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    A PROPOSITO DI VATICANO, BIENNALE, PRESENTAZIONI STAMPA

    A PROPOSITO DI VATICANO, BIENNALE, PRESENTAZIONI STAMPA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org - 15 maggio 2013

     

    Martedì 14 maggio presso la Sala Stampa della Santa Sede è stata illustrata la partecipazione vaticana alla 55.ma edizione della Biennale d’arte di Venezia. Un avvenimento certo di rilievo per almeno due motivi principali: da una parte per la prima volta la Santa Sede avrà un proprio padiglione presso la mostra lagunare, dall’altra è da salutare molto positivamente la rinnovata volontà di dare un segnale importante per una riconciliazione tra Chiesa e arte contemporanea.

     

     

    Un tema quest’ultimo evidenziato nelle parole del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, promotore dell’iniziativa vaticana in materia. Il porporato ha peraltro ricordato che negli ultimi anni qualcosa già si era mosso per cercare di porre rimedio a una frattura dolorosa: dall’incontro del novembre 2009 di 300 artisti con papa Benedetto XVI alle sessanta opere prodotte da altrettanti autori  nel luglio 2011 per il sessantesimo dell’ordinazione sacerdotale di Joseph Ratzinger. Inoltre, ha rilevato il cardinale, l’idea di una partecipazione vaticana alla Biennale di Venezia era già stata ventilata nel 1958; è anche giusto tener presente che la Santa Sede ha sempre partecipato alle esposizioni universali, a partire da quella londinese del 1851.

    Come si manifesterà la partecipazione vaticana alla Biennale? Attraverso la presenza di opere di autori contemporanei, i tre di ‘Studio azzurro’ (Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi), il ceco Josef Koudelka, l’australiano Lawrence Carroll. Con quale tema si sono misurati gli autori prescelti? Sotto il mantello dei primi undici capitoli della Genesi i relatori (il cardinal Ravasi e Micol Forti dei Musei vaticani) hanno sottolineato che i tre italiani hanno cercato di evocare la Creazione, il fotografo ceco la “de-Creazione” (ovvero la distruzione del mondo e delle sue leggi), l’australiano – che si situa “tra arte povera e arte concettuale” -  la “ri-Creazione” (ovvero una creazione rinnovata ricca di speranza). Soprattutto Micol Forti ha descritto con parole di elogio le opere che rappresenteranno la Santa Sede a Venezia: le tre video-installazioni interattive dello ‘Studio azzurro’, le 18 foto in bianco e nero di Koudelka, le creazioni con oggetti sospesi di Carroll. Tali opere, “per ora”, ha detto il cardinal Ravasi, non sono destinate alla liturgia: però “in futuro ciò potrà accadere”, anche perché “vogliamo creare nelle chiese nuove un’atmosfera di dialogo tra arte e fede”. Oggi spesso in tali chiese ci sono arredi che stonano con la modernità dell’architettura. Del resto, ha sottolineato il presidente del Pontificio consiglio della Cultura, la Chiesa ha reagito spesso “ritirandosi” davanti alle “provocazioni” dell’arte contemporanea, “affidando l’arte al massimo a espressioni artigianali”. Invece ormai può essere già “quasi concepibile” l’uso liturgico di opere di arte contemporanea, che potrebbero essere utilizzate “per la catechesi” di “un pubblico giovane, abituato a linguaggi nuovi”.

    Questo detto, sarebbe stato molto opportuno e pure logico poter vedere le opere, data la presenza in sala stampa di due schermi su cui sono stati proiettati tra l’altro i volti degli artisti e alcune loro opere pregresse, oltre alla trilogia di opere ‘michelangiolesche’ dell’artista Tano Festa esposte all’ingresso del padiglione (e regalate al Vaticano dal collezionista Ovidio Jacorossi). Anche perché sembra naturale che le opere siano l’elemento più importante in una mostra. Nel nostro caso, poi, la visione delle opere era tanto più attesa date le indiscrezioni secondo le quali si trattava di paccottiglia (e il cardinal Ravasi più volte ha fatto un riferimento polemico a tali indiscrezioni). Invece no. Qualche immagine si ritrova nel cd inserito nella cartella-stampa, ma durante la presentazione delle opere si è solo parlato: magari con parole belle, ma a rivestire un involucro dal contenuto misterioso. A giustificare la non proiezione di foto delle opere in mostra si è detto ad esempio che: “E’ normale che alle presentazioni non si mostrino le opere” (Baratta, presidente della Biennale), “Per vedere le opere è giusto venire a Venezia” (il cardinale),  “Si può trovare qualche immagine sul cd” (altri). Ma  allora: se le immagini erano sul cd, perché non sono state proiettate in sala? C’era forse qualche timore di incrinare l’apparente consenso in sala stampa? 

    Alla presentazione (una conferenza-stampa molto sui generis) sono convenuti decine di rappresentanti degli sponsor, altre decine di addetti ai lavori facenti parte degli ambienti artistici, il resto erano giornalisti. La conseguenza più visibile di tutto ciò è che durante la presentazione si sono registrati e ripetuti applausi al termine dell’una o l’altra relazione o risposta a domande (il che la dice lunga sulla composizione della platea).

    Essendo profani in materia di arte contemporanea, non ci permettiamo di valutare il livello delle opere visibili sul cd. Certo, ragionando secondo buon senso, l’unica foto presente di un’opera di Carroll induce a pensieri quanto meno confusi e tendenzialmente poco gradevoli.

    Polemiche erano state affacciate anche sui costi. A tale proposito mons. Pasquale Iacobone ha illustrato una tabella secondo la quale la spesa (tutta coperta dagli sponsor, caratterizzata “da criteri di economicità e sobrietà”) sarebbe di circa 750mila euro, di cui 300mila come “contributo agli Artisti per realizzazione Opere”. Ci viene spontaneo osservare che se tutte le opere di Carroll fossero come quella visibile sul cd, tale contributo sembrerebbe un tantino generoso.  

    Erano circolate voci di una spesa totale attorno ai 2 milioni e 800mila euro, che comprendevano però il contributo richiesto per le opere di Lucio Fontana (2 milioni). Si vede che le trattative non sono andate in porto, per cui la cifra ventilata restante è più o meno quella reale.

    In conclusione: lodevole l’iniziativa, apprezzabile il tentativo di conciliare con grande evidenza pubblica Chiesa e arte contemporanea. Però quanto meno controverse le strade imboccate e le reticenze nella comunicazione. 

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