GIUBILEO/RUIZ ARENAS: UN BILANCIO (CON CHIUSA COLOMBIANA)

GIUBILEO/RUIZ ARENAS: UN BILANCIO (CON CHIUSA COLOMBIANA) – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 novembre 2016

 

Ampia intervista su quel che è stato il Giubileo della Misericordia all’arcivescovo colombiano Octavio Ruiz Arenas, segretario del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. In evidenza una consapevolezza più ampia che la misericordia è il cuore del messaggio cristiano. La riscoperta del sacramento della Riconciliazione. Le novità, i numeri dei pellegrini. I rapporti tra misericordia e giustizia. In aggiunta alcune considerazioni del presule colombiano sul recente No popolare al testo dell’accordo tra Governo colombiano e Farc.

 

Ieri, domenica 20 novembre, si è chiuso ufficialmente l’Anno giubilare della Misericordia. Questa mattina, durante la conferenza-stampa di bilancio del Giubileo, verrà illustrata anche la Lettera apostolica Misericordia et misera, con la quale il Papa chiede che la centralità della misericordia continui a essere ribadita, anzi venga rafforzata, nella vita di ogni cristiano e della Chiesa.

Per un bilancio conclusivo dell’Anno giubilare abbiamo incontrato venerdì 18 novembre nell’ufficio di via della Conciliazione l’arcivescovo Octavio Ruiz Arenas, il settantunenne segretario del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione (incaricato dal Papa di organizzare il Giubileo). Ne è venuta l’ampia intervista che segue, con una postilla di non minima importanza che riguarda il NO con cui il popolo colombiano ha respinto recentemente il testo dell’accordo tra il Governo e i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie (Farc).

 

Monsignor Ruiz Arenas, qual era l’obiettivo principale del Giubileo della Misericordia? 

Indicendo questo Giubileo, prima di tutto il Santo Padre voleva che la Chiesa prendesse coscienza dell’urgenza di guardare il mondo con gli occhi del Signore. Cioè con un atteggiamento di misericordia, annunciando la fede in un modo nuovo, rendendo una testimonianza tale che si potesse guardare alla Chiesa come a un segno vivo della misericordia di Gesù.

L’indizione di questo Anno giubilare è stata un atto provvidenziale. Dappertutto nel mondo si è incominciato a parlare della misericordia, a sentire quella parola che si incominciava ad ascoltare non come una parola astratta, ma con un senso nuovo pertinente alla vita come va vissuta quotidianamente.

 

MISERICORDIA: UNA MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA IN TUTTI I CRISTIANI 

Però la Chiesa fin dagli inizi ha sempre praticato la misericordia… da due millenni la pratica nel concreto (forse non annunciandolo troppo)… alcuni hanno avuto l’impressione che in questo Giubileo si sia parlato di misericordia come se in precedenza essa fosse una sorta di opzione di scarso impatto… 

Penso che ci sia stata una novità importante: la Chiesa ha il compito di praticare la misericordia, ma tutti ne devono prendere coscienza come di una realtà che è inerente al Vangelo e va vissuta concretamente. La misericordia non è solo un annuncio, una comunicazione…

Ma già prima, concretamente, non era così? 

Certo che c’era la consapevolezza di dover amare il prossimo… però oggi la novità è che siamo chiamati a farlo tutti e sempre: guardare ai poveri ogni giorno, venire incontro a loro, condividere con loro, ridare loro una dignità umana spesso fin qui dimenticate. E’ vero che la Chiesa in venti secoli ha sempre voluto esprimere amore e misericordia, ma l’indizione di un Anno giubilare dedicato a questo tema ha ‘costretto’ tutti a chiedersi perché il Papa evidenziasse tale tema con toni così forti. Tanti hanno così scoperto che la misericordia è il punto centrale del Vangelo, espressione dell’amore di Dio che si rivolge in modo permanente all’uomo per trasformargli il cuore. Insomma il Papa ha voluto evidenziare l’importanza della misericordia per farla vivere a tutti ogni giorno, in un modo nuovo.

 

RISCOPERTO IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE

Già si sono potuti raccogliere i primi frutti del Giubileo?

Mi pare di sì. Da una parte, come si diceva prima, si è diffusa dappertutto la coscienza della centralità della misericordia per la vita cristiana. Dall’altra il sacramento della Riconciliazione è stato riscoperto e rivitalizzato. Come rilevano tanti vescovi e sacerdoti, sono molto numerose le persone che si sono riavvicinate alla Confessione dopo anni di astinenza: Devo approfittare di questa opportunità che mi offre la Chiesa… devo sentire la misericordia di Dio che mi perdona… La Riconciliazione da anni era un po’ dimenticata tra le priorità pastorali della Chiesa nel mondo…

Lei ha detto che la misericordia è l’aspetto centrale della vita cristiana. Uno potrebbe osservare: accade che sia centrale anche nella vita di persone non cristiane. Domanda: che bisogno c’è di essere cristiani per essere misericordiosi? 

Questa è una delle domande più difficili che si possano fare. Noi come cristiani ci assumiamo l’impegno fondamentale della misericordia. Ciò però non significa che noi abbiamo l’esclusiva della misericordia, che deve essere una realtà per tutta l’umanità, poiché siamo tutti fratelli, creati dallo stesso Dio. Certo sorge allora la domanda se sia necessario conoscere Cristo. Però noi - che abbiamo la fede -sappiamo che l’incontro con il Signore ci dà la forza, la grazia di poter rendere testimonianza di misericordia. Naturalmente, se qualcuno non conosce Dio ma vive la misericordia, è anch’esso chiamato alla salvezza. Lo sappiamo con chiarezza.

 

GRANDI NOVITA’ RISPETTO ALLA TRADIZIONE

Che significato ha avuto l’apertura della Porta Santa a Bangui, nella Repubblica Centroafricana, qualche giorno prima dell’apertura ‘canonica’ della Porta Santa di San Pietro? 

Per me è stata una delle grandi novità dell’Anno Santo. Il Papa ha insistito tantissimo sull’urgenza di una Chiesa in uscita che cerca le periferie del mondo per mostrare la bontà e l’amore del Signore. Perciò è voluto andare ad aprire la Porta Santa in una nazione tra le più povere della terra, dove c’è tanta violenza. Ha voluto mostrare al mondo che, come vescovo di Roma e capo della Chiesa universale, andava a cercare i più poveri. Dove c’è miseria, dove c’è dolore, lì la Chiesa dev’essere presente. Certamente la Porta Santa di Bangui è stata aperta anticipatamente in forma eccezionale, segno vivissimo di una Chiesa in uscita. L’inizio dell’Anno giubilare in tutto il mondo l’ha dato come sempre l’apertura della Porta Santa di San Pietro.

Oltre all’apertura eccezionale a Bangui ci sono stati altri segni di novità nell’Anno giubilare della misericordia, ad esempio l’apertura delle Porte della Misericordia in tutto il mondo… 

Sì, questa è stata una grandissima novità. Il Papa ha voluto che tutti i cristiani avessero l’opportunità di attraversare la Porta Santa. Nei miei diversi viaggi di quest’anno in vari continenti ho potuto ascoltare tanti vescovi che mi dicevano: Questo è stato un anno di grazia, raccontandomi dell’emozione della gente durante l’apertura delle Porte Sante. E’ stato un anno giubilare che la Chiesa ha preso molto sul serio: siamo in tempi di grandi difficoltà economiche, di tante sofferenze, di tanta disperazione, di tante persone che hanno l’urgenza di essere consolate. Il Santo Padre ha voluto che ognuno di noi sentisse su di sé la carezza dell’amore di Dio. E’ stata molto importante anche la bolla di indizione Misericordiae Vultus: riconoscendo che la Porta Santa rappresentava Cristo, attraversando tale Porta ci siamo impegnati a  migliorare la nostra vita, segni vivi della misericordia del Padre grazie a un rinnovato incontro con Cristo.

Un’altra novità sono stati i ‘venerdì della Misericordia’… 

Certo sono stati anch’essi un segno molto significativo del Giubileo: il Papa ha visitato una volta al mese, a sorpresa, realtà associative di persone che per motivi materiali, spirituali, di salute, di età si sentono emarginate, escluse. Devo anche rilevare che alcuni vescovi hanno voluto imitare il Papa nelle loro diocesi: e questo è stato un gesto molto bello.

…una volta al mese, il sabato mattina, anche le ‘udienze giubilari’… 

In sé non una novità giubilare, ma molto frequentate. Pensi che a quella di ottobre c’erano 93mila persone. Evidente poi che il Santo Padre ogni volta ha approfondito aspetti particolari del tema della misericordia, come i rapporti tra misericordia e dialogo, misericordia e inclusione, misericordia e redenzione.

 

I ‘MISSIONARI DELLA MISERICORDIA’

Un’altra novità: i ‘missionari della Misericordia’… 

Sono stati 1168 nei cinque continenti: la maggioranza in Europa, quasi duecento nell’America del Nord, più di cento in quella Centrale e Meridionale e in Asia, un centinaio in Africa e alcuni anche in Oceania. Non è stata una ‘novità’ facile: all’inizio non era ancora ben chiaro quali fossero i loro compiti…

Come sono stati scelti? 

All’inizio è stato un grosso problema: non sapevamo come sceglierli. E le richieste erano tante. Abbiamo incominciato a ‘reclutare’ sacerdoti che conoscevamo. Poi abbiamo scritto ai vescovi, chiedendo loro di indicarci le persone adatte. C’è allora chi ha incominciato a segnalarci qualche nome di fiducia; e gli aspiranti missionari si sono perciò presentati con una lettera di raccomandazione del loro vescovo o superiore religioso.

Lei avrà verosimilmente avuto la possibilità di ricevere gli echi del servizio svolto da diversi missionari della Misericordia… 

Ho ascoltato racconti di esperienze bellissime. Ad esempio un missionario è andato in un carcere statunitense di massima sicurezza a confortare alcuni condannati a morte, di cui nessuno si occupava più. In Africa un altro ci ha detto di aver raggiunto ogni angolo della diocesi, riscontrando la grande voglia di confessarsi della gente, da anni aliena dal farlo. C’è chi poi ha camminato per più di novanta chilometri pur di offrire questa possibilità agli abitanti di un villaggio sperduto. La presenza dei missionari della Misericordia ha stimolato anche i sacerdoti, dando loro nuova fiducia ed entusiasmo per rivitalizzare il sacramento della Riconciliazione.

 

I NUMERI DEI PELLEGRINI

L’Anno Santo si era aperto con sullo sfondo un cupo scenario di attentati e di minacce… tale situazione quanto ha influito sull’afflusso dei pellegrini? 

L’inizio del Giubileo si è dovuto confrontare con uno scenario internazionale caratterizzato dagli attentati in Francia, in Belgio, in Germania e da pesanti minacce anche contro Roma. Ciò ha influito sul numero dei pellegrini, il cui flusso però progressivamente è aumentato, fino a raggiungere negli ultimi mesi numeri considerevoli. Tanti pellegrini che venivano a Roma non solo per varcare la Porta Santa, ma per ascoltare il Papa e vederlo da vicino.

Ecco… i numeri. Nel mondo le Porte Sante erano almeno diecimila e penso sia difficile giungere a una valutazione numerica complessiva dei pellegrini che rifletta la realtà in termini precisi. E per Roma? 

A ieri, 17 novembre, la contabilità dei pellegrini nelle Basiliche – non solo di San Pietro - ci dava 20.850.000 di passaggi delle Porte Sante. Con quelli degli ultimi due giorni si potranno forse raggiungere i 21 milioni.

Come avete fatto a contare? 

C’era il contapassaggi presso la Porta Santa…

Ma ad esempio se qualcuno quest’anno è andato a messa ogni domenica a San Pietro, entrando dalla Porta Santa, è stato contato pure 50 volte? 

Impossibile dirlo. Noi con il contapassaggi abbiamo fatto il possibile, fino a un certo punto, per riuscire ad avere una misura complessiva dell’afflusso. La cifra finale va considerata con un po’ di elasticità: in realtà il numero dei pellegrini potrebbe essere superiore o inferiore a quanto conteggiato. Ma è comunque un numero imponente, che dimostra come per milioni di persone l’Anno Santo sia stato qualcosa di importante tanto da spingerle a venire a Roma e a varcare la Porta Santa delle Basiliche patriarcali, pur essendoci la possibilità di farlo a casa propria. 

A occhio (osservando l’afflusso direttamente dalla Sala Stampa) e a orecchio (prestando attenzione ai temi dei conversari della quotidianità) i romani hanno invece sostanzialmente ignorato il Giubileo della Misericordia. Si sa che ne hanno viste tante e questa non li ha smossi più del minimo necessario (o forse anche meno). Com’è andata nel resto del mondo? 

Parlando con tanti vescovi, emergeva un dato di fatto: il grande entusiasmo della gente per l’apertura della Porta Santa nelle città di residenza o nei santuari. Migliaia le omelie per spiegare ai fedeli il senso delle Porte Sante, spesso adornate di fiori: e questo solo fatto già ha spinto molti a chiedere il perché e a riflettere su un avvenimento speciale di Grazia. Anche lo stesso rito di apertura a livello locale è stato in tanti casi grandioso, tale da spingere i fedeli a prendere coscienza dell’eccezionalità della possibilità offerta a tutti.

Considerato che Lei è colombiano, Le chiediamo come è stato vissuto in America latina il Giubileo della Misericordia… 

I vescovi latino-americani mi hanno tutti raccontato dell’entusiasmo nei loro Paesi, derivato anche dalla concretezza data all’opzione preferenziale per i poveri. Parlare della porta della Misericordia si è trasformato in un invito ad attraversarla per andare a cercare i poveri. Un vescovo ad esempio ha diviso la sua residenza in due, trasformandone metà in un centro per senzatetto, che ha sostituito saloni per riunioni spesso inutilizzati. Altri vescovi hanno colto l’occasione per rafforzare il servizio nell’ambito sanitario, a beneficio di malati sovente emarginati e abbandonati.

 

DIMENSIONE ECUMENICA DEL GIUBILEO

Il Giubileo ha avuto anche una dimensione ecumenica? 

Sì, perché io penso che la misericordia sia una realtà che unisce nella vita ogni cristiano. Durante l’anno il Santo Padre ha avuto tanti incontri ecumenici, ad esempio da Cuba con il patriarca Kirill a Lund con la Federazione evangelica mondiale. Credo che quest’anno tutti i cristiani abbiano incominciato a riflettere sul fatto che la Parola di Dio è centrata sulla misericordia, su Gesù come Volto misericordioso del Padre.

Reazioni tra i non credenti? 

Hanno avuto l’opportunità di constatare come la Chiesa sia una realtà viva per tutti, non per particolari categorie di persone. Per la Chiesa la misericordia è un aspetto della vita che vale dappertutto. Forse qualcuno tra i non credenti è restato un po’ sorpreso, si è chiesto seriamente i motivi di tale scelta, magari ha fatto un primo passo verso l’incontro con Cristo.

Il Giubileo della Misericordia ha influito anche sulla partecipazione alla messa domenicale? A tale proposito ci sono esperienze e valutazioni molto contrastanti, specie in Europa e anche in Italia… 

Molti vescovi e sacerdoti hanno incominciato a sentire che la misericordia è l’elemento che deve stimolare l’intera azione pastorale della Chiesa; hanno perciò agito di conseguenza, promuovendo attività varie in tal senso. D’altra parte sono in molti quelli che – un po’ per l’attrazione dell’Anno della Misericordia un po’ per quella di papa Francesco – sono tornati a frequentare le chiese. Dappertutto. Oggi nelle chiese c’è più gente. Speriamo che continui, che il ritorno sia permanente e non passeggero.

 

MISERICORDIA E GIUSTIZIA

In ambito cattolico più di qualcuno – normalmente definito con una venatura di disapprovazione ‘fratello maggiore’ - si è chiesto se l’incentrare tutto sulla misericordia non faccia torto alla giustizia. Insomma: senza giustizia che misericordia è? Tipo melassa? 

La misericordia si fonda sulla giustizia, senza giustizia non ci può essere misericordia. Ma la misericordia va oltre la giustizia: è un guardare all’altro come a una persona che io mi sento impegnato ad aiutare, ad accompagnare. Se Dio è giusto, noi dobbiamo essere giusti. Ma Dio va oltre la giustizia, in una dimensione di misericordia caratterizzata dal perdono.

 

COLOMBIA: UN ‘NO’ PROVVIDENZIALE… IL TESTO BOCCIATO ERA TROPPO ‘GENEROSO’ ED E’ STATO CORRETTO

A proposito di misericordia e giustizia torniamo in Colombia. Nel recente voto popolare sul testo dell’accordo tra governo e Farc, la maggioranza degli elettori (tra cui molti cattolici) ha votato NO, anche perché il testo appariva troppo squilibrato nel ‘perdono’ dei crimini commessi dai guerriglieri… 

La maggioranza degli elettori ha respinto il testo proposto non perché rifiuta la pace e vuole la guerra. Semplicemente non era d’accordo con alcuni contenuti del testo: Vogliamo la pace, ma non in questi termini, ma non ad ogni prezzo. 

Lei è appena tornato dalla Colombia… 

Sì e Le dico che la vittoria del NO è stato provvidenziale. I fautori del testo avevano proclamato che, se avesse vinto il NO, non ci sarebbe più stato dialogo. Ma, dopo aver incassato il risultato, hanno preso coscienza della necessità di ascoltare le ragioni del NO. L’altro ieri il presidente colombiano ha così potuto annunciare che il testo dell’accordo era stato modificato, venendo incontro al 70% delle richieste del NO. In effetti nel primo testo erano state fatte concessioni troppo ‘generose’ alla guerriglia, le vittime della guerriglia si erano sentite ignorate, c’erano altre cose assurde…

… anche l’introduzione dell’ideologia gender che mira a sconvolgere e a indebolire gravemente la persona umana e dunque la società… 

Quei passi, che avevano sollevato altre e diffuse contrarietà, sono stati spazzati via dal nuovo testo, che sarà sottoposto al voto del Congresso.

P.S. L’intervista appare in versione integrale e originale su www.rossoporpora.org. In traduzione inglese sul mensile cattolico statunitense ‘Inside the Vatican’. Un’ampia sintesi appare sul ‘Giornale del Popolo’ (quotidiano cattolico della Svizzera Italiana) di lunedì 21 novembre. Per la riproduzione di ogni parte dell’intervista si richiede la citazione della fonte. Per la riproduzione dell’intera intervista o di parti consistenti di essa si prega in ogni caso di chiedere l’autorizzazione a  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .