LA 'MANIF POUR TOUS' ITALIA E' TORNATA IN PIAZZA

LA MANIF POUR TOUS ITALIA E’ TORNATA IN PIAZZA – di Giuseppe Rusconi – www.rossoporpora.org – 11 ottobre 2013

 

Venerdì 11 ottobre, a Roma, davanti al Pantheon, la ‘Manif’ italiana ha dimostrato che, viva e vegeta, non intende rassegnarsi alla legge ‘contro l’omofobia’ approvata alla Camera. Bisogna tenere alta la guardia in vista della discussione al Senato. Tra i presenti molti i giovani. ‘

 

 

Alla fine in decine (soprattutto giovani) si sono addossati all’obelisco del Pantheon per una foto singolare: molti esibivano una confezione di pasta Barilla, altri non si erano tolti il bavaglio. Uno scatto simbolico a ricordare il caso emblematico dell’imprenditore Guido Barilla, che in prima battuta ha difeso il diritto della sua ditta di non produrre spot del ‘Mulino bianco’ con coppie gay, poi – arresosi alle pressioni e alle minacce economiche anche concrete della nota lobby – si è autoumiliato, inginocchiandosi davanti alle pretese del ‘politicamente corretto’. Caso triste e tristo (cui si è aggiunta l’impresa squadristica di Casale Monferrato, dove è stato disturbato e interrotto un convegno patrocinato dalla diocesi) che prova come anche in questo Paese stia diventando rischioso perfino esprimere opinioni collimanti con l’articolo 29 della Costituzione.

La Manif pour tous Italia è quindi tornata in piazza venerdì 11 ottobre dopo le manifestazioni iniziali di luglio e agosto davanti a Montecitorio e a piazza di Pietra. La Manif (che non dispone delle grancasse massmediatiche dominanti) non muove ancora le masse; è giusto però notare che ogni volta c’è qualcuno in più e che non mancano i giovani (in buona parte disponibili anche come “sentinelle in piedi”- in Francia: Veilleurs debout - per le veglie davanti ai palazzi del potere). E’ probabile che, quando giungerà il momento della discussione in Senato del testo della legge liberticida “contro l’omofobia e la transfobia”, le cifre di chi scenderà in piazza saranno sensibilmente superiori a quelle registrate fin qui: a piazza di Pietra il 6 agosto erano in 300, a piazza del Pantheon in 400. Numeri ancora modesti e tuttavia in crescita, se si pensa che nel contempo si è manifestato anche a Bologna, Bolzano, Bisceglie e Pisa (sabato 12 ottobre a Milano e a Venezia). Non solo: nei manifestanti di Roma è sembrato di percepire un tasso molto alto di partecipazione convinta. Basti pensare a quanti applausi ripetuti e calorosi ha raccolto Giuditta Tacconi (che ha parlato per il Comitato organizzatore) quando ha scandito ragioni e obiettivi della manifestazione: “Questa non è una coalizione di indignati omofobi – ha detto tra l’altro – ma di persone preoccupate prima di tutto del benessere dei bambini e della felicità delle famiglie”. Certo “non vogliamo l’ideologia del gender e siamo dalla parte dei più deboli, senza far uso di violenza ma confidando nella capacità di convinzione della ragione”. I promotori della legge “contro l’omofobia”, ha rilevato poi Giuditta Tacconi, “tramano con arroganza per imporre il loro pensiero”, nascondendo le loro mene dietro parole come “libertà, tolleranza, rispetto”. La Manif pour tous Italia “non vuole che le basi della nostra democrazia vengano minate da leggi che ledono la libertà di pensiero” o, come in Francia, “che la gente venga perquisita e arrestata perché indossa una maglietta con la famiglia di padre. madre e figli”. Un appello e un avvertimento ai politici: “Molti di voi hanno paura dell’iniqua legge Scalfarotto, scritta sotto le pressioni della lobby lgbt”. Sappiate che il popolo della Manif pour tous andrà fino in fondo”, perché “noi non scenderemo a compromessi con le nostre coscienze” (applauso forte e calorosissimo). Quali gli obiettivi a breve termine della Manif ? Impedire che passi la legge Scalfarotto “contro l’omofobia”, battersi contro l’ideologia del gender, difendere a ogni costo la famiglia composta da uomo e donna e tesa alla procreazione dei figli, “cellula fondamentale della società”. Sventolio di bandiere e cartelli, mentre luccicano le candele tra le mani di molti presenti. Sono stati distribuite subito dopo diverse decine di bavagli bianchi, a simboleggiare i rischi liberticidi che permangono nel testo “contro l’omofobia” uscito dalla Camera dei deputati, pur contenente un emendamento che in parte (ma solo in parte) pone dei paletti all’arroganza illiberale dei promotori della legge.

La manifestazione si era aperta con la lettura di testi di Orwell e Solgenitsin. Da “1984” ecco un passo molto significativo: Prese il libro di storia per bambini e guardò il ritratto del Grande Fratello che campeggiava sul frontespizio. I suoi occhi lo fissarono, ipnotici. Era come se una qualche forza immensa vi schiacciasse, qualcosa che vi penetrava nel cranio e vi martellava nel cervello, inculcandovi la paura di avere opinioni personali e quasi persuadendovi a negare l’evidenza di quanto vi trasmettevano i sensi. Dopo i saluti del portavoce Gianni Pillepich, le considerazioni giuridiche dei “Giuristi per la vita” lette dall’avvocato Filippo Savarese, altre letture di testi (tra gli altri: Rosmini) e l’intervento di Giuditta Tacconi, hanno parlato Maria Chiara Picchiò, poi una rappresentante di un gruppo di psicologi leggendo un testo sulle conseguenze della teoria del gender sotto l’aspetto psicologico e infine ancora il portavoce Pillepich, che ha incitato i presenti a “non avere timore di esprimere le proprie idee, a non abbandonare il campo di battaglia (come sperano gli avversari), a farsi sentire”. Poi la foto di gruppo con i rigatoni Barilla.

Tra i presenti anche diversi sacerdoti di varia provenienza (diocesana e religiosa, anche francesi) e alcune giovani - particolarmente convinte - della parrocchia di don Maurizio Patriciello (il parroco coraggioso in lotta contro la camorra nella ‘terra dei fuochi’ nell’entroterra napoletano). Tutta imbavagliata una famiglia assai numerosa: quella di Roberto Barbaria, presente con la moglie Marisa e i figli Francesco, Marco, Paolo, Cecilia, Daniele e Davide (mancava solo Emanuela, impossibilitata a intervenire). Come osserva Roberto, il padre, “siamo qui per fermare una legge – la ‘Scalfarotto’ - che conculca le coscienze, che non permette di dire la verità ai propri figli, né di poterli educare secondo natura”. Notato ancora una volta, presenza gradita agli organizzatori, il parlamentare valdese del Pdl Lucio Malan (di cui si è scritto nell’articolo sulla manifestazione del 6 agosto). 

Intanto giungono le prime notizie dalle altre città. Alla veglia di Bolzano ha partecipato una trentina di persone (con tre sacerdoti); a Bologna erano in una settantina (più due contestatrici silenziose, con cartelli). 120 i manifestanti toscani a Pisa, alcune decine quelli pugliesi a Bisceglie (già sede di un violento attacco alla libertà d'espressione a metà agosto, con la cagnara scatenata contro uno spettacolo teatrale di un gruppo di 'Rinnovamento nello Spirito"). Sabato pomeriggio 12 ottobre buona la mobilitazione di Milano, nella cui piazza Cordusio si sono radunate alcune centinaia di 'sentinelle in piedi' vegliando in silenzio dalle 17 alle 18, immobili e un libro in mano. Ignorate le provocazioni di alcuni giovani contrari che con cartelli hanno cercato (inutilmente) la reazione dei manifestanti.