CORECCO SULLA MALATTIA-SPUNTI SU DIBATTITO OMOFOBIA E POLONIA - APPELLI

CORECCO SULLA MALATTIA - SPUNTI SU DIBATTITO OMOFOBIA E POLONIA - APPELLI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 2 novembre 2020

 

Oggi è il giorno della Commemorazione dei defunti: alcune riflessioni del vescovo Corecco su malattia e sofferenza. Ripresa alla Camera la discussione della legge liberticida “contro l’omotransfobia”: spunti dal dibattito. In Polonia proseguono le manifestazioni anti-governative e anti-cattoliche dopo la decisione di limitare la possibilità di abortire. Alcuni appelli ricevuti su vita, famiglia, situazione mondiale ed ecclesiale.

 

Nel giorno della Commemorazione dei defunti proponiamo a chi ci legge alcune delle riflessioni fatte in un incontro promosso a Lugano da Caritas Ticino dal vescovo di Lugano Eugenio Corecco il 27 novembre 1994, pochi mesi prima di morire per un tumore alle ossa (scoperto nel 1992).

. Nessuno (…) parla volentieri del proprio stato di non salute e il valore principale della vita è spesso collocato nella salute che si gode. “Prima di tutto la salute”; “la cosa più importante è essere sani”: questo è il giudizio che corre costantemente non solo tra gli uomini, ma anche tra coloro che credono in Gesù Cristo. Il valore supremo della vita è spesso collocato nel valore della buona salute. Certo la salute è il presupposto importante per fare molte cose che dobbiamo fare nella vita, ma non è il presupposto perché la nostra vita abbia veramente un valore. Anche le persone che soffrono, che sono confrontate duramente con la malattia, che sono ammalate durante tutto il tempo della loro vita, possono vivere un’esperienza umana molto grande e possono dare alla loro esistenza un valore inestimabile. Spesso, se vissuta bene, la malattia dà alla vita un valore più grande di quanto non lo possa dare la salute stessa.

. La malattia non è solo momento profetico, che anticipa quello che sarà il momento finale; non è solo il momento in cui emerge nella nostra persona la tentazione di ribellarci al Signore, così come avvenuto nella persona di Gesù Cristo nei confronti del Padre, ma è anche grazia. Dire che la malattia è una grazia è molto difficile. Forse non sarei mai riuscito a dirlo veramente neppure io. Dire che la malattia è una Grazia urta contro il buon senso, urta apparentemente contro la ragione. Però se esaminiamo quello che avviene durante il decorso di una malattia, ci accorgiamo che è così, che la malattia è una grazia. Abbiamo tutti paura o avremmo tutti paura a fare questa affermazione a un’altra persona. Eppure è profondamente vera. Perché se esaminiamo quello che avviene in noi durante la malattia, quello che la malattia provoca in noi, se la viviamo in modo cristiano, ci accorgiamo che nella persona avviene un grandissimo cambiamento. Da quando è incominciata la malattia a dopo, noi ci sentiamo profondamente cambiati, non siamo più quelli di prima: in questo sta la grazia. Per cui è vero che la malattia è una Grazia. Lo possiamo dire però solo dopo. Se lo diciamo prima, è come se fosse troppo presto, è come se fosse una ideologia.

. La malattia ci fa sentire il tempo che viviamo in modo differente di prima. Ci accorgiamo che la vita è qualche cosa di estremamente prezioso, che è il dono più grande che abbiamo ricevuto dal Signore. Scopriamo che il tempo ha una intensità diversa da quella di prima, non più in rapporto a tutte le cose che dobbiamo fare, ma rispetto alla esperienza esistenziale della nostra persona. Sentiamo che il tempo è preziosissimo, perché urge, perché non abbiamo più la possibilità di sprecarlo, come l’avevamo prima. Il tempo diventa più consistente, qualche cosa che vorremmo vivere nel modo più intenso possibile.

. La malattia ci cambia, perché ci fa toccare proprio con le mani la solitudine che abbiamo dentro di noi. Ci sono infatti momenti durante la malattia in cui una persona capisce che in ultima analisi la questione è sua. Nessuno può supplirlo. Nessuno può fare o dire al suo posto. Sente la propria finitezza e da questa finitezza capisce che c’è una sola Persona, che può riempirla, perché questa persona è Qualcuno più grande di lui, è Colui che ci ha dato la vita.

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. C’è però una condizione che ho lasciato come ultima riflessione. Tutto quello che ho detto si avvera nella nostra persona, solo se riusciamo ad accettare la malattia. La cosa più importante che dobbiamo fare, il primo atteggiamento nostro personale nei confronti degli ammalati, è quello di accettare noi personalmente quello che ci succede e di aiutare gli altri a fare altrettanto. Dobbiamo aiutare gli ammalati ad accettare la loro situazione.


. Volevo dirvi solo questo e quello che vi ho detto l’ho vissuto, non l’ho solo pensato. Tante cose le avrò anche pensate, a tavolino, come si dice, ma se le ho pensate è perché il Signore mi ha dato la grazia di accettare, io spero, la malattia. E se ho pensato, è perché ho cercato di vivere in un certo modo. quello che mi è capitato, che è esattamente uguale a quello che può capitare a qualsiasi altra persona. Dire che ringrazio il Signore per questo non è facile, perché è come dire al Signore che lo ringraziamo per averci portato via qualche cosa di fondamentale: la salute.

Su come il vescovo Corecco ha vissuto la grave malattia commuove anche l’omelia ai pellegrini ticinesi a Lordes, pronunciata il 25 agosto 1994: riguarda l’accompagnamento ecclesiale di chi è vicino alla morte. Il testo ci è stato inviato da Luigi Accattoli (che a sua volta l’aveva ricevuto da Moreno Bernasconi): gli è anche servito per onorare la memoria di Eugenio Corecco nel suo volume “Cerco fatti di Vangelo”, SEI 1995, pp. 193 e 296s - vedi http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/8-celebrazione-ecclesiale-della-propria-morte/25392-2/

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LEGGE CONTRO “L’OMOTRANSFOBIA”, URGENZA LIBERTICIDA ROSSO-GIALLA: PROSEGUE IL DIBATTITO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Da martedì 27 a giovedì 29 la Camera italiana dei deputati ha ripreso la discussione in aula sul disegno di legge Zan contro “l’omotransfobia”. Basta già solo questa annotazione per evidenziare quali siano le priorità della maggioranza rosso-gialla in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo: ai rosso-gialli quel che importa è restringere il più possibile gli spazi della libertà di espressione, figli come sono di un totalitarismo che nel Novecento ha schiavizzato l’Europa dell’est e non solo. Gratta gratta… cambiano nome, ma son sempre loro!

Nella ‘pausa’ parlamentare al testo di base è stato apportato qualche ritocco. Grottesco come nel caso dell’aggiunta agli ambiti delle discriminazioni punite con la legge Zan anche di quello della disabilità. Penoso come quando si è cercato di definire concetti come ‘identità di genere’ (“identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”): con tale definizione si conferma che la legge Zan vuole favorire l’ideologia gender,  che considera come pura e semplice ‘costruzione sociale’ la differenza tra uomo e donna e punta alla ‘fluidità’ di genere di una persona a seconda di come si percepisce in un dato momento.

Respinte le eccezioni di incostituzionalità presentate da Lega e Fratelli d’Italia, sono stati approvati i primi cinque articoli ed è incominciata la discussione sul sesto ( https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/965-salvini-a-processo-legge-omofobia-lunedi-3-agosto-in-aula.html ), in cui si prescrive l’istituzione di una Giornata nazionale contro l’ “omotransfobia” da concretizzare anche nelle scuole: indizio questo chiarissimo di come i rosso-gialli intendano in modo sovietico l’educazione delle nuove generazioni. La discussione in aula riprenderà martedì 3 novembre pomeriggio e, secondo la volontà rosso-gialla, il testo dovrebbe essere approvato dalla Camera entro fine settimana. Passerà poi al Senato e lì la partita sarà molto più incerta.

Qualche spunto estrapolato dal dibattito.

ANTONIO PALMIERI (Forza Italia): Ci sono due conseguenze fondamentali, a mio avviso, che pongo alla vostra attenzione.

La prima: voi state creando un cittadino ipertutelato sulla base delle sue preferenze sessuali, cioè create una nuova forma, un nuovo tipo di cittadino.

La seconda questione - e secondo me è la più rilevante - è questa: attraverso questo testo, (…) se non verrà modificato, voi di fatto introducete da un lato, nella prima parte della norma, la polizia del pensiero e dall’altro lato, nella seconda parte della norma, la pulizia del pensiero. Cerco di spiegarmi. Prima parte: la polizia del pensiero. Il peccato originale di questa norma è il fatto che si aggancia all’articolo 604- bis del codice penale. L’articolo 604- bis del codice penale, come sapete, elenca un catalogo di crimini e comprende quelli che possiamo chiamare

delitti di opinione, propaganda di idee, atti di discriminazione, istigazione a delinquere. (…) La questione è che voi mettete un’arma nelle mani di chi, fuori di qui, la userà per intimidire coloro i quali la pensano diversamente su questi punti, questo è il problema. (…). Secondo punto: la pulizia del pensiero. Non contenti di questo, perché la seconda parte della norma è rivelatoria, rivela le vere intenzioni di alcuni dei proponenti, non contenti della polizia del pensiero, con la seconda parte della legge, in particolare gli articoli 6 e 7, voi volete introdurre la pulizia del pensiero. Che cos’è la giornata dedicata all’omofobia, transfobia, eccetera, eccetera, nelle scuole, se non un elemento di pulizia del pensiero? Che cos’è l’articolo 7, la predisposizione di un piano triennale per intervenire – udite, udite – nei luoghi di lavoro, nei mezzi di comunicazione, nella scuola a ogni livello, se non un’azione per riprogrammare una pulizia del pensiero? Ecco, mi avvio a chiudere su questo punto, ricordandovi che l’educazione è una cosa ben diversa dall’indottrinamento: l’educazione è fatta di cura, attenzione, pazienza, ascolto, vicinanza, tempo, non è fatta di forzature, non è fatta di forzature che inducono reazioni di segno opposto e contrario, non è fatta di neolingua, non è fatta di costruzioni così arbitrarie e astruse che non tengono conto della realtà come essa è.

E allora - e concludo - rileggo quel pezzo dell’intervista rilasciata dal collega Zan a Il Foglio venerdì 16 ottobre, che ho già letto ieri, perché adesso diventa di straordinaria attualità. Dice Zan: “La legge serve a instillare nelle persone un atteggiamento di prudenza”. Allora, come ho detto ieri, lo ripeto oggi: un atteggiamento di prudenza si legge “uguale intimidazione”. Non c’è altro modo di leggerlo, perché la legge che avete costruito, attaccata alla legge cosiddetta Mancino, dice a chiare lettere questo.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (Fratelli d’Italia): Noi riteniamo che in Italia non ci sia la necessità di riprogrammare culturalmente gli italiani. Siamo assolutamente convinti che gli italiani abbiano tutto il diritto di esprimere, per esempio, cosa è per loro famiglia e cosa non è, e non sarà mai, famiglia; abbiano tutto il diritto, per esempio, di ritenere pratiche ignobili, immorali e immonde quelle dell’utero in affitto a vantaggio del capriccio di qualche ricco omosessuale che espropria la donna financo del suo più intimo frutto e, in virtù di questi motivi, riteniamo che nessuno possa essere condannato dalla psico-polizia che volete mettere in campo per condannare reati di opinioni, boldrinizzare gli italiani contro la loro volontà e contro la loro libertà

ALESSANDRO PAGANO (Lega): Facciamo degli esempi, concreti; ne farò tantissimi da qui in avanti. Una mamma non vuole che si educhi un figlio a un numero imprecisato di generi, perché così sarà, secondo le volontà dell’educazione di genere nella scuola? Omofobia, quindi condannata, o comunque indagata. All’asilo ti opponi perché a tuo figlio non vengano propinate le “favole arcobaleno” e le drag queen ? Omofobia, quindi indagato, forse anche condannato. Vuoi recitare un rosario perché una legge non passi, cosa che è accaduta in questo momento? Omofobia, indagato, forse condannato. Sei un avvocato e sei contrario all’utero in affitto e quindi difendi un cliente o, comunque, esprimi un’opinione? Omofobia, e quindi sei condannato. Sei un prete e citi San Paolo ai Romani ? Quindi capiterà durante le messe domenicali, una volta all’anno, due volte all’anno capita: omofobia, indagato, condannato! Sei uno psicologo, dimostri che il sesso biologico incide sulla personalità? Indagato, condannato! C’è un Sindaco che non vuole trascrivere un atto di nascita di due padri? Omofobia: indagato e condannato. C’è un medico che rifiuta di somministrare la Triptorelina, la famosa TPR, il farmaco inibitore della sessualità nei confronti dei bambini? Bene, omofobia: indagato, condannato. Ti arriva la baby-sitter a casa, Presidente, magari presa tramite un’agenzia e tu la desideri, diciamo, in maniera diversa? Omofobia: indagato, condannato. Affitti la casa a una studentessa e ti si presenta un transessuale? Non puoi non affittargliela perché a quel punto diventa omofobia...Anzi, transfobia, pure doppio.

 

POLONIA: PROSEGUONO LE MANIFESTAZIONI ANTIGOVERNATIVE E ANTICATTOLICHE

In Polonia proseguono le manifestazioni contro la decisione del Tribunale Costituzionale di abrogare la possibilità di aborto eugenetico, in conformità alla norma costituzionale sulla tutela legale della vita (art. 38). Anche ieri, festa di Ognissanti, dimostrazioni un po’ dappertutto, anche davanti alla Curia di Cracovia. Nel mirino il governo e la Chiesa cattolica. Il presidente della Repubblica Andrzej Duda ha dichiarato mercoledì l’intenzione di presentare una propria proposta di legge perché l’aborto sia possibile nei casi in cui secondo la diagnosi dei medici sarebbe “verosimile” che il bambino nasca morto o che muoia “a breve” dopo il parto a causa di menomazioni gravissime.

Il quotidiano ‘progressista’ Gazeta Wyborzca (di cui George Soros detiene dal 2016 una parte della proprietà) ha annunciato un sostegno finanziario alle manifestazioni. Come ha rilevato più volte in interviste e anche nel suo libro recente “Democrazia!” (Einaudi) Soros è particolarmente attento ai “momenti rivoluzionari”, che stimola con sovvenzioni massicce, in buona parte attraverso le sue Open Society Foundations : “Per le mie Open Society Foundations, i momenti rivoluzionari sono sempre stati importanti. Potrei citare il crollo del sistema sovietico negli anni Ottanta del secolo scorso, in cui per la prima volta la fondazione ha svolto un ruolo decisivo, e il nostro ruolo nell’Europa di oggi, dove stiamo cercando di impedire all’Unione europea di seguire l’esempio dell’Unione sovietica”.

Domenica 25 ottobre, dopo le dimostrazioni (sempre aggressive nei toni e in più occasioni violente anche nei modi), il presidente della Conferenza episcopale polacca Stanisław Gądecki (arcivescovo di Poznan) ha lanciato un appello al Paese. Qualche passo..

. La decisione del Tribunale Costituzionale - riguardo la tutela della vita dei bambini malati - ha suscitato reazioni estremamente sconcertanti da parte di molte persone nel nostro Paese.

. La Chiesa non può cessare di difendere la vita, né può rinunciare a proclamare che ogni essere umano deve essere protetto dal concepimento fino alla morte naturale. Su questo punto la Chiesa, come spesso ribadisce Papa Francesco, non può scendere a compromessi.

. Tuttavia, vorrei ricordarvi che non è la Chiesa che costituisce la legge nella nostra Patria e non sono i vescovi che prendono decisioni sulla conformità o non conformità degli statuti alla Costituzione Polacca.

. La volgarità, la violenza, le scritte offensive e il disturbo delle funzioni religiose, come pure le profanazioni perpetrate negli ultimi giorni - sebbene possano aiutare alcune persone a scaricare le proprie tensioni - non sono le modalità di azione appropriate di uno stato democratico. Esprimo la mia tristezza per il fatto che oggi in molte chiese ai credenti sia stato impedito di pregare e che, con la violenza, sia stato tolgo il diritto di professare la propria fede.

. Chiedo a tutti di esprimere le proprie opinioni in modo socialmente accettabile, nel rispetto della dignità di ogni essere umano.

Mercoledì 28 ottobre il Consiglio permanente dell’episcopato polacco ha pure lanciato un appello, che ha ripreso e aggiornato quello del suo presidente. Qualche passo.

. Mentre un'ondata di proteste di piazza si è diffusa nel nostro Paese, Papa Francesco, durante l'odierna udienza generale ha rivolto ai polacchi parole importanti e significative. Con esse ha ricordato S. Giovanni Paolo II, che "ha sempre esortato ad un amore privilegiato per gli ultimi e gli indifesi e per la tutela di ogni essere umano, dal concepimento fino alla morte naturale". Queste parole fanno parte del costante appello della Chiesa alla difesa, anche legale, della vita di ogni essere umano, compreso il nascituro, secondo il comandamento "Non uccidere".

. Osserviamo con grande dolore l'escalation della tensione sociale e dell'aggressività. Anche il linguaggio volgare usato da alcuni manifestanti, la distruzione dei beni sociali, la devastazione di chiese, la profanazione di luoghi sacri o l'impedimento a svolgere in essi la liturgia sono inquietanti. Chiediamo a tutti di impegnarsi in un dialogo sociale significativo, di esprimere le proprie opinioni senza l'uso della violenza.

. Ringraziamo i sacerdoti e tutti i fedeli laici che difendono con coraggio le loro chiese. Nessuno può difendere la Chiesa e gli oggetti sacri meglio della comunità dei credenti. Ringraziamo anche le forze dell'ordine. La Chiesa vuole rimanere aperta a tutti, indipendentemente dalla loro appartenenza sociale e politica. 

 

ALCUNI APPELLI SU VITA, FAMIGLIA, SITUAZIONE GENERALE

Ci sono giunti negli ultimi giorni alcuni appelli su temi ecclesiali diversi.

. Il 22 ottobre l’Osservatorio internazionale cardinale Van Thuan, con il Coordinamento Justitia et Pax e Culturacattolica.it ha pubblicato un appello ai farmacisti in relazione anche alla recente decisione dell’Agenzia italiana del farmaco, in piena sintonia con il ministro della Salute - il noto Roberto Speranza (con cui collabora in un ruolo importante il presidente della Pontificia Accademia per la Vita…) – di liberalizzare anche per le minorenni  l’acquisto della pillola “dei cinque giorni”, chiamata EllaOne.  Nell’appello (condiviso il 28 ottobre anche dai ‘Giuristi per la Vita’) si legge tra l’altro:

Agli amici Farmacisti. A seguito delle decisioni degli enti pubblici di liberalizzare alcuni farmaci che procurano l’aborto, cioè l’uccisione di un essere umano innocente, magari sotto la denominazione ‘umanitaria’ di ‘contraccezione di emergenza’, come fedeli di Cristo invitiamo tutti voi a rifiutarvi di collaborare con l’uccisione dei nascituri e a non vendere a nessuno i suddetti farmaci. Rifiutarsi di vendere questi farmaci abortivi in nome della legge morale naturale operando così una obiezione della coscienza rispetto a una norma positiva gravemente ingiusta, è un atto coraggioso che può risvegliare molti cittadini e renderli consapevoli della inaccettabilità dello sterminio dei nascituri”.

 

. Il 24 ottobre dodici omosessuali non tutti cattolici (tutti “comunque contrari all’ideologia Lgbt+ e all’utero in affitto”) hanno scritto una lettera aperta, deplorando il silenzio di Vatican News sulle dichiarazioni di Jorge Mario Bergoglio contenute nel documentario “Francesco” e sull’eco riscontrato nei media. I firmatari (il primo è Umberto La Morgia) sono “omosessuali che cercano di vivere eroicamente la sfida del messaggio cristiano”, ma “ora sono spaesati, non consolati” per “un silenzio non ammissibile”. Domandano i firmatari ai media vaticani: “Siete consapevoli che si sta prestando il fianco alle peggiori ideologie antiumane cui il Papa ha espresso più volte contrarietà e ai fautori di leggi liberticide che potrebbero a breve impedire la libera espressione sia  del pensiero cristiano che del pensiero autenticamente scientifico, specie in merito a filiazione, genitorialità e ‘identità di genere’?”.

 

. Il 31 ottobre è stato pubblicizzato in italiano il sostanzioso manifesto che Tradizione Famiglia Proprietà ha elaborato sull’attuale grave situazione mondiale ed ecclesiale. E’ un “Appello urgente per resistere al tradimento e alla rovina dell'Occidente, frutto della civiltà cristiana” – firmato dal presidente Julio Loredo - e segnala che la crisi in corso “non è una crisi ordinaria, poiché mette in discussione le nostre certezze, cambia la nostra vita quotidiana e limita la libertà della Chiesa”. Che cosa significa resistere? “Incoraggeremo i cattolici a riaffermare il loro amore per la civiltà cristiana occidentale e la loro disponibilità a difendere il suo retaggio e la sua cultura. Inoltre promuoveremo la sua restaurazione con maggiore splendore e solidità (…) La civiltà cristiana occidentale si basa su un passato bimillenario e sul fatto di avere al centro Roma, la Sede di Pietro”. Nel manifesto vengono espresse forti critiche ad esempio nei confronti delle affermazioni di Francesco (contenute nel documentario del regista Afineevsky) in materia di famiglia e unioni omosessuali, oltre che verso l’enciclica Fratelli tutti. Inoltre si segnala che “la passività della Gerarchia ecclesiastica durante la crisi sanitaria è stata evidente quando molte autorità religiose, andando ben oltre quanto stabilito dalle autorità politiche, hanno proibito la celebrazione della Messa e imposto la Comunione in mano. Per la prima volta nella storia, il clero cattolico ha celebrato la Pasqua senza fedeli. E molti di questi non stanno più tornando in Chiesa, aggravando una crescente apostasia”.