Ricerca

    NEO-CARDINALI/ JOSE' COBO CANO (MADRID): MIGRANTI, GIOVANI, CARA AL SOL

    NEO-CARDINALI/ JOSE’ COBO CANO (MADRID): MIGRANTI, GIOVANI, CARA AL SOL – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 5 ottobre 2023

    A colloquio venerdì 29 settembre con l’arcivescovo di Madrid, Josè Cobo Cano, che il giorno dopo sarebbe stato creato cardinale. La sfida dei giovani, la GMG di Lisbona, il caso di ‘Cara al Sol’; la necessità di sviluppare politiche migratorie che considerino i migranti in primo luogo come persone.  Il neo-cardinale Pierbattista Pizzaballa nella parrocchia romana di Sant’Ippolito, che martedì 10 ospiterà (cinema delle Provincie) il cardinale Zuppi per un incontro culturale

     

    Tra i neo-cardinali creati da papa Francesco il 30 settembre 2023 emerge un cinquantottenne spagnolo di origine andalusa: è José Cobo Cano, dallo scorso 12 giugno arcivescovo di Madrid (ingresso l’8 luglio) e già vescovo ausiliare dell’arcidiocesi dal 2017. L’abbiamo incontrato in Sala Stampa alla vigilia del Concistoro, ponendogli alcune domande su questioni che è noto gli stanno particolarmente a cuore: la sfida dei giovani, l’accoglienza dei migranti…

    Monsignor Cobo Cano, molti auguri per la porpora che riceverà domani! Intanto Le pongo qualche domanda su due temi da Lei particolarmente sentiti. Il primo è la ‘sfida dei giovani’. In alcune dichiarazioni Lei ha posto l’accento su un problema grave, quello dello ‘sradicamento’ dell’odierna gioventù. Sono sicuro che avrà seguito da vicino lo svolgimento della GMG di Lisbona all’inizio di agosto: dalle immagini ricevute non sembrava che i tanti giovani presenti fossero realmente sradicati … Lei che impressione ha avuto dalla GMG?

    Credo che abbiamo vissuto una grande esperienza di quella che è la pluralità all’interno della Chiesa: tale pluralità si è ben manifestata a Lisbona. Ho visto giovani di origini molto diverse, provenienti da tutti i settori della vita della Chiesa. Che cosa hanno voluto dire alla Chiesa con la loro presenza a Lisbona? Hanno lanciato un grande messaggio: è possibile trovarsi tutti insieme, impegnandosi in mille attività, con opinioni politiche differenti, votando partiti diversi, ma tutti uniti con il papa per pregare. E’ stato un grande messaggio, per niente banale: è possibile pregare tutti insieme, mantenere una propria identità restando uniti. E poi tornare nel proprio Paese, vivere la fede ognuno nella propria comunità, ben consci che apparteniamo a un’unica famiglia.

    A proposito della GMG di Lisbona abbiamo intervistato alcuni dei partecipanti. Dalle loro riflessioni è emerso che per molti il primo motivo di presenza a Lisbona è stato il desiderio di ritrovarsi di ritrovarsi con tanti altri giovani aventi la medesima fede in Gesù Cristo (vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/1152-gmg-2023-sant-ippolito-roma-e-non-solo-la-speranza-e-giovane.html ). Erano ancora pieni di gioia per aver trovato a Lisbona più di un milione di giovani cristiani …ad esempio ricordavano con commozione il momento dell’inginocchiarsi collettivo mentre passava davanti a loro il Santissimo… Può confermare questo?

    Sì, io credo che i giovani abbiano una fede speciale, un’espressione di fede particolare… Penso che i giovani incontrino la fede anche vedendosi gli uni con gli altri, restando uniti e testimoniando visibilmente l’unità che perseguono come cristiani. Essere cristiani non è essere di una parte, ma essere cattolici. E’ anche qui un grande messaggio per il nostro mondo, in cui regna la divisione. In un tale mondo molto segmentarizzato, la Chiesa può promuovere la fraternità e può annunciare la speranza. Viviamo in un’Europa in cui c’è una guerra, viviamo in un’Europa in cui Stati sono divisi tra loro e al loro interno, in cui i partiti sono l’un contro l’altro armati. I giovani ci dicono: certamente possiamo essere ben distinti, ma ugualmente trovare un luogo d’incontro.

    I giovani spagnoli erano sotto osservazione particolare considerato come il Paese sia visibilmente diviso tra due visioni contrapposte di Spagna, ambedue di grosse dimensioni… Lei parlava di diversità, di pluralismo tra i giovani andati a Lisbona… tra gli spagnoli c’è chi ha scandito slogan anti-Sanchez freschi di (aspra) campagna elettorale e c’è un gruppo che ha voluto cantare pubblicamente (e con vigore) Cara al Sol con la camisa nueva, inno franchista, della Falange… Lei come valuta quanto accaduto?

    In un grande gruppo di decine di migliaia di giovani spagnoli c’è stato un gruppo piccolo che ha cantato Cara al Sol. Ma alla grande maggioranza neanche è passato lontanamente per la testa di nato di intonare Cara al Sol, ha preferito un altro repertorio … è vero che chi ha cantato Cara al Sol ha naturalmente attirato l’attenzione mediatica…

    Il Papa a Lisbona ha insistito sul fatto che la Chiesa accoglie Todos, todos, todos… anche i giovani che hanno intonato Cara al Sol? Fanno parte anche loro della Chiesa oppure no?

    Sì, sì, fanno parte della Chiesa. Todos è todos. La Chiesa ha una missione non da partito politico, non da gruppo selezionato… l’identità della Chiesa sta nella missione, che è por todos, todos.

    Un secondo grande tema che Lei ha definito prioritario nelle interviste da arcivescovo di Madrid è quello dei migranti, un tema da anni molto dibattuto in vari Paesi d’Europa, non solo in Italia. Lei ha evidenziato sia il diritto di emigrare che quello di non emigrare. Domanda: ma i migranti economici - non parlo dei rifugiati politici - oltre ad avere il diritto di emigrare hanno anche quello di essere accolti? In alcune occasioni – discorsi al Corpo diplomatico, conferenze-stampa in aereo come quella del ritorno dalla Svezia – papa Francesco ha voluto distinguere tra rifugiati e migranti, due categorie differenti che sono da trattare con regolamentazioni diverse…

    Tutte le persone hanno dei diritti. Non ci sono persone di prima e di seconda classe. Ogni persona, con la sua famiglia, ha il diritto pieno di cercare di raggiungere un livello di vita dignitoso, di uscire da una situazione esistenziale di miseria. Gli Stati devono facilitare tale legittimo desiderio, indicando e predisponendo rotte sicure di emigrazione. Gli Stati non possono tenere bloccate in un porto decine di persone senza offrire loro la possibilità di salvezza.

    Però papa Francesco ha anche più volte evidenziato che ogni governo deve essere ragionevole, attento a conciliare l’accoglienza con la possibilità reale di integrazione e con gli equilibri interni. Se uno Stato può accogliere venti, accolga venti. O di più o di meno a dipendenza del realisticamente possibile… I governi hanno dunque il diritto di porre limiti numerici all’accoglienza dei migranti...

    Ogni Governo deve accogliere secondo quello che può, non secondo quello che vuole. E se si verifica una situazione di emergenza, come ad esempio il caso di cinquanta migranti in balia delle onde del mare, si deve comprendere che sono cinquanta esseri umani e dunque devono essere salvati. Certo ogni Stato deve calcolare quanti migranti può accogliere e integrare, ma nel contempo deve promuovere rotte sicure per un’immigrazione che non sia umanamente rischiosa. L’Europa deve confrontarsi con questa realtà dei nostri giorni, deve far sì che questa ineludibile realtà dell’immigrazione venga affrontata non come se si fosse davanti a numeri, ma davanti a esseri umani, che hanno il diritto di cercare una vita più dignitosa e di essere parte attiva di società multiculturali come le nostre.

    A SANT’IPPOLITO IL CARDINALE PIZZABALLA, IN ATTESA DEL CARDINALE ZUPPI

    Prima messa celebrata in una parrocchia romana dal neo-cardinale Pierbattista Pizzaballa: è accaduto mercoledì 4 ottobre a Sant’Ippolito presso Piazza Bologna. Insieme si è celebrata la festa liturgica di san Francesco d’Assisi, si è ricordata la dedicazione della chiesa francescano-cappuccina (4 ottobre 1938), si è onorato il parroco monsignor Manlio Asta con l’elevazione a canonico onorario del Santo Sepolcro (accompagnata dall’ottimo coro con il ‘Benedicat tibi Dominus’). A presiedere l’affollata celebrazione eucaristica (seguita da un festoso incontro conviviale nel cortile) il patriarca latino di Gerusalemme, insieme con i vescovi Mani e Salera e numerosi sacerdoti. Nell’omelia il porporato bergamasco ha evidenziato come Francesco d’Assisi sia stato uomo di incontro e di riconciliazione, uomo di sofferenza, uomo umile che ha mai presunto di potercela fare da solo. Anche la Terrasanta – ha osservato Pizzaballa – è luogo di incontro, molto faticoso poiché non raramente capita di dovere ricominciare daccapo a tessere la tela delle relazioni. Sempre la Terrasanta è pure luogo di sofferenza: la gratuità dell’offrirsi spesso non viene riconosciuta e anzi capita che i cristiani siano oggetto di atti di violenza (ma la carità non si può fermare). Il cardinale Pizzaballa (vedi anche https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-cardinali/1155-neo-cardinali-pierbattista-pizzaballa-intervista-a-passo-di-carica.html ) ha poi evidenziato la vivacità della parrocchia di Sant’Ippolito e la sua volontà più volte concretizzata di aiutare la Terrasanta attraverso scambi di sacerdoti, borse di studio e pellegrinaggi. Ricordiamo infine che martedì 10 ottobre alle 20.30 la parrocchia (presso il cinema delle Provincie) ospiterà il cardinale Matteo Zuppi per un incontro del ciclo culturale dal titolo: “L’uomo essere sociale. La sfida di mettersi d’accordo”. Ingresso libero.   

    .

     

     

     

     

     

    .

    Ricerca