterra e Galles che sono stati molto divisi sull’argomento, guidando in posizione di leadership i campi opposti”. Uno qui si chiede: ma i vescovi? “La maggioranza dei vescovi era a favore della permanenza nella Ue, ma essi non sono riusciti a persuadere tutti i fedeli. E’ emerso su questo argomento un divario tra la gerarchia e chi frequenta le parrocchie”.  Chissà se il segretario generale della Cei, mons. Galantino (vero padrone di ‘Avvenire’) leggerà l’intervista al direttore del ‘Catholic Herald’? Potrebbe trarne utili insegnamenti – occasione di ripensamenti seri - anche per la situazione del cattolicesimo italiano.

    C’è un ultimo passo dell’intervista a Coppen che merita di essere evidenziato: “Esiste una parte di fedeli che sente la Ue come antireligiosa e poco vicina alla Chiesa perché, per esempio, l’Europa ha deciso di non citare Dio e le radici cristiane nella propria Costituzione o perché la Commissione ha posto il veto sulla petizione ‘Uno di noi’ a protezione degli embrioni, firmata da due milioni di cittadini europei”. Proprio uno scandalo questi cattolici inglesi. Naturalmente solo a dar retta ad ‘Avvenire’, il democraticissimo organo della Conferenza episcopale italiana.  

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