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    I SOLDI DI SOROS - RAVE PARTY? NO - CAMPIDOGLIO: CENSURA ROSSA

    I SOLDI DI SOROS – RAVE PARTY? NO – CAMPIDOGLIO: CENSURA ROSSA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 2 novembre 2022

    Tre spunti di riflessione sui finanziamenti italiani di Soros, sulla decisione governativa a proposito di rave party (e sullo sgombero di Modena), sulla censura rossa praticata in Campidoglio ai danni di ‘Non si tocca la famiglia’.

    Mentre prosegue l’assurda, scellerata guerra in Ucraina e mentre si prospetta per l’Italia un nuovo, insensato invio di armi a Kiev (con il governo Draghi - si è scoperto nei giorni scorsi - l’Italia già si era evidenziata nei circoli bellicisti euro-atlantici per la fornitura dei sistemi bellici più potenti e tecnologicamente avanzati), proponiamo oggi brevi riflessioni su tre fatti recenti che pensiamo possano interessare chi ci legge.

    SOROS E BONINO: UN ANTICO SODALIZIO BEN RIMUNERATO DAL NOTO SPECULATORE, PARDON FILANTROPO

    Da una parte George Soros, lo speculatore collaudatissimo (negli Anni Novanta famose le sue operazioni finanziarie che portarono alla svalutazione sia della sterlina che della lira), che – in veste di filantropo libertario – è sempre stato generoso verso chi nel mondo propugnava e propugna la rivoluzione dei ‘nuovi diritti’.

    Dall’altra la mini-galassia radicale italiana, elettoralmente modestissima ma molto incisiva nella propaganda sovversiva dei valori tradizionali, stimolata negli anni in particolare dal defunto Marco Pannella e dalla ‘grande italiana’ (sic dixit Franciscus) Emma Bonino. Era destino che le due parti si incontrassero già alcuni decenni fa e che la prima nutrisse di banconote la seconda, preziosissime in occasione di elezioni politiche nazionali ed europee, oltre che in prossimità di consultazioni referendarie.

    E’ un flusso che è stato reso pubblico anche dai radicali al momento dei rendiconti annuali. E’ noto ad esempio che Soros, tramite le sue fondazioni e società (generalmente riconoscibili dalla presenza dell’aggettivo Open) ha versato ai radicali italiani nel 2017 quasi trecentomila dollari con l’obiettivo di riuscire a cambiare la normativa sull’immigrazione. E quasi duecentomila euro per condurre la campagna per le europee 2019. Sono finanziamenti che i radicali hanno rivendicato come “un vanto”, come disse Riccardo Magi (un altro dei volti noti della mini-galassia) nel 2017: “Molto meglio ricevere sostegno da Soros che essere amici di Orban”. Piccolo inciso: dev’essere questo anche il pensiero delle tre organizzazioni della Compagnia di Gesù che tra il 2016 e il 2018 hanno beneficiato dell’aiuto di Soros per oltre un milione e 700mila dollari al fine di sostenere le attività pro-migranti.

    Niente di nuovo dunque se ogni tanto si viene a sapere che il flusso Soros-radicali (oggi in veste di +Europa+) non si interrompe. Del resto Soros ha ottimi amici anche in altri partiti di sinistra, come nel Pd la nota Elly Schlein dalla carriera politica fulminea, ex-sardina nata a Lugano ma da madre italiana e padre americano.

    Sorprendente tuttavia per la fonte della notizia e le dimensioni del malloppo la dichiarazione che un politico assai singolare come Carlo Calenda (un piddino salottiero e imprevedibile, alla testa di Azione, alleata con Italia Viva di Renzi) ha fatto al giornalista retroscenista televisivo dei Palazzi, Bruno Vespa (apparirà nel libro dello stesso in uscita nei prossimi giorni): “George Soros ha sovvenzionato con un milione e mezzo di euro +Europa”. Con una precisazione di rilievo, riandando alle trattative di Azione/Italia viva con il Pd e la stessa +Europa per la formazione di un cartello elettorale per le elezioni del 25 settembre scorso: (dice Calenda che il noto Benedetto Della Vedova, odierno segretario di +Europa) “è totalmente schierato con il Pd. D’altra parte ne conosco le ragioni, non ultima quella che il finanziere George Soros ha sovvenzionato con un milione e mezzo di euro +Europa ponendo come condizione imprescindibile che si facesse un listone antifascista. Me lo disse ripetutamente Della Vedova prima della rottura” (tra Pd-+Europa e Azione/Italia viva).

    A questo punto una domanda sorge spontanea: non è che Soros (origine ungherese, naturalizzato statunitense), finanziando abbondantemente +Europa così da favorire la formazione di un listone anti-centrodestra sia proprio l’esempio preclaro di una di quelle ingerenze straniere paventate e condannate preventivamente dal centro-sinistra durante tutta la campagna elettorale? Dove sono, come si sono materializzati i fondi russi pro-Salvini per i quali si sono spese tonnellate di pagine di Repubblica e propaggini varie? Invece questi, come dice Calenda, sono fondi veri, concreti. Anche se a +Europa in veste di partito i soldi sorosiani non hanno portato – neanche stavolta – fortuna. E neppure a chi, il Pd, con la propaggine di Soros in Italia, si era voluto con scarsissimo acume alleare.

     

    RAVE PARTY? LA MUSICA E’ CAMBIATA: UN FORTE MESSAGGIO AI GIOVANI INSIDIATI DALLA ‘CULTURA’ DELLO SBALLO, MINIMIZZATA E DUNQUE FAVORITA DAL PENSIERO UNICO MEDIATICO

    Ma guarda un po’. Ricordate, voi che seguite un po’ anche la politica italiana, che cosa si pontificava a proposito di rave-party dagli schermi a reti unificate e dalle pagine dei giornaloni? Ormai ci sono migliaia di giovani… non possiamo intervenire. E come queste adunate mortifere duravano giorni e giorni  (vedi ad esempio quanto successo nell’agosto 2021 nel Viterbese) fino a quando, per esaurimento di energie vitali, fatti e strafatti, i partecipanti se ne andavano alla chetichella senza essere disturbati dalle forze dell’ordine? Erano i tempi di Luciana Lamorgese, pallidissima ministra dell’Interno con Conte II e con Draghi, dal settembre 2019 all’ottobre 2022. Non possiamo far sgombrare, si rischiano incidenti gravi, duri scontri… questo era il ritornello intonato dalle prefiche del politicamente corretto.

    Com’è come non è, l’altro ieri è cambiato tutto. Gli oltre tremila partecipanti a un rave-party (convocato via social ) spuntato improvvisamente la sera di sabato scorso 29 ottobre in una fabbrica dismessa modenese se ne sono andati in poche ore nella mattinata di lunedì senza bisogno che la polizia (che aveva attirato l’attenzione degli occupanti anche sul fatto che il fabbricato era sotto sequestro per pericolo di crolli) dovesse intervenisse manu militari: organizzatori e partecipanti hanno percepito che stavolta si sarebbe fatto sul serio. In ogni caso sono stati oltre 1300 gli identificati e 14 gli organizzatori denunciati; si stima inoltre a 150mila euro il valore di veicoli e attrezzature musicali sequestrate.

    Dal nuovo governo è stato dunque dato un messaggio forte a chi fin qui ha potuto approfittare della tolleranza, della pavidità, de facto della complicità di coloro che, pur potendo, non sono mai intervenuti in materia, per ragioni politiche contingenti e di bottega.

    Messaggio forte, ribadiamo, a beneficio di una gioventù spesso stordita dalla cultura dominante di cattivi maestri politici e mediatici, sempre pronti a inneggiare a quella falsa libertà che danneggia gravemente se stessi, la propria famiglia, la convivenza e il progresso sociale.

    Un messaggio, quello dato ai partecipanti del rave di Modena, che è stato seguito sempre il 31 ottobre da un decreto legge – approvato dal primo Consiglio dei Ministri operativo - che, al punto 5, prevede un nuovo articolo 434 bis del Codice penale: tale articolo era già stato abbozzato in sede di Ministero dell’Interno nell’ultimo anno ma mai partorito . Alla sua stesura hanno contribuito sia il nuovo Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che il nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e il nuovo Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Nell’articolo 434 bis sono previsti da 3 a 6 anni di reclusione per chi “organizza o promuove rave party”, mediante “l’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”, da parte di almeno 50 persone. Per gli organizzatori sono previste multe da mille a diecimila euro. Per chi solo partecipa all’ “invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati” si prevede “che la pena è diminuita”. Inoltre è prevista la confisca di ciò che è servito o è stato destinato a commettere il reato: veicoli, amplificatori, impianti stereo, strumenti musicali, strutture per il palco.

    Nella relazione che illustra il nuovo decreto si legge tra l’altro: "L'intervento normativo mira a rafforzare il sistema di prevenzione e di contrasto del fenomeno dei grandi raduni musicali, organizzati clandestinamente (c.d. rave party) (…) I casi che si sono finora presentati hanno riguardato meeting, organizzati mediante un ‘passa parola’ clandestino, realizzato attraverso il web e soprattutto attraverso i social network, che si sono tenuti in aree di proprietà pubblica o privata invase illecitamente dai partecipanti".

    IL MANGANELLO DI REPUBBLICA E L’IPOCRISIA DI AVVENIRE CONTRO IL GOVERNO

    Le norme anti-rave party hanno suscitato una reazione durissima nel centro-sinistra e nella sinistra politica, che prefigura – sulla base di tali norme – ulteriori giri di vite contro le occupazioni (così simpaticamente democratiche) di scuole e università oppure contro manifestazioni sindacali che implichino azioni di tal genere. Gli strilli scomposti di coloro che fin qui i rave party li avevano sempre tollerati e dunque de facto favoriti sembrano però, a leggere la relazione illustrativa citata e ad ascoltare il Ministro dell’Interno, fuori luogo. Non si può non osservare che tali strilli (vedi Repubblica di oggi 2 novembre a tutta pagina: “No alla legge manganello” e, a pagina 2, "Rivolta contro il governo", un’impostazione mediatica sovversiva cui strizza l’occhio ipocritamente anche l’odierno Avvenire col titolo d’apertura: “Occupazioni e Covid: segnale che già divide”) costituiscono de facto un’istigazione grave e irresponsabile alla rivolta studentesca, giovanile, sindacale contro norme che, lungi dall’essere reazionarie, sono invece quelle che il buon senso, il dovere della responsabilità e l’amore per il futuro del Paese suggeriscono.

    LA CENSURA ROSSA CONNOTA IL CAMPIDOGLIO PIDDINO. UNA LETTERA-BOOMERANG

    Si sa che il Comune di Roma - guidato oggi dal piddino Roberto Gualtieri – non tutela la libertà di espressione, almeno in materia di vita e di famiglia. Mostra anzi, attraverso certe componenti della sua giunta come l’assessore alle Attività produttive e alle Pari Opportunità Monica Lucarelli, una vera e propria idiosincrasia ad esempio nei confronti dei manifesti anti-abortisti (che richiamano la verità del feto) o contro l’ideologia gender di Pro Vita & Famiglia. Del resto all’interno delle Pari Opportunità romane c’è anche l’Ufficio per i diritti lgbt ecc… diretto da Marina Grassadonia, già presidente nazionale delle cosiddette ‘famiglie arcobaleno’ ed esponente di Sinistra italiana. Naturalmente quest’ultima è sempre sull’attenti e scatta appena si profila all’orizzonte qualcosa che possa magari turbare l’ordine pubblico arcobaleno.

    Certo la Grassadonia non fa una piega quando note associazioni femministe - le cui azioni liberticide sono coerenti con il feroce totalitarismo imperante nei loro cervelli – diffondono manifesti con Giorgia Meloni, Lorenzo Fontana, Maurizio Gasparri e Eugenia Roccella a testa in giù.

    Invece si scatena quando scopre che l’ Associazione Non si tocca la famiglia e l’ Osservatorio bioetico di Siena (con la collaborazione del Family Day ) hanno chiesto la Sala della Protomoteca in Campidoglio in vista di un convegno da tenersi il 28 ottobre per una riflessione con medici, psicologi e genitori sui temi della disforia di genere e della cosiddetta riassegnazione sessuale. Tra i relatori anche Massimo Gandolfini, il neurochirurgo portavoce del Family Day, oltre a Emanuele Boffi (direttore di Tempi), Paolo Scarpellato (psicologo) e Giusy D’Amico (attivissima presidente di Non si tocca la famiglia). L’agitazione della nota lobby per la concessione della Sala della Protomoteca (ritenuta evidentemente una propria dépendence) deve aver raggiunto l’apice tanto che il sindaco Gualtieri ha all’ultimo momento comunicato il No del Comune all’utilizzo della sala, richiesta come d’uso qualche settimana prima da un consigliere comunale, il leghista Fabrizio Santori. Il Convegno si è poi tenuto a 400 metri dal Campidoglio nella Sala Baldini in piazza Campitelli.

    Ma c’è di più. Leggete alcuni passi-  molto ma molto significativi - della lettera con cui il capo Segreteria di Gualtieri, comunica il rifiuto di concedere la sala della Protomoteca. Scrive tra l’altro Giulio Bugarini: “L’utilizzo della sala, la più importante e simbolica del Campidoglio, resterà sempre aperta a iniziative di differente matrice politico-culturale; tuttavia i soggetti organizzatori devono sempre attenersi a regole di trasparenza e correttezza e deve essere un impegno comune quello di evitare toni e motivi di aperta contrapposizione e propaganda, soprattutto su temi divisivi e sensibili”. Nel nostro caso l’associazione Non si tocca la famigliacon toni aggressivi verso chi si pone su posizioni differenti ha contribuito a creare un clima conflittuale ingenerando sentimenti di diffidenza e inaffidabilità da parte dell’amministrazione”. E bravo il Bugarini e bravo il Gualtieri! Quanto scritto – di impronta sovietica dei bei tempi - lascia prefigurare che la Sala della Protomoteca non sarà più concessa a nessuna di quella galassia di associazioni che si occupano di “temi divisivi e sensibili”, creando “un clima conflittuale”. In concreto ciò dovrebbe significare anche: niente più Campidoglio ai gruppi e movimenti che propagandano aborto e eutanasia, utero in affitto, gay pride e ideologia gender nelle scuole! E’ vero che sarà così, sindaco Gualtieri? Oppure – per non essere lapidato da pietre arcobaleno - si rimangerà quanto scritto (un po’ incautamente, con effetto boomerang) per mano del suo capo Segreteria?  

    P.S. In questi giorni si sta discutendo molto in Italia del tetto al contante che il nuovo governo di centrodestra (in particolare con la Lega, ma anche con il resto della coalizione, Giorgia Meloni in primis) intende innalzare in dimensione consistente dagli attuali 2.000 euro, probabilmente a 5.000. E’ una battaglia di libertà che condividiamo pienamente e di cui abbiamo scritto nel nostro sito in altre occasioni, ad esempio il 21 gennaio 2022: vedi “Civiltà cattolica: contante favorisce crimine? Superstizione!”  (https://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/1058-civilta-cattolica-contante-favorisce-crimine-superstizione.html ).

     

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