LAURA BOLDRINI: PAPA FRANCESCO, STELLA POLARE

LAURA BOLDRINI: PAPA FRANCESCO, STELLA POLARE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 1 aprile 2014

 

Le conseguenze dell’elezione di Francesco discusse lunedì sera 31 marzo a Roma. Padre Spadaro: “Il Papa ha un orizzonte, non un punto d’arrivo”. Monsignor Paglia: Francesco sulla famiglia preferisce la ‘salus animarum’ alla ‘salus idearum’. Laura Boldrini: quanti applausi a Francesco! Ma come fa ad applaudirlo pure chi ha sviluppato in Italia una politica migratoria in netto contrasto con la sua?

 

Anche la sede dell’Opera Romana Pellegrinaggi è una ‘periferia’, in questo caso vaticana, lontana dalle mura leonine, vicina ai palazzi dell’italico potere. Lo ha ricordato lunedì sera 31 marzo monsignor Liberio Andreatta, introducendo proprio a palazzo Maffei Marescotti, in via della Pigna, l’incontro promosso in occasione dell’uscita del numero della rivista di geopolitica Limes sulle ‘conseguenze di Francesco’. Un nome che ha garantito fin qui presenze molto folte ai vari appuntamenti in cui è stato evocato: la regola si è confermata anche per l’occasione, con l’aiuto dei relatori invitati. Avvicinandosi al palazzo di via della Pigna, si notavano diversi poliziotti, comandati per vigilare in primo luogo (pensiamo) sull’incolumità della presidente della Camera Laura Boldrini, affiancata nell’incontro da due altre illustri personalità: padre Antonio Spadaro (direttore de La Civiltà cattolica) e monsignor Vincenzo Paglia (presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia).

Padre Spadaro: “Se non si ha fede, non si può capire Francesco”

“I limes, le frontiere non si addomesticano” – ha annotato il moderatore Piero Schiavazzi, dando la parola a padre Antonio Spadaro, autore della lunghissima intervista programmatica a papa Francesco apparsa su ‘La Civiltà cattolica” del 19 settembre 2013. Il direttore del quindicinale gesuita ha subito evidenziato che papa Francesco “ha avviato un processo” di cui è difficile oggettivamente valutare già oggi le conseguenze. In ogni caso padre Spadaro ha ricordato che per il Papa “il gesuita deve essere una persona dal pensiero incompleto, aperto, che pensa guardando in continuazione l’orizzonte, tenendo Cristo al centro dei suoi pensieri”. Ha ribadito qui il relatore che “Il Papa ha un orizzonte, ma non un punto d’arrivo. Ha il disegno di un’esperienza spirituale vissuta che si traduce in azione, non un progetto con tappe chiare e distinte. Non dunque una visione a priori, ma un vissuto che fa riferimento a tempi, luoghi, persone”. Il che significa che Francesco cova in sé una visione “radicalmente anti ideologica”. E’ una visione che ha due luoghi privilegiati di espressione: la preghiera e il dialogo. Attenti però: il dialogo non è sulle idee, ma nei fatti, quando si lavora insieme a un progetto comune. E’ evidente – ha continuato padre Spadaro - che “se non si ha fede, non si può capire Francesco”.

Il relatore ha poi insistito sul rifiuto che il Papa argentino ha verso la ‘logica della paura’, in base alla quale vengono prese oggi molte decisioni: “E’ una logica che considera di necessità e di sicurezza, non certo fondata sulla libertà che ci dà lo Spirito”.

Papa Francesco “sta aprendo cantieri, che non chiude”. Da certuni ciò viene considerato frutto di incoerenza. Tuttavia lo scopo è quello di muovere le acque, di dare la possibilità di un dibattito, anche – come sta accadendo – con cardinali schierati su posizioni opposte. Ad esempio, “se non ci fosse stato papa Francesco” - ha osservato padre Spadaro - “non sarebbe stato facile” battezzare (accadrà il 5 aprile, nella cattedrale di Cordoba, Argentina per mano del parroco Carlos Varas, autorizzato dal vescovo Carlos Nanez)) una “bambina nata da una coppia lesbica” (Ndr: in realtà da una coppia lesbica non può nascere – per ragioni di natura molto evidenti – proprio nessuno. La bambina, Umma, è nata dalla disponibilità di una delle due donne, che riceveranno per l’occasione del battesimo il sacramento della cresima. Madrina della bambina sarà la presidente argentina Cristina Kirchner). 

Per padre Spadaro il pontificato di papa Francesco può essere connotato da tre aggettivi. Il primo: profetico. Francesco non vede davanti a sé “problemi, ma sfide”; è “attratto dal movimento, per cui il tempo è per lui superiore allo spazio”; è ancorato allo sviluppo storico del Cristianesimo. Il secondo: drammatico. Il pontificato di papa Francesco “non è affatto dolce, ma caratterizzato dalla lotta tra il Principe di questo mondo e il Signore della storia”: ed è un contrasto quotidiano e durissimo. Il terzo: poliedrico. Il Papa non ama la sfera (in cui ogni punto è equidistante dal centro), ma il poliedro, “che riflette la confluenza di tutte le parzialità che in esso mantengono la loro originalità” e in cui dunque si salvaguardano le differenze pur in una tensione al bene comune.

Monsignor Paglia: Un legame straordinario tra san Francesco e papa Francesco

“Francesco fin qui ha viaggiato poco, ma sicuramente è il Papa che incontra di più”, perché “tutti vengono a Roma”: è l’osservazione iniziale dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia. Perché così in tanti vogliono incontrare papa Francesco? Qui monsignor Paglia ha evocato un parallelo tra san Francesco e Bergoglio. Tutti volevano vedere il santo assisano (cfr. i “Fioretti”, domanda di frate Masseo sul perché), tutti vengono a Roma per il Papa argentino: “Non ho mai visto accadere – ha rilevato lo storico esponente della Comunità di Sant’Egidio – quel che accade in piazza San Pietro tutti i mercoledì e tutte le domeniche”. C’è dunque “un legame straordinario tra Francesco e san Francesco, illuminato anche dalla sua azione geopolitica”: Del resto l’elezione di Jorge Mario Bergoglio era scritta in una geopolitica innescata da un processo incominciato nel 1978 con la scelta di un Papa non italiano: “Papa Francesco non è un fungo che spunta all’improvviso “.

Con l’elezione di Francesco “Roma è cambiata, non ha più l’ossessione della secolarizzazione”. E’ “un po’ singolare” che “la prima grande decisione” del nuovo Papa sia caduta sul tema della famiglia. Certo a lui “non interessa riscrivere il trattato della famiglia”, perché “la sua passione, più che la salus idearum, è la salus animarum”. Monsignor Paglia ha poi criticato la cultura contemporanea, che “non permette che un giovane abbia il desiderio del per sempre”. Nel calcio si può dire “Roma for ever”, ma non è facile dire nella vita quotidiana “mia moglie per sempre”, perché per la nostra società “ogni legame è troppo pesante”. Tante sono le famiglie “ferite”: non possiamo confrontarci con loro “con idee astratte”. Bisogna “star loro accanto, accompagnarle”: ad esempio la comunione ai divorziati risposati non può essere data come se fosse “una magia”, ma come “un atto che coinvolge la responsabilità di tutta una comunità”.

Laura Boldrini: La rivoluzione del primo viaggio a Lampedusa 

Dopo che il moderatore Piero Schiavazzi aveva annotato come con papa Francesco le periferie italiane (Lampedusa, Cassano all’Jonio) siano state elette “a simboli universali” del suo magistero, la presidente della Camera Laura Boldrini ha evidenziato il tema del limes, della frontiera indissolubile dal rifugiato che l’attraversa. Con il primo viaggio a Lampedusa il nuovo Papa ha fatto una scelta “rivoluzionaria”, una scelta “geopolitica grazie alla quale ha deciso di rimettere al centro dell’attenzione del pianeta alcuni temi precisi”. Volendo segnalare con “un’operazione straordinaria”, che “è da lì, da Lampedusa, dal Centro Astalli che si ricomincia, da quell’umanità”. E’ evidente che per papa Francesco le priorità sono cambiate. Tanti lo applaudono. Ma, si è chiesta Laura Boldrini, tutti quelli che l’applaudono hanno ben capito il suo messaggio? Perché il suo messaggio è ad esempio “in totale contrasto con le politiche immigratorie sviluppate fin qui dall’Italia”. Che applausi sono allora? Farisaici? “Fino a qual punto” può applaudire papa Francesco chi è corresponsabile del vigente impianto della politica dell’immigrazione?

Riferendosi poi ai forti rimproveri di Francesco nella recente omelia della messa per i politici in San Pietro, la presidente della Camera ha rilevato che essi vanno considerati pure come un forte incoraggiamento “a non perdere la strada maestra del bene comune”. In ogni caso “grazie a Francesco anche il ceto politico incomincia ad avere consapevolezza di ciò” e il Papa è ormai diventato una “stella polare per chi vuole perseguire il bene comune, figura di straordinario valore arrivata al momento giusto”.

Ha concluso l’incontro il direttore di  Limes Lucio Caracciolo, che ritiene che papa Francesco abbia “portato la teologia delle periferie dentro il Vaticano” e tenda a governare la Chiesa “etsi Curia non daretur”.

P.S.  delle 20.15 del primo aprile 2014, a proposito dell'annunciata cresima nella cattedrale di Cordoba delle due donne lesbiche congiunte in "matrimonio" civile argentino (una di loro è la madre di Umma, che verrà battezzata sabato 5 aprile). Di tale 'caso' si parla anche nella cronaca della serata di ieri presso l'Opera Romana Pellegrinaggi. Abbiamo appena appreso che Andrès Beltramo Alvarez (giornalista argentino collaboratore di 'Vatican Insider' de "la Stampa' di Torino) ha richiesto e ricevuto una mail in materia da Rosana Triunfetti, responsabile del Servizio di Comunicazione pastorale dell'arcidiocesi di Cordoba. Nella mail la Triunfetti comunica che non è prevista la cresima per "le madri" (le madri???) e che l'arcivescovo di Cordoba non l'ha mai autorizzata. Aggiunge che la coppia di donne ha rilasciato alla stampa "dichiarazioni che non corrispondono alla realtà". A noi pare che lo sviluppo della vicenda non possa che accrescere le perplessità sul comportamento delle protagoniste, mentre lascia aperti interrogativi anche sull'adeguatezza della gestione del 'caso' da parte dell'arcidiocesi (l'arcivescovo, il parroco della cattedrale, altri responsabili?) .