DIRETTORE DI REPUBBLICA SU FRANCESCO, AVVENIRE, SALVINI, M5S

DIRETTORE DI REPUBBLICA SU FRANCESCO, AVVENIRE, SALVINI, M5S – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 31 ottobre 2018

 

Un’interessante conversazione in ambiente conviviale – svoltasi oggi presso la Stampa estera di Roma - ospite Mario Calabresi, da quasi tre anni direttore di ‘Repubblica’. Le nostre domande e quelle di altri colleghi.

  

E’ ormai (buona) consuetudine che la Stampa estera di Roma inviti a pranzo chi l’uno chi l’altro direttore di giornale o di testate televisive per uno scambio di opinioni su argomenti d’attualità. Oggi l’ospite era Mario Calabresi, direttore di quella Repubblica che Avvenire – come abbiamo rilevato più volte da queste colonne – sembra aver impalmato come partner inossidabile su certe tematiche assai delicate, dalla politica europea a quella dell’immigrazione.

Il quarantottenne Mario Calabresi (figlio del commissario Luigi, assassinato nel 1972 da esponenti – esecutori o mandanti  - ‘Lotta continua’) a parer nostro non ha certo deluso le aspettative. Con garbata semplicità di eloquio (che rimanda in questo caso a una indubbia chiarezza di concetti) ha risposto – tra un piatto di tonnarelli e una torta di mele dell’ottima cucina di Carlo Gerardi – a tutta una serie di domande poste dalla ventina di commensali. Rileviamo subito che, salvo per qualche affermazione come chiesto dall’interlocutore, la conversazione può essere riportata. 

Non ci si potrà sorprendere per quello che gli abbiamo chiesto noi.

Prima domanda: “Da direttore – non da Fondatore… – di Repubblica come giudica il Pontificato assai complesso di papa Bergoglio?” Mario Calabresi ci ha risposto: “Penso che papa Bergoglio abbia abusato della comunicazione…. Comunica troppo…. Molte cose che dice sono importanti, ma quando c’è una rottura al giorno, il messaggio si disperde”. Osservazione: non è chi non veda che Calabresi la pensa sull’argomento in modo forse un po’ difforme da tale Eugenio Scalfari, il Fondatore prescelto negli scorsi anni da papa Francesco come interlocutore privilegiato…

Seconda domanda: “Che sentimento prova il direttore di Repubblica quando constata che nella foga anti-Salvini  il quotidiano della Cei Avvenire rivaleggia con il suo giornale?”. Risposta di Mario Calabresi: “Effettivamente nella critica forte a questo governo in materia di politica europea e immigratoria ci siamo oggi solo noi e Avvenire. Mi preoccuperebbe molto se l’organo dei vescovi tenesse un atteggiamento diverso”. Altra domanda nostra: “Ma in ogni caso non pochi lettori cattolici di Avvenire sono scontenti per la linea del giornale… vedi ad esempio quel che è successo per il ‘caso Staino-Tarquinio’…”. Risposta di Mario Calabresi: “Mi dice qualcuno che frequenta da cattolico fervente le chiese che spesso si trova a dover discutere con altri cattolici che criticano questo Papa per un verso o per l’altro… e quel qualcuno ribatte che i critici forse hanno sbagliato il posto da frequentare, hanno magari letto il testo sbagliato e non il Vangelo. Quel ‘qualcuno’ aggiunge poi che forse i critici la domenica potrebbero andare ad esempio al Lions Club e non in chiesa”. E’ palese che Mario Calabresi condivide le considerazioni di quel ‘qualcuno’.

 

Tanti altri gli argomenti toccati nell’amichevole convivio. In sintesi alcune considerazioni di Mario Calabresi:

Più facile l’opposizione al tempo di Berlusconi:  “Era più facile fare opposizione al tempo di Berlusconi, dato che allora il Paese era diviso chiaramente in due metà ben distinte. Oggi invece abbiamo la sensazione di essere soli a fare opposizione, data l’insussistenza di un’opposizione politica seria. Ma non è normale che un giornale sostituisca l’opposizione politica”.

Difficile leggere quanto succede: “Oggi è più difficile fare opposizione anche perché le tradizionali divisioni nell’elettorato sono mutate, si sono trasformate. E la lettura di quel che accade non è facile”.

Repubblica in ripresa: “Repubblica da luglio sta vendendo più copie cartacee… siamo in ripresa, qualcosa di impensabile fino a poco fa. Stanno tornando lettori che ci avevano lasciato a cause delle nostre critiche contro l’ “incompetenza” del M5S. Anche i continui attacchi del M5S contro di noi hanno provocato un aumento delle copie vendute in edicola. Per quanto riguarda il digitale siamo nettamente i primi in Italia e accresciamo costantemente gli abbonamenti digitali”.

Giornalisti e giornaliste: “Il giornalismo italiano è storicamente maschile, in particolare quello parlamentare. Da quando sono direttore di Repubblica (dal 16 gennaio 2016) ho però molto incrementato la presenza femminile nella gerarchia del giornale e tra i corrispondenti all’estero”.

Libertà di stampa e Movimento 5 Stelle: “Mai avrei immaginato di dovermi confrontare con problemi di libertà di stampa in Italia. Siamo il Paese europeo con il maggior numero di giornalisti minacciati e sotto scorta; siamo il Paese europeo in cui il Potere fa più cause contro i giornalisti. Al 90% vengono ritirate prima del processo… intanto però i media hanno dovuto sborsare ingenti somme per gli avvocati…Insomma la denuncia serve soprattutto per intimidire… Il M5S vorrebbe portare l’I.V.A. sui giornali dal 4 al 20%, cessare la pubblicazione dei bandi delle gare d’appalto sui giornali, impedire de facto alle aziende partecipate dal Governo di fare pubblicità sui giornali…Insomma il M5S mi preoccupa molto per quanto riguarda la libertà di stampa… sono più minacciosi di Berlusconi… su questo argomento la Lega invece è un rischio minore.

Salvini e Lega:  “La Lega mi preoccupa molto di più a proposito di politiche europee e immigratorie. Per me Salvini è un incubo, uno che vuole sfasciare l’Unione europea con l’appoggio di Trump e Putin… Questo governo reggerà, salvo eventi eccezionali, fino a marzo 2019, ma non andrà oltre le Europee di fine maggio. Salvini oggi lascia fare il M5s, cerca di tirare avanti, in attesa di un prossimo governo “sovranista” di destra a guida Lega. Salvini ha parecchia strada davanti a sé, più di Di Maio. Confermo la bontà del mio editoriale “Allacciate le cinture”, apparso nella Repubblica del primo giugno, dopo la nascita del nuovo Governo.