QUALCHE DOMANDA SULLA COMMISSIONE ANTIPEDOFILIA

QUALCHE DOMANDA SULLA COMMISSIONE ANTIPEDOFILIA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 5 dicembre 2013

 

Nessuno mette in dubbio la necessità di una lotta senza quartiere contro la pedofilia nella Chiesa. Ci si chiede però quali siano i modi più efficaci dell’impegno, senza sperperare tempo e risorse varie. La supercommissione proposta dal Consiglio degli 8 cardinali e approvata da papa Francesco lascia qualche dubbio in merito.

 

 

Il briefing che padre Lombardi ha avuto giovedì 5 dicembre 2013 in Sala stampa vaticana, quasi a conclusione della tregiorni di lavoro del Consiglio degli otto cardinali, ha comportato una sorpresa: il portavoce della Santa Sede era accompagnato dal cardinale cappuccino Sean Patrick O’Malley, membro del Consiglio. Il motivo? Presto svelato. L’arcivescovo di Boston ha annunciato la  prossima costituzione di una supercommissione vaticana “per la protezione del fanciullo”, in chiave antipedofilia. Papa Francesco ha accolto infatti la proposta del Consiglio in tal senso e ne ha chiesto la divulgazione immediata. La supercommissione  - sempre tenendo informato il Papa - dovrà occuparsi non solo degli aspetti giuridici ma anche di quelli pastorali del problema. Il nuovo organismo (universale) dovrà in particolare fare il punto sulla situazione attuale, dare linee direttrici per la protezione dei bambini e per la prevenzione di eventuali abusi, studiare nuove iniziative in materia, elaborare corsi di formazione per chi è a contatto con i bambini (catechisti, seminaristi, sacerdoti, religiosi), studiare protocolli “per la sicurezza dell’ambiente”, elaborare “attestati di idoneità per il ministero pastorale” e attestati di idoneità professionale, studiare le forme della valutazione psicologica, collaborare con le autorità civili per segnalare eventuali reati, controllare la fedina penale di coloro che si occupano di bambini, aiutare le vittime e le loro famiglie, incontrarle, assistere psicologicamente e cercare di recuperare i sacerdoti autori di atti di pedofilia, cooperare con vescovi e superiori religiosi, occuparsi dei rapporti con i mezzi di comunicazione sempre sul tema. Non a caso è stato il cardinale O’Malley a informare i giornalisti: il religioso cappuccino è pastore di un’arcidiocesi – quella di Boston - toccata in modo dolorosissimo dalla piaga degli abusi.

Questo riferito, spuntano subito alcune domande. La prima: ma non esistono già organi a livello centrale che si occupano del tema su forte e decisivo impulso di papa Benedetto XVI? Forse che il lavoro fin qui svolto dalla Congregazione per la Dottrina della fede non è considerato sufficiente? Forse che i pronunciamenti chiari e netti (seguiti da atti conseguenti) di Joseph Ratzinger vanno ancora completati? Si risponde che vanno completati pastoralmente, essendo stati fin qui soprattutto di carattere giuridico.

La seconda: considerato come la supercommissione – i cui componenti proverranno da tutto il mondo e da tutte le categorie del popolo di Dio - debba occuparsi di una montagna di problemi, assai delicati, è prevedibile che siano create decine di sottocommissioni e gruppi di lavoro. E chissà quanti esperti, veri o cosiddetti, spunteranno! Ci vorrà anche del tempo per allestire tutto, poiché – soprattutto in materie così scottanti - la micina frettolosa rischia di fare i gattini ciechi. E’ proprio il caso di appesantire il lavoro della Curia romana e delle Curie diocesane, già subissate da un mare di carte? E’ così che si snellisce il lavoro burocratico, come più volte prefigurato in questi mesi? Qui il cardinale O’Malley non ha risposto a questa nostra domanda durante il briefing.

La terza: se è vero che il pedofilo è un malato e che il malato non reagisce razionalmente ma d’impulso, a che servono i corsi di formazione anti-pedofilia annunciati? Il cardinale O’Malley qui invece ci ha risposto, osservando che i corsi di formazione sono stati e sono molto utili negli Stati Uniti per prevenire eventuali atti di abuso. Insomma: sono i bambini a segnalare eventuali comportamenti sospetti ai loro occhi. Ma quale affidabilità si può dare a certe segnalazioni dei bambini? Forse che alcuni bambini non sono suggestionabili? Forse che non si compiacciono di inventarsi delle storie soprattutto in una società massmediatica come la nostra, che quotidianamente del resto propone pessimi esempi al grande pubblico? Il caso italiano di Rignano Flaminio, con le discussioni infinite che ha comportato e che comporta, non insegna proprio nulla? Poi: chi valuta le segnalazioni dei bambini? E chi controlla i controllori? Insomma la materia è delicatissima e su questo punto rischiano di crearsi gravi malintesi.     

La quarta: si parla di attestati di idoneità, si presume con tanto di bollo; attestati di professionalità, si presume  con tanto di bollo. Ma chi li rilascerà? Ci vorranno certo corsi speciali anche per gli esaminatori. Una vera manna per psichiatri e psicologi….(ma andranno pur controllati anche loro. Da chi?)

Prima provvisoria conclusione. La lotta alla pedofilia dev’essere inflessibile, come già del resto ha ribadito più volte con concretezza papa Ratzinger. Per raggiungere lo scopo non può permettersi di disperdersi in mille rivoli, perdendo di incisività tra riunioni interminabili e documenti illeggibili. Speriamo che la supercommissione annunciata da O’Malley , pur animata dalla migliori intenzioni, non rimandi a un novello gigantismo burocratico sul tema all’interno di una Chiesa impegnata a camminare accanto all’uomo contemporaneo, con una vicinanza che si vuole diretta.   

P.S. L'articolo appare venerdì 6 dicembre 2013 (in versione ridotta) nel 'Corriere del Ticino'.