IMPRESSIONI DA WROCLAW (BRESLAVIA), CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2016

IMPRESSIONI DA WROCLAW (BRESLAVIA), CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2016 – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 16 luglio 2016

 

Qualche nota su un soggiorno a Wroclaw (Breslavia), capitale europea della cultura 2015 e una delle sedi della pre- GMG di Cracovia.  Città dalla storia molto travagliata (ha subito anche un trapianto di popolazione dopo la Seconda Guerra Mondiale), è caratterizzata da sempre da una cultura aperta verso l’Europa. Il ‘quartiere delle quattro denominazioni’. La storia di Sant’Edvige di Slesia (santuario di Trzebnica)

 

 

Correva l’anno 1970. Tra i nostri docenti alla Cattolica di Milano ce n’erano alcuni di grande spessore culturale ed anche umano. Come don Guido Aceti, che ci fece amare una materia come morale dello spettacolo. Ci portava assai spesso a teatro: una sera avemmo l’occasione di assistere al ‘Don Giovanni’ di Mozart con i mimi del teatro di Wroclaw, regia di Henryk Tomaszewski. Rappresentazione che ci entusiasmò e di cui ricordiamo nitida ad esempio una scena tra le ultime, quando alcuni diavoletti spingono don Giovanni all’Inferno, dove altri sono impegnati nel ravvivare il fuoco che dà calore a una serie di pentoloni ad uso dei dannati.

Wroclaw, Breslau ( da cui l’italiano ‘Breslavia’) prima asburgica e poi prussiano-germanica per un periodo totale di quattro secoli, fino alla fine della Seconda Guerra mondiale, quando - dopo feroci bombardamenti che la distrussero per quattro quinti – fu conquistata dall’Armata Rossa. E subì un vero e proprio trapianto forzato di popolazione. Gran parte dei quasi duecentomila tedeschi superstiti avevano dovuto abbandonare la città da alcune settimane; furono costretti a sostituirli sfollati da varie parti della Polonia e della regione di Leopoli, assegnata all’impero sovietico. Ora Breslavia, che nel 1933 contava 625mila abitanti, ha raggiunto di nuovo quella quota, grazie soprattutto allo sviluppo avuto negli Anni Cinquanta-Ottanta del secolo scorso. E’ la quarta città della Polonia per popolazione dopo Varsavia, Cracovia e Lódź.

A 46 anni di distanza dal ‘Don Giovanni’ abbiamo avuto la possibilità di passare alcuni giorni a Wroclaw, grazie al fatto che l’odierna metropoli sull’Oder (tanti ponti, tante isole), capoluogo della ‘Bassa Slesia’, è stata designata “Capitale europea della cultura 2016” insieme con San Sebastian. Ricostruita in particolare nel suo centro, ci ha dato l’impressione di essere una ‘città in cammino’, un po’ – fatte le debite proporzioni – come quella Parigi degli Anni Ottanta che sfoggiava la Pyramidedel Louvre, Beaubourg, la Gare d’Orsay trasformata in museo, il nuovo Quartier de la Défense dietro l’Arco di Trionfo. Wroclaw è anche in questi giorni luogo in cui si raccolgono alcune decine di migliaia di giovani, in attesa di raggiungere Cracovia (circa tre ore di comodo treno, passando da Czestochowa) nei giorni cruciali della GMG.

Dei nostri giorni di Wroclaw abbiamo ricavato diverse impressioni, di alcune delle quali diamo conto di seguito.

 

WROCLAW, CITTA’ DI TRAM 

Uno sferragliare allegro, che accompagna il tuo risveglio ed anche il resto della giornata: è quello dei tram, molti biancazzurri, alcuni arancioni o bianchi che attraversano l’intera città in tutte le direzioni. Quella di Wroclaw è una rete tramviaria che risale al 1877: erano vagoni trainati da cavalli, sostituiti nel 1893 dai primi tram elettrici. Danneggiata durante la Seconda Guerra Mondiale, la rete fu rinnovata e oggi conta non meno di 23 linee e oltre 400 vetture per una lunghezza complessiva dei binari di 258 chilometri.

 

WROCLAW, CITTA’ DI STUDENTI – LA LEOPOLDINA 

Percorrendo le vie della città si notano molti giovani. Eh sì, poiché le università locali sono frequentate da oltre centomila studenti. La più importante è stata fondata nel 1702 sulle rive dell’Oder dall’imperatore asburgico Leopoldo I e ospita tra l’altro un vero gioiello barocco: l’Aula (appunto) Leopoldina, grande sala interamente affrescata inaugurata nel 1732. Di forma trapezoidale - divisa in un podio (sotto uno sfarzoso baldacchino un grande gruppo scultoreo con al centro l’imperatore), l’aula magna e la galleria del coro - la Leopoldina (ideata da architetti tra i quali il gesuita Christoph Tausch, pupillo di Andrea Pozzo) viene utilizzata ancora oggi per l’apertura dell’anno accademico e per lo svolgimento di concerti (perfetta l’acustica). Sempre nel complesso dell’Università troviamo l’Oratorio Marianum, la Torre della Matematica (dalla cui sommità si gode un bel panorama cittadino) e il ricco Museo astronomico.

 

WROCLAW, CITTA’ DI FEDE – LA CATTEDRALE 

Il 19 marzo, giorno di san Giuseppe, la cattedrale (ricostruita) di San Giovanni Battista – due guglie possenti, un’architettura di chiara impronta gotica, situata su un’isola nella parte più antica della città – era vestita a festa. Tutta illuminata, con tante bandiere che si affacciavano sulla navata centrale e una moltitudine che partecipava al rito di ordinazione del nuovo vescovo ausiliare di Wroclaw Jacek Kiciński. “Partecipava” nel vero senso della parola, recitando con voce forte e chiara e non svogliata (come capita spesso da noi) le preghiere della messa; cantando con convinzione quelle melodie popolari polacche che sanno sempre un po’ di fierezza e di nostalgia. Al “Domine, non sum dignus” che introduce la Comunione, tutti i fedeli in piedi si sono inginocchiati come un solo esercito, tanto da occupare completamente la navata centrale: un gesto che può stupire chi viene dall’Europa occidentale e mollacciona. Ancora prima della conclusione del rito, al portale della cattedrale ecco alcuni giovani (come Martina, studentessa in medicina) che distribuiscono già un’edizione speciale a colori del giornale diocesano, con una foto dell’ordinazione. Certo anche a Wroclaw, come in tutte le città polacche, c’è un calo di presenze giovanili alle messe domenicali; ma i numeri sono (per il momento) pur sempre consistenti rispetto a quanto succede in molte delle nostre parrocchie.

 

WROCLAW, CITTA’ CON UN ‘QUARTIERE’ ECUMENICO 

Tra i personaggi illustri legati a Wroclaw/Breslavia troviamo il rivoluzionario Ferdinand Lassalle, lo scrittore Italo Alighiero Chiusano, lo psichiatra e neuropatologo Alois Alzheimer, il militare e scrittore Carl von Clausewitz, il filosofo Ernst Cassirer, il direttore d’orchestra Otto Klemperer, il regista teatrale Jerzy Grotowski. Anche santa Edith Stein e il teologo antinazista Dietrich Bohnoeffer, morti la prima ad Auschwitz nel 1942, il secondo a Flossenbűrg nel 1945. Vi morì da pastore della città Boleslaw Kominek, creato cardinale da Paolo VI nel 1973 e autore della famosa lettera (1965) dei vescovi polacchi ai loro confratelli tedeschi, in cui si leggevano le parole: “Perdoniamo e chiediamo perdono “ (il Vaticano e il Parlamento tedesco hanno ospitato nei mesi scorsi una mostra per il cinquantesimo dell’avvenimento, mostra ora visibile presso il Museo civico Arsenal di Wroclaw). Già la prima parte dell’elenco di personaggi illustri dà un’idea dell’apertura culturale che ha sempre caratterizzato Breslavia. Ma gli ultimi tre nomi sono significativi anche di un’apertura all’incontro ecumenico non scontata per quei tempi.

Non è un caso allora che a Wroclaw sorga un quartiere curioso, detto delle “Quattro denominazioni” (originariamente “del reciproco rispetto” o “della tolleranza”), che abbiamo visitato accompagnati dall’entusiasta presidente dell’ “Associazione Bonhoeffer” Janusz Bertram Witt, membro del locale Sinodo evangelico-luterano. Il quartiere è nella città vecchia e comprende una chiesa cattolica, una luterana, una ortodossa e la sinagoga della Cicogna Bianca. E’ dal rabbino Jerzy Kichler (fino agli Anni Trenta del secolo scorso la comunità ebraica di Breslavia contava circa 30mila membri, oggi alcune centinaia) che è partita l’idea di una collaborazione pubblica molto attiva  tra le diverse comunità che si è poi concretizzata anche in un interscambio reciproco grazie al quale gli uni partecipano ad esempio alle festività degli altri. Nella Sinagoga  – da ricordare che la frequentò Edith Stein – è stata realizzata ad esempio una grande aula di preghiera utilizzata anche per manifestazioni culturali cittadine. Frequente è l’organizzazione di incontri a livello di bambini e ragazzi, così che crescano con il senso dell’attenzione reciproca. Ancora un’osservazione: è stato Giovanni Paolo II il primo a chiamare Wroclaw “la città dell’incontro”. 

 

WROCLAW, LA MOSTRA  DELLE SETTE MERAVIGLIE E IL MUSEO ARCIVESCOVILE 

Durante il soggiorno abbiamo anche avuto il privilegio di visitare, all’interno dell’antico Muinicipio,  una mostra veramente interessante, multimediale  e tecnologicamente all’avanguardia: quella delle “Sette meraviglie di  Wroclaw e della Bassa Slesia”. E’ così che sono scorse davanti ai nostri occhi fotografie spettacolari e mappe storiche, opere pittoriche medievali e rinascimentali recuperate dopo la dispersione dovuta alla Seconda Guerra Mondiale, le personalità della scienza dal XV a oggi (tra l’altro si cita anche lo storico Theodor Mommsen che insegnò per alcuni anni all’Università di Breslavia), la parte dedicata all’architettura e incentrata sulla costruzione da parte dell’architetto Max Berg del ‘Palazzo del Centenario’ (diametro della volta più che doppio di quello del Pantheon romano), la storia di Sant’Edvige, duchessa di Slesia (ce ne occuperemo più ampiamente più oltre). Una sezione di interesse certo era quella dedicata alla lingua: lì era esposto un documento molto particolare, iscritto nel 2015 nella lista dell’Unesco “Memoria del mondo”, il   Księga henrykowska del 1268. Marta, la nostra guida molto competente, ha richiamato l’attenzione su una frase del documento, la prima in assoluto in lingua polacca. Essa è pronunciata da un mugnaio che dice alla moglie: “Lasciami macinare, tu resta tranquilla!”.

Sarebbe peccato mortale (sempre che la categoria ancora esista…) non citare l’incredibile ricchezza del museo arcivescovile dietro la Cattedrale: centinaia di opere dal Medioevo in poi, compresi molti incunaboli, sono ospitati in uno spazio a più piani (le scale assicurano una ginnastica intensa). Dopo una visita veloce anche gli occhi ne escono stralunati, tanta è la bellezza artistica mostrata ai visitatori. Il Museo ospita un quadro famoso di Luca Cranach il Vecchio, dipinto su legno di tiglio: è la ‘Madonna degli abeti’ e rappresenta la Vergine con il Bambino adagiato su un cuscino di velluto che tiene un grappolo d’uva. Da notare che il quadro, finito sul mercato internazionale d’antiquariato, fu donato da un collezionista anonimo nel 2007 ai vescovi svizzeri, che decisero di restituirlo all’arcidiocesi di Breslavia. 

 

WROCLAW, GLI GNOMI IRRIVERENTI 

Passeggiando con un po’ di attenzione per le strade del centro di Wroclaw (nei dintorni della grande e vivace Piazza del Mercato, cuore della città), è facile scorgere delle piccole sculture che rappresentano personaggi e professioni diverse: ce n’è anche uno in Vespa, con pizza e fiasco di Chianti. Sono gli gnomi, che trovano origine nei primi Anni Ottanta quando in Polonia fu introdotta la legge marziale dopo i grandi scioperi di Solidarnośc. L’opposizione anti-comunista scriveva slogan sui muri di Wroclaw, puntualmente cancellati. Allora vennero i graffiti, che rappresentavano gli gnomi irriverenti poi concretizzati nel bronzo. Ce ne sono decine (per qualcuno circa 200) in giro per la città e ne sono divenuti un simbolo. 

 

WROCLAW, IL NUOVO AUDITORIO E IL TEATRO DELL’OPERA 

Tra i grandi edifici di Wroclaw emerge possente in centro il nuovo Auditorio della Musica, inaugurato a settembre 2015: la sua superficie è di non meno di 48500 metri quadrati. Comprende tra l’altro una sala concerti da 1800 posti, altre tre sale di capienza fino a 450 posti, studi di registrazione e sale per conferenze.

Non lontano ecco il Teatro dell’Opera - costruito negli anni 1839-41 - è un bell’edificio classicista, che può ospitare fino a 1600 spettatori e conserva anche nei palchi la ‘loggia dell’Imperatore’. Durante il soggiorno abbiamo potuto ascoltarvi il “Va’ pensiero ‘, dato che siamo stati invitati all’esecuzione (buona) del “Nabucco” verdiano (regia di Ewa Michnik, coro e orchestra della stessa Opera).   

 

DA TREBNICA VEGLIA SUI BRESLAVIA SANT’EDVIGE DI SLESIA 

Ci sarebbe molto altro da riferire di Wroclaw, ma lasciamo a chi ci andrà la gioia della sorpresa! Intanto, però, concludendo, non possiamo non citare la visita fatta a Trzebnica, cittadina nella campagna a 23 chilometri da Breslavia, là dove sorge il santuario di Sant’Edvige di Slesia. Era il giorno di San Giuseppe e siamo stati accolti dal parroco e dal sindaco con una colazione molto sostanziosa comprendente dolcetti prelibati e dal canto augurale tradizionale dello ‘Sto lat’ . Dall’altra parte della strada ecco il complesso cistercense dell’abbazia, la prima sorta in Polonia, fondata nel 1202 dal duca di Breslavia Enrico I il Barbuto e dalla sua moglie bavarese Edvige. Le prime monache giunsero all’inizio dell’anno seguente e la nuova chiesa fu benedetta nel 1219. Edvige era molto conosciuta per la carità che praticava concretamente nella quotidianità. Volle che le monache si occupassero anche di istruire le ragazze povere. Dopo che la figlia Gertrude fu scelta come seconda badessa del monastero, Edvige intensificò la sua presenza e nel 1238, morto il marito, si trasferì definitivamente a Trzebnica. Canonizzata nel 1267, riposa in un sarcofago nella cappella gotica dentro la chiesa, ricca d’arte. Guidati dall’attuale badessa suor Olimpia (molti anni in Vaticano, poi nella Nunziatura di Vienna), assaporati altri dolcetti di rito, abbiamo visitato il monastero, in origine cistercense, poi ristrutturato e ingrandito in stile barocco all’inizio del XVIII secolo. A due piani, è imponente, misurando 115 metri per 88 e comprendendo due cortili. Dal 1861 vi operano le Suore della Carità di san Carlo Borromeo: ospita anche una chiesa impreziosita da opere d’arte sulla Sacra Famiglia (bellissimo il bassorilievo della Natività) e un museo della Congregazione. Vale proprio la pena di fare questa ‘gita fuori porta’: il soggiorno a Wroclaw/Breslavia ne uscirà (ulteriormente) impreziosito.