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    CRONACA DI UNA VISITA: ENRICO LETTA DA PAPA FRANCESCO

    CRONACA DI UNA VISITA: ENRICO LETTA DA PAPA FRANCESCO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 4 luglio 2013

     

    Ambiente disteso, grandi sorrisi, cordialità vera. E’ stato questo lo sfondo della prima visita ufficiale del nuovo Presidente del Consiglio italiano al nuovo Papa. Udienza privata, certo. Ma con poche differenze rispetto a una vera e propria visita di Stato.

     

     

    Già prima delle dieci e mezzo, nel fondo del cortile di San Damaso attendono l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Francesco Greco e il suo seguito. Passa un picchetto della Guardia svizzera, che ritroveremo schierato dopo la Sala Clementina. Ne sopraggiunge un altro, sempre di 14 uomini, che si schiera a fianco dell’ingresso del Palazzo apostolico, vicino ai tappeti rossi. Ecco una decina di gentiluomini di Sua Santità, bardati di tutto punto. Spunta dal fondo mons. Georg Gaenswein, in veste di prefetto della Casa Pontificia, palesemente ben rilassato.

    A questo punto – sono le dieci e trentacinque – saliamo tramite ascensore  con i colleghi del pool giornalistico alla Terza Loggia. Guardie svizzere a vigilare il corridoio; poi ci fermano all’ingresso della Sala Clementina. Passa l’arcivescovo Angelo Becciu, “monsignor Sostituto” e si fa vivo il gioviale decano di Sala Augusto Pellegrini. Ci fanno proseguire e, dopo la Clementina, attraversiamo un altro paio di sale, tutte ben affrescate, fino ad arrivare alla Sala di Sant’Ambrogio, con una scultura quattrocentesca del santo ambrosiano e una ben piantata guardia svizzera in carne ed ossa.  Rilassanti i divani bianchi con disegno floreale: passa un altro quarto d’ora ed ecco avanzarsi il corteo presidenziale a passo rallentato. Tra i gentiluomini spunta, meglio si erge, la figura di Enrico Letta, seguito dalla moglie Gianna Fregonara e da pochi altri come l’ambasciatore Greco e il sottosegretario Patroni Griffi. Saluti. Mentre il corteo attraversa le altre sale una dopo l’altra, ci guidano in una sorta di passaggio segreto-scorciatoia che porta a un ingresso secondario della Biblioteca privata, decorata con splendidi dipinti della Resurrezione (Perugino) e della Vergine (Antoniazzo Romano). L’insieme appare però sobrio. Il Papa ed Enrico Letta sono seduti e stanno conversando amabilmente, in un’atmosfera calorosa: di cosa, non riusciamo a percepirlo.

    Ci fanno tornare nella piccola anticamera artisticamente pregevole. Si affaccia il segretario del Papa monsignor Alfred Xuereb, che parla dapprima del senso della visita di lunedì 8 luglio a Lampedusa: “Papa Francesco va per piangere i morti”. Un’affermazione che pone paletti precisi a probabili strumentalizzazioni politiche del gesto, come già è emerso in queste ore da alcune dichiarazioni della presidente della Camera dei deputati. Ha continuato Xuereb: la visita di papa Francesco vuol essere un segno, perché l’umanità deve sapere che da una parte “c’è un Nord ricco e sprecone, dall’altra un Sud da cui la gente scappa, abbandona tutto in cerca di fortuna e a volte trova anche la morte”. Il segretario di papa Francesco annuncia poi che sabato 5 luglio alle 8.45 sarà inaugurata vicino al Governatorato una statua di san Michele Arcangelo e nel contempo la Città del Vaticano verrà consacrata a san Giuseppe e al medesimo Arcangelo. Ci sembra una consacrazione non casuale, con un bel significato in sé. Trascorrono i minuti, al ventinovesimo si sente un doppio scampanellio: è il segnale che il colloquio privato è concluso. Rientriamo nella Biblioteca.

    Papa Francesco saluta il seguito di Letta, che presenta anche sua moglie, in sobrio tailleur nero: qui la conversazione è particolarmente intensa e cordiale, con scoppi di risa. Veniamo ai doni. Già all’arrivo Letta aveva regalato al Papa un rosario in legno d’ulivo preso durante il suo recente viaggio a Gerusalemme. Poi ecco la ‘cinquecentina’, un volume del 1571 in latino con i sermoni di san Tommaso. Percepiamo da parte di Letta verso il Papa un “Penso che Le sia gradito. Credo che si possa anche leggere, non solo tenere sul tavolo”. L’interlocutore apprezza “moltissimo”. Il Presidente del Consiglio riceve invece una maxi-penna con la forma di colonna del baldacchino berniniano di San Pietro. E Letta commenta, mentre il Papa sorride divertito: “Con questa ogni firma diventa molto impegnativa”. Al seguito vengono dati rosari e medaglie. Anche noi riceviamo il nostro rosario già contenuto nella bustina con lo stemma del nuovo Papa, che poi accompagna all’uscita la delegazione presidenziale. Seguono altri saluti ai giornalisti (il papa si ritrova tra le mani anche il libro-inchiesta “L’impegno – Come la Chiesa italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno”). Poi ridiscendiamo tutti a san Damaso. Dietro una porta intravvediamo il volto dell'ex-sindaco di Roma Gianni Alemanno; nel cortile si scorge invece la bicicletta di Ignazio Marino (i due vengono ricevuti separatamente).

     

    Enrico Letta invece va a incontrare il Segretario di Stato cardinale Bertone e l’arcivescovo Dominique Mamberti; annota tra l’altro di aver parlato con il Papa della sua visita in Terrasanta (momento “intenso”). Altri argomenti del colloquio, come emerge dal comunicato della Segreteria di Stato: il dramma della disoccupazione giovanile a livello italiano ed europeo, l’apporto che famiglia e Chiesa cattolica “continuano a fornire alla stabilità del Paese”, la situazione tanto difficile quanto fluida nell’area mediterranea e mediorientale. Verosimile infine che si sia almeno accennato alla visita papale a Lampedusa e ad altre questioni scottanti di cui nel comunicato non si dice. 

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