STRASBURGO/CATTOLICI A' LA CARTE: VIVA FRANCESCO E VIVA VIVA LA POLTRONA

 

STRASBURGO/CATTOLICI A’ LA CARTE: VIVA FRANCESCO E VIVA VIVA LA POLTRONA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 14 marzo 2015

 

Il 25 novembre 2014 ovazioni per il Papa in visita al Parlamento europeo – Poi il 10 e il 12 marzo 2015 anche diversi eurodeputati- cattolici di fama -avversano col loro voto il suo magistero in materia di vita e di famiglia: ormai la coerenza non è più una virtù e dilagano in politica i ‘cattolici à la carte’.

 

 

Ricordate gli applausi scroscianti, financo le ovazioni (tutti o quasi in piedi) per papa Francesco in visita al Parlamento europeo lo scorso 25 novembre? Salvo pochi eurodeputati spagnoli superlaicisti, gli altri erano tutti in preda a un entusiasmo quasi travolgente. Anche dopo il suo discorso, in cui tra l’altro aveva rilevato, a proposito di questioni antropologiche: “L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che – lo notiamo purtroppo spesso – quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso (…) dei bambini uccisi prima di nascere”. Ancora: “La famiglia unita, fertile e indissolubile porta con sé gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro. Senza tale solidità si finisce per costruire sulla sabbia, con gravi conseguenze sociali”. E giù applausi da far tremare l’emiciclo.

Però. Martedì 10 marzo e giovedì 12 marzo l’Europarlamento ha discusso e votato due risoluzioni legate a due ‘Rapporti’ (che. come è noto, non sono vincolanti, ma comunque indicano una strada da percorrere e nel nostro caso diventano strumenti potenti di pressione per la nota lobby) riguardanti ambiti antropologici. La prima (relatore il socialista Marc Tarabella, belga di origine italiana) “sui progressi compiuti in materia di parità tra donne e uomini nell’Unione Europea nel 2013”. La seconda (relatore l’esponente del Pd italiano Pier Antonio Panzeri) “sui diritti dell’uomo e sulla democrazia nel mondo nel 2013 e sulla politica dell’Unione europea in materia”.

 

ABORTO E 'MATRIMONI GAY' NEL RAPPORTO PANZERI

 

Incominciamo proprio da quest’ultima, che nei suoi 216 paragrafi contiene anche sollecitazioni lodevoli, come la condanna degli atti anticristiani nel mondo (numero 130). Tuttavia nel testo si ritrovano pure altre sollecitazioni, molto evidenziate dalla nota lobby e assai problematiche (eufemismo) per chi voglia conformarsi alla Dottrina sociale della Chiesa. Qualche dettaglio.

Al paragrafo 136 del testo definitivo si legge: “(il Parlamento europeo) invita l’UE i suoi Stati membri a riconoscere i diritti inalienabili delle donne e delle ragazze all’integrità fisica e all’autonomia decisionale per quanto riguarda tra l’altro il diritto di accedere alla pianificazione familiare volontaria e all’aborto sicuro e legale”. Il passo sull’aborto è stato approvato con 394 sì, 192 no e 38 astensioni. Un terzo (una sessantina) dei deputati del Partito popolare europeo (ormai post-cristiano) ha votato a favore. Quasi unanime il partito socialista di cui fa parte anche il Pd italiano: solo cinque i contrari. Diamo conto qui in particolare del comportamento della cosiddetta ‘ala cattolica’ del Pd, il che può essere utile per prefigurare l’atteggiamento in materia del Pd in Italia. Del resto in quest’ala si possono includere a livello di esecutivo nazionale lo stesso presidente del Consiglio e alcune note ministre. A favore del paragrafo 136 a Strasburgo hanno votato Silvia Costa e David-Maria Sassoli; contro Luigi Morgano, Patrizia Toia e Damiano Zoffoli. Non ha partecipato al voto Enrico Gasbarra.

Passiamo al numero 162 del testo definitivo: “(il Parlamento europeo) prende atto della legalizzazione del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in un numero crescente di Paesi nel mondo, attualmente diciassette; incoraggia le istituzioni e gli Stati membri dell’Ue a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio o delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in quanto questione politica, sociale e di diritti umani e civili”. E’ un testo apparentemente cauto, ma in realtà – a ben guardare - contiene affermazioni ‘pesanti’. Il paragrafo è stato approvato con 472 sì, 115 no, 46 astensioni. Cinque deputati popolari (post-cristiani) su sei hanno approvato. Quasi unanimità tra i socialisti: solo tre i contrari. Nell’ ‘ala cattolica’ del Pd troviamo i ‘sì’ di Gasbarra e Sassoli, i ‘no’ di Morgano e Zoffoli, l’astensione di Toia, mentre Silvia Costa non ha votato.

Noteremo anche che il rapporto uscito dall’esame commissionale prevedeva al numero 165 una molto democratica bacchettata alla Lituania e alla Russia per le norme anti-propaganda lgbt; un’altra, democratica per eccellenza, al popolo croato che nel dicembre 2013 ha avuto l’ardire di votare per il matrimonio tra uomo e donna; una preventiva alla Macedonia, il cui Parlamento sta esaminando un progetto di legge in tale direzione. Tali certo democratiche bacchettate hanno però sollevato indignazione in molti parlamentari d’ogni colore eletti nell’Europa dell’Est e balcanica (croati in primo luogo), tanto che le suddette bacchettate sono state rinviate al mittente con 388 voti contro 229 e 21 astensioni, su proposta del partito popolare travolto dalle proteste di propri membri, fatta propria anche da una parte dei socialisti. Non si è votato in questa occasione per appello nominale, ma solo con voto elettronico.

La risoluzione finale del rapporto Panzeri è stata approvata con 390 sì, 151 no, 97 astensioni. I popolari in lieve maggioranza hanno votato a favore. Quasi unanimità per i socialisti, sempre a favore. Nell’ ‘ala cattolica’ del Pd hanno espresso voto favorevole Silvia Costa, Gasbarra, Sassoli e Toia; contrari Morgano e Zoffoli. E’ bene qui ricordare che chi ha votato sì, ha approvato inequivocabilmente anche quanto nel documento si dice dell’aborto e dei ‘matrimoni’ tra persone dello stesso sesso. E’ lecito chiedersi se i favorevoli siano proprio in consonanza con aspetti fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa: e qualche loro elettore magari glielo chiederà. Giustamente, poiché chi mendica voti in parrocchia e in genere nell’elettorato cattolico durante la campagna elettorale, poi dovrebbe essere conseguente a tale richiesta laddove deve esprimere il suo voto su temi antropologici per eccellenza come quelli riguardanti vita e famiglia.

Un’altra annotazione concernente il voto finale legato al rapporto Panzeri. Tra i 151 contrari troviamo, oltre alla maggioranza dei popolari italiani (forzisti, alfaniani), i cinque leghisti: Mara Bizzotto, Mario Borghezio, Gianluca Buonanno, Lorenzo Fontana e Matteo Salvini. Le anime belle e pie arricceranno il naso, forse si indigneranno, ma – piaccia o dispiaccia - il fatto resta. In questo caso i leghisti hanno votato come chi, in materia di vita e di famiglia, si ispira alla Dottrina sociale della Chiesa. Al contrario di altri che probabilmente frequentano di più le parrocchie.

 

IL VOLUTO 'PASTICCIO'  DELLA RISOLUZIONE TARABELLA NON NASCONDE LA REALTA' DELLE INTENZIONI

 

Due giorni prima, martedì 10 marzo, si era già verificata una situazione sostanzialmente analoga durante l’esame del rapporto Tarabella sui progressi nella politica della parità tra uomo e donna in Europa. Una cinquantina i paragrafi della risoluzione approvata con 441 sì, 205 no e 52 astensioni. Nel testo uscito dai lavori commissionali (tra altri passi concernenti ad esempio la lotta contro lo squilibrio retributivo ancora esistente tra uomo e donna) pure un paragrafo (ora è il 47) che così recita: “(il Parlamento europeo) insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo della loro salute e dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto  (…)”. Da notare anche qui la parola ‘diritti’ e l’espressione ‘accesso agevole’ alla contraccezione e all’aborto, che lascia intravvedere tra l’altro la volontà di limitare il più possibile l’obiezione di coscienza. Durante il dibattito in aula è stato approvato un emendamento (ora paragrafo 46) che così recita: “(il Parlamento europeo) rileva che l’elaborazione e l’attuazione delle politiche in materia di salute e diritti sessuali e riproduttivi e in materia di educazione sessuale sono di competenza degli Stati membri; sottolinea, nondimeno, che l’UE può contribuire alla promozione delle migliori pratiche fra gli Stati membri”. Non è chi non veda come si sia cercato con tale emendamento di acquisire una larga maggioranza parlamentare, cercando di ‘accontentare’ i contrari all’aborto con l’inserimento di una clausola che evidenzia le competenze nazionali in materia. Ne è venuto un gran pasticcio, in cui in ogni caso resta, come affermazione molto impegnativa, “l’accesso agevole alla contraccezione e all’aborto”. Come ha definito più volte l’aborto l’applauditissimo ( il 25 novembre) papa Francesco, ribadendo con forza la Dottrina sociale della Chiesa? Un vero e proprio omicidio. Ma metà dei popolari ha fatto spallucce, così come la schiacciante maggioranza dei socialisti. E la nostra ‘ala cattolica’ del Pd? Silvia Costa, Gasbarra, Sassoli e Toia hanno votato a favore della risoluzione Tarabella, Morgano e Zoffoli si sono astenuti. Tra i no anche stavolta i leghisti.

Però. All’ovazione per Francesco - che il 25 novembre aveva pronunciato un discorso assai ben strutturato e di contenuti profondi – l’Europarlamento ha fatto seguire a poca distanza di tempo un doppio rifiuto verso affermazioni fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa (e anche del senso comune). Anche alcuni parlamentari, noti come cattolici, hanno ritenuto di dar manforte - magari nascondendosi dietro mille acrobazie dialettiche - a chi certi contenuti di papa Bergoglio in materia di vita e famiglia proprio non li può sopportare. Giunti a questo punto è lecito pensare che per tali eurodeputati il Papa e i contenuti del suo magistero siano certo assai importanti. Ma – il sospetto è ineludibile - attenzione: non di più della poltrona.