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    NO RIFORMA RENZI-BOSCHI/ GANDOLFINI: CATTOLICI, E' L'ORA DELLA SVEGLIA!

     

    NO RIFORMA RENZI-BOSCHI/ GANDOLFINI: CATTOLICI, E’ L’ORA DELLA SVEGLIA! – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 30 maggio 2016

     

    E’ nato sabato 28 maggio a Roma il ‘Comitato famiglie per il no al referendum costituzionale’ di ottobre, animato dai promotori dei recenti Family Day. L’obiettivo è quello di contribuire ad affossare una riforma costituzionale pericolosa per la democrazia, che - concentrando  i poteri in un solo uomo e un solo partito, con una Camera dominante su un Senato pressoché esautorato  - agevolerebbe tra l’altro l’approvazione di nuove leggi liberticide e antropologicamente sovversive. Necessario l’impegno strenuo di tutti, in particolare dei cattolici, chiamati a non essere complici della deriva autoritaria.

     

     

    Passaparola. Dentro le mura di casa. Di famiglia in famiglia. Di condominio in condominio. Di parrocchia in parrocchia. Sul posto di lavoro, in piazza, al bar. Sui mezzi pubblici di trasporto. All’ombra degli abeti, degli ulivi o degli ombrelloni. Nella sterminata prateria di internet. Dovunque ci sia possibilità di incontro tra umani, per i cattolici che abbiano a cuore il permanere di un sistema democratico pur imperfetto, una sola parola, un solo grido: “No alla riforma costituzionale Renzi-Boschi”. Certo un ‘No’ che non derivi da una semplice (pur comprensibile) rivalsa contro chi – lo Spavaldo, la Garrula ministra, il Fantasma del Quirinale (così silenzioso e nel contempo operoso) – ha fatto strame della Costituzione e dei regolamenti parlamentari imponendo l’accettazione dell’iniqua legge sulle ‘unioni civili’. Ma un ‘No’ fondato su argomenti solidi, difficilmente confutabili da chi spera invece di convincere il popolo italiano con quattro chiacchiere da bar e con promesse mirabolanti. Nessuno baratti consciamente la libertà repubblicana con un piatto di lenticchie, come è accaduto durante l’iter della Cirinnà. Nessuno: né i (troppi) cattolici ‘poltronisti’ né i pastori (troppi anche loro) affezionati non più alla Balena, ma alla Bandiera bianca.

     

    In sintesi è questo il messaggio inviato agli italiani (ai cattolici soprattutto) dal neonato ‘Comitato famiglie per il no al referendum costituzionale’, costituitosi sabato 28 maggio a Roma, presso l’auditorio Antonianum. E’ in particolare il presidente Massimo Gandolfini che ha tenuto le redini della manifestazione, scaldando spesso il cuore ai circa 400 entusiasti (in buona parte rappresentanti dei neonati Comitati locali) che hanno gremito la platea e hanno sottolineato con ripetuti, calorosi applausi le considerazioni che provenivano dal palco.

    Aprendo la Convention,Gandolfini ha voluto subito evidenziare come il ‘no’ alla Riforma costituzionale non nasca da un sentimento di rivalsa, ma dalla convinzione (condivisa da molti altri, trasversalmente all’arco politico) che il testo sottoposto a referendum sia pericoloso per la democrazia italiana. E’ evidente, rileviamo noi, che i presenti nell’auditorio hanno testimoniato più volte la loro motivata e umana antipatia per l’agire del presidente del Consiglio ‘cattolico’ e della Ministra delle Riforme ‘cattolica’ (gratificata anche da urla di “Buffona!”) mentre passava un video che mostrava impietosamente le gravi contraddizioni governative tra il dire e il fare in materia di unioni civili. Né popolarità maggiore riscuotevano in platea il presidente della Repubblica (da cui Gandolfini si sarebbe aspettata “maggiore saggezza”) e i vescovi galantini della Cei: a quest’ultimo proposito, quando Gandolfini ha accennato nell’intervento conclusivo del pomeriggio all’opportunità di “sensibilizzare i nostri pastori”, dall’auditorio si è levato verso i destinatari un vero boato per loro non del tutto onorifico (cui poi Gandolfini ha cercato misericordiosamente di porre un argine ricordando che essi “sono uomini come noi, hanno bisogno di essere aiutati, incentivati a essere coraggiosi; offrite loro una goccia di rosolio più che non barili di aceto”). Questo constatato, è evidente che il ‘no’ alla Riforma si fonda essenzialmente (pur se permane in pancia la voglia “di farla pagare’ ai già citati) su motivi di grande spessore, certo non emotivi ma razionali.

    Due sono emersi in particolare dalla ‘Convention’, a contrastare le “solite battute da bar sport” (Gandolfini) di Renzi e dei suoi turiferari. Il primo riguarda l’aspetto economico: il risparmio derivato dalla Riforma è irrisorio. Il Senato costa attualmente circa 540 milioni di euro l’anno (di cui la maggior parte derivati dai costi della struttura e del personale). A meno che non si voglia licenziare buona parte dei dipendenti, il risparmio ottenuto con la Riforma sarebbe di 20 milioni di euro l’anno… insomma – come ha rilevato Simone Pillon, vicepresidente del Comitato, circa 35 centesimi al giorno per ogni italiano.

    Il secondo concerne invece l’attuale, pur imperfetto, equilibrio istituzionale, che sarebbe sconvolto in senso autoritario dalla Riforma: come ha rilevato più volte Gandolfini, ci ritroveremmo con una sola Camera deliberante in molte materie delicate (l’unica tra l’altro in cui si potrebbe porre la questione di fiducia e anche quella che avrebbe l’ultima parola nel caso di divergenze con il Senato), un partito che – con il disposto dalla nuova legge elettorale - si troverebbe ad avere una forte maggioranza in Parlamento pur con percentuali nettamente minoritarie nell’insieme del corpo elettorale, un segretario di quel partito che potrebbe evidentemente disporre a suo piacimento della vita politica italiana. Inoltre, ha evidenziato ancora Gandolfini, la Riforma indebolisce gravemente il federalismo e il principio di sussidiarietà, facendo saltare molti corpi intermedi ed equilibratori; dalla Riforma emergerebbe uno Stato centralista, statalista, pronto per il totalitarismo. Come non averne giustificata paura?

    Non potevano passare sotto silenzio le prossime amministrative in diverse grandi città e in molti comuni. Ancora una volta Gandolfini è stato chiaro, esprimendosi come presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli, promotore dei Family Day di San Giovanni e del Circo Massimo. Guardate bene i candidati e i partiti che li sostengono. Non votate i candidati e i partiti che “hanno partecipato all’approvazione della ‘bella’ legge sulle unioni civili. Non possono avere il nostro consenso” (grande applauso). Anche a livello amministrativo conta infatti “la sensibilità per le politiche della famiglia”. Qui bisogna ricordare, ha continuato Gandolfini, che “il tema fondamentale della famiglia non si risolve tanto nel bonus bébé, ma tutelando il fatto che in una famiglia ci siano un papà, una mamma e i figli. Non si può buttar via questo per un piatto di lenticchie” (grande applauso). Quali sono i partiti che hanno votato a favore dell’iniqua legge sulle ‘unioni civili’? Oltre al noto Pd, ce ne sono per caso altri, che si proclamano ‘cattolici’?

     

    ALCUNI STIMOLI ALLA RIFLESSIONE VENUTI DALLA CONVENTION

     

    Si è snodata in vari momenti la manifestazione presso l’Auditorium Antonianum,  alla presenza anche di alcuni parlamentari come Eugenia Roccella (Idea), Gian Marco Centinaio (capogruppo Lega Nord al Senato), Maurizio Gasparri (Forza Italia, vicepresidente del Senato) ed ex-parlamentari come Luisa Santolini (già presidente del Forum delle Famiglie). Riferiamo qui sotto  alcune delle frasi più significative ascoltate.

     

    Massimo Gandolfini/1 (Intervento inaugurale dopo il benvenuto di Filippo Savarese): Siamo gente comunissima, non rappresentiamo nessuna lobby di potere. Abbiamo però “una grande vocazione a servire il bene per la società e la verità sull’uomo”.

    Gandolfini/2 (“Oggi ha vinto l’amore”): Sentiamo slogan irridente e impertinenti come “Oggi ha vinto l’amore”, “Da domani adozioni per tutti”. Invece “l’amore, il vero amore, è quello oblativo che testimoniano ogni giorno migliaia di famiglie italiane” (applauso)

    Gandolfini /3 (Insulti): Tentano continuamente di far passare le piazze del Family Day come piazze “terroriste, discriminatorie”. Respingiamo il tentativo al mittente.

    Gandolfini/4 (Presidente della Repubblica): Il presidente della Repubblica Mattarella ha sostenuto nel messaggio del giorno del suo insediamento che bisogna “ricostruire quei legami che tengono insieme la società”. Che cosa è accaduto in verità? Per la legge sulle unioni civili “si è verificato l’esatto contrario” (applauso) 

    Gandolfini/5 (Riforma): L’approvazione della legge sulle‘unioni civili “ci ha profondamente avvilito, anche perché si è preferito servire l’interesse di una piccola lobby. Che cosa potrà accadere  nel caso in cui  dovesse passare la Riforma”?

    Gandolfini/6 (Riforma): “I corpi intermedi vengono saltati. E’ un sistema terribilmente antidemocratico che concentra il potere in una sola persona e in un solo partito (…) La famiglia è nel mirino di chi vuole sviluppare una strategia contro di essa. Se la famiglia fosse distrutta, sarebbe morta anche la democrazia (applauso)

    Gandolfini/7 (Cattolici): “I cattolici sono gravissimamente offesi da quanto sta accadendo. Dobbiamo svegliare il nostro mondo, perché la legge sulle unioni civili, l’eutanasia, la droga, l’utero in affitto sono immorali!” ( applauso). 

    Gandolfini/8 (Carta Costituzionale): “La Carta Costituzionale può essere modificata, ma non lo si  fa a colpi di fiducia (applauso). E’inaccettabile! Bisogna cercare di fermare una deriva centralista, che risponde a lobby fuori dell’Italia e nemiche della famiglia” (applauso). 

    Gandolfini/9 (Gender): “Nel circondario scolastico di Madrid, appena un bambino delle elementari dà qualche cenno di attrazione verso un compagno, l’autorità scolastica può esautorare quella dei genitori, incoraggiando il bambino a vestirsi a scuola da femmina contro il volere della famiglia. Questa è un’aberrazione che non ha niente a che fare con la lotta alle discriminazioni”.

     

    Video (Cirinnà): In un breve video molto incisivo e molto applaudito, oltre allo Spavaldo che osserva che non si sarebbe mai posta la fiducia su leggi sensibili e alla Garrula ministra che invece annuncia la fiducia nei due rami del Parlamento, appare anche la ben nota Cirinnà, in versione euforica, che confessa candidamente che, passata la Riforma, non ci sarà più nessun ostacolo per l’approvazione delle altre leggi sovversive in materia antropologica, data la maggioranza di cui godrebbe il Pd. Non solo, ma alla domanda dell’intervistatore se non sarebbe ancora meglio che ci fosse un partito unico, la nota Cirinnà risponde: Magari!

     

    Primo dibattito di carattere giuridico ed economico sulla riforma: il professor Mauro Ronco (in veste di presidente del Centro studi Rosario Livatino) e l’avvocato umbro Simone Pillon (vicepresidente del Comitato) hanno risposto entrando nei dettagli alle domande del moderatore Massimiliano Coccia di Radio Radicale sui contenuti della Riforma e sulle bugie di ogni genere (dai sostanziosi risparmi – vedi più sopra - alla grande velocizzazione dell’iter legislativo) che su di essa vengono proclamate dal presidente del Consiglio e dai suoi turiferari.

     

    Secondo dibattito su “Ce lo impone l’Europa?”: hanno espresso le loro considerazioni in materia – rispondendo alle domande di Sara Fornari di Telepace la svedese Maria Hildingsson (segretario generale del Forum delle famiglie europee), l’ex-europarlamentare Luca Volonté (presidente della Fondazione Novae Terrae) e  Marco Griffini (presidente dell’ AI.BI., Amici dei bambini, associazione protagonista sul fronte delle adozioni internazionali). Dal dibattito è emerso che: a) l’Europa con le sue norme non ci impone lo stravolgimento antropologico (sono le varie commissioni, i vari organismi che spingono verso tale obiettivo); b) l’Italia – come risulta anche dalla recente indagine dell’Ilga (associazione per i diritti lgbt) in 53 Paesi e su 96mila persone – è il Paese più tollerante e meno discriminatorio dopo l’Irlanda nei confronti delle persone lgbt; c) la legge sulle ‘unioni civili’ non era dunque per niente necessaria. Appassionato l’intervento di Mauro Griffini, che ha denunciato la situazione di grave e irresponsabile immobilismo in cui da due anni a questa parte si trova la Commissione italiana per le adozioni internazionali, che da poco ha una nuova presidente, Maria Elena Boschi. Una nomina che apre comunque pesanti interrogativi, considerate le dichiarazioni della Garrula ministra in materia di adozioni per tutti.

     

    Terzo e ultimo dibattito su “Elezioni e sfida antropologica”: vi hanno partecipato – moderati da Alessandra Benignetti de “Il Giornale” - Paolo Maria Floris (membro del Comitato e vicepresidente di “Identità cristiana”), che ha approfondito la delicata questione dell’annunciata obiezione di coscienza alla legge Cirinnà da parte dei sindaci e ha affermato che la Riforma “è gravemente lesiva delle competenze degli enti locali”; Giusy D’Amico (membro del Comitato e presidente dell’associazione “Non si tocca la famiglia”), che ha illustrato la penetrazione della ideologia gender (spesso sotto le mentite spoglie della “Lotta al bullismo”) nelle scuole italiane, comprese quelle materne; Chiara Atzori (medico infettivologo), che ha ricostruito le radici e lo sviluppo delle teorie gender, giungendo alla conclusione che oggi “siamo in balia di una gendercrazia di pensiero organizzata e di una oligarchia tecnoscientifica”, da cui dovrebbero salvarci “politici in preda a una profonda confusione antropologica”.

     

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