27 GENNAIO/10 FEBBRAIO: VOCI EBRAICHE, MATTARELLA, LICEO GIULIO CESARE

27 GENNAIO/10 FEBBRAIO: VOCI EBRAICHE, MATTARELLA, LICEO GIULIO CESARE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 25 febbraio 2020

 

Proseguiamo con il riepilogo di alcuni spunti offerti dalla cronaca durante la pausa forzata di ‘Rossoporpora’. Oggi ci occupiamo della Giornata della Memoria (con il contorno di gesti spregevoli e con voci ebraiche a proposito di ebraismo e antisemitismo) e del Giorno del Ricordo,, con una dichiarazione intensa di Sergio Mattarella e il prezioso lavoro di un gruppo di studenti del Liceo classico Giulio Cesare di Roma.

Anche quest’anno in Italia si sono celebrate la Giornata della Memoria (27 gennaio, anniversario della liberazione da parte dell’Armata Rossa del campo di sterminio nazista di Auschwitz) e il Giorno del  Ricordo (10 febbraio, istituito nel 2004 per onorare e ravvivare il ricordo di quanto successe dal 1943 fino agli Anni Sessanta sui confini orientali italiani per mano dei partigiani comunisti jugoslavi agli ordini di Tito. Come è purtroppo triste tradizione non sono mancati, nelle settimane prima e dopo le ricorrenze, spregevoli atti di vandalismo, sia per odio antisemita che per complicità radicata con la pulizia etnica comunista in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia.

 

ATTORNO ALLA GIORNATA DELLA MEMORIA: NOEMI DI SEGNI SULLA SOSTANZA DELL'EBRAISMO, DAVIDE RICCARDO ROMANO E RICCARDO PACIFICI SULL'ALLARME ANTISEMITISMO

Incominciamo dalla Giornata della Memoria, attorno alla quale si sono evidenziati in alcune città italiane singoli atti ributtanti di stampo neo-nazista derivati secondo noi da un micidiale cocktail di crassa ignoranza storica (ulteriormente alimentata dalla fruizione acritica dei social e della montagna di fake news da essi veicolati), fragilità mentale, desiderio perverso di emulazione. Una svastica ad esempio è stata dipinta in Friuli presso l’abitazione di Arianna Szorényi, deportata; di analoga bestialità l’episodio accaduto a Marcello Segre a Torino, così come le scritte anti-ebraiche apparse a Forlì o quelle - di cinismo vomitevole (“Calpesta l’ebreo”) - presso il liceo Pascal di Pomezia (qui la reazione degli studenti del liceo è stata compatta, immediata, esemplare). Che però tutto ciò sia indizio certo di un accrescersi sensibile dell’antisemitismo nella popolazione italiana è molto opinabile e tutto da dimostrare. Semmai saremmo più accorti nel lanciare continui allarmi generalizzati sul tema:  questo è un tasto tuttavia su cui battono da tempo - insistentemente e irresponsabilmente in funzione in primo luogo anti-Salvini -politici e media ‘progressisti’ con a ruota (di scorta) certi media cattofluidi. Gli apprendisti-stregoni giocano con il fuoco, ma a loro importa veramente solo una cosa: cercare di bloccare l’ascesa elettorale di Lega e Fratelli d’Italia.  

Di queste settimane, sempre in materia di ebraismo e dintorni, vogliamo segnalare tre spunti particolari.

Il primo: la bellissima intervista a Noemi Di Segni (presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane) apparsa ne L’Osservatore Romano del 24 gennaio 2020. Ne citiamo due brani (uno autobiografico, l’altro di sostanza ebraica), in risposta alle domande di Francesca Romana de’ Angelis.

Il primo ricordo della tua vita?
Gerusalemme, al mattino, insieme a mia sorella di un anno più piccola di me, sulla strada che dalla mia casa porta alla scuola materna. Lungo il percorso si aggiungono altri bambini e da due che eravamo diventiamo un piccolo gruppo. L’allegria di quei momenti, che sono insieme di libertà e di compagnia, ha il sapore della torta alla cannella di una pasticceria mitteleuropea che a metà strada riempie l’aria di una dolcezza golosa.

Quando si parla di valori ebraici penso sempre a quel versetto meraviglioso che recita così: “Il mondo esiste solo per il respiro dei bambini che vanno a scuola” (Talmud babilonese Shabbath 119 b). La dedizione ebraica all’insegnamento, la semina e la costruzione, il sapere come respiro del mondo.
È un tema fondamentale nel nostro sistema di valori: l’importanza della conoscenza e dello studio, l’esemplarità come sistema pedagogico nelle relazioni genitori-figli e docenti-allievi. Un valore che convive con molti altri: la sacralità di ogni vita che da sola «vale il mondo intero»; il rispetto del lavoro di ciascuno «non far trascorrere la notte senza pagare il compenso dovuto»; il precetto «prendete cura delle vostre vite» con le regole dell’alimentazione e dell’igiene personale e quello di «correggere il mondo» cioè renderlo migliore prestando attenzione alle sorti del nostro pianeta; il dovere della solidarietà e del sostegno sociale simboleggiato da quell’angolo dei campi coltivati lasciato per chi ha bisogno e dove chi è povero può prendere i frutti senza sentirsi umiliato. Un sistema di valori ispirato al senso di responsabilità, al rispetto dell’altro, al rigore morale, al concetto di limite, alle speranze che uniscono, al legame solidale tra le generazioni. E poi la memoria.

Secondo spunto: ce lo offre - in una lettera inviata a Dagospia e pubblicata il 16 febbraio 2020 sul sito di informazione indipendente www.italiaisraeletoday.it  - Davide Riccardo Romano, tra l’altro presidente del Centro Studi nazionale Brigata ebraica e già assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano. Scrive Romano:

 “Sono portavoce della sinagoga Beth Shlomo di Milano, e vorrei dire in tutta franchezza che l’allarme dei media sull’antisemitismo mi pare eccessivo. Capisco il desiderio di fare notizia, ma il fascismo non è alle porte. Le leggi razziali neppure. Contrariamente a Germania e Francia, in Italia gli ebrei non vengono picchiati o uccisi. Non ci sono politici rilevanti che negano la Shoah o fanno dell’antisemitismo la loro politica.
E io, come italiano, ne sono orgoglioso e ho il dovere morale di dirlo, anche se va contro quello che troppi media vogliono sentirsi dire. Esiste dell’intolleranza antiebraica in Italia? certo che sì, ed è sempre troppa. Ma quell’immagine di antisemitismo che traspare dai nostri media non corrisponde al paese reale.Non si cura l’antigiudaismo attribuendo agli italiani colpe che non hanno. Abbraccio con affetto e ringrazio chi mette in prima pagina le scritte antisemite, ma consideriamo che c’è anche il rischio dell’effetto emulazione. Proviamo a vedere che succede se proviamo a abbassare i toni, almeno per qualche settimana. Grazie e shalom”.

Terzo spunto: molto interessante è l’intervista (con un titolo che, ahinoi, appare a occhio molto  forzato) che Fausto Carioti ha fatto su Libero del 22 febbraio a Riccardo Pacifici, predecessore (per sette anni) di Ruth Dureghello alla guida della Comunità ebraica di Roma. Osserva tra l’altro Pacifici: “Lo dico sempre ai miei figli: prima eravamo molto più isolati. Rispetto al 1982, quando ci fu l’attentato alla sinagoga, la situazione è migliorata. Non riconoscere le conquiste fatte, gli amici che abbiamo, è una follia”.

Più in là (a proposito di sondaggi da cui emergerebbe un aumento sensibile dell’antisemitismo in Italia): “Dissento. Ci sono stati centinaia, migliaia di viaggi della memoria con sindaci, ministri, governatori, ragazzi… Quanti sono gli studenti che hanno sentito parlare gli scampati alla Shoah? Un’intera generazione è cresciuta su questi valori. C’è da tanto fare, ma è assolutamente folle dire che tutto è peggiorato. E segare il ramo sul quale siamo seduti”.

Ancora (sui giovani italiani e gli ebrei): “In tutta Italia c’è una gioventù sana, bella e pulita, capace di reagire in modo incredibile. A Pomezia, dopo che sono apparse alcune scritte antisemite fuori da una scuola, tutti gli studenti si sono ribellati. Gli insegnanti hanno preso provvedimenti. Un ragazzo che disegna una svastica non basta a etichettare un’intera scuola, ma degli altri cinquecento alunni che reagiscono non parla nessuno. Non possiamo trovarci in una situazione in cui i giornali gridano all’allarme perché c’è una scritta antisemita sotto casa di un ebreo”.

Per concludere (sul pericolo di girare con la kippah per l’aumento della presenza islamica): “Non credo affatto che tutti i musulmani che girano intorno a noi siano potenziali terroristi. Molti, col loro lavoro, contribuiscono al benessere comune. Però non c’è dubbio che questo tipo di aggressioni oggi sia soprattutto di matrice islamica, spesso addirittura islamico-nazista».

 

SUL GIORNO DEL RICORDO: LA DICHIARAZIONE CON ACCENTI NUOVI DI SERGIO MATTARELLA

Come già accennato, anche il Giorno del Ricordo (10 febbraio) è stato caratterizzato da atti di vandalismo e di intolleranza, persino da convegni de facto minimizzatori, se non addirittura negazionisti. A Firenze è stata invocata da diversi municipi Pd la censura per la mostra di una ventina di vignette sulle foibe e sull’esodo opera del bravissimo disegnatore  fiumano Alfio Krancic. La delegazione del Pd ha abbandonato la cerimonia ufficiale alla Foiba di Basovizza. Polemiche in Piemonte per la distribuzione del fumetto Foiba rossa in cui viene raccontata la storia della studentessa Norma Cossetto arrestata, violentata, infoibata (vedi anche il film Red Land- Istria Rossa). Lapidi imbrattate in Friuli-Venezia Giulia.

C’è però stata una novità importante. A differenza di Ciampi e di Napolitano fin qui il presidente Sergio Mattarella aveva emanato per il Giorno del Ricordo delle Dichiarazioni che avevano  prestato il fianco a critiche dal mondo degli esuli (e non solo).  Quest’anno invece la Dichiarazione di Mattarella del 9 febbraio appare molto più rigorosa e vigorosa. Ne riproduciamo alcuni passi significativi (il grassetto è nostro):

. Il "giorno del Ricordo", istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo.

. Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole.

. La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe - l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa.

. Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità. (…)

. Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza. (…)

. In quelle stesse zone che furono, nella prima metà del Novecento, teatro di guerre e di fosche tragedie, oggi condividiamo, con i nostri vicini di Slovenia e Croazia, pace, amicizia e collaborazione, con il futuro in comune in Europa e nella comunità internazionale”.

 

GIORNO DEL RICORDO: UN LAVORO PREGEVOLE DI UN GRUPPO DI STUDENTI DEL LICEO GIULIO CESARE DI ROMA

Anche quest’anno il Ministero dell’Istruzione, conformemente all’articolo 1.2 della Legge 92/2004, ha sollecitato le scuole di ogni ordine e grado a diffondere la conoscenza e a valorizzare il ricordo di quegli avvenimenti e di ciò che ne seguì.

E’ così che un gruppo di studenti del Liceo classico Giulio Cesare di Roma ha svolto un lavoro molto interessante di approfondimento dei fatti storici e di indagine sul percorso seguito dagli esuli nel reinserimento anche professionale nella comunità nazionale. In questo stesso sito, per gli anni scorsi, vedi https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/767-liceo-giulio-cesare-di-roma-foibe-e-esodo-terrorismo-e-mafia.html e https://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/758-foibe-memoria-ancora-ignorata-o-insultata.html .

L’indagine è stata fatta in collaborazione con l’Anpit (associazione nazionale per l’industria e il terziario), con il Centro culturale Minas Tirith di Roma, con la Rai (Rai Cultura-Scuola). Consulente storico è stato il professor Giuseppe Parlato, presidente del Comitato scientifico del Centro di documentazione multimediale della cultura giuliana, fiumana, istriana e dalmata. Una mano preziosa l’hanno data anche diversi esuli, enti e associazioni come l’Archivio storico della Società di studi fiumani, l’Istituto regionale per la cultura istriana, giuliana, fiumana e dalmata, la Lega nazionale, l’Unione degli istriani. I liceali dell’ultimo anno hanno potuto intervistare esuli (anche famosi, come Abdon Pamich) sia a Trieste che nella capitale e consultare la ricca documentazione esistente nel quartiere giuliano-dalmata della stessa.

Accompagnati dalla preside e da due docenti, sempre con la guida di Giuseppe Parlato, i giovani hanno poi visitato luoghi della memoria come la Foiba di Basovizza, la Risiera di San Sabba, il Magazzino 18 (dove molti esuli hanno lasciato le care cose di casa, nella speranza di poterle riprendere) e il Centro Raccolta profughi di Padriciano.

In ogni fase del loro approfondimento gli studenti sono stati seguiti dalle telecamere della Rai, che ne ha tratto uno ‘speciale’, un documentario dal titolo “Dopo l’esodo” (di circa mezz’ora, da un’idea di Pietro De Gennaro, con la regia di Alessandra Peralta) oggettivamente tanto bello quanto coinvolgente, trasmesso da Rai Cultura-Scuola il 10 febbraio alle 19.00  e ora visibile su Rai Play (con accesso).

Lo stesso 10 febbraio il Liceo Giulio Cesare ha poi promosso in Aula Magna (per tutte le classi dell’ultimo anno) il Convegno conclusivo, posto sotto il titolo dantesco “Tu lascerai ogne cosa diletta più caramente – L’esodo e la nuova vita della comunità giuliano-dalmata” (impreziosito da uno schizzo dell’artista Claudio Marini sulle case deserte e le finestre mute). Nell’occasione, preceduti dalla proiezione di un video riassuntivo di grande intensità, gli studenti hanno illustrato quanto fatto (spesso si è rivelato per loro una scoperta!), portando la loro esperienza e la loro testimonianza, mentre la lectio magistralis è stata tenuta dal professor Parlato.