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    UCRAINA: KIEV CITTA' APERTA, PAPA, TORNIELLI, MARTINO, KISSINGER

    UCRAINA: KIEV CITTA’ APERTA, PAPA, TORNIELLI, MARTINO, KISSINGER – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 27 febbraio 2022

     

    Mentre la situazione in Ucraina si aggrava di ora in ora (deboli gli spiragli di speranza), si susseguono appelli e commenti. Sant’Egidio ha promosso un appello per ‘Kiev città aperta’; il Papa nel dopo-Angelus di oggi ha ribadito che’ la logica diabolica e perversa delle armi è contro l’umanità’. Riflessioni di Andrea Tornielli, Antonio Martino e Henry Kissinger (già del 2014, ma sempre attuale).

    La situazione in Ucraina si aggrava sempre più, come dimostrano le notizie che anche questa mattina giungono dall’intero Paese (sebbene l’ultimissima, sull’accettazione da parte ucraina di un negoziato con la Russia ai confini della Bielorussia, lasci ancora aperta la porta a uno spiraglio di speranza). Inoltre si parla già di almeno quattrocentomila profughi che avrebbero varcato le frontiere, soprattutto quella polacca.  Nel contempo cresce pericolosamente anche la tensione a livello internazionale, non solo per le sanzioni di carattere economico-finanziario decretate dagli Stati Uniti e da diversi Stati europei, ma anche per la decisione sempre degli Stati Uniti e di alcuni Paesi loro alleati di fornire ufficialmente massicci aiuti (oltre a quelli già consegnati negli scorsi anni) in materiale militare e logistico al governo di Kiev. In tutta questa degradazione dell’umanità che è connessa allo scegliere e imporre la guerra come strumento perverso di relazione tra gli Stati dobbiamo dare atto alla Santa Sede di aver tenuto e di tenere un comportamento coerente, che evidenzia in modo particolare l’urgente necessità di far tacere le armi e di considerare comunque prioritaria la tutela della popolazione civile coinvolta negli scontri armati. E poi, come ha evidenziato papa Francesco nell’Angelus di domenica 20 febbraio 2022 , Com’è triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra. E’ molto triste!”. E’ questo un vero scandalo aggiuntivo alla barbarie connaturata alla guerra.

    Tra le tante dichiarazioni e i tanti commenti su quanto sta accadendo in Ucraina abbiamo fatto una scelta ragionata. Riproduciamo perciò in successione, a beneficio della riflessione di chi ci legge, l’appello per “Kiev città aperta” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio (difficilmente porterà a un rinsavimento dei signori della guerra, ma le vie del Signore sono infinite) e le accorate considerazioni di papa Francesco nel dopo-Angelus di oggi, domenica 27 febbraio 2022. Poi tre citazioni da testi di Andrea Tornielli (Osservatore Romano del 23 febbraio 2022), Antonio Martino ( Libero, 25 febbraio 2022), Henry Kissinger (Washington Post del 5 marzo 2014).  

     

    L’APPELLO DI SANT’EGIDIO PER ‘KIEV CITTA’ APERTA’, 25 FEBBRAIO 2022 (CHE SOTTOSCRIVIAMO)

    (da notare che la Comunità di Sant’Egidio da anni cura l’adozione a distanza di circa 250 bambini ucraini ospitati in una rete di case-famiglia nel Paese). Alla frontiera polacca poi Sant’Egidio offre alimentari e generi di prima necessità ai profughi ucraini).

    “Kiev, una capitale di tre milioni di abitanti, in Europa, è oggi un campo di battaglia.
    La popolazione civile, inerme, vive in una condizione di pericolo, terrore, mentre trova riparo nei rifugi sotterranei. I più deboli, dagli anziani ai bambini, ai senza dimora, sono ancora più esposti. Ci sono già le prime vittime civili.
    Kiev è una città che rappresenta un grande patrimonio culturale. Non si può pensare alla cultura europea, alla storia dell'Europa senza Kiev, così come non si può pensare alla cultura russa, alla storia della Russia, senza Kiev. La città, tra tanti monumenti, ospita siti che sono patrimonio dell’umanità.
    Kiev è una città santuario per tanti cristiani, in primo luogo per i cristiani ortodossi del mondo intero. A Kiev ha avuto inizio la storia di fede dei popoli ucraino, bielorusso, russo. A Kiev è nato il monachesimo ucraino e russo. Il grande monastero della lavra delle grotte che sulla collina sovrasta il grande fiume Dnepr è un luogo santo di pellegrinaggio e preghiera millenario. Kiev è una città preziosa per tutto il mondo cristiano.

    Il destino di Kiev non lascia indifferente chi, da oriente e da occidente, guarda con passione e coinvolgimento alla città e alla sua gente. Dopo Sarajevo, dopo Aleppo, non possiamo assistere nuovamente all’assedio di una grande città. Gli abitanti di Kiev chiedono un sussulto di umanità. Il suo patrimonio culturale non può essere esposto al rischio di distruzione. La santità di Kiev per il mondo cristiano esige rispetto.
    Imploriamo chi può decidere di astenersi dall’uso delle armi a Kiev, di dichiarare il cessate il fuoco nella città, di proclamare Kiev “città aperta”, di non colpire i suoi abitanti con la violenza delle armi, di non violare una città a cui oggi guarda l’umanità intera. Possa accompagnare questa scelta la ripresa di un percorso negoziale per arrivare alla pace in Ucraina”.


    PAPA FRANCESCO: DAL DOPO-ANGELUS DEL 27 FEBBRAIO 2022

    “Cari fratelli e sorelle! In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada. E non smettiamo di pregare, anzi, supplichiamo Dio più intensamente. Per questo rinnovo a tutti l’invito a fare del 2 marzo, Mercoledì delle ceneri, una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Ucraina. Una giornata per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino, per sentirci tutti fratelli e implorare da Dio la fine della guerra.

    Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Penso agli anziani, a quanti in queste ore cercano rifugio, alle mamme in fuga con i loro bambini… Sono fratelli e sorelle per i quali è urgente aprire corridoi umanitari e che vanno accolti.

    Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina – e non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopia… –, ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza. Perché chi ama la pace, come recita la Costituzione Italiana, ‘ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali’ (Art. 11)”. (NdR: sarebbe bene che l’art. 11 della Costituzione fosse riletto anche dal Governo italiano).

    Francesco ha poi aggiunto: Vedo anche tante bandiere dell’Ucraina. Dio sia lodato (in ucraino) (NdR: Bandiere dell’Ucraina in Piazza San Pietro, con comprensibile e chiaro messaggio politico… e allora sorge spontanea la domanda: perché il divieto di accesso a piazza San Pietro per le bandiere nazionali degli esuli cubani in occasione dell’Angelus del 24 ottobre 2021?)

     

    ANDREA TORNIELLI (CORSIVO SU L’OSSERVATORE ROMANO DEL 23 FEBBRAIO 2022)

    Scrive il direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede:

    La prospettiva di nuova guerra in Europa è un incubo per tutti, e in particolare per la generazione che ha conosciuto le speranze innescate dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989. Dopo gli anni della distensione, continuando ad applicare al nuovo mondo i vecchi schemi militari, prima è tornata la Guerra Fredda, poi la guerriglia e ora siamo alle soglie della guerra guerreggiata. Nei giorni scorsi anche Romano Prodi ha ricordato che nel 2008 Francia e Germania votarono contro l’adesione dell’Ucraina alla Nato perché avrebbe rappresentato un atto ostile verso la Russia. La responsabilità della guerra è sempre di chi la fa invadendo un altro Paese.

    C’è però da domandarsi: qual è la strada per trovare una soluzione pacifica? Va ricercata dentro gli schemi bellici delle alleanze militari che si espando-no e si restringono o piuttosto in qualcosa di nuovo in grado di farsi anche carico degli errori del passato (che non stanno da una parte sola) restituendo una prospettiva realistica alla speranza di una diversa convivenza tra i popoli?”  

     

    ANTONIO MARTINO (INTERVISTA SU LIBERO DEL 25 FEBBRAIO 2022)

    Sotto il titolo “Parla Antonio Martino: “Questo è il disastro di Biden e della NATO”, su Libero del 25 febbraio 2022 si sviluppa una pagina di intervista a cura di Fausto Carioti all’ex-ministro italiano degli Esteri e della Difesa (figlio di Gaetano Martino, uno dei promotori dell’idea europea).

    Domanda: “La vecchia idea, Sua e di Silvio Berlusconi, di includere la Russia nella NATO. Nessun ripensamento, alla luce di quanto accaduto in Ucraina?”

    Risposta: “No. (…) Putin avrebbe potuto essere prezioso e la sua Russia sarebbe stata utilissima se inserita in un’organizzazione per la sicurezza. Gli accordi di Pratica di Mare del 2002, con cui Berlusconi voleva avvicinare la Russia alla NATO, erano una cosa saggia”. Ma “la Nato non è riuscita a trasformarsi e Mosca ha continuato a percepirla come la vecchia alleanza difensiva, creata contro l’URSS e ‘riconvertitasi’ contro la Federazione russa.

    Domanda: “L’Occidente si compone degli Stati Uniti governati da Biden, del quale ha detto (NdR: “Considero Biden peggiore del suo maestro Barack Obama. Costui era stato sinora il peggior presidente degli Stati Uniti, Biden è riuscito a superarlo”) e dell’Unione europea. Sulla quale il suo giudizio non è mai stato tenero”

    Risposta: “Ancora meno lo è adesso. E’ un’insensata organizzazione di Paesi che si comportano in modo demenziale. Malgrado tutte le sue arie di superiorità Ursula von der Leyen è incapace e inadeguata. Non rappresenta nulla”.

     

    HENRY KISSINGER (ARTICOLO PUBBLICATO SUL WASHINGTON POST DEL 5 MARZO 2014 ...MA SEMPRE ATTUALE)

    Osserva tra l’altro l’ex-Segretario di Stato americano (tra il 1969 e il 1977, è nato nel 1923) a proposito dell’allora già esistente crisi ucraina (dal blog di Massimo Borghesi):

    “Se l’Ucraina vuole sopravvivere e prosperare, non deve essere l’avamposto di nessuna delle due parti contro l’altra: dovrebbe fungere da ponte tra di loro. La Russia deve comprendere che tentare di costringere l’Ucraina a diventare un satellite, e quindi spostare di nuovo i confini della Russia, condannerebbe Mosca a ripetere la sua storia di cicli che si autoavverano di pressioni reciproche con l’Europa e gli Stati Uniti.

    L’Occidente deve capire che, per la Russia, l’Ucraina non può mai essere solo un paese straniero. La storia russa iniziò in quella che fu chiamata Kievan-Rus. Da lì si diffuse la religione russa. L’Ucraina fa parte della Russia da secoli e le loro storie si sono intrecciate prima di allora. Alcune delle battaglie più importanti per la libertà russa, a cominciare dalla battaglia di Poltava nel 1709, furono combattute sul suolo ucraino. effetti, della Russia. 

    (Gli ucraini) vivono in un Paese con una storia complessa e una composizione poliglotta. La parte occidentale fu incorporata nell’Unione Sovietica nel 1939, quando Stalin e Hitler si divisero il bottino. La Crimea, la cui popolazione è per il 60 per cento russa, divenne parte dell’Ucraina solo nel 1954, quando Nikita Khrushchev, ucraino di nascita, lo assegnò come parte della celebrazione del 300° anno di un accordo russo con i cosacchi. L’ovest è in gran parte cattolico; l’est in gran parte russo-ortodosso. L’occidente parla ucraino; l’est parla principalmente russo. Qualsiasi tentativo da parte di un’ala dell’Ucraina di dominare l’altra – come è stato il modello – porterebbe alla fine alla guerra civile o alla rottura. Trattare l’Ucraina come parte di un confronto est-ovest farebbe affondare per decenni qualsiasi prospettiva di portare la Russia e l’Occidente, in particolare Russia ed Europa, in un sistema internazionale cooperativo.

    Per l’Occidente, la demonizzazione di Vladimir Putin non è una politica; è un alibi. (…) Putin dovrebbe rendersi conto che, qualunque siano le sue lamentele, una politica di imposizioni militari produrrebbe un’altra Guerra Fredda. Da parte loro, gli Stati Uniti devono evitare di trattare la Russia come una realtà aberrante a cui vengono insegnate con pazienza le regole di condotta stabilite da Washington. Putin è uno stratega vero, sulla base della storia russa. Comprendere i valori e la psicologia degli Stati Uniti non sono i suoi punti forti. Né la comprensione della storia e della psicologia russe è stata un punto di forza dei politici statunitensi. I leader di tutte le parti dovrebbero tornare a esaminare i risultati, non competere nella posizione.  

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