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    SVIZZERA/VOTO 'NOZZE GAY': NO, ASCOLTANDO ANCHE RATZINGER

    SVIZZERA/ VOTO ‘NOZZE GAY’: NO,  ASCOLTANDO ANCHE RATZINGER – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 settembre 2021

     

    Domenica 26 settembre gli svizzeri decideranno se approvare o no il ‘matrimonio per tutti’ (leggi: per le coppie omosessuali). Sproporzione di forze in campo a vantaggio dei favorevoli. A bastonare i contrari interviene anche Facebook, bloccando pagine del Comitato per il no, accusate di ‘incitare all’odio’. I vescovi svizzeri tiepidamente contrari. Una riflessione in materia di Joseph Ratzinger.

     

    E adesso tocca alla Svizzera. Domenica 26 settembre 2021 la Rivoluzione Antropologica Globale (che oggi in Italia ha il volto totalitario del disegno di legge Zan, quello luciferino del referendum pro-cannabis e quello falsamente compassionevole del referendum pro-eutanasia) farà tappa nella Confederazione: gli elettori elvetici dovranno infatti decidere se approvare o respingere il cosiddetto ‘matrimonio per tutti’ che prevede la possibilità per le coppie dello stesso sesso di contrarre pubblico matrimonio con le conseguenze legali connesse. Dal 2007 è facoltà di tali coppie di registrare pubblicamente la loro unione e dal 2018 invece di adottare il figlio di uno dei partner.

    Principali novità rispetto alla situazione vigente: oltre all’acquisizione dello status matrimoniale, le coppie omosessuali sposate potranno adottare congiuntamente un figlio e le coppie lesbiche sposate potranno accedere alla donazione di sperma prelevandolo da una banca legale del seme. Il bambino potrà conoscere il nome del padre biologico a diciotto anni, se lo vorrà. Se nella coppia dello stesso sesso ci fosse uno/a straniero/a, per lui/lei sarà prevista la procedura di naturalizzazione agevolata.

     

    SONDAGGI, IDENTIKIT OFFENSIVI, CENSURE DI FACEBOOK, BULLISMO ISTITUZIONALE IN QUALCHE COMUNE COME LOCARNO

    Secondo gli istituti demoscopici il ‘sì’ dovrebbe vincere largamente, con oltre il 60% di consensi. Il dato non meraviglia considerata la sproporzione delle forze in campo, con i favorevoli – dotati di mezzi finanziari nettamente superiori e dell’apporto, ça va sans dire, della grande maggioranza dei media - che hanno dominato in campagna elettorale il dibattito nazionale.

    Significativo l’identikit dei contrari al ‘matrimonio per tutti’ (già la definizione del resto suggerisce truffaldinamente che si tratta di una questione di ‘parità di diritti’): secondo l’istituto gsf di Berna (sondaggista per la radiotelevisione nazionale) il tipico elettore del ‘no’ sarebbe una persona in pensione, di sesso maschile, con un basso livello di istruzione, critico nei confronti del governo e parlante italiano. Insomma, un vero buzzurro italofono che desta orrore nelle vestali della democrazia politicamente corretta.

    Del resto la nota lobby aveva già tentato fisicamente di impedire la consegna delle firme referendarie a Palazzo federale il 12 aprile scorso  (necessario l’intervento della polizia). Innumerevoli poi le manifestazioni di piazza tutte gioiose e colorate e  imperniate sul binomio vincente libertà-diritti, binomio utilizzato in modo volutamente semplicistico per suscitare facili emozioni.    

    Facebook naturalmente ha voluto censurare in proprio: se a luglio e agosto aveva bloccato le pagine dei Comitati per il no in francese e in tedesco, dal 7 settembre ha colpito le pagine in italiano, motivando la censura con una presunta “istigazione all’odio” da parte dei contrari alla nuova legge. Un vero scandalo contro cui non è facile reagire, dato che “su Facebook – fa notare il Comitato per il no, che comprende una ventina di parlamentari, tra cui i ticinesi Marco Chiesa e Piero Marchesi (Udc) e Marco Romano (popolare democratico) – non c’è nemmeno un indirizzo per prendere contatto. Non ci sono rappresentanze ufficiali e manca un indirizzo chiaro per contattare Facebook in molti Paesi compresa la Svizzera”

    Da segnalare anche che nel contesto della campagna elettorale il Comitato dei favorevoli ha scritto a tutti i Comuni perché esponessero la bandiera arcobaleno. Un vero atto di bullismo istituzionale, che nel Ticino solo due comuni su 108 hanno fatto proprio: Locarno e Arogno (nel Luganese). Le polemiche nella cittadina sul Lago Maggiore sono state tante e dopo qualche giorno il Municipio super politicamente corretto (a maggioranza ‘progressista’ liberal-radicale-socialista-verde) è stato costretto a ritirare la bandiera, argomentando che ormai l’obiettivo era già stato raggiunto, perché il messaggio era passato.

     

    DAL DEPOSITO DELL’INIZIATIVA PARLAMENTARE ALL’APPROVAZIONE DELLE CAMERE AL REFERENDUM

    E’ il 5 dicembre 2013 che il gruppo dei ‘Verdi liberali’ (molto politicamente corretto) ha depositato un’iniziativa parlamentare perché anche alle coppie dello stesso sesso fosse concesso di unirsi civilmente in matrimonio, modificando l’art. 14 della Costituzione, che oggi così recita: “Il diritto al matrimonio e alla famiglia è garantito”. Sono seguite lunghe e controverse  discussioni (molto divisi gli esperti) nelle commissioni giuridiche del Consiglio nazionale (Camera dei deputati) e del Consiglio degli Stati (Senato). Ne è emerso che una maggioranza dei parlamentari ha ritenuto che, per dar seguito all’iniziativa, non fosse necessario modificare la Costituzione, ma solo il Codice civile.

    Il 29 gennaio 2020 il Consiglio federale (Governo) a maggioranza ha dato parere favorevole. Nelle sessioni estiva e invernale del 2020 le due Camere hanno dibattuto il tema. Alle modifiche del Codice civile originariamente proposte ne è stata aggiunta una per consentire alle coppie lesbiche sposate l’accesso alla donazione di sperma.

    Due gli aspetti delle modifiche più discussi.

    Il primo: la loro costituzionalità. I contrari, confortati dal parere di diversi giuristi, hanno respinto l’idea di introdurre tali modifiche senza cambiare la Costituzione, richiamando l’esistenza dell’art. 14 già citato e dell’art. 119 (“Medicina riproduttiva e ingegneria genetica in ambito umano”) che al comma 2c prescrive che “le tecniche di procreazione assistita possono essere applicate solo quando non vi sono altri modi per curare l’infecondità o per ovviare al pericolo di trasmissione di malattie gravi, non però per preformare determinati caratteri nel nascituro o a fini di ricerca”. La norma è riferita alle coppie eterosessuali e prevede due casi di possibile procreazione assistita: infecondità o rischio di trasmissione di malattie gravi. Difficile sostenere che le persone componenti una coppia lesbica rientrino in tali categorie. Eppure la maggioranza delle due Camere ha dato torto ai contrari.

    Secondo punto: i contrari hanno fatto notare che le modifiche proposte penalizzano de facto la famiglia eterosessuale, l’unica in grado di procreare naturalmente. Dunque penalizzano anche il futuro dello Stato nella sua solidità sociale. Sacrificati i diritti del bambino, che – nel caso riguardante le coppie lesbiche – si troverebbe a crescere senza padre (di cui potrebbe conoscere l’identità solo a diciotto anni). Cancellata dunque anche la figura paterna per i bambini coinvolti. Da notare anche la concreta possibilità che dopo le coppie lesbiche pure quelle composte dai maschi dello stesso sesso richiedano, in nome di un preteso ‘diritto ai figli’, la procreazione assistita (leggi: pratica schiavistica dell’ utero in affitto). Sarebbe un esempio collaudato dell’applicazione della “tattica del salame”, una fetta dopo l’altra e dai…si raggiunge l’obiettivo.

    In votazione finale, il 18 dicembre 2020 le modifiche al Codice civile sono state approvate in Consiglio nazionale con 136 sì, 48 no e 9 astensioni e in Consiglio degli Stati con 24 sì, 11 no e 7 astensioni.

    Tra i partiti a favore la sinistra (compresa quella ecologista) e la maggior parte degli ex-democristiani e dei liberali-radicali. Contro l’Unione democratica di centro (maggior partito svizzero, destra moderata) e una minoranza dei parlamentari ex-democristiani, oltre a piccoli partiti di destra.

    Il 12 aprile 2021 sono state depositate presso la Cancelleria federale oltre 60mila firme valide raccolte da tre comitati referendari di matrice Udc, ex-democristiana, del partito evangelico popolare e dell’Unione democratica federale.

     

    PROTESTANTI DIVISI, VESCOVI CATTOLUICI TIEPIDAMENTE PER IL NO

    In ambito religioso si noterà come il campo protestante sia molto diviso: la Chiesa evangelica riformata non solo si dichiara favorevole, ma incoraggia al suo interno ad autorizzare il ‘matrimonio religioso’ per le coppie arcobaleno. Altre chiese evangeliche sono invece schierate risolutamente per il no (“Rete evangelica”, chiese libere”). Contrarie anche le comunità religiose non cristiane.

    E la conferenza dei vescovi svizzeri? Nella ‘Dichiarazione’ del 4 dicembre 2020, dopo una premessa lunga e articolata, giunge alla conclusione che non può pronunciarsi in favore del ‘matrimonio per tutti’. Non è una ‘Dichiarazione’ da cuor di leone, piuttosto in punta di penna, così che in nome del ‘dialogo’ non si scontenti nessuno. Dati i chiari di luna, meglio di niente. Certo ci sono vescovi, come il nuovo di Coira, mons. Joseph Bonnemain (molto differente dal suo predecessore Vitus Huonder), che, dopo aver scoperto le virtù del ‘discernimento’, ha mostrato in dibattiti televisivi (17 agosto) e a mezzo stampa (26 agosto) un atteggiamento assai morbido nei confronti della proposta di ‘matrimonio per tutti’.

    Il vescovo di Lugano, mons. Valerio Lazzeri, è intervenuto a inizio settembre con un’ampia riflessione a commento della ‘Dichiarazione’ della conferenza episcopale elvetica (vedi Corriere del Ticino del 4 settembre 2021). La riflessione così si conclude: “La Chiesa cattolica (…) non pretende di imporre a tutti la sua visione di famiglia e di matrimonio. (…) Non può sottrarsi, però, al compito di far sentire la sua voce su ciò che le sta a cuore, ossia ciò che alla luce della parola di Dio appare come autenticamente umano e irrinunciabile. Questo le impedisce di essere favorevole al progetto presentato”. E’ già qualcosa che il vescovo di Lugano abbia ritenuto di intervenire pubblicamente, anche se con il garbo naturale di cui è dotato.  Da notare che nelle dichiarazioni dei vescovi non si dice mai di essere contrari alle modifiche del Codice civile proposte, ma impediti di essere favorevoli o espressioni analoghe… E questo induce a cattivi pensieri per il futuro (e già forse per il presente).

     

    JOSEPH RATZINGER: RIVOLUZIONE ANTROPOLOGICA IN MARCIA. SEPARAZIONE FECONDITA’ DA SESSUALITA’. UOMO VIOLENTATO O NEGATO NELLA SUA NATURA.

    Per concludere sull’argomento vi invitiamo a leggere e meditare quanto scrive Benedetto XVI nell’introduzione all’ultimo suo libro intitolato “La vera Europa: identità e missione”, ed. Cantagalli, Siena. Con il suo ragionamento Joseph Ratzinger si rivolge a tutti, certo ai cattolici, ma non solo ai cattolici: proprio per questo è in grado di convincere tutti (o almeno costringere tutti a porsi qualche domanda razionale su un tema tanto delicato quanto decisivo per il futuro della nostra società).

     “Con la legalizzazione in sedici Stati europei del ‘matrimonio omosessuale’, il tema ‘matrimonio e famiglia’ ha assunto una nuova dimensione che non si può certo ignorare. Si assiste a una deformazione della coscienza che evidentemente è penetrata profondamente in settori del popolo cattolico. A questo non si può rispondere con qualche piccolo moralismo e nemmeno con qualche rimando esegetico (…)

    Innanzitutto mi sembra importante osservare che il concetto di ‘matrimonio omosessuale’ è in contraddizione con tutte le culture dell’umanità che si sono succedute fino a oggi, e significa dunque una rivoluzione culturale che si contrappone a tutta la tradizione dell’umanità sino a oggi. Non c’è dubbio che la concezione giuridica e morale del matrimonio e della famiglia differisce straordinariamente nelle culture del mondo. (…) E tuttavia mai è stata messa in dubbio la comunità basilare, il fatto che l’esistenza dell’uomo – nel modo di maschio e femmina – è ordinata alla procreazione, nonché il fatto che la comunità di maschio e femmina e l’apertura alla trasmissione della vita determinano l’essenza di quello che è chiamato matrimonio.

    Se la sessualità viene separata dalla fecondità, allora, all’inverso, la fecondità può naturalmente essere pensata senza la sessualità.  Sembrerà giusto, allora, non affidare più la procreazione dell’uomo alla occasionale passione del corpo, bensì pianificare e produrre l’uomo razionalmente. Questo processo, per cui gli uomini non vengono più generati e concepiti ma fatti, è nel frattempo in pieno svolgimento.

    In questo modo, perciò, è evidente che, rispetto alla questione del ‘matrimonio omosessuale’, non si tratta di essere un tantino più larghi e aperti. Si pone piuttosto la domanda di fondo: chi è l’uomo?

    Il movimento ecologico ha scoperto il limite di quello che si può fare e ha riconosciuto che la ‘natura’ stabilisce per noi una misura che non possiamo impunemente ignorare. Purtroppo non si è ancora concretizzata ‘l’ecologia dell’uomo’. Anche l’uomo possiede una ‘natura’ che gli è stata data, e il violentarla o il negarla conduce all’autodistruzione. Proprio di questo si tratta anche nel caso della creazione dell’uomo come maschio e femmina, che viene ignorata nel postulato del ‘matrimonio omosessuale’.

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