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    MURGIA: LA SANTA DELL'AVVENIRE - UN GENERALE - CATTOLICI E NAZISTI

    MURGIA: LA SANTA DELL’AVVENIRE – UN GENERALE – CATTOLICI E NAZISTI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 22 agosto 2023

    Il 10 agosto 2023 è morta la scrittrice e attivista Michela Murgia. Funerali inconsueti nella Chiesa degli Artisti: beatificazioni anticipate, comizi, Bella Ciao e pugni chiusi. Avvenire in gramaglie (salvo un’eccezione). Aspre polemiche su “Il Mondo al Contrario” (reperibile presso Amazon) del generale Roberto Vannacci, curiosamente rimosso dal suo incarico dal Ministro della Difesa.. Cattolici e nazisti: da alcuni diari conferme dolorose.

     

    MICHELA MURGIA… SANTA SUBITO!

    Dal Vangelo secondo Matteo (7, 15-20): Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.  Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.  Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.  Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.

    Michela Murgia (diplomata in studi tecnici a Oristano e frequentatrice dell’Istituto di Scienze religiose dell’arcidiocesi omonima, poi incaricata giovanile dell’Azione cattolica sarda) è’ morta il 10 agosto 2023 a 51 anni, combattendo pubblicamente con coraggio il tumore che l’aveva colpita. Fino all’ultimo non ha rinnegato nessuna delle battaglie di sovversione antropologica che, con volontà ferrea, incisività indubbia e spregiudicatezza da marketing, aveva scatenato, sostenuta dal plauso del Pensiero Unico Mediatico (PUM), stella polare dei salotti sinistro-radicalchic e delle loro propaggini cartacee, audiovisive, social e politiche: per l’aborto, per l’eutanasia, per la sostituzione della famiglia con aggregazioni fluide, per ogni sorta di sperimentazione arcobaleno, per l’imposizione dell’ideologia gender, per una neo-lingua caratterizzata dagli obbrobri voluti dello schwa (una ‘e’ capovolta), per una Chiesa rivoluzionata, per una società insomma caratterizzata dalla fluidità. I bambini? “Rompono i c…. Tutti”, aveva detto in un’intervista al Corriere della Sera (18 maggio 2023). La droga? “In questo Paese assumere stupefacenti non è un reato”, aveva sentenziato con grossolana approssimazione e enorme irresponsabilità in tv il primo novembre 2022 (a proposito del decreto-legge sui rave-party). Spesso utilizzava termini violenti per attaccare chi non la pensava come lei (certo ricambiata pesantemente) e persino l’abbiamo dovuta conoscere – sul quotidiano maestro di campagne mediatiche diffamatorie - nel ruolo di killer su commissione intenta a calunniare in maniera ingiustificata chi neppure conosceva. Si è mai pentita di quello che ha detto e scritto? Mai (a meno che non l’abbia fatto negli ultimi momenti di vita).

    Michela Murgia è una persona che ormai ha incontrato il suo e nostro Giudice Supremo. Con conseguenze che non è dato di intuire.

    FUNERALI CON INSERO, SPADARO E, VIA MESSAGGIO, ZUPPI

    Un curriculum, quello della Murgia, che non le ha impedito la messa esequiale cattolica nella Basilica di Santa Maria in Montesanto (‘chiesa degli Artisti’) a piazza del Popolo. Il rito è stato presieduto da mons. Walter Insero, concelebrato da padre Antonio Spadaro e vi si è letto un messaggio da parte dal presidente della Cei, cardinale Matteo Maria Zuppi.

    Caro don Walter, ti ho sempre apprezzato… ma come hai potuto dire nell’omelia: “Nel momento della prova, della malattia, nella sofferenza dura che ha vissuto, Michela ha portato avanti la buona battaglia, ha conservato la fede, direbbe san Paolo”? “Portato avanti la buona battaglia, san Paolo”? Siamo quasi alla blasfemia! Caro padre Spadaro (non è che tu rappresentassi per caso anche il Papa?), ma che hai scritto? “Michela è stata un’intellettuale credente che ha provato sempre, nella sua coscienza come nelle pagine scritte, a far dialogare la cultura e le istanze del nostro tempo con il Vangelo”. Qui siamo al delirio… “a far dialogare”. Cara eminenza Matteo Maria Zuppi, ma che mi tocca leggere? “Il libro della sua vita (di Michela Murgia) non è finito e le sue pagine continuano a essere scritte con lettere di amore in quella lingua universale dello Spirito che rivela l’eterno nascosto in tutti noi”. “Lettere di amore?” A dire il vero la Murgia sapeva e voleva spesso comportarsi da odiatrice seriale. E poi: c’era proprio bisogno di un messaggio del Presidente della Cei (“personale” sì, ma de facto con forte valenza pubblica)? Resta il fatto che nessuno tra i vescovi ha eccepito pubblicamente per tale decisione e per il rito, salvo – meritoriamente, mons. Antonio Suetta, pastore di Ventimiglia-Sanremo.

    Prima del congedo ci sono stati alcuni comizi con tifo da stadio e, dopo la benedizione, uscita la bara, si è levato dentro la chiesa vigoroso e ripetuto (con tanto di pugni chiusi) il canto del Bella ciao. Caro don Walter, pensa se in altra occasione si cantassero Giovinezza o Faccetta nera … non pioverebbero forse richieste imperative di riconsacrazione della basilica?

    AVVENIRE: SANTA SUBITO! (CON UN’ECCEZIONE)

    La stampa catto-fluida naturalmente ha reagito come da copione (compreso L’Osservatore Romano, con un ricordo lacrimoso e pure gastronomico della teologa Marinella Perroni).

    Via da Avvenire il Direttore Turiferario, la musica in redazione non è cambiata, anzi il Direttore Sostituto sembra ben avviato per incrementare ulteriormente la fluidità del quotidiano della Cei: in prima pagina di sabato 12 agosto una grande foto della Murgia sembrava già mancare solo dell’aureola per essere srotolata in forma di tappeto dalla facciata di San Pietro. Dentro poi abbiamo contato, nelle pagine 16 e 17, nove articoli (nove) dedicati alla canonizzanda. Grande festa insomma per i turiferari!

    A pagina 16, sotto il titolo “Murgia, scrittrice engagée e di talento” Roberto Carnero così conclude: “Un credo, insomma, che fa dell’apertura, dell’accoglienza e dell’inclusività (…) la propria cifra definitiva. Come papa Francesco non si stanca mai di ripetere a proposito della sua idea di Chiesa. Un’idea di fondo che, pur con accenti diversi, anche Michela Murgia sosteneva: con inquietudine, ma anche con grande trasparenza”. In taglio basso Marco Iasevoli (già vicepresidente nazionale giovani di Azione Cattolica) è un po’ approssimativo scrivendo di un diploma in teologia della defunta; poi si duole molto democristianamente del fatto che il dialogo tra la Murgia e una parte della Chiesa il dialogo si sia presto interrotto.

    A pagina 17, in cui spicca il titolone “Michela, credente inquieta e sincera” ecco un altro ex-vicepresidente di Azione Cattolica giovani, Gennaro Ferrara, un turiferario in gramaglie che scrive tra l’altro: “Le battaglie che (Murgia) ha sostenuto (al di là della valutazione di merito che ciascuno di noi può dare) le ha fatte sulla base di una ricerca, di uno studio, non attraverso scorciatoie ideologiche. Michela si è esposta e ha pagato di persona. Michela ha detto parole dure non per odio verso qualcuno, né per compiacere circoletti intellettuali, Michela ha parlato in coscienza e consapevolezza, attirandosi per questo, oltre ad ammirazione, anche l’odio di molti”. Bum bum bum…. che aspetta il Dicastero delle Cause dei Santi a istruire il processo per martirio in odium fidei?

    FRANCESCO OGNIBENE NON E’ UN TURIFERARIO IN GRAMAGLIE

    Un’eccezione nel panorama dei turiferari in lutto è costituita dalla colonna di spalla a pagina 17 di Francesco Ognibene, dal titolo: “Un’antropologia tutta piegata sulla soggettività”. Un’eccezione, purtroppo, nell’impressionante deriva cattofluida di Avvenire… Si chiede Ognibene nell’incipit: “Di quali ‘diritti’ era paladina Michela Murgia? Cosa sono le ‘famiglie quuer’? E perché la notizia della sua morte prematura è stata celebrata dai media con l’enfasi che si dedica a un profeta inascoltato, al difensore di aspirazioni calpestate, quasi ci avesse lasciato un Gandhi scrittore?”. L’intero complesso di rivendicazioni espresse “ha fatto della Murgia l’icona di un’antropologia centrata sulla volontà personale, ispirata a una libertà di scelta insindacabile e a un’autodeterminazione assoluta”. Perciò “la sua visione della persona va in una direzione opposta a quella personalistica e relazionale della dottrina cristiana, che non esenta la volontà da una valutazione etica. Questo sì che oggi è un pensiero ’scomodo’.”

    Lasciata la felice eccezione di Ognibene, torniamo tra le prefiche turiferarie. Ed ecco Alessandro Zaccuri, che ricorda un incontro tra la Murgia e papa Francesco nella Cappella Sistina e coglie l’occasione per tirare in ballo anche san Paolo, così concludendo: “Seconda lettera ai Corinzi, ‘quando sono debole, è allora che sono forte’. E’ una bella definizione della fede. Senz’altro è la definizione migliore per la fede di Michela Murgia, che sorrideva al Papa e si aspettava tanto – tutto – dalla Chiesa”. Gli altri pezzi murgeschi di Avvenire del 12 agosto 2023 riguardano “le reazioni dalla cultura alla politica”, “Un inedito sulla genitorialità”, “I funerali oggi a Roma”, “Le parole di Ravasi e Spadaro”. Amen.

     

    ROBERTO VANNACCI: UN GENERALE CHE OSA PENSARE IN MODO DIVERSO DAL PENSIERO UNICO MEDIATICO (PUM)… E LO SCRIVE. LAPIDATO DA SINISTRA E DAL MINISTRO DELLA DIFESA

     

    Dal 10 agosto 2023 è disponibile presso Amazon “Il Mondo al Contrario”, una variegata e documentata riflessione di Roberto Vannacci sulla vera e propria sovversione antropologica da cui dovrebbe derivare la creazione dell’ “uomo nuovo”, ligio agli ordini di chi può ciò che vuole.

    La pubblicazione del libro (autoprodotto dall’autore), che in questi giorni ha scalato fulmineamente la classifica dei testi più venduti (e certo non a caso, perché indubbiamente è espressione di un disagio culturale e valoriale molto condiviso), ha suscitato e continua a suscitare polemiche furibonde. Sia per l’autore che per i contenuti.

    L’autore: è il generale di divisione Roberto Vannacci, un ufficiale dalla carriera militare strepitosa (tre lauree, cinque lingue). E’ stato responsabile tra l’altro della Task Force 45 e successivamente è capo di Stato Maggiore delle Forze Nato in Afghanistan. In Libia ha diretto l’evacuazione della sede diplomatica di Tripoli e dei cittadini italiani al tempo delle ‘Primavere arabe”. Comandante del Reggimento d’assalto paracadutisti ‘Col Moschin’, lo diventa poi della Brigata paracadutisti ‘Folgore’ e successivamente del contingente militare italiano in Iraq. Addetto militare presso l’ambasciata italiana a Mosca, nel giugno 2023 è stato posto a capo dell’Istituto geografico militare di Firenze. Da notare i suoi esposti del 2017-18 alla Procura della Repubblica di Roma e alla Procura militare per denunciare i rischi cui erano esposti i soldati in Iraq a causa della presenza nelle zone di operazioni di uranio impoverito (esposti presentati cozzando frontalmente contro le tesi del Ministero della Difesa). Il generale Vannacci è stato rimosso da direttore dell’Istituto geografico militare il 18 agosto e trasferito al Comando forze operative terrestri senza una funzione particolare.

    Il libro, di circa 370 pagine, comprende un’introduzione e 12 capitoli : Il Buonsenso, L’ambientalismo, L’energia, La società multiculturale e multietnica, La sicurezza e la legittima difesa, La casa, La famiglia, La Patria, Il pianeta lgbtq+++, Le tasse, La nuova città, L’animalismo.

    Nella tarda mattinata del 18 agosto la nota Repubblica, specializzata in campagne di diffamazione, ne ha denunciato presunti contenuti “omofobi, razzisti, sessisti”. A stretto giro di posta Guido Crosetto, Ministro della Difesa (ma non è chiaro se della Repubblica o di laRepubblica ) ha definito “farneticazioni” quanto scritto da Vannacci e poi ne ha disposto la rimozione da direttore dell’Istituto geografico militare. Delle due l’una: o Crosetto è da Guinness dei primati per la velocità di lettura oppure si è dimostrato succube – ovvero afflitto da un grave complesso di subalternità culturale – di Repubblica e dei suoi satelliti, della sinistra salottiera più isterica e totalitaria. Fate voi, ma certo a Crosetto non farebbe male rileggersi con attenzione l’articolo 21 della Costituzione italiana (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”) e anche l’articolo 1472 del Codice di Ordinamento (“I militari possono liberamente pubblicare loro scritti, tenere pubbliche conferenze e comunque manifestare pubblicamente il proprio pensiero, salvo che si tratti di argomenti a carattere riservato di interesse militare o di servizio per i quali deve essere ottenuta l’autorizzazione. Essi possono, inoltre, trattenere presso di sé, nei luoghi di servizio, qualsiasi libro, giornale o altra pubblicazione periodica. Nei casi previsti dal presente articolo resta fermo il divieto di propaganda politica.”). Che ne dice il Ministro della Difesa? Una ripassatina della Costituzione non fa male a nessuno, anche a chi – con un passato da consulente dei produttori di armi - ha già dimostrato con diversi altri di violare spregiudicatamente nell’ultimo anno l’art. 11, quello del “ripudio della guerra”.

    Abbiamo letto la maggior parte dei capitoli del libro (non quelli su energia, tasse, animalismo). Ne condividiamo una parte consistente dei contenuti (su altri restiamo perplessi). Quel che è certo che il generale Vannacci ha esercitato il diritto alla libertà di pensiero garantita dalla Costituzione italiana. Non ha fornito informazioni riservate di carattere militare o di servizio, per cui anche l’art. 1472 del Codice di Ordinamento militare è rispettato. Perché rimuoverlo? O di mezzo  - oltre alla violenza mediatica abituale di netto stampo totalitario di Repubblica e satelliti - c’è anche la vecchia storia dell’uranio impoverito?

    A questo punto proponiamo al lettore ampi stralci tratti dall’Introduzione de “Il Mondo al Contrario” (disponibile su Amazon)

    DALL’INTRODUZIONE DE “IL MONDO AL CONTRARIO”

    . Il titolo la dice lunga sul tenore e sui contenuti di questo libro. “Il Mondo al contrario” vuole infatti provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che, come me, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità.

    . Il conflitto generazionale è sempre esistito, sia ben chiaro, gli usi e i costumi evolvono, cambiano, si adattano, ma quello che percepisco non è assimilabile alla normale e diversa prospettiva che sussiste tra la vecchia e la nuova leva, ma consiste in un capovolgimento totale dei valori e delle certezze nelle quali siamo cresciuti e per le quali ci siamo impegnati assiduamente nel lavoro, nell’educazione, nella famiglia, nella società...nella vita! Ancora più stravagante e difficile da accettare è la constatazione che, spesso, il sovvertimento di quella che la moltitudine intende come normalità è prodotto da esigue e sparute minoranze che prevaricano il sentire comune e le opinioni dei più.

    . Basta aprire quella serratura di sicurezza a cinque mandate che una minoranza di delinquenti ci ha imposto di montare sul nostro portone di casa per inoltrarci in una città in cui un’altra minoranza di maleducati graffitari imbratta muri e monumenti, sperando poi di non incappare in una manifestazione di un’ulteriore minoranza che, per lottare contro una vaticinata apocalisse climatica e contro i provvedimenti già presi e stabiliti dalla maggioranza, blocca il traffico e crea disagio all’intera collettività. I dibattiti non parlano che di diritti, soprattutto delle minoranze: di chi asserisce di non trovare lavoro, e deve essere mantenuto dalla moltitudine che il lavoro si è data da fare per trovarlo; di chi non può biologicamente avere figli, ma li pretende; di chi non ha una casa, e allora la occupa abusivamente; di chi ruba nella metropolitana, ma rivendica il diritto alla privacy.

    . Il valore aggiunto che posso attribuire a questo scritto è l’esperienza personale, quella insolita e affascinante maturata in luoghi lontani ed abbandonati e in circostanze dove i millisecondi per prendere decisioni, spesso drastiche, fanno la differenza. Al comando di uomini veramente speciali ho infatti girato il mondo, ma non quello delle capitali e del progresso, bensì quello più recondito e sconosciuto, quello povero, abbandonato, degradato e spesso pericoloso, ma reale. Quello vero, in sostanza, dove vive la maggioranza della popolazione del pianeta: circa sette miliardi di persone al netto di quel miliardo di fortunati che hanno visto la luce in quello che definiamo “Occidente”.

    . Una prospettiva diversa, dunque, una differente sensibilità verso molte tematiche e dei valori di riferimento che si sono consolidati e corroborati resistendo agli impatti e all’attrito di una vita trascorsa al limite. (…)

    . Ci hanno provato in molti a cancellare il passato per far nascere un mondo nuovo, spesso, con metodi cruenti e sanguinari. Pol Pot e la dittatura dei Khmer rossi rappresentano uno dei più moderni e ancora vivi tentativi di eradicazione della storia fortunatamente andato male.

    . Quello a cui assistiamo oggi, tuttavia, cambia nei metodi ma poco nella finalità. Il lavaggio del cervello a cui siamo sottoposti giornalmente volto ad imporre l’estensione della normalità a ciò che è eccezionale ed a favorire l’eliminazione di ogni differenza tra uomo e donna, tra etnie (per non chiamarle razze), tra coppie eterosessuali e omosessuali, tra occupante abusivo e legittimo proprietario, tra il meritevole ed il lavativo non mira forse a mutare valori e principi che si perdono nella notte dei tempi? Il bombardamento mediatico che mette in discussione anche le fiabe e le storielle per ragazzi e le vorrebbe stupidamente rivisitare in chiave cosiddetta “inclusiva” o il maldestro esperimento di castrare il linguaggio e le espressioni della nostra millenaria lingua per renderle asessuate non è anch’esso un tentativo di riscrivere la storia?

    . Ecco, questo è il Mondo al Contrario che ci presentano come una naturale, inevitabile e progressista evoluzione dell’universo alla quale non ci si può opporre pena l’emarginazione, la discriminazione e, per i più recidivi e tenaci, la galera. La libertà di parola e di opinione si applica secondo un principio a geometria variabile che permette di sostenere legittimamente il terrapiattismo ma demonizza espressioni di dissenso nei confronti del pensiero unico. L’atteggiamento critico nei confronti del nuovo che avanza non si inquadra più nell’ambito delle normali argomentazioni ma viene presentato come la conseguenza di paure irrazionali, insane e patologiche: come fobia! Quello che più allibisce è constatare che sono le stesse minoranze che sostengono questo abominevole trasformismo che prevaricano e sottomettono le masse con metodi cruenti e dittatoriali che spaziano dalla censura alla gogna mediatica, all’evaporazione dai canali informativi sino a pretendere che i pubblici poteri si occupino delle opinioni, dei pensieri, dei pareri, degli ammiccamenti o delle predilezioni.

    . Un vero e proprio assalto alla normalità che, in nome delle minoranze che non vi si inquadrano, dev’essere distrutta, abolita, squalificata facendo in modo che il marginale prevalga sulla norma generale e sul consueto.

     

    CATTOLICI E NAZISTI: “MOSAICO DI RIFLESSIONI/ I DIARI DI FERDY, WILLY E HERBERT WALLBRECHER 1938-1941”

    Tobias Wallbrecher e la sua famiglia (cattolici) animano da tempo (con la famiglia Spizzichino, ebrea) l’associazione “Ricordiamo Insieme”, che ogni 16 ottobre organizza la ‘Marcia dei mille passi’ da piazza San Pietro all’ex-Collegio militare per fare memoria della razzia nazista (con la collaborazione di alcuni fascisti) del 1943 al Ghetto di Roma (vedi anche  https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/904-cattolici-e-shoah-parole-sferzanti-in-piazza-san-pietro.html ).

    Wallbrecher un anno fa ha ritrovato e trascritto (erano in grafia tedesca antica) alcuni diari stesi tra il 1938 e il 1941 dai fratelli maggiori di suo padre Ferdy e Willy. Giacevano da ottant’anni, non letti, in una scatola. Sono venuti così ad aggiungersi al diario del padre Herbert, già noto alla famiglia. 

    Del prezioso lavoro di Tobias Wallbrecher pubblichiamo volentieri alcuni passi assai significativi dell’atteggiamento di non pochi cattolici tedeschi nei confronti del Terzo Reich. Il tema, spinosissimo, è noto e la ricerca di Wallbrecher costituisce un’ulteriore, dolorosa conferma di un fenomeno che per il cattolicesimo tedesco è ancor oggi una ferita aperta.

    DAI DIARI RITROVATI

    Lasciamo la parola a Tobias Wallbrecher.

    “Che cosa muoveva questi tre giovani uomini, Ferdy, Willy e Herbert Wallbrecher, dieci mesi prima dello scoppio della seconda guerra mondiale?

    Tutti e tre erano membri molto impegnati dell’ Unione Nuova Germania  un’associazione maschile di giovani studenti cattolici in Germania. Allo stesso tempo, appartenevano anche alla Gioventù Hitleriana.

    Il 30 ottobre 1938, all’età di sedici anni, mio padre inaugurò il suo diario con un´ immagine dell’aquila del Reich sul monogramma greco di Cristo e il motto dell’ Unione Nuova Germania: “Tutto per la Germania – La Germania per Cristo”. (…)

    I tre giovani cattolici accademici denominano nei loro diari la salita al potere di Hitler nel 1933 una “rivoluzione nazionale”, e la  menzionano alquanto positivamente.

    Allo stesso tempo vogliono essere cristiani convinti, che vanno regolarmente a messa la domenica e celebrano tutte le solennità ecclesiastiche, anche se, nel concreto, l’impegno per la Germania è chiaramente considerato più importante.

    Sono stato toccato dalla loro forte fedeltà a Roma e dal loro entusiasmo per l’Italia; tutti e tre i fratelli fanno viaggi in Italia, a Roma, che documentano molto amorevolmente in tutti i loro diari e libri di viaggio.

    Questo si nota persino in Ferdy, il maggiore, addirittura durante il suo periodo di noviziato presso i Gesuiti, dal 1938 al 1940:  molto coinvolto, riferisce dei suoi studi e dei suoi sforzi religiosi. È musicalmente molto dotato e guida la Schola. Il suo cuore è dedicato soprattutto all’ Unione Nuova Germania e alla cura dei giovani, ma il grande fascino e la lotta interiore con i contenuti del nazionalsocialismo si nota chiaramente anche in lui.  Scrive ad esempio il diciannovenne Ferdy:

    Domenica 21 agosto 1938: Ho ancora molto da imparare per poter lasciare ai ragazzi qualcosa di veramente prezioso… Si aspettano una vera visione delle cose religiose: cioè la religione veramente cattolica, la verità e l’annuncio essenziale.

    Sabato 27 Agosto 1938: Con padre Gronenborn, ancora una volta, musica veramente vissuta (…) poi una favolosa conversazione (…) su tutto lo sviluppo moderno fino al nazionalsocialismo, la sua essenza, la sua strada, la sua fine e il suo obiettivo.

    Mercoledì 1 febbraio 1939: Nel sesto anniversario della Rivoluzione Nazionalsocialista ci aspettavamo qualche cosa; ma il Führer sembra avere fatto solo qualche minaccia, riferendosi alla separazione tra Stato e Chiesa; come se ci fosse ancora qualcosa da separare. 

    Venerdì 3 febbraio 1939: (…) Padre Magister (…) ci ha letto il discorso del Führer: molto intelligente e retoricamente molto fine… niente di speciale per quanto ci riguarda. 

    Nel diario di Ferdy non appaiono – salvo che una volta il 31 gennaio 1941 (incidentalmente, quando cita benevolmente un discorso di Hitler) - le parole ebreo, ebrei o anche Israele, né durante il periodo di noviziato presso i Gesuiti né  quando inizia a studiare economia nazionale e filosofia a Friburgo in Brisgovia. Si accorge che sta cambiando internamente da quando ha lasciato l’ordine. Quasi con entusiasmo, diventa soldato e descrive dettagliatamente le sue esperienze e avventure. (…)

    Del secondo fratello di papà, Willy, abbiamo tre diari, che coprono esattamente tre anni, dall’aprile 1938 all’aprile 1941.

    Willy era molto sportivo e partecipò ai campionati tedeschi di scherma  organizzati dalla gioventù hitleriana nel 1939.

    Era anche lui membro entusiasta dell’Unione Nuova Germania. Inizialmente voleva diventare un ufficiale, ma quando, con sua grande delusione, non fu reclutato, decise di studiare medicina.

    Le parole “ebreo“, “ebrei“ ricorrono molto più frequentemente nel suo caso, rispetto a quello di Ferdy, talvolta in stile descrittivo, per il resto in accezione negativa:

    Le sue annotazioni il giorno dopo la Notte dei Cristalli sono molto rivelatrici.

    10 Novembre 1938: (…) Ieri sera hanno fracassato (!) tutte le finestre e le vetrine di tutti gli ebrei. – è stata una cosa organizzata. I cappelli di Sally Stern giacevano in strada e i prosciutti di Cohn galleggiavano (nel fiume) Volme insieme alle sedie da club e altra merce. La sinagoga era in fiamme. (davvero!).

    Senza commentare le brutali aggressioni contro gli ebrei con una sola parola, continua:

    Siamo stati a casa di (un amico) per due ore e mezza. Naturalmente è stato di nuovo molto interessante. (Lui) aveva imparato e raccolto un sacco di cose nuove da raccontarci presso una conferenza di teologi.  Poi ho finalmente letto anche il ‘discorso  chiarificatore’ di (Alfred) Rosenberg, ovviamente lo terrò.

    (In questo discorso) viene esposto abbastanza chiaramente il piano di lotta contro l’”inganno nero” (Nome per la Chiesa cattolica). Ma non vogliono neanche cadere nell’errore che fece Bismarck. Daranno il colpo di grazia al cattolicesimo con autentici metodi giudeo-gesuitici, coraggiosamente nascosti e in modo occulto. Si rendono conto che i processi sono stati poco utili.

    Un mese dopo Willy partecipa a un raduno di giovani della Gioventù Hitleriana e scrive:

    Martedì, 6 dicembre 1938: Sono appena stato a un raduno di giovani a Hagen. La vecchia guardia parla ai giovani.

    Con parole commoventi, il vecchio compagno d’armi del Führer ha parlato del miracolo che il Signore Dio ha fatto per noi nel nostro Führer. Ha detto anche che non è proprio un miracolo se qualcuno tira fuori un ebreo che giace nella tomba puzzolente da sei giorni.

    Poi ha parlato del più Santo, il nostro Sangue, un flusso degli antenati, passato attraverso di noi, fino all’eternità. Noi nuotiamo come un corpo in questa corrente e abbiamo il dovere di trasmetterla al maggior numero possibile di persone, questo è ciò che vuole il Signore Dio. E quando poi ha indicato con disprezzo e derisione coloro che non passano questa corrente agli altri, ma vogliono invece dare il loro spirito nelle mani di Dio in modo “sciolto sciolto”, un vero e proprio uragano di applausi è scrosciato dalle file dei giovani ascoltatori.

    Tuttavia bisogna ricordare che l’amata Unione Nuova Germania (Bund Neudeutschland) fu bandita il primo luglio 1939, nonostante vi venissero insegnate idee così vicine al regime.

    L’elezione di Eugenio Pacelli a Papa Pio XII è sottolineata in modo particolare in tutti i diari.

    Mio padre Herbert scrive il 14 marzo 1939: (…) “Habemus Papam” abbiamo un Papa. Una grande gioia. Dio, Cristo, ha subito dato a noi, la Chiesa, un nuovo Papa, un nuovo Padre. Anch’io voglio gioire con tutto il mio cuore e interiormente gioire e gridare con tutti i cristiani riuniti in Piazza San Pietro all’incoronazione: Viva il Papa.

    Da questi tre giovani sarebbe stata certamente accolta una parola chiara e inequivocabile, senza compromessi e coraggiosa per il discernimento degli spiriti, contro le ideologie e i pericoli del fascismo e del nazionalsocialismo.  Purtroppo questo messaggio non è mai arrivato dal Papa.

    Ferdy e Willy morirono da reclute in viaggio verso la Russia all’età di 21 e 22 anni, rispettivamente ad agosto e ottobre 1941. 

    Mio padre è sopravvissuto grazie a un lungo addestramento come pilota d’aereo.  Durante tutta la sua vita è stato consapevole della sua situazione privilegiata, (…) considerato come i 2/3 della fortuna ereditata non erano in realtà suoi. Non volle lasciarla in eredità ai suoi figli ma volle fare in modo che servisse alla Chiesa e ai suoi nuovi inizi.

    Le terribili conseguenze della guerra e la grande vergogna per la Shoah risvegliarono in lui il desiderio di una migliore comprensione del cristianesimo. Questo lo portò all’incontro con mia madre e quindi al loro viaggio comune”.

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