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    FAMILY DAY/POPOLO VUOLE PIAZZA DI LOTTA, NON TALK SHOW SBADIGLIOSO

    FAMILY DAY/POPOLO VUOLE PIAZZA DI LOTTA, NON TALK SHOW SBADIGLIOSO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 28 gennaio 2016

     

     

    Il 30 gennaio 2016 non si verrà a Roma per una scampagnata turistica o per una veglia di preghiera tipo Piazza  San Pietro. Si verrà per sentirsi popolo, per concretizzare la Nuova Resistenza e gridare insieme, senza se e senza ma , che la legge Cirinnà non passerà. E' in atto però un tentativo spregiudicato: quello di mons. Galantino che, oltre ad ‘Avvenire’ degli ultimi giorni, utilizza Gianluigi De Palo, neo-presidente del Forum delle Famiglie e fino a poco fa contrario al ‘Family Day’, per ‘commissariare’ mediaticamente  il Comitato promotore, annacquando la manifestazione.

     

     

    Per la seconda volta in pochi mesi Roma sarà teatro di una grande manifestazione venuta dal basso, non imposta dall’alto (che, anzi, l’ha osteggiata non solo sotterraneamente e oggi tenta di ‘scipparla’ al Comitato promotore). Sarà una replica, probabilmente ancora più massiccia, della già enorme manifestazione del 20 giugno a Piazza San Giovanni, che aveva radunato -stiamo ai numeri della Questura - non meno di quattrocentomila persone, un’affluenza reale raramente riscontrabile nelle manifestazioni degli ultimi dieci anni. A tale proposito: ci è toccato di leggere recentemente sul ‘Messaggero’, a proposito del 20 giugno paragonato al Family Day’del 2007 (stessa grande affluenza e in più ben ispirato dall’alto): “L’anno scorso (2015) ci fu una replica (del Family Day del 2007), ma assai meno numerosa”. Si vede che in quei giorni la cronista era temporaneamente in vacanza su Marte.

    UNA MENZOGNA CHE, RIPETUTA CONTINUAMENTE, APPARE COME UNA VERITA’’

    La Manif del 20 giugno aveva sorpreso per la sua ampiezza anche il Governo e il Parlamento più anti-cattolici nella storia della Repubblica, sempre all’opera per smantellare l’antropologia giudaico-cristiana non solo in materia di famiglia. Aveva sorpreso e consigliato un freno alla baldanza con cui la nota lobby già proclamava che a breve l’Italia non sarebbe stata più il “fanalino di coda” dell’Europa di materia di diritti civili. A tale proposito: quest’ultima è una panzana mega-galattica che continua a essere ripetuta, per ignoranza o più probabilmente per malafede dal presidente del Consiglio, dalla presidente della Camera, da Monica Cirinnà accompagnata dagli squilli parlamentari e mediatici della nota lobby: infatti nell’Unione Europea (28 Stati) solo 12 hanno legalizzato il cosiddetto ‘matrimonio omosessuale’ e 4 le ‘unioni civili’. Nel  resto d’Europa troviamo soltanto la Norvegia per il ‘matrimonio omosessuale’ e la Svizzera per le ‘unioni civili’. Nel resto del mondo constatiamo la legalizzazione del ‘matrimonio omosessuale’ nei seguenti Stati: Sudafrica, Nuova Zelanda, Canada, parte degli USA, parte del Messico, Brasile, Uruguay e Argentina. Insomma: il ‘matrimonio omosessuale’ è legalizzato in una netta minoranza di Stati nel  mondo. E allora che ci vengono a dire Renzi, Boldrini, la nota lobby con i suoi squilli politico-mediatici che come piovre cercano di soffocare il libero pensiero del popolo italiano?

    UN’ALTRA MENZOGNA MOLTO DIFFUSA DALLA NOTA LOBBY 

    E’ capitato forse a tutti almeno una volta di sentirsi dire, a proposito del Family Day’: “Ma voi siete contro gli omosessuali”. Menzogna per ignoranza (tanti telespettatori o lettori dei ‘giornaloni’) o per malafede (gli squilli politico-mediatici della nota lobby). Il Family Day non è contro le persone omosessuali, ma contro il tentativo della nota lobby di imporre al Paese una rivoluzione antropologica dalle conseguenze sociali gravissime. Analogamente a quanto successo per le grandi Manif pour tous francesi, in piazza scenderanno non pochi omosessuali. Ed anche l’ Agapo, l’ “Associazione di genitori e amici di persone omosessuali”. Scrive in una lettera aperta Michele Gastaldo (presidenza dell’Associazione): “Come genitori conosciamo bene le sofferenze dei nostri figli, anche quelle legate al fatto che da una loro relazione affettiva non possono nascere figli; dolore che, riteniamo, deve essere rispettato e non negato da nessuno. Ma il testo di legge e i fautori della stepchild adoption, come se la realtà non esistesse, parlano di ‘figlio naturale del partner’, di ‘figli nati dall’amore di persone dello stesso sesso’ e così via, nascondendo e negando in tal modo ciò che caratterizza la condizione omosessuale”. Continua l’ Agapo: “Attraverso qualunque via si arrivi all’adozione del figlio del partner, si tratta comunque di procedimenti in cui, in modo deliberato, si fa sparire uno dei due genitori biologici dalla vita del bambino e si uccide simbolicamente il genitore dell’altro sesso, la madre o il padre”. Perciò “agli amici promotori della stepchild adoption consigliamo, prima di parlare dell’omofobia degli altri, di cominciare a guardare la realtà della condizione omosessuale e di accettarla. E’ questo il punto da cui inizia il vero rispetto della persona omosessuale”.

    PRIMA LE ESTERNAZIONI DEL CARD. BAGNASCO E LA VIRATA DI ‘AVVENIRE’, POI L’UDIENZA PAPALE ANNULLATA E IL TENTATIVO IN QUESTE ORE DI MONS. GALANTINO DI IMPADRONIRSI DEL ‘FAMILY DAY’ UTILIZZANDO, OLTRE AD ‘AVVENIRE’, IL NEO-PRESIDENTE DEL FORUM DELLE FAMIGLIE GIANLUIGI DE PALO.

    Eravamo restati all’intervista stizzosa del segretario generale della Cei mons. Galantino al ‘Corriere della Sera’ (vedi “Corrierone, unioni civili e Galantino: ci vuole un tiramisù”) e alla reazione del cardinale presidente Bagnasco con intervento su ‘Avvenire’ (vedi: "Unioni civili/’Avvenire’ mirabolante: intervento di Bagnasco?” ). Da allora ‘Avvenire’ – al contrario di quanto successo prima del 20 giugno a Piazza San Giovanni - ha dato molto spazio al Family Day del 30 gennaio. Perfino il direttore galantiniano di Tv 2000 (tv della Cei) rispondeva imbarazzato con un “sì” alla nostra domanda del 22 gennaio in Sala Stampa Vaticana sulla trasmissione in diretta della manifestazione (molto maltrattata nel precedente del 20 giugno). Si dovrà però vedere chi commenterà in studio la manifestazione… forse i collaudati pensosi pensatori dell’aria fritta e del politicamente corretto?

    Intanto però era successo un altro fatto, stavolta imprevisto e spiacevole. L’udienza papale consueta per il presidente della Cei, fissata per giovedì 21 gennaio, prima dell’inizio del Consiglio permanente, è saltata. Da allora il clima è nuovamente mutato e Galantino (molto lodato, spontaneamente, dalla senatrice Monica Cirinnà nell’incontro con la Stampa Estera sempre del 21 gennaio – vedi “Monica Cirinnà su Manif del 30 gennaio, Papa e Galantino”) è rientrato in azione.

    Dapprima ha cercato di rispostare almeno in parte ‘Avvenire’ verso l’equidistanza  tra le manifestazioni della nota lobby e quella del Family Day.

    Qualche esempio. Venerdì 22 gennaio ‘Avvenire’ ha pubblicato su una mezza pagina un curioso confronto a parità di spazio e di evidenza tra lo psicologo Giancarlo Ricci e la neuropsichiatra Antonella Costantino sulle conseguenze per i bambini del convivere con coppie omosessuali: se Ricci ha messo in guardia da simili eventualità, la Costantino ha insistito sul fatto che “discriminare è il vero rischio” (una tesi politicamente corretta al 100%).

    Martedì 26 gennaio ‘Avvenire’ ha pubblicato la prolusione del  card. Bagnasco al Consiglio permanente della Cei, commentandola in un editoriale che ha un passo finale strabiliante. Leggere per credere: “Per quanto riguarda i cattolici, ricorda il presidente della Cei, la scelta seria e importante di schierarsi pro o contro il ddl sulle unioni civili e il giudizio sui suoi diversi e specifici contenuti, così come quella di scendere o meno in piazza per far sentire democraticamente la propria voce, appartiene alla libera determinazione dei laici….”. Abbiamo riletto il testo della prolusione per scovare dove il card. Bagnasco avesse posto sullo stesso piano il ‘sì’ o il ‘no’ al ddl Cirinnà e lo scendere o no in piazza. Poi letto per la terza volta e per la quarta. Non abbiamo trovato nulla di quanto si attribuisce al presidente della Cei nell’editoriale. Ma solo: “I credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo, come ha ribadito solennemente il concilio Vaticano II….” Ma allora l’editoriale di ‘Avvenire’… che cos’è? Un falso giornalistico? Involontario o volontario, per compiacere qualcuno?

    Clamoroso è quanto avvenuto oggi, giovedì 26 gennaio. Richiamata da un lancio in evidenza in prima pagina (“Gigi De Palo, camicia bianca e sandali ai piedi, è il presidente del Forum delle Associazioni familiari”), ecco a pagina 9 l’intervista con titolo a cinque colonne: “Al Circo Massimo per unire il Paese”, con sottotitolo “Sarò in piazza per difendere famiglie e bambini. Sul ddl Cirinnà una triste prova di forza, la politica pensi ai deboli”. Nell’occhiello si legge: “L’appello del presidente del Forum per sabato: ‘Via i muri, via le rigidità ideologiche, via le asprezze, via i cori da stadio. E’ l’ora di far prevalere la ragionevolezza, il buon senso. Di essere rispettosi di principi e di sensibilità di una parte e dell’altra”.

    UN FUTURO INASPETTATO PER GIANLUIGI DE PALO

    Dunque Gianluigi De Palo, scelto da Galantino come nuovo presidente del Forum delle famiglie, ci sarà. Ma, chiediamoci, è lo stesso Gianluigi De Palo che il 4 gennaio sulla rivista ‘Vita’ diceva “Il Family Day del 2007 è stato uno dei più grandi fallimenti che abbia visto”? E’ lo stesso Gianluigi De Palo che il 6 gennaio, ad ‘Avvenire’ ( sotto il titolo: “Family Day? Un successo, ma la realtà è cambiata” ) correggeva ma non fino in fondo l’affermazione precedente: “Nessuna volontà di liquidare il Family Day del 2007. (…) Credo che promuovere la famiglia esiga di passare da una concezione ideologico-identitaria a un piano di concretezza capace di superare la logica della contrapposizione”? E’ lo stesso Gianluigi De Palo che mercoledì sera a ‘Porta a Porta’ ha parlato come se fosse il protagonista del ‘Family Day’? Ma a che titolo? Forse ha fatto parte e fa parte del Comitato promotore? E perché Bruno Vespa ha invitato indebitamente proprio De Palo, che fino a qualche giorno fa tentava di affossare il Family Day? Forse che Vespa ha beneficiato di un’illuminazione galantina? Insomma, oggettivamente, una cosa è chiara: se Tania Cagnotto, per le Olimpiadi di Rio, desidera avere un partner di grande qualità nel tuffo misto sincronizzato, De Palo è l’uomo giusto, vero specialista in doppi salti mortali carpiati con avvitamento.

    FAMILY DAY: NON SI PUO’ DELUDERE LA GENTE, CHE VUOLE LA LOTTA, NON IL TALK SHOW

    Non è finita. Tra la Manif di San Giovanni e quella al circo Massimo ci sarà una differenza importante che riguarda lo svolgimento della stessa. Mentre a San Giovanni la piazza (con buona pace di De Palo e Galantino) si è ‘scaldata’ in breve tempo grazie agli interventi densi di contenuto e di chiamata ‘alle armi’ dei membri del Comitato, stavolta sembra che il discorso ‘politico’ lo tenga solo il presidente del Comitato Massimo Gandolfini (saluto, primo intervento, intervento finale). Ai membri del Comitato promotore sarà al massimo riservato un brevissimo saluto. Che è successo? Forse c’entra anche qui Galantino? Onestamente non si può non pensare che Gandolfini sia stato oggetto di pressioni fortissime. Che del resto – anche questo è lecito ipotizzarlo – hanno costretto il presidente della Cei card. Bagnasco (già umiliato dalla cancellazione dell’udienza papale e chissà da quanto altro…) a non citare nella prolusione né il ddl Cirinnà né il Family Day, su cui anche pochi giorni prima si era espresso con la solita cristallina chiarezza. Insomma: là dove si puote ciò che si vuole si chiede un Family Day annacquato, che non disturbi troppo il Grande Inciucio.

    Proprio per questo il 30 gennaio si dovrà stare attenti a non trasformare il Family Day in un talk show melenso, tra canzoni new age e testimonianze. Il Circo Massimo esige rispetto, sa di storia, sa di lotta, sa di passione: non è paragonabile a Piazza San Pietro, deputata alle veglie di preghiera, in cui spesso si alterna il racconto di un’esperienza personale alla musica. Chi raggiungerà il Circo Massimo vuole sentire pulsare il sangue nelle vene, vuole essere protagonista di una Nuova Resistenza, non ci va certo per sbadigliare (come vorrebbe in effetti De Palo). Ne tenga conto il più possibile Massimo Gandolfini, pur schiacciato com’è dalle pressioni galantine.

    Sorge qui un’altra domanda fondamentale, cui sono chiamati a rispondere tutti i vescovi italiani: chi rappresenta l’attuale segretario generale della Cei? E’ adeguato al suo importante ruolo? O forse si comporta come quei politici che trafficano tra cene discrete e corridoi, impegnati in un’azione di caratura abissalmente lontana da quell’indimenticato Duc in altum di Giovanni Paolo II?  In effetti è l’espressione di un clericalismo della peggior specie. Sanno i vescovi italiani quanto sconcerto, quanta voglia di disimpegno crea in larga parte dei cattolici praticanti e militanti il muoversi di Galantino da spregiudicato ‘vescovo-pilota’? Pensano di poter fare qualcosa per porre rimedio oppure….Galantino è stato nominato dal Papa e dunque….? Siate coerenti, abbiate coraggio! Il popolo cattolico attende con ansia.

    ANCORA DI PIU’: TUTTI A ROMA! 

    Date le premesse, diventa ancora più necessario essere presenti tutti a Roma. Tutti, di ogni colore e di ogni fede, atei compresi: basta la buona volontà di opporsi a una legge voluta da quella lobby finanziario-libertaria che vuole rendere irrilevante socialmente e ‘de facto’ abbattere quello che appare come l’ultimo vero avversario, la Chiesa Cattolica. Si tratta di  opporsi alla riduzione dell’uomo a schiavo (pur illudendosi di non esserlo) dei voleri di chi lo vuole rendere un puro e semplice oggetto da manipolare senza scrupoli. 

    Ricordate che il Circo Massimo è un catino immenso, molto difficile da colmare. Del resto la nota lobby con i suoi squilli mediatici è pronta a inquadrare ogni minimo spazio vuoto per decretare sui mezzi di comunicazione il ‘flop’ del Family Day (così come ha fatto in modo, specie con riprese dal basso e l’uso del grandangolo, che i 50mila della nota lobby di sabato 23 diventassero ‘un milione’).  Bisogna esserci per sentirsi popolo, per gridare ad alta voce il ‘No’ senza se e senza ma al disegno di legge Cirinnà, per costringere Renzi e i suoi (già in fibrillazione, perché impauriti dal successo del 20 giugno) a tenerne conto, per rispondere anche a quella parte di Chiesa italiana (in prima linea il segretario generale della Cei e i suoi fidi) già pronta – bandiera bianca incorporata - ad accettare il ddl Cirinnà. Diventando corresponsabile in tal modo dei gravissimi guasti sociali che seguiranno all’eventuale sciagurata approvazione di una legge iniqua.   

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