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    25.9: VITA, FAMIGLIA, SCUOLA - UE: VADE RETRO, UNGHERIA! - UNA MAESTRA

    25.9: VITA, FAMIGLIA, SCUOLA – UE: VADE RETRO UNGHERIA! – UNA MAESTRA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 19 settembre 2022

    Presentata a Roma la ‘Carta dei principi’ di Family Day e Pro Vita&Famiglia per le prossime elezioni politiche - Il Parlamento Ue a larga maggioranza (sinistre unite e Forza Italia) chiede in una risoluzione di impronta totalitaria il congelamento dei fondi per l’Ungheria, Paese ritenuto non più democratico - In Senato un incontro su ‘Storia di una maestra’, autobiografia dell'ultracentenaria Anna Maria Buontempo, con Paola Binetti, Paola Senesi e Valeria Fedeli.

     

    Non esiste un partito che rappresenta in toto i nostri principi, ma ce ne sono alcuni che accolgono molte nostre istanze e altri che propongono esattamente l’opposto, ovvero morte di Stato, droga libera e mercificazione del corpo delle donne e dei bambini. Per questo motivo l’astensione è un crimine contro il bene comune”. Dunque “tutti coloro che intendono difendere e promuovere la vita, la famiglia e la libertà educativa hanno il dovere di recarsi ai seggi”. Sintesi centrata con percorso elettorale obbligato quella di Massimo Gandolfini (Family Day) che insieme con Jacopo Coghe (Pro Vita&Famiglia) ha presentato venerdì 16 settembre a Roma la Carta dei principi che le due associazioni hanno chiesto di sottoscrivere agli schieramenti politici in competizione nazionale domenica 25 settembre. Se il centrodestra ha risposto positivamente all’invito, il centrosinistra (nelle sue varie declinazioni, le principali quelle piddina e calendo-renziana) non ha ritenuto neppure di accusare ricevuta della ‘Carta’ inviata.

    Eccoci ormai a sei giorni dalle elezioni politiche italiane, un appuntamento – stavolta ancora più che in altre occasioni – fondamentale nella vita del Paese. E’ un esercizio di democrazia che ha spaventato chi, abbarbicato da anni al potere con mille contorsionismi senza mai aver vinto a livello nazionale le elezioni, teme di essere disarcionato da una robusta maggioranza di italiani.

    Appuntamento fondamentale, abbiamo scritto. Tanti i temi importanti sul tappeto elettorale, quali ad esempio le difficoltà economiche di consistenti fasce di popolazione, in particolare di molte famiglie (dovute sia alle conseguenze delle restrizioni adottate in materia di Covid che quale ‘effetto collaterale’ di una guerra che nell’origine e nello sviluppo mostra gravi corresponsabilità occidentali).

    C’è però in ballo il 25 settembre qualcosa di almeno pari importanza, che riguarda nel profondo ciascuno di noi: la visione di società che si vuole perseguire. Quella per cui la persona umana è considerata prioritariamente un individuo del quale soddisfare ogni desiderio (spesso chiamato – in modo inappropriato - ‘diritto’) o quella per cui la persona umana si colloca naturalmente in una rete di relazioni, che ne esaltano il necessario senso di responsabilità sociale, limitandone fatalmente i ‘diritti’?

    Family Day  e Pro Vita&Famiglia hanno fin qui sempre coerentemente scelto di promuovere la seconda visione: non quella individualistica – che indebolisce paradossalmente la persona e nuoce gravemente in tanti modi all’armonia della comunità – ma quella che mette la persona umana al centro dell’attenzione anche politica, nella prospettiva di uno sviluppo sociale improntato al perseguimento del bene comune.

    Da ciò consegue, nella Carta dei principi, la messa in evidenza di tre temi fondamentali cui dedicare un’attenzione particolare: vita, famiglia, libertà educativa.

    Nel capitolo “Promuovere la vita” si legge tra l’altro:

    . Nella prospettiva di un riscatto morale che riconosca e condanni l’aborto per ciò che esso è, cioè la soppressione di una vita umana inerme e innocente, è urgente almeno eliminare qualsiasi condizione sociale, economica o personale che oggi obbliga o induce a ricorrere all’aborto per interrompere una gravidanza (.…).

    . E’  necessario investire tutte le risorse necessarie per rendere applicativa la Legge 38/2010 sulle cure palliative, attualmente negata a circa il 77% dei pazienti che avrebbero diritto.

    . E’ necessario tutelare la professione e la vocazione medica, sempre orientata per sua natura alla cura della vita e mai alla somministrazione della morte o all’assistenza al suicidio, pur nel rifiuto di qualsiasi forma di accanimento terapeutico.

    . E’ necessario ribadire, garantire e tutelare il fondamentale diritto all’obiezione di coscienza del personale sanitario in qualsiasi circostanza e procedura caratterizzata dalla finalità di arrecare un danno alla vita o addirittura di sopprimerla.

    . E’ necessario intensificare il contrasto alla diffusione di qualsiasi droga e mantenere la normativa penale e amministrativa relativa alla coltivazione, al possesso, al consumo e allo spaccio.

    Dal capitolo “Promuovere la famiglia” estrapoliamo altre ‘necessità’:

    . E’ necessario promuovere il matrimonio come istituto giuridico tramite il quale lo Stato riconosce i diritti della famiglia come società naturale formata da un uomo e una donna (articolo 29 Costituzione).

    . E’ necessario in particolare favorire le condizioni sociali, economiche, fiscali e culturali che possano agevolare la formazione di nuove famiglie fondate sul matrimonio.

    . E’ necessario agevolare con speciali benefici sociali, economici e fiscali le famiglie numerose, introducendo il principio del quoziente familiare nel sistema fiscale.

    Il terzo e ultimo capitolo riguarda la libertà educativa. Ecco le richieste.

    . E’  necessario ribadire il diritto e il dovere dei genitori di educare i figli, scegliendo l’orientamento generale dell’educazione nel rispetto dei propri convincimenti religiosi, culturali e morali.

    , E’ necessario garantire l’effettività del diritto di libertà educativa della famiglia rimuovendo le cause socio-economiche che potrebbero impedirlo (buono scuola, costo standard).

    . E’ necessario investire sulla qualità dell’offerta della scuola pubblica garantendo condizioni di uguaglianza e pari opportunità per tutti.

    . E’ necessario garantire pari dignità sociale e culturale tra scuole pubbliche statali e scuole pubbliche parificate.

    . E’ necessario garantire che nel contesto scolastico siano sempre rispettati i diritti della componente genitori e promossa la loro partecipazione attiva alla vita della comunità scolastica, con particolare riferimento alla necessità di consenso informato preventivo nel caso di attività, corsi o progetti che esulano dal normale curricolo scolastico.

    . E’ necessario contrastare qualsiasi forma di strumentalizzazione politica del contesto scolastico ai fini di propaganda ideologica di qualsiasi natura, con particolare riferimento alla’ colonizzazione ideologica’ del genere denunciata con forza da Papa Francesco (…).

     

    La ‘Carta’ si conclude con un appello ai leader di partito perché si impegnino a contrastare proposte di legge miranti a:

    . Legalizzare l’uso e la coltivazione della cannabis.

    . Introdurre il concetto e il reato di omotransfobia.

    . Legalizzare l’eutanasia o la morte volontaria medicalmente assistita.

    . Legalizzare la pratica disumana dell’utero in affitto.

    . Legalizzare l’adozione di minori a single o coppie di persone dello stesso sesso, intervenendo dove opportuno sulla normativa vigente per evitare che tale deriva sia operata abusivamente in sede giudiziaria.

    Alla conferenza-stampa di Roma c’erano anche i tre candidati ufficiali (tutti nelle liste di Fratelli d’Italia) espressione di Family Day e Pro Vita&Famiglia: Paolo Inselvini (Lombardia, Camera), Federica Picchi (Firenze, Senato), Maria Rachele Ruiu (Lazio, Camera). Tra i senatori vicini alle due associazioni – e ora ricandidati - erano presenti Maurizio Gasparri e Simone Pillon, che sono stati ringraziati calorosamente per il grande e prezioso lavoro di sostegno fatto all’interno dei loro partiti ( Forza Italia e Lega). La gratitudine del Family Day e di Pro Vita&Famiglia è poi stata espressa anche per diversi altri noti deputati e senatori del centrodestra impossibilitati a partecipare all’incontro perché impegnati in campagna elettorale nei loro collegi in tutta la Penisola.

     

    L’EUROPARLAMENTO: VADE RETRO, UNGHERIA!

    Da anni ormai l’Europarlamento è impegnato in una lotta senza quartiere contro l’Ungheria di quel cattivo di Orban. L’ultimo episodio è di giovedì 15 settembre 2022, quando i deputati hanno votato a larga maggioranza una risoluzione in cui tra l’altro si legge del “crollo della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali in Ungheria”, così che il Paese ormai si sarebbe trasformato “in un regime ibrido di autocrazia elettorale”.

    Eppure gli ungheresi votano regolarmente (anche pochi mesi fa), come si riconosce nella stessa risoluzione, riportando il giudizio della commissione internazionale dell’Osce sulle elezioni e il referendum del 3 aprile 2022: “Le elezioni e il referendum sono stati ben amministrati e gestiti in modo professionale”…. del resto l’opposizione non ha vinto in gran parte dei distretti elettorali di Budapest?

    Obiettivo principale della risoluzione (che comunque non ha valore legislativo)? La Commissione europea congeli l’approvazione dei fondi europei per l’Ungheria fino a quando Budapest “non avrà pienamente rispettato tutte le raccomandazioni specifiche del semestre europeo in materia di stato di diritto” e finché non avrà eseguito tutte le sentenze europee; si chiede poi che “la Commissione europea, prima di approvare gli accordi di partenariato e i programmi della politica di coesione, escluda qualsiasi rischio che i programmi della politica di coesione contribuiscano all’uso improprio dei fondi europei o a violazioni dello Stato di diritto”.  In sintesi: auspicabile, doveroso il taglio dei viveri all’Ungheria finché non si adegua (dunque: si piega) ai voleri di Bruxelles.

    La risoluzione del Parlamento UE consta di 15 “visto”, 123 “considerando” (!) e 10 locuzioni verbali conclusive e esortative, che introducono richieste a tutto campo. Tra questi ultime ci piace subito citare la settima, tanto significativa dei toni del documento quanto espressione di una follia tetragona dei suoi estensori:  (il Parlamento) “invita la Commissione a sostenere una società civile indipendente in Ungheria”. Una vera e propria offesa agli elettori e all’intero popolo ungherese, ribadita senza arrossire dalla relatrice, la verde francese Gwendoline Delbos-Corfield: “Le conclusioni di questa relazione sono chiare e irrevocabili: l’Ungheria non è una democrazia”.

    Diversi ‘Considerando’ suonano perlomeno curiosi, come quello in cui si rimprovera al governo ungherese di “aver deciso di svolgere un referendum nazionale relativo all’accesso dei minori alle informazioni che riguardano questioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere nello stesso giorno delle elezioni parlamentari” (mai sentito parlare di ‘abbinamento’ elettorale, anche in Italia?). E’ lecito pensare che, se il tema del referendum, fosse stato diverso, il Parlamento europeo non si sarebbe nemmeno posto il problema?

    La risoluzione è stata approvata con 433 sì, 123 no e 28 astensioni. Per l’Italia voto contrario della Lega di Matteo Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni; voto invece favorevole della galassia sinistra (area di Renzi e Calenda compresa). Anche Forza Italia ha espresso parere positivo per la risoluzione, con Adinolfi Isabella, De Meo Salvatore, Regimenti Luisa, Vuolo Lucia, tutti allineati come soldatini obbedienti alla maggioranza del Partito popolare europeo (112 sì, 9 no, 214 astenuti). Si è differenziato (ma non fino a opporsi) dal resto della congrega Salini Massimiliano, che si è astenuto.

    Come si sarà intuito, la risoluzione rimprovera a Budapest ogni sorta di violazioni del diritto fondato sui valori comuni dell’Unione. Entrando nei dettagli, si scopre che tali addebitate violazioni non sono un’esclusiva ungherese, sono assai diffuse anche in altri Paesi dell’Ue. Qualche esempio. L’Ungheria contesta il primato del diritto europeo (e la Germania, allora?). L’Ungheria ha introdotto uno stato di emergenza illimitato, governa per decreti (e l’Italia, allora?). L’Ungheria ha trattato migranti in maniera disumana (e la Francia, e la Spagna, e l’Italia, allora?).  Insomma, che l’Ungheria sia considerata una pecora nera in un gregge in cui di bianche non ce ne sono?

    La lista delle violazioni dei ‘valori Ue’ addebitate all’Ungheria è lunga.  L’Europarlamento è preoccupato “per il funzionamento dell’ordinamento costituzionale e del sistema elettorale”, per l’indipendenza della magistratura, per la corruzione e i conflitti d’interesse, per la privacy e la protezione dei dati, per la libertà d’espressione, compreso il pluralismo dei media, per la libertà di religione, per una serie di tutela di altri diritti (“compresi i diritti delle persone Lgbtiq” e  “i diritti economici e sociali”).

    Domanda, a proposito di una delle libertà citate: ma l’imbrattamento, l’oscuramento e la rimozione dei cartelloni di Pro Vita&Famiglia da parte delle autorità municipali (su democraticissime segnalazioni piddine e delle cosiddette ‘famiglie arcobaleno’) dove avvengono? Dov’è che è proibito esortare pubblicamente a non “confondere l’identità sessuale dei bambini”, esortazione sacrosanta, di alto valore sociale? Dov’è dunque che si nega in questo caso la libertà d’espressione? In Ungheria o a Milano, Torino, Roma, Novate Milanese, ecc…?

    Ciliegina sulla torta: l’altro giorno la Commissione europea ha approvato un nuovo regolamento riguardante i media (European Media Freedom Act ) che le ha fruttato da parte delle associazioni degli editori europei l’accusa di “minacciare la libertà di stampa”. Tale documento viene definito dai critici “un affronto ai valori fondamentali dell’Unione europea e della democrazia”. I censori censurati?  Monsieur Tartuffe non muore mai, tantomeno a Bruxelles.

    Ci sia permessa un’ultima domanda: ma l’Ungheria condannata dalla larga maggioranza dell’Europarlamento è la stessa con cui la Santa Sede intrattiene “buone relazioni bilaterali” (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/papa-francesco/1094-adunata-poco-chiara-e-tre-spunti-papali-ungheria-santa-sede.html), è la stessa che ha come presidente quella Katalin Novak accolta con calore e ascoltata con attenzione e calore lo scorso 25 agosto in Vaticano? Ed la stessa che papa Francesco prevede di visitare nella prossima primavera?

     

    IL SENATO CHIUDE L’ATTIVITA’ CULTURALE DI LEGISLATURA CON “STORIA DI UNA MAESTRA”, RICORDI E RIFLESSIONI DI UN’ULTRACENTENARIA

    Anna Maria Buontempo è nata a Boiano (Campobasso) il 21 novembre 1920. E’ ancora ben viva e vegeta, come s’è dimostrato giovedì 15 settembre 2022 in Senato. Dove, a conclusione culturale dell’attuale legislatura, è stato presentato il suo “Storia di una maestra- Ricordi e riflessioni di una centenaria” (Volturnia Edizioni).

    Una persona indubbiamente di spessore (ha ripercorso l’anno scorso di propria mano, con grafia minuta, il suo intenso servizio educativo alla comunità). Un’autobiografia in cui si rivive con memoria ferrea quel che fu e quel che è diventata con lo scorrere dei decenni la scuola italiana soprattutto nei piccoli centri. Sono stati rievocati decenni di immersione completa nella realtà dura, essenziale ma umanamente calorosa di un villaggio della ‘periferia’ italiana, Cerro al Volturno (Molise). Ed è emersa una simbiosi ormai rara tra una Maestra e la realtà amministrativa in cui viveva appassionatamente, tanto che quattro dei cinque ultimi sindaci del Comune sono stati suoi allievi. Uno, l’odierno, Remo Di Ianni, era presente in Senato, portando con sé in regalo l’affetto di tutto un paese per Anna Maria Buontempo.

    Introdotto da Annamaria Altomare (direttivo ‘Medicina e Frontiere’), l’incontro è stato inizialmente caratterizzato dall’intervento della senatrice Paola Binetti (impegnata in questi giorni in Piemonte, Alto Adige e Alto Lazio in una campagna elettorale difficile), che ha evidenziato come nel Novecento maestri e maestre siano stati i protagonisti veri– insieme con i medici e i preti di campagna – della vita sociale italiana, almeno fino agli anni del boom economico con tutte le grandi trasformazioni connesse. Attenta anche ai piccoli episodi quotidiani raccontati nel libro  - significativi di una realtà di miseria diffusa …vedi i fagioli per merenda che spuntavano dalla tasca dei pantaloni di un bambino – Paola Senesi (preside del liceo Giulio Cesare di Roma) ha rilevato tra l’altro la modernità di una Maestra che ha anticipato l’esigenza di coltivare rapporti sempre più stretti tra scuola e territorio, in un interscambio continuo. Il libro di Anna Maria Buontempo, secondo l’ex-ministro della Pubblica Istruzione Valeria Fedeli, riflette incisivamente anche il percorso di emancipazione femminile sviluppatosi impetuoso negli Anni Settanta e Ottanta. Concordi tutte le relatrici nell’evidenziare come Anna Maria Buontempo e le sue colleghe abbiano in ogni parte d’Italia con pazienza e passione cercato di trasformare l’insegnamento tradizionale: non solo dunque si doveva insegnare a leggere, scrivere e far di conto ma diventava necessario educare gli alunni, cogliendone diversità di reazioni e complessità interiore, in modo che in loro crescessero il senso di responsabilità e la disponibilità a identificare le opportunità offerte prima dal villaggio nativo e poi dal più vasto mondo. A chiudere la presentazione l’autrice stessa: ed è stata una piacevole sorpresa ascoltarne la voce ferma nel rievocare a memoria i contatti principali di una vita dedicata alla scuola.

    Nel libro, centrato come detto sull’autobiografia di Anna Maria Buontempo, gli interventi di Remo Di Ianni, Paola Binetti e Valeria Fedeli, un’introduzione dell’onorevole Valentina Aprea, un testo della senatrice Vanna Iori e la lettera di un’ex-allieva, Gina Leo. Durante la presentazione è stata espresso un auspicio: che “Storia di una maestra” sia letto da tutti e tutte coloro che intendono diventare insegnanti. Perché, a ben vedere, è sempre d’attualità e qualche riflessione preziosa sui fondamenti del rapporto docente-discente può ancora offrirla. 

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