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    CREMONA: DOLORE E SMARRIMENTO PER LA CHIESA ODIERNA (CON UN P.S.)

    CREMONA: DOLORE E SMARRIMENTO PER LA CHIESA ODIERNA (CON UN P.S.) – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 1 febbraio 2018

     

    Venerdì 26 gennaio un centinaio di cattolici, promotrice l’associazione ‘Quaerere Deum’,  ha discusso a Cremona della situazione nella Chiesa. La cronaca della serata, nella speranza che i sordi e i muti che pullulano nelle curie, nelle parrocchie e nelle redazioni dei media ecclesiali si scuotano, ritrovando udito e favella. Nel Post Scriptum qualche annotazione su alcune reazioni turiferarie grondanti misericordia alla lettera aperta del card. Joseph Zen Ze-kiun sui rapporti Santa-Sede –Cina.

     

    Ecco un’esperienza cristiana che lascia il segno, che ci è stata proposta dall’Associazione ‘Quaerere Deum’ (recentemente fondata a Cremona) e che ci teniamo a condividere.

    ‘Quaerere Deum’ rilevava  Benedetto XVI nel 2008 a Parigi, nel discorso al mondo della cultura tenuto nel Collège des Bernardins. “Ciò che ha fondato la cultura dell’Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarlo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura”. 

    I membri (laici e sacerdoti) dell’Associazione cremonese hanno ben chiaro quanto detto da papa Ratzinger: si ritrovano insieme per condividere amicizie, preghiera, vita liturgica, formazione e hanno maturato con lucidità una sofferta consapevolezza dell’odierna situazione ecclesiale.

    Ci hanno invitato per un incontro, cui hanno partecipato anche altri amici cattolici della diocesi, svoltosi in un ristorante all’ombra del Torrazzo e della splendida Cattedrale superbamente illuminati. Perché un ristorante? qualcuno si chiederà. Risposta ahimè non sorprendente: sarebbe stata ipotizzabile seriamente nell’attuale temperie ecclesiale la messa a disposizione di una sala parrocchiale o di un’associazione del giro? 

    E poi il ristorante favorisce la convivialità, dato che la serata prevedeva quale introduzione un ottimo risotto con i funghi, un filetto con patate, un caffè e un zicchinin di limoncello.

    In avvio abbiamo dato sinteticamente una nostra lettura di momenti di un Pontificato molto controverso, dopo aver precisato (come già in altre occasioni) di non essere ‘nemici’ di Francesco (di cui riconosciamo ad esempio la ricorrente denuncia contro la ‘cultura dello scarto’) ma critici di purtroppo non pochi suoi gesti, atti, dichiarazioni. Momenti, si diceva, posti spesso sotto il segno della contraddizione tra il dire e il fare, di cui questo blog contiene ampia documentazione.

    La sala era molto attenta, molto reattiva e gli applausi scroscianti, a scena aperta, non sono mancati. Tra l’altro quando abbiamo lasciato cadere il nome Avvenire in relazione al business scandaloso dell’ accoglienza: la popolarità del quotidiano catto-fluido in larghe fasce cattoliche è ormai (meritatamente) sotto lo zero. Non lo diciamo con allegria, perché l’applauso convinto sanciva anche la dolorosa presa d’atto e condivisione della gravità di quanto sta succedendo nella Chiesa e nelle sue propaggini. 

    In un centinaio gremivano la sala (come ci è stato detto, sarebbero raddoppiati o triplicati se l’Associazione avesse trovato uno spazio più grande): le domande sono state tante (e a un certo momento troncate per ragioni di …orario). Segno ulteriore dell’interesse del tema che incide di questi tempi nella carne di molti cattolici, che amano profondamente la Chiesa.

    Non sono state domande accademiche, ma espressione di un disagio, di una sofferenza vera, vissuta, che i turiferari irridono e i pavidi fingono di non vedere. Che cosa possiamo fare, che cosa dobbiamo fare? si è chiesto da più  parti. Dobbiamo indignarci, alzarci in piedi come diceva Giovanni Paolo II, combattere la buona battaglia, pregare di più oppure rassegnarci oppure sancire uno scisma de iure e de facto?

    Abbiamo osservato che la rassegnazione per un cristiano non può essere la strada da imboccare, tantomeno la via dello scisma: priorità su tutto deve avere lo sforzo, pur molto faticoso, di restare uniti in un’unica Chiesa. Anche perché la Chiesa resterà (in mezzo a tempeste violente che la fanno e la faranno scricchiolare di brutto): sono i Papi che passano (e con loro, i turiferari, i pavidi e anche tutti noi). Una Chiesa cattolica divisa – abbiamo aggiunto - significherebbe anche un indebolimento grave davanti al mondo e sarebbe condannata probabilmente all’irrilevanza assoluta.

    Spulciando tra le domande…  

    .Un umile fedele cattolico si attende che la Chiesa ribadisca chiaramente la distinzione tra bene e male, i valori non negoziabili… e poi si sente dire che la Bonino è una ‘grande italiana’…  Che dobbiamo fare?

     

    . Io, cattolico comune, posso indignarmi, io che sono una faccia da sottaceto, un cuore di pietra, uno sgranarosari? Oppure devo restare zitto?

     

    . Vorrei un consiglio… come devo comportarmi quando leggo di don Fredo Olivero che a Torino sostituisce durante la Messa il ‘Credo’ (cui non crede) con una canzoncina francescana e leggo dei sorrisini dei presenti? Devo seguire l’esortazione del palermitano don Salvo Priolo che in un’omelia ha scongiurato di ‘alzarsi in piedi’ ?

     

    . Come possiamo coltivare la speranza in questo momento di sconcerto e di dolore?

     

    . Dobbiamo star zitti davanti alle posizioni di Santa Marta?

     

    . Quale l’influenza del protestantesimo sul cattolicesimo di oggi? Com’è in Svizzera? Che dice delle celebrazioni per i 500 anni della Riforma’? Sono eretiche? E la ‘beatificazione’ di Lutero?

     

    . L’ultimo Conclave ha palesato un fallimento dello Spirito Santo?

     

    . E’ un piacere ascoltarLa, ma anche un dolore. E mi piacerebbe essere smentito. Oltre ad alzarsi in piedi, penso che si possa offrire questo dolore come sacrificio vivente.

     

    . Perché questo Papa? Può darsi che, ricordando quel che disse Pio XI di Mussolini, sia l’ “uomo che la Provvidenza ci ha mandato”, un’espressione da intendere in accezione neutra…

     

    . Ci voleva un Papa così perché i cristiani si scuotessero, perché paradossalmente si interrogassero sulla loro identità, la riscoprissero.

     

    . Si può criticare il Papa? (Qui nella risposta abbiamo evidenziato quel che ha detto lo stesso Francesco, esaltando la famosa parresia: “Per me è un buon segno che la resistenza emerga, che non si dicano le cose di nascosto, quando uno non è d’accordo. E’ sano discutere le cose, molto sano”(…) “Io non chiudo mai la porta. Tu chiedi di parlare? Vieni. Parlando non si perde nulla, si guadagna sempre”. Naturalmente… tra il dire e il fare c’è di mezzo…)

    . Ma che cosa fa papa Benedetto XVI? Ha lasciato eredi religiosi o politici?

     

    . Il fortissimo disagio che sentiamo nasce dal dolore. Tutte le novità, soprattutto in materia di vita e di famiglia, ci lasciano perplessi. L’ambiguità è grande. Il Papa sta giocando con la salvezza delle nostre anime?

     

    . Che cosa sta cercando di dirci papa Benedetto XVI?

     

    . Quello di Bergoglio è un progetto rivoluzionario e la resistenza si accresce continuamente. Può essere che le critiche a lui rivolte dal bergogliano cardinale O’ Malley sulla gestione del caso Barros in Cile siano il sintomo di un primo logoramento di tale progetto?

     

    . Sa qualcosa della preannunciata ‘messa ecumenica’? (Abbiamo riposto che non ne sappiamo niente)

    . Le mie perplessità sono nate già un’ora dopo l’elezione di Francesco. Ho pensato subito che niente sarebbe più stato come prima. E poi perché Il Grande Oriente d’Italia - i massoni insomma - ha salutato l’elezione con tanta enfasi?

     

    Chi ci legge si sarà reso conto che la serata è stata – come si dice a Roma – bella tosta. E molto istruttiva. Cento a Cremona (in gran parte addolorati, confusi, indignati)? Fate qualche proiezione su scala più ampia…e preoccupatevi, almeno un po’,  voi sordi e muti, turiferari e pavidi…

     

    P.S. Non passa ormai giorno senza una picconata all’una o all’altra parete dell’edificio di Santa Romana Chiesa. Se non è quella della vita, è quella della famiglia, quella della liturgia, quella del diritto canonico, quella della non –ingerenza in questioni di competenza primaria dello Stato come il tema dei migranti… addirittura quella che riguarda la condizione dei cattolici sotto regimi dittatoriali. 

    Lunedì 29 gennaio l’eroico cardinale cinese Joseph Zen Ze-kiun ha inviato ai ‘cari amici dei media’ una lettera aperta sull’evoluzione dei rapporti diplomatici tra Santa Sede e Cina (su cui da anni esprime gravi perplessità),  ripubblicata subito tra gli altri da Magister su ‘Settimo Cielo’ e dalla benemerita agenzia missionaria ‘AsiaNews’, fondata dal compianto padre Piero Gheddo e diretta da padre Bernardo Cervellera. Nel testo il porporato racconta di un incontro con papa Francesco, delle sue reazioni; anche della consegna a mano della lettera di uno dei due vescovi della Chiesa fedele a Roma che sarebbero stati sollecitati da una delegazione vaticana a lasciare il posto a successori della Chiesa ufficiale, richiesti di tale sacrificio in nome del buon esito dei negoziati in corso sulla nomine episcopali.

    Sappiamo che la questione sul tappeto è molto complessa, delicata e assomiglia a quelle che negli anni Sessanta e Settanta caratterizzarono la controversa ‘Ostpolitik’ vaticana. Riconosciamo la difficoltà di trovare una soluzione soddisfacente, ma la svendita della Chiesa cattolica che da sempre soffre nella propria carne per fedeltà a Roma sarebbe certo la peggiore. In ogni caso ci hanno colpito molto negativamente alcune reazioni che è difficile non giudicare vergognose alla pubblicazione della lettera del cardinale Zen Ze-kiun.

    Già nel comunicato della Sala stampa vaticana, a firma del direttore Greg Burke (povero Greg, che ti fanno fare!), si legge qualche apprezzamento che fa male verso il valoroso porporato combattente – una vita spesa per la Chiesa di Roma - che viene accusato di “alimentare confusione e polemiche” e per la cui presa di posizione pubblica si esprimono “sorpresa e rammarico”.

    Ma il vertice dell’impudenza misericordiosa si raggiunge nei commenti di due tra i più noti turiferari della Casa. Il primo appare su ‘Vatican Insider, nell’articolo “La Santa Sede: c’è chi sulle ‘questioni cinesi’ alimenta confusione”; la firma è del ciellino Gianni Valente. Dell’articolo offriamo ai lettori un sabba di bastonate caritatevoli verso l’iniziativa dell’eroico Joseph Zen Ze-kiun: la dichiarazione vaticana punta a dissipare equivoci e falsi teoremi - canali mediatici da sempre mobilitati contro le trattative sino-vaticane - l’obiettivo della campagna articolata attorno al ‘caso Shantou’ -  la diffusione orchestrata delle indiscrezioni punta anche a insufflare l’idea che la ‘politica’ vaticana sulla Cina non può essere attribuita al ‘Papa latinoamericano’, che ‘non capisce’ di questioni cinesi ed è mal consigliato dai collaboratori - Si fanno circolare ricostruzioni parziali e manipolate di colloqui e incontri personali - Una strategia militante, “ventre a terra”, che rischia di spargere sconcerto e confusione anche in molte comunità della Chiesa in Cina – proteggere i cattolici cinesi dagli effetti delle manovre di politica ecclesiastica architettati in Occidente.

    Sempre su ‘Vatican Insider’, nell’introduzione all’intervista sul tema al cardinale Parolin, Valente si straccia le vesti per le “operazioni opache, vere e proprie manipolazioni politiche, sabotaggi, sospetti, fumi artificiali, narrazioni politicizzate”.  Non si risparmia proprio il turiferario di Casa, tra i cui bersagli più grossi c’è un altro ciellino, proprio padre Bernardo Cervellera, l’instancabile, competente e appassionato direttore di ‘AsiaNews’.

    Dicevamo però di due turiferari particolarmente meritevoli di citazione. Se il primo è Gianni Valente, la seconda è Stefania Falasca… insomma marito e moglie. La Falasca imperversa sul catto-fluido Avvenire di mercoledì 31 gennaio 2018 e - nell’articolo a pagina 18 (‘Catholica’) intitolato: “Santa Sede: non c’è distanza tra Francesco e i collaboratori” – palesa la sua santa indignazione per “la diffusione orchestrata delle indiscrezioni sul ‘caso Shantou’ “, contro “l’accanimento di certe campagne strumentali volte a screditare le trattative in corso tra Cina popolare e Santa Sede”, per “certe dinamiche di disinformazione mediatica”, infine per “le grottesche manovre rispetto al modus operandi della Santa Sede”. 

    Che moglie e marito puntino a ricevere, un po’ come la nota Lucienne Ploumen abortista e pro-lgbt, la prestigiosa onorificenza pontificia di San Gregorio Magno? O addirittura – ci si permetta l’irriverenza…ma si può escludere ancora qualcosa per il futuro ecclesiale? – non è che in fondo in fondo anelino alla prima porpora cardinalizia di coppia, quale simbolo di una Chiesa rinnovata profondamente nelle sue istituzioni?

     

     

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