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    POUPARD: RIVOLUZIONE NELLA CHIESA? GESU', SOLO VERO RIVOLUZIONARIO

    POUPARD: RIVOLUZIONE NELLA CHIESA? GESU', SOLO VERO RIVOLUZIONARIO- di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 10 marzo 2014

     

    Intervista al cardinale Paul Poupard sulla percezione (solo percezione?) in buona parte dell’opinione pubblica di cambiamento rivoluzionario nella Chiesa. Al servizio di sei Papi: e ogni volta all’inizio c’era grande attesa del ‘nuovo’, ma poi continuità e rinnovamento si sono sempre bilanciati. Stavolta “c’è stato qualcosa in più” da parte del nuovo Papa. E tanti massmedia fanno a gara nel coccolare e stimolare l’aspettativa di una rivoluzione ecclesiale. Ma esagerano.

     

     

    E’ sempre là nel cuore di Trastevere, con la sua ricchissima biblioteca e con il suo esprit de géometrie e anche de finesse il cardinale Paul Poupard, già presidente del Pontificio Consiglio della cultura e di quello per il dialogo interreligioso. Non è la prima volta che gli chiediamo un’intervista, che del resto lui concede sempre con un ampio sorriso, ma per l’occasione il tema non è tra i più comodi: riguarda infatti la percezione (solo percezione?) diffusa di forte cambiamento che regna in buona parte dell’opinione pubblica (ed anche nel popolo cattolico, entusiasta o preoccupato) dopo il primo anno di papa Francesco. Ne è venuta l’intervista che segue.

    Eminenza, in questi giorni su molti massmedia si evidenzia quello che viene ritenuto un grande cambiamento nella Chiesa, quella Revolucion legata alla scelta di Jorge Mario Bergoglio quale nuovo Successore di Pietro. E’ un giudizio che naturalmente si traspone anche in ampi strati dell’opinione pubblica. Stamattina, ad esempio, sul tram una signora sosteneva che “finalmente la Chiesa ha scelto un Papa intelligente, uno che si rende conto di come la mentalità cattolica non abbia più spazio nella nostra società, uno che perciò saggiamente si adegua al sentire del mondo… insomma un vero Papa rivoluzionario…”. Lei che ne dice?

    Quando sento di simili valutazioni, mi chiedo prima di tutto se queste persone abbiano mai letto il Vangelo. Il solo vero e grande rivoluzionario nel mondo è stato Gesù Cristo: mentre tutto o quasi l’establishement del suo tempo attendeva la rivoluzione temporale così da cacciare i Romani occupanti, Lui ha predicato la rivoluzione dell’amore, espressa compiutamente nelle Beatitudini del Discorso della Montagna. Mi torna qui alla mente l’allora giovane cardinale di Cracovia Karol Wojtyla, chiamato da Paolo VI a predicare gli esercizi spirituali di Quaresima alla Curia. Il tema scelto dal futuro Papa era “Cristo segno di contraddizione nel mondo”. Ascoltando le riflessioni della signora del tram, penso che a duemila anni di distanza ci troviamo di fronte alla stessa incomprensione: la rivoluzione di Cristo non è quella delle strutture esterne, ma quella del nostro cuore. Seguire Gesù sarà sempre andare controcorrente. Georges Bernanos scriveva: “Tutti vogliono che la Chiesa segua la corrente, ma solo i cani morti se ne lasciano trascinare”.

    Per molti però il cambiamento forte c’è, guardando soprattutto agli ultimi Pontificati…

    Nei giorni scorsi, preparando un contributo sul viaggio di Paolo VI in Terrasanta nel 1964, mi sono ricordato di quanto disse papa Montini annunciandolo: “Mi sembra giusto che l’umile successore di Pietro torni alla terra da cui Pietro è venuto a Roma e alla quale nessuno dei suoi successori era tornato”. Il cerchio si chiude da Roma a Gerusalemme. In quegli anni, gli anni del Concilio, molto si parlava di decentralizzare la Chiesa: Paolo Vi l’aveva invece ricentrata andando a Gerusalemme. Come osservava il mio amico cardinale de Lubac, tutti i cambiamenti, i rinnovamenti nella Chiesa si sono registrati per un ritorno alla Sorgente. Guardando alla canonizzazione del prossimo 27 aprile di due Papi così diversi come Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, mi viene da riflettere a proposito di cambiamento sui Papi che ho conosciuto negli ultimi cinquant’anni…

    Lei ha lavorato in Segreteria di Stato da giovane sacerdote a partire dal 1959. Dunque il ‘suo’ primo Papa è stato proprio Giovanni XXIII…

    Se posso sintetizzare, non ha cambiato niente delle strutture, ma ha cambiato tutto, poiché – ascoltandolo – la gente respirava… il suo soffio era angelico. Le racconto un episodio significativo. Quando ha ricevuto la figlia di Kruscev e suo marito Alexej Agiubei (direttore delle Izvestia), ha aperto un cassetto e ne ha tolto un foglio: ‘Guardate che il Papa sa poco, ma la Segreteria di Stato sa tutto… So che avete tre figli: fate una carezza a tutti, in modo speciale al piccolo Ivan”. Poi prende un rosario e lo dà alla figlia di Kruscev: “Forse, signora, non usa questo oggetto. Quando lo vedrà, pensi sempre che c’è un vecchio Papa che prega una donna eccezionale per tutti i bambini del mondo”.

    Eminenza, Lei nell’aprile scorso ha presieduto a Bergamo un Convegno sui rapporti tra  Giovanni XXIII e Paolo VI…

    E’ stato molto interessante. Il card. Kasper ha aperto i lavori, io li ho chiusi. In relazione al nostro tema, è emerso che i due Papi proprio non si assomigliavano, pur se Bergamo non mi risulta essere geograficamente così lontana da Brescia. Anche con l’elezione di Paolo VI nelle strutture non cambiò sostanzialmente niente e tuttavia cambiò tutto nello spirito. Dopo il brevissimo Pontificato di Giovanni Paolo I, vennero i 26 anni e mezzo di Giovanni Paolo II. Pure in questo caso la continuità delle strutture fu accompagnata da un soffio nuovo dato da un Papa protagonista della storia universale, con doti comunicative di eccellenza, un vero trascinatore di giovani.

    Però nel passaggio di testimone da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI, a parte la continuità nelle strutture, non so se si possa parlare di grandi cambiamenti nello spirito…

    Certo prevalse la continuità, ma pure in tale contingenza si è registrato un cambiamento dovuto alle diverse caratteristiche dei due Papi: Karol Wojtyla è stato anche un attore eccezionale sul palcoscenico della Chiesa e del mondo, mentre a Joseph Ratzinger il Signore ha affidato la missione di tornare a un magistero con una forte dimensione interiore, per farlo comprendere a tutti razionalmente. Ora quei circoli intellettuali che avevano snobbato papa Benedetto XVI, lo stanno riscoprendo. Lo condannavano come Papa reazionario per antonomasia e oggi per molti è divenuto in un attimo il più rivoluzionario, con il suo atto di rinuncia al ministero petrino, di cui non abbiamo ancora peraltro finito di misurare le conseguenze.

    Appunto…è venuto Francesco. A differenza dei passaggi di testimone citati, in cui – al di là delle diverse caratteristiche dei prescelti – una continuità sostanziale comunque prevaleva, nel primo anno di pontificato di papa Francesco per buona parte dell’opinione pubblica è emersa una forte discontinuità con i predecessori…e non solo nello stile: percezione diffusa comunque quella di ‘un’aria nuova’, veramente ‘nuova’ nella Chiesa. Insistiamo: solo percezione?

    Avendo vissuto i cambiamenti e la continuità dell’ultimo mezzo secolo, so che a ogni morte di Papa si respirava un’atmosfera di ‘aria nuova’.

    … forse non nella stessa misura del febbraio-marzo scorsi… 

    Questa volta evidentemente c’è qualcosa di più, che si è manifestato subito, quando – appena eletto – papa Francesco ha salutato dalla loggia con un ’Buonasera’ e ha chiesto una benedizione. Poco dopo l’annuncio di voler restare a Santa Marta. E’ chiaro che la gente non ha avuto torto di sentire di avere non solo un autre Pape ma un Pape autre, non solo un nuovo Papa ma un Papa diverso dal consueto. Papa Francesco ha poi confermato in tutto quest’anno i suoi atteggiamenti iniziali.

    Allora, pensa tanta gente, c’est vraiment la Révolution! 

    E’ un pensiero molto superficiale come quello della signora del tram. Invece bisogna guardare con attenzione alle cose. Anche papa Francesco, in ogni occasione in cui ha pensato di essere stato frainteso, ha sempre ribadito di essere prima di tutto un buon figlio della Chiesa e di accettare pienamente la dottrina cattolica. Si deve osservare che, se buona parte dell’opinione pubblica pensa a Francesco il rivoluzionario, è per il semplice motivo che a quella valutazione è indirizzata da gran parte dei massmedia che danno un’interpretazione del comportamento del Papa che non corrisponde alla realtà…

    Vuol dire che aleggia sull’intera questione il Grande Malinteso voluto?

    Sì, è proprio così. E’ vero che il Malinteso, anche se non così grande, c’è stato anche con altri Papi che ho già ricordato. Il Malinteso oggi è però molto più sentito anche in ragione della molto maggiore mediatizzazione della nostra società rispetto pure a pochi anni fa. Tutto oggi è focalizzato in modo quasi ossessivo su papa Francesco. Mi viene in mente che, quando morì papa Pio XI nel 1939, nel grande e autorevole quotidiano francese “Le Temps” apparve una riga e mezza…

    Oggi invece…ma tutta questa super-mediatizzazione non rischia di danneggiare seriamente a medio-lungo termine la figura di papa Francesco?

    E’ evidente, è evidente che il rischio c’è. E’ fatta anche per ragioni commerciali… tutto fa brodo per vendere, non certo solo per amore genuino verso la Chiesa…E’ così. Basta però esserne coscienti per poter riuscire a valutare con senso della misura anche le palesi e spesso interessate esagerazioni nel mondo massmediatico.

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