PARLAMENTO EUROPEO: NUOVO ATTACCO ALL'OBIEZIONE DI COSCIENZA

PARLAMENTO EUROPEO: NUOVO ATTACCO ALL’OBIEZIONE DI COSCIENZA - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 21 ottobre 2013

 

Martedì 22 ottobre il Parlamento europeo discuterà una proposta di risoluzione nel cui testo è palese l’attacco all’obiezione di coscienza in materia di aborto, definito un diritto fondamentale. Chiesta anche la limitazione del diritto dei genitori nella scelta educativa. Esaltata la teoria del ‘gender’: ammoniti gli Stati recalcitranti ad adeguarsi . Per la nota lobby il ‘sì’ dovrebbe annullare l’effetto della petizione pro-embrione “Uno di noi”.

 

 

 

Non è la prima volta che accade, anzi sta diventando un’abitudine. Ed è vero che l’approvazione – da parte del Parlamento europeo – di risoluzioni ‘politicamente corrette’ in materia di diritto alla vita, di famiglia e di educazione, non è vincolante per gli Stati membri. Tuttavia una dopo l’altra decisioni del genere contribuiscono a creare in Europa un clima psicologico sempre più difficile per chi a tali pronunciamenti si oppone. Cresce insomma la pressione sugli Stati che non si adeguano e che, sperano le note lobby, cedano prima o dopo per stanchezza e rassegnazione a ciò che (erroneamente) sembra ineluttabile. La tattica è sempre la stessa e si fonda sui riti collaudati della traballante democrazia europea, così ben delineati in genere dal lussemburghese Jean-Claude Juncker, presidente tra l’altro dell’Eurogruppo (competente in materia finanziaria) fino al gennaio 2013: Dapprima decidiamo qualcosa, poi lo si pubblicizza. In seguito aspettiamo un po’ e vediamo che cosa succede. Se non scandalizza o non provoca tumulti, perché la maggior parte della gente non si è neanche resa conto di quello che è stato deciso, noi continuiamo, passo dopo passo, fino a quando non sarò più possibile tornare indietro (“Der Spiegel”, 52/99). Lo stesso bell’esemplare di democratico il 26 maggio 2005 (tre giorni prima del referendum francese sulla Costituzione europea) aveva dichiarato al “Daily Telegraph”: Se sarà approvata, noi diremo: si prosegua. Se sarà respinta, noi diremo: si continua.

Entriamo allora nel merito della proposta di risoluzione su “sanità e diritti sessuali e riproduttivi” (2013/2040-INI) che viene discussa dal Parlamento europeo martedì 22 ottobre e che, nelle intenzioni, dovrebbe servire anche ad annullare l'effetto della petizione pro-embrione "Uno di noi" (a dieci giorni dalla scadenza della raccolta delle firme siamo ormai oltre quota 1.300.000).  Di seguito si citerà qualche passo della proposta di risoluzione, particolarmente significativo della volontà di imporre la svolta antropologica di civiltà all’intero continente.

Se, come sempre, nella prima parte si snocciola la lunga serie dei documenti presi in considerazione, nella seconda emergono le valutazioni dei proponenti. Ad esempio: Considerato che la disuguaglianza tra uomini e donne è una causa maggiore dei turbamenti di donne e adolescenti nell’ambito della salute sessuale e riproduttiva; e che gli stereotipi relativi alla femminilità e alla mascolinità in genere - in particolare le percezioni relative alla sessualità delle ragazze e delle donne- sono un ostacolo importante alla realizzazione dei diritti sessuali e riproduttivi… Ancora: Considerato che l’accesso a un aborto sicuro è proibito, salvo che per circostanze molto limitate, in tre Stati membri dell’Unione (Irlanda, Malta e Polonia); e che, in diversi altri Stati membri, l’aborto resta legale ma che è sempre più difficile accedervi in ragione di ostacoli normativi o pratici come il ricorso abusivo all’obiezione di coscienza, i periodi di attesa obbligatoria e le consulenze di parte e che altri Stati membri prefigurano addirittura di restringere l’accesso ai servizi abortivi… Proseguiamo: Considerato che oggi, in tutti gli Stati membri dell’Unione europea, le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali (LGBTI) continuano a subire discriminazioni, violenze e osservazioni critiche sulla loro sessualità e identità di genere…

Veniamo alla terza parte, quella degli inviti più o meno cortesi agli Stati membri. Ad esempio, punto 3: (il Parlamento europeo) sottolinea che l’autonomizzazione delle donne e delle ragazze è essenziale per rompere il ciclo della discriminazione e della violenza e per promuovere e proteggere i diritti dell’uomo, compresi quelli in materia di salute sessuale e riproduttiva. Altro passo importante, punto 4: (il Parlamento europeo) riconosce che i diritti sessuali e riproduttivi sono un elemento essenziale della dignità umana, e che devono essere trattati nel contesto generale della discriminazione strutturale e delle disuguaglianze tra i sessi; invita d’altronde gli Stati membri a proteggere i diritti sessuali e riproduttivi contattando l’Agenzia dei diritti fondamentali e l’Istituto europeo per l’uguaglianza tra uomini e donne, in particolare per garantire l’esistenza di programmi e di cure di salute riproduttiva. Agli Stati è anche chiesto di mantenersi vigilanti verso le politiche o le leggi suscettibili di attentare alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi. Ancora, punto 8: (il Parlamento europeo) sottolinea che le scelte in materia riproduttiva e i servizi di fertilità devono essere garantiti in un quadro non discriminatorio; invita perciò gli Stati membri a permettere anche alle donne nubili e lesbiche di beneficiare dei trattamenti di fertilità e dei servizi di procreazione medicalmente assistita. Significativo anche il prossimo esempio, punto 19: (il Parlamento europeo) invita gli Stati membri a garantire il finanziamento a lungo termine dei servizi pubblici e delle organizzazioni della società civile che forniscono servizi nel settore della sanità sessuale e riproduttiva. Ecco un passo da non dimenticare, che introduce un nuovo elemento di possibile frizione, punto 26: (il Parlamento europeo) sottolinea che i diritti sessuali e riproduttivi sono diritti fondamentali delle donne e degli uomini e che non devono essere limitati per motivi religiosi, per esempio dalla stipula di concordati.

 

Al punto 35 – che, come si vedrà, è tanto fondamentale quanto liberticida - si legge: (il Parlamento europeo) sottolinea che, anche nel caso in cui è legale, l’aborto è spesso impedito o ritardato da ostacoli per usufruire dei servizi appropriati, ad esempio il ricorso diffuso all’obiezione di coscienza (…); (il Parlamento europeo) sottolinea che gli Stati membri dovrebbero regolamentare e sorvegliare il ricorso all’obiezione di coscienza nelle professioni chiave (..); (il Parlamento europeo) insiste sul fatto che il diritto all’obiezione di coscienza è un diritto individuale e non una politica collettiva (…); (il Parlamento europeo) si inquieta del fatto che, in tutta l’Unione, membri del corpo medico siano obbligati a rifiutare servizi relativi ai diritti sessuali e riproduttivi negli ospedali e nelle cliniche di obbedienza religiosa.

 

Certo anche il punto 46 non manca di inquietare: (il Parlamento europeo) invita gli Stati membri a fornire servizi di salute sessuale e riproduttiva adattati agli adolescenti in funzione della loro età, del loro grado di maturità e dell’evoluzione delle loro capacità; tali servizi siano garantiti senza discriminazioni fondate sul sesso, la situazione matrimoniale, la disabilità o l’orientamento o identità sessuale; e siano accessibili senza l’accordo dei genitori o tutori legali.

 

Andiamo al punto 53, che rende ben palese uno degli obiettivi principali della risoluzione: (il Parlamento europeo) sottolinea che l’educazione sessuale deve includere informazioni non discriminatorie e dare un’immagine positiva delle persone LGBTI, così da sostenere e proteggere effettivamente i loro diritti.

 

E’ interessante anche riprodurre un passo della parte in cui si espongono i motivi della risoluzione: Posizioni molto conservatrici in relazione ai diritti sessuali e riproduttivi hanno guadagnato terreno in tutta Europa. Come si è potuto constatare chiaramente in pesi come Spagna e Ungheria e in organismi regionali come l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, il Comitato europeo dei diritti sociali e addirittura lo stesso Parlamento europeo, il movimento che si oppone all’aborto diventa sempre più potente e fa sentire sempre di più la sua voce.

 

Anche martedì 22 ottobre il ‘movimento’ non tacerà, presentando (a firma di quattro deputati di quattro Paesi diversi, a nome del gruppo Europa della Libertà e della Democrazia (32 membri, tra i quali 9 leghisti): Bastiaan Belder, Rolandas Paksas, Tadeusz Cymanski e il noto francese Philippe de Villiers) una proposta alternativa di risoluzione in cui si difendono tra l’altro il diritto all’obiezione di coscienza ( diritto fondamentale dell’uomo) e il diritto degli Stati di conservare le loro competenze in materia di politica dei diritti sessuali e riproduttivi. La risoluzione invoca qui il rispetto del diritto internazionale e dello Stato di diritto.

Come andrà a finire? Difficile fare previsioni. Su 736 deputati il PPE ne conta 265, la sinistra socialdemocratica 184, i liberali 84, i verdi 55, i conservatori euroscettici 54, la sinistra pura e dura 36, gli autonomisti 32, cui bisogna aggiungere 27 indipendenti. Sulla carta sinistra, verdi e liberali possono raggiungere la maggioranza. In più il Partito popolare europeo non è così monolitico in materia: la delegazione francese di centrodestra sembra infatti (scandalosamente) favorevole alla risoluzione (tra i transalpini voteranno contro solo i deputati del Fronte nazionale e Philippe de Villiers). Così, a quanto si sa, anche i popolari svedesi, olandesi e belgi. Non solo: pure tra altri membri del PPE ci sono incertezze (guarderemo con grande interesse al voto degli italiani): non è una sorpresa, perché il partito condotto da De Gasperi, Adenauer e Schuman appare da certi comportamenti sempre meno cristiano e sempre più politicamente corretto. Purtroppo.  

P.S. Apprendiamo che la proposta di risoluzione è stata sorprendentemente rinviata in commissione per un approfondimento. Risultato del voto: 351 sì al rinvio, 318 no e 19 astensioni. Una buona notizia, pur se non c'è da farsi troppe illusioni. Infatti la proposta alternativa a quella votata in Commissione, inoltrata dai 4 deputati del gruppo ELD (tra gli altri Philippe de Villiers), è stata respinta a larga maggioranza.