LA FAMIGLIA E’ UNA PER TUTTI

ROSSOPORPORA DICEMBRE 2012 su 'TEMPI' 50/12

 

Sulla rivoluzione del diritto francese di famiglia voluta da Hollande parla il card. Vingt-Trois, appoggiato dal confratello Barbarin. Sullo stato del dialogo ecumenico, sulla nuova costituzione ungherese e sulla figura eroica del card. Mindszenty si esprime il card. Erdoe.

 

E’ stato come previsto un giorno felicissimo il 24 novembre, quando Benedetto XVI ha creato sei nuovi cardinali; oltre a James Harvey, cinque neo-porporati figli di terre in cui essere cristiani significa già di per sé essere testimoni. Suoni e colori non sono mancati: si è passati dal grande entusiasmo soprattutto di indiani, nigeriani, filippini all’ovazione con cui gli incontenibili libanesi hanno salutato in Basilica la porpora attribuita al patriarca Béchara Boutros Raï. Una parentesi felice in tempi in cui, se in diverse parti del mondo si è scatenata una vera e propria persecuzione fisica anti-cristiana, anche in Europa crescono attacchi e irrisione contro i cattolici; d’altra parte c’è in Italia chi, nel mezzo di una grave crisi economica che sta affamando i popoli, non trova di meglio che colpire con misure inique tante opere sociali ecclesiali. Sulla gravità dell’odierna situazione italiana non hanno mancato di levare alta la voce anche vescovi e porporati, in testa il presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco.

 

Questo doverosamente ricordato, passiamo alla Francia. Il 19 novembre, a due giorni dalle grandi manifestazioni contro la sciagurata riforma Hollande sulla famiglia, il cardinale André Vingt-Trois ha tenuto una conferenza sull’argomento presso il Centre Saint-Louis de France a Roma. Davanti al pubblico delle grandi occasioni il presidente dei vescovi transalpini tra l’altro riferito degli interventi della Chiesa francese per cercare di risvegliare il senso di responsabilità in materia dei cattolici. Dopo la conferenza il porporato ci ha concesso volentieri un’ampia intervista, che è partita proprio dal successo delle manifestazioni del fine settimana precedente: “I partecipanti sono stati molti, molti più del previsto – annota l’arcivescovo di Parigi – Una parte dei cattolici ha già capito che deve scegliere la testimonianza pubblica. Hanno manifestato con loro anche tante altre persone, di altre religioni o agnostiche, di ogni colore politico, che pure hanno incominciato a porsi interrogativi sostanziali sulla riforma”. Eminenza, nelle ultime settimane non sono mancate gravi provocazioni anticattoliche, espresse con linguaggio offensivo, volgarissimo e cosiddetto satirico (“Charlie Hebdo”) o corporeo (vedi le Femen). Secondo Lei come reagire a tali attacchi? “Sono stato profondamente ferito da tali provocazioni e l’ho  detto chiaramente all’Assemblea dei vescovi francesi a Lourdes. Secondo me le provocazioni non vanno ignorate e tuttavia non devono avere una risposta violenta. Molto meglio che possano apparire in tutto il loro livello e spessore di ‘argomentazioni’ “. Introduciamo qui una breve parentesi per riportare la reazione del cardinale Philippe Barbarin, da noi interpellato a Roma il 26 novembre (sempre al Centre Saint-Louis de France) sul medesimo argomento. Ha rilevato l’arcivescovo di Lione: “Il cardinale Vingt-Trois, dopo aver detto di essere stato profondamente offeso dalle provocazioni, ha fatto bene però a mantenere la calma. In caso contrario avrebbe contribuito ad accrescere la pubblicità per i provocatori. L’atteggiamento del cardinale è anche esemplare per noi cristiani, perché mostra a tutti come noi siamo mossi fondamentalmente dalla carità. Certo quelle provocazioni sono state una vergogna per la Francia”.

 

Ritorniamo al colloquio con l’arcivescovo di Parigi che nega che l’opposizione ai “matrimoni gay” sia frutto di un’ossessione cattolica in materia sessuale: “Penso – rileva – che ci sarebbero stati temi molto più urgenti da trattare per il governo. Non siamo noi ad aver scelto questo argomento e dunque l’ossessione è semmai di chi ce lo ha imposto come progetto”. Eminenza, perché il governo continua ad insistere su questo tema considerandolo prioritario e non prevedendo neppure un ampio dibattito nazionale? “Penso che il governo sia cosciente di non riuscire a contrastare efficacemente in tempi brevi la crisi economica. Come rendere allora visibile immediatamente che la maggioranza ha cambiato colore, incidendo nella trasformazione degli stili di vita? Proprio con riforme come quella del ‘matrimonio gay’. Del resto oggi è difficile trovare dei finanziamenti: più comodo ripiegare su riforme apparentemente e nell’immediato a costo zero”. Considerato il successo delle manifestazioni di metà novembre, non pensa che il governo abbia sottovalutato l’entità dell’opposizione alla riforma? “Sì, credo che il governo abbia molto sottovalutato l’opinione dei francesi. E credo anche che subisca una forte e continua pressione da parte di alcuni gruppi militanti omosessuali”. Si dice che in fondo la riforma non è che l’ aggiustamento di alcuni articoli del codice civile…”Voglio rispondere citando la stessa Guardasigilli: Qui si tratta di un cambiamento di società e anche di civiltà. Non dovete credere che ci accontenteremo di correggere qualche virgola nel codice civile”. Eminenza, la Chiesa – Lei in testa – è intervenuta in varie occasioni (colloqui personali con le massime autorità politiche, preghiera nazionale del 15 agosto, presa di posizione dei vescovi francesi) per stimolare una presa di coscienza di tutti sulla portata rivoluzionaria della proposta…“Il primo risultato è stato quello che molti cristiani, pur se non ancora tutti, hanno capito di doversi assumere una responsabilità pubblica precisa sull’argomento. Hanno capito che non possono svicolare dicendo: Mah, io ho la mia famiglia… queste sono cose che non mi riguardano!” Altri frutti dell’intervento della Chiesa francese? “Nei massmedia, fino a poche settimane fa, regnava la tesi che più o meno tutti fossero d’accordo con la riforma, salvo il cardinale Vingt-Trois e pochi altri spiriti bizzarri. Ora invece anche loro si sono accorti che non c’è per nulla unanimità sull’argomento. Non solo, ma hanno incominciato a levarsi voci anche di non cattolici, tutti preoccupati per gli effetti rovinosi della riforma”. Intanto si sta già preparando la grande manifestazione nazionale contro la riforma, prevista il 13 gennaio a Parigi, pochi giorni prima del dibattito parlamentare. Si può essere fiduciosi: ogni giorno che passa è un dubbio in più che cresce nei francesi.

 

A margine del recente Sinodo sulla nuova evangelizzazione, abbiamo avuto l’occasione di incontrare in Vaticano il cardinale Peter Erdö, presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee. Con lui, arcivescovo di Esztergom-Budapest, si è parlato di ecumenismo, una dimensione importante nel contesto della nuova evangelizzazione: “Il Sinodo non ha approfondito molto l’argomento e tuttavia negli ultimi decenni in Europa abbiamo accumulato un’esperienza assai ricca in materia – osserva il porporato sessantenne – Grazie a Dio, ad esempio per le ‘Missioni’ nelle grandi città, siamo riusciti a coinvolgere tanti fratelli cristiani non cattolici”. Eminenza, però l’unità è ancora di là da venire… “E’ anche chiaro che una ‘Missione’ completamente comune ci potrà essere solo quando ci sarà una piena comunione tra le Chiese cristiane. Tuttavia l’esperienza fatta dimostra che è già largamente possibile almeno una solidarietà intensa nell’evangelizzazione”. Veniamo all’Ungheria, incominciando dalla riabilitazione ufficiale del cardinale Jozsef Mindszenty, che negli Anni Settanta fu considerato anche da una parte del mondo cattolico come una sorta di ‘reazionario’…“Mah, la Chiesa è sostanzialmente sempre la stessa, fin dalle origini. Naturalmente lungo i secoli ha vissuto in circostanze storiche diverse. In Ungheria, dopo la prima Guerra mondiale si trovava in condizioni difficili e Mindszenty fu arrestato una prima volta già nel 1919, mentre si sviluppava la rivolta comunista di Bela Kuhn. Arrestato anche dai nazisti nel 1944, fu incarcerato e processato dai comunisti nel 1948”. Eminenza, il cardinale non era solo nella resistenza al regime comunista…”No. In tutte le diocesi resistevano sacerdoti e vescovi. Era dovere del cardinale comportarsi come ha fatto. Con lui erano in carcere nel mondo comunista ad esempio il confratello polacco Stefan Wiszynski e quello croato Alojzije Stepinac, beatificato nel 1998. A tutti e tre, non a caso, Pio XII scrisse una lettera comune quando erano in prigione. Ma i rapporti con Paolo VI  non erano invece problematici? “Dalla lettura della documentazione del processo di beatificazione del cardinal Mindszenty risulta che anche con Paolo VI il rapporto era di rispetto, malgrado certe differenze di valutazione contingente. Il cardinale fu sempre obbediente al Papa. Io del resto conservo come una reliquia preziosa la croce pettorale che il servo di Dio Paolo VI ha donato a Roma al servo di Dio Jozsef Mindszenty. Ogni anno, nell’anniversario della morte del cardinale, indosso quella croce, ricordando a tutti che essa evoca due grandi servi di Dio. Sono convinto che stanno insieme e ci benedicono dall’alto. Eminenza, anche quest’anno, nel 120.mo anniversario della nascita, i vescovi ungheresi hanno fatto un appello per la beatificazione del cardinale…”Da più di dodici anni la causa è presso la Congregazione delle Cause dei Santi. Penso che ormai siamo vicini alla stesura della positio, perché la documentazione presentata è veramente poderosa ed esauriente”. A proposito della nuova Costituzione ungherese, oggetto di forti critiche da parte di ambienti ‘europei’ politici e massmediatici, rileva il presidente dei vescovi ungheresi che “nel testo ci sono alcune affermazioni fondamentali che riprendono la dottrina sociale della Chiesa, anche se noi non siamo stati coinvolti nella preparazione del documento. Penso che sulle critiche di diversi ambienti internazionali abbiano però pesato – forse maggiormente – anche alcuni passi molto delicati di politica economica e finanziaria”. Come i cattolici ungheresi hanno accolto la nuova Costituzione? “Direi che il testo ha suscitato entusiasmi in primo luogo per l’elemento patriottico in esso contenuto. Certi cattolici hanno approvato la nuova Costituzione, penso però prima di tutto per ragioni patriottiche”. La Chiesa però non ha preso posizione ufficialmente…”Non abbiamo voluto. La società ungherese è molto divisa al riguardo”.

 

In ‘Rossoporpora’ di novembre avevano riferito della presentazione di un cd contenente belle melodie popolari e patriottiche italiane suonate dalla Banda della Gendarmeria pontificia. Per ‘par condicio’ in questa edizione ci piace segnalare la prima produzione musicale dal 1979 della Guardia Svizzera pontificia: il cd con 18  suggestive melodie natalizie, suonate da sei fiati accompagnati dall’arpa paraguayana di Daniela Lorenz, è stato ‘battezzato’ il 22 novembre (festa di santa Cecilia, patrona della musica) con una santa messa nella Cappella del Coro in San Pietro (celebrata da monsignor Paolo de Nicolò) e una cerimonia ufficiale nel Cortile d’onore della Guardia (disponibile presso la Libreria Vaticana, le Paoline e tramite il sito www.guardiasvizzera.va).