SVIZZERA/SI' DIVIETO BURQA, NO IDENTITA' ELETTRONICA

SVIZZERA/SI' DIVIETO BURQA, NO IDENTITA’ ELETTRONICA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 7 marzo 2021

 

Il popolo svizzero ha approvato oggi – con il 51,2% di ‘sì’- l’iniziativa popolare che vieta di indossare burqa e niqab negli spazi pubblici (eccezione: luoghi di culto): un voto democratico che va accettato e che esprime anche una volontà non trascurabile di resistenza culturale contro l’espansione islamica. Bocciata nettamente la legge sull’identità elettronica perché prevedeva una gestione pubblico-privata del documento.


 

Dalle urne elvetiche sono usciti oggi, domenica 7 marzo 2021, un ‘sì’ all’iniziativa popolare per il divieto di burqa e niqab e un ‘no’ alla legge sull’identità elettronica, che prevedeva un sistema misto, pubblico-privato, per la gestione della prevista identità elettronica per gli acquirenti online. ( vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/svizzera/1002-voto-svizzera-viso-velato-identita-elettronica.html . E’ stato un doppio rovescio per Governo e maggioranza parlamentare: non capita spesso neanche in Svizzera.

Come già il 30 novembre 2009 (iniziativa contro l’erezione di nuovi  minareti) il Comitato di Egerkingen (animato dall’UDC, destra moderata, primo partito svizzero) ottiene una vittoria certo significativa su un tema identitario, anche se meno netta rispetto a 12 anni fa. Però vittoria è, ed è incontestabile (anche se gli avversari cercheranno ogni cavillo per far intervenire la Corte di Strasburgo, come già annunciato). Una larga maggioranza di elettori Udc era contraria anche alla legge sull’identità elettronica, contro cui era stato promosso un referendum da ecologisti e socialisti. In questo caso la vittoria del fronte referendario è andata addirittura al di là dei sondaggi, oltrepassando ampiamente il 60% dei no.

Quello lanciato oggi dalla maggioranza dell’elettorato svizzero è un segnale importante che onora il sistema democratico: nonostante le pressioni di gran parte dell’establishment (compreso naturalmente quello mediatico), un popolo ha dimostrato di riuscire a pensare con la propria testa, determinando così il corso della politica nazionale in ambiti assai delicati come quello dei rapporti con un certo islam o dei rapporti con l’identità digitale.  Che si sia d’accordo o in disaccordo con le scelte operate, nessuno potrà negare che è una scelta democratica. Naturalmente perché ciò possa accadere, occorre che si possa andare a votare. Pure in tempi difficili per ragioni sanitarie. Una lezione quella rossocrociata anche per coloro che in Italia, per salvaguardare il proprio potere quasi sia di ‘diritto divino’, perseverano intollerabilmente nell’impedire con ogni mezzo e con mille pretesti che l’elettorato possa indicare le sue scelte politiche.

 

SI' ALL’INIZIATIVA POPOLARE CONTRO LA DISSIMULAZIONE DEL VISO: NON CONTRO L'ISLAM, MA UN SEGNALE PRECISO DI RESISTENZA CULTURALE AL SUO ESPANSIONISMO GUERRIERO

I risultati. ‘Sì’ all’iniziativa: 1.427.626 (51,2%)- ‘No’ all’iniziativa:  1.360. 317 (48,8%). Partecipazione: 51,4% (sopra la media, buona per gli standard elvetici)- Cantoni favorevoli: 18, cantoni contrari 5

L’esito del voto è un segnale lanciato dalla maggioranza dell’elettorato elvetico contro l’estremismo islamico (non contro l’Islam, ma contro le interpretazioni fondate sulla concretizzazione della parte guerriera del Corano).  Sui contenuti dell’iniziativa popolare si poteva essere razionalmente di parere diverso, ritenere ad esempio sproporzionato il divieto generalizzato di indossare in pubblico burqa e niqab rispetto alla realtà corrente che al  momento non tocca in Svizzera più di una quarantina di casi e preferire il controprogetto più mirato proposto dal Governo e approvato dal Parlamento. Tuttavia, a bocce ferme, si constata che il popolo ha parlato e che la sua decisione va non solo rispettata, ma salutata come un atto di resistenza democratica contro quell’interpretazione dell’islam che ne esalta l’aspetto totalitario e bellicoso.  

Qualche considerazione:

18 Cantoni su 23 hanno approvato l’iniziativa (dunque la necessaria maggioranza cantonale c’è). In testa il Giura (60,7 di sì), seguito dal Ticino (60,5%), da Svitto (60,2%). Interessanti i risultati del Vallese (58,3% di sì)  e di Friburgo (55,9% di sì).

Significativo che i cinque  cantoni citati  siano rispettivamente francofono, italofono, tedescofono e gli ultimi due bilingui francese-tedesco.

Diversamente da quanto emerge di consueto nel voto su iniziative di contenuti ‘conservatori’, la Svizzera romanda (con l’eccezione debole di Ginevra) non si è dunque differenziata dalle altre Svizzere. Per il ‘no’ chiaro all’iniziativa solo Zurigo e Basilea-città, per un ‘no’ di misura i cantoni turistici dei Grigioni (50,4%) e Appenzello esterno (50,9%). ‘No’ di misura (50,4%) anche dal canton  Berna (grazie alla città capoluogo e (sorprendente per le ridotte dimensioni) da Ginevra (51,3%) .  

Da notare che le prime 9 posizioni sono occupate da Cantoni storicamente di tradizione cattolica (vedi anche: https://www.rossoporpora.org/rubriche/svizzera/44-minareti-il-no-dei-cantoni-cattolici.html

 

RIFIUTATA L’IDENTITA’ ELETTRONICA A GESTIONE MISTA PUBBLICO-PRIVATA

Senza storia il voto sulla legge federale sui servizi di identificazione elettronica, che per una chiara maggioranza di votanti denotava una grave pecca: un sistema di gestione misto di pubblico e privato. Contro la legge sinistra ed ecologisti, ma anche molti elettori dell’Udc (destra moderata).

I risultati. ‘Sì’ alla legge: 984.611 (36,7%) - ‘No’ alla legge:1.778.014 (63,3%) -Partecipazione: 51,3%

La legge non è stata approvata in nessun Cantone, con punte di ‘no’ oltre il 65% nei cantoni Basilea-città (70,7% di ‘no’), Vaud (70% di ‘no’), Ginevra, Neuchatel, Sciaffusa, Giura, Basilea-campagna. (Vaud, Zurigo).

I vincitori auspicano in tempi brevi una legge sull’identità elettronica che preveda però il coinvolgimento solo degli enti pubblici (e non di banche, assicurazioni e aziende varie).

Ancora una parola riguardante l’accordo con l’Indonesia (questione dell’importazione a tariffa agevolata dell’olio di palma, in concorrenza con la produzione indigena di olio di girasole e di olio di colza): è stato approvato con il 51,7% di ‘sì’.