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    CONVEGNO ALL'ANGELICUM: FEDELI ALLA DOTTRINA SOCIALE

     

    CONVEGNO ALL’ANGELICUM: FEDELI ALLA DOTTRINA SOCIALE - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 1 ottobre 2015

     

    Mercoledì 30 settembre all’ Angelicum, in vista del prossimo Sinodo,  il Convegno “Permanere nella verità di Cristo”. Davanti a duecento convenuti  e a numerosi giornalisti, hanno parlato - molto applauditi - i cardinali Caffarra e Burke, l’arcivescovo Vasil’ e il professor Kampowski. Un applauso significativo a scena aperta al card. Burke. Un appello al Sinodo, sottoscritto anche dai cardinali Sarah e Brandmüller, ambedue in aula.

     

    Appuntamento presinodale tra i più attesi (confermato del resto anche da una presenza mediatica ‘europea’ molto nutrita), si è svolto a Roma nel tardo pomeriggio di mercoledì 30 settembre il Convegno “Permanere nella verità di Cristo”. Davanti a circa duecento convenuti nell’aula magna della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) hanno parlato i cardinali Carlo Caffarra e Raymond Burke, l’arcivescovo Ciril Vasil’, il professor Stephan Kampowski, introdotti dal rettore domenicano Mirosklav Adam e moderati da Riccardo Cascioli, direttore de La Nuova Bussola Quotidiana e de Il Timone. Presenti in aula tra gli altri anche i cardinali Robert Sarah e Walter Brandmüller, l’arcivescovo Luigi Negri, monsignor Livio Melina (preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per la famiglia) e l’ex-presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi.

    Non si è trattato di un Convegno di “resistenti al Papa” come da qualche parte si era osservato (perfino nella presentazione meridiana del libro “Testimone della misericordia” del cardinale Walter Kasper in conversazione con Raffaele Luise, coordinatore del noto “Cenacolo degli amici di Francesco”). Non a caso, già nel saluto inaugurale di padre Adam si è voluto rassicurare che le relazioni sarebbero state pienamente conformi al Magistero e alla dottrina sociale della Chiesa. E così è stato. Certo tra i presenti diffuse erano l’insoddisfazione, l’inquietudine, la forte preoccupazione per taluni aspetti del dibattito e del cammino presinodale in materia di famiglia: lo hanno provato gli applausi prolungati che hanno accolto in particolare le relazioni dei cardinali Burke e Caffarra. Ancora di più il forte applauso spontaneo a scena aperta scoppiato quando il cardinale Burke ha detto, a proposito della presunta potestà del Pontefice di sciogliere qualsiasi matrimonio, che egli “non può prendere provvedimenti contro la volontà di Cristo. Sarebbe un assurdo asserire un potere assoluto del Papa contro la legge divina”. Non solo: nell’appello finale presentato ai padri sinodali si è voluto evidenziare la necessità che “dal Sinodo esca una riproposizione integrale della tradizione cattolica sui problemi della vita, della famiglia, dell’educazione, che consenta al popolo cristiano di oggi di approfondire la propria identità per svolgere in maniera adeguata la propria missione. Come ricordava Giovanni Paolo II, alla base di tutto l’ordine sociale si trova quindi questo principio di unità e di indissolubilità del matrimonio, principio su cui si fonda l’istituzione della famiglia e tutta la vita familiare”. Nell’appello si rileva poi tra l’altro che “non è pensabile che la Chiesa ipotizzi l’equivalenza di fatto, non solo di diritto, fra un rapporto e una coppia eterosessuale e una relazione di carattere omosessuale, perché questa sarebbe la sovversione del diritto naturale e del piano d’amore di Dio creatore”. L’appello è stato sottoscritto dai cardinali Caffarra, Burke, Brandmüller, Sarah, Meisner, dall’arcivescovo Vasil’, da alcuni altri presuli come ad esempio mons. Negri, mons. Aillet (vescovo di Bayonne) e mons. Schneider (Astana), da diversi sacerdoti e religiosi, da filosofi come Robert Spaemann, Armin Schwibach, Giacomo Samek Ludovici, Thobaud Collin, da intellettuali come Robert Royal, da scrittori come Gabriel d’Alançon, da docenti universitari come Stephan Kampowski e Armando Fumagalli, da economisti come Ettore Gotti Tedeschi.

    Veniamo a qualche passo particolarmente interessante delle relazioni ascoltate nel Convegno, promosso - oltre che da La Nuova Bussola Quotidiana e da Il Timone - da L’Homme Nouveau, Infovaticana e Human Dignity Institute.

    CARD. CAFFARRA: UNA SFIDA INAUDITA ALLA CHIESA DALLA POST-MODERNITA’ 

    L’arcivescovo di Bologna ha svolto un’ampia e dettagliata relazione su modi e contenuti della “sfida radicale” che la post-modernità ha lanciato alla Chiesa cattolica in materia di famiglia, cercando di convincere che matrimonio e famiglia così come ci vengono da una tradizione millenaria “sono costruzioni puramente convenzionali, di cui si può fare a meno”. Si tenta perciò di introdurre istituti familiari alternativi, di cui “l’espressione più palese è il sedicente matrimonio omosessuale”. La sfida è “inaudita” e diventa allora “assolutamente necessario” che i padri sinodali si interroghino sulle sue cause, che fondamentalmente si riducono a una: “La persona umana  ha rotto il contatto con il Principio”. La conseguenza è che “staccandosi la persona dal rapporto originale”, la verità diventa individuale, dunque non più valutabile in quanto tale e dunque non più esistente. Il settantasettenne porporato ha poi riflettuto sulle cause “intra ed extraecclesiali” dell’allontanamento della persona dal Principio.  In sintesi: se il matrimonio non è più considerato primariamente sacramento, l’indissolubilità viene pensata come una norma di legge. Ma una legge può essere cambiata. Perciò, se la legge si stacca dalla verità, anche l’indissolubilità ne viene intaccata. Dentro la Chiesa, ha osservato il cardinale Caffarra, si è assistito e si assiste a un “oscurarsi della natura sacramentale del matrimonio”, il che ha “indebolito fortemente” anche la teologia del matrimonio.

    Proseguendo, l’arcivescovo di Bologna ha definito “testo errato da ogni punto di vista” il punto 137 dell’Instrumentum laboris per il Sinodo 2015, che cita l’enciclica Humanae vitae di Paolo VI, auspicando che i coniugi decidano con equilibrio in materia di contraccezione, considerando sia la voce della loro coscienza che quella della norma morale.

    Il Sinodo – ha poi evidenziato il porporato – “è una grande occasione per un confronto serio, robusto con la modernità”. Se ciò non avverrà, “resterà una grande occasione perduta”. Indiscusso il dialogo della Chiesa non con le ideologie, ma con le persone in carne ed ossa, soprattutto se “ferite”, si pone una domanda fondamentale: “Come si guariscono le ferite? Con quali criteri di giudizio si può discernere la condizione della persona ferita?”. Qui la risposta di Caffarra è chiara: “Non certo desumendo i criteri dalla sociologia, non certo adeguandosi al mondo. Sarebbe questo il trionfo della sociologia sulla teologia e segnerebbe la sconfitta anche disonorevole del cristianesimo”. Non solo: sarebbe “falso e pericoloso” discernere tali criteri “dalla misericordia”, perché, se il paziente è contento che il medico lo tratti bene, si aspetta però da lui principalmente che lo guarisca. Può capitare invece che “la misericordia male intesa possa evitare che si ricorra alla necessaria medicina amara”.

    Qui il cardinale si è augurato che, come frutto del Sinodo, il Papa “promulghi” un vero e proprio “Catechismo de matrimonio e della famiglia” per la Chiesa intera. Ce ne sarebbe veramente bisogno, anche perché per contro-sfidare la post-modernità la Chiesa ha bisogno di solidità nelle argomentazioni: “Una eventuale delegittimazione dell’impegno culturale” di chi si batte per il matrimonio e per la famiglia  - ha ammonito il card. Caffarra -“sarebbe devastante per la pastorale cattolica”.

    CARD. BURKE: SU MATRIMONIO E FAMIGLIA ENTRATI NELLA CHIESA CONFUSIONI ED ERRORI 

    Accolta con un applauso insistito la relazione del cardinale Caffarra, la parola è passata al confratello Burke, che ha così esordito: “Non esiste per noi una materia più importante per la Chiesa di quella riguardante matrimonio e famiglia”. Purtroppo in materia sono entrati nella Chiesa “confusioni ed errori”, palesatisi in modo evidente “durante il primo Sinodo per la famiglia dell’ottobre 2014”. Quando la Relazione intermedia “ha reso spaventosamente chiara la situazione”: era un “manifesto per un nuovo approccio alle questioni della sessualità”, un documento “definito rivoluzionario dai media, non senza qualche ragione”.

    Il porporato statunitense ha poi precisato le competenze del Sinodo, che non è chiamato né può esserlo a modificare la dottrina e la prassi della Chiesa in materia di matrimonio. “Si è data l’impressione che invece il Sinodo lo potesse fare: occorre evitare queste distorsioni dannose per la Chiesa universale”, ha rilevato il relatore.

    Evidenziata anche un’altra “distorsione”, quella sui presunti poteri del Papa di sciogliere qualsiasi matrimonio (l’abbiamo ricordata in precedenza, anche in relazione al forte applauso a scena aperta scoppiato in aula), il card. Burke ha richiamato, in materia di procedure di nullità matrimoniale, quanto avvenuto negli Stati Uniti tra il 1971 e il 1983: “Il processo era stato molto semplificato ed era stata abolita la doppia sentenza conforme”. Conseguenze? L’opinione pubblica aveva percepito, “non senza qualche ragione”, tale semplificazione come “un divorzio cattolico”. Noteremo qui en passant che il recente Motu proprio in materia di papa Francesco prevede sia la semplificazione del processo che l’abolizione dell’obbligo della doppia sentenza conforme, aggiungendo inoltre la possibilità di decisione per il vescovo diocesano in tempi molto ristretti. Perciò la percezione dell’opinione pubblica rischia certo di essere analoga a quella statunitense degli Anni Settanta: l’introduzione de facto di un “divorzio cattolico”.  O no?

    Sempre a proposito di procedure di nullità, il porporato sessantasettenne ha criticato il punto numero 114 dell’ Instrumentum laboris in cui si cita la mancanza di fede tra i possibili fattori che potrebbero rendere nullo un matrimonio: “La sacramentalità del matrimonio non dipende dalla mancanza di fede”.

    ARCIVESCOVO VASIL’: IL PROBLEMA DEI MATRIMONI MISTI CATTOLICO-ORTODOSSI

    Il microfono è passato all’arcivescovo Ciril Vasil’, segretario della Congregazione per le Chiese orientali. Il presule slovacco ha attirato l’attenzione sul fatto che, con la massiccia immigrazione dai paesi dell’Est verso l’Europa occidentale, si è prodotto anche un incremento dei casi di matrimoni misti cattolico-ortodossi. A volte, come ben sanno ormai molti vescovi diocesani, si presentano problematiche non facili da sciogliere. Ad esempio capita che presenti richiesta di matrimonio con una cattolica un ortodosso che è già stato sposato in patria e il cui matrimonio è stato sciolto dall’autorità ortodossa. La difficoltà di decidere su come procedere in tali casi è accresciuta dal fatto che nell’ortodossia non c’è un testo canonico unico di riferimento in materia, ma permangono opinioni diverse. Nel 2006 la Segnatura Apostolica, riguardo a un caso rumeno, ha dichiarato che il matrimonio celebrato tra due fedeli ortodossi è da ritenersi valido, ma la successiva dichiarazione ortodossa di nullità va considerata come una dichiarazione di divorzio, perciò non accettabile da parte della Chiesa cattolica.

    PROFESSOR KAMPOWSKI: MATRIMONIO E CONVIVENZE CARATTERIZZATI DA DUE LOGICHE MOLTO DIVERSE 

    Relazione conclusiva quella del professore Stephan Kampowski, docente presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II. Kampowski ha messo in luce le differenze profonde tra matrimonio e convivenze, che non sono di per sé un atto di vincolo pubblico e dunque seguono una logica diversa da quella di chi si sposa. Anche in relazione alla presenza di figli, questi ultimi sono molto più tutelati in un matrimonio che in una convivenza, caratterizzata dall’incertezza della durata. L’affetto non basta: non è l’affetto, certo importante, che fa il matrimonio: “E’ una novità assurda”. Se fosse applicata, si aprirebbe la porta al riconoscimento ‘matrimoniale’ di ogni tipo di legame. Il professor Kampowski ha voluto evidenziare anche che “matrimonio” contiene il “mater munus”, è il ‘luogo’ in cui la sposa può diventare madre. Anche qui: dilaga l’ideologia che vorrebbe trasformare in diritto ogni desiderio, come quello di avere dei figli. Ma la natura ha dei limiti e ciò non può essere. La Chiesa pertanto “non può lasciarsi impressionare da tali ideologie”.

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