GLI ITALIANI E IL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA

GLI ITALIANI E IL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA: LUCI E OMBRE - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org - 18 aprile 2013

 

Tra le diverse relazioni stimolanti presentate al Convegno degli incaricati del ‘Sovvenire’ (16-18 aprile 2013) ci sembra interessante evidenziare quella di Paolo Cortellessa, responsabile dell’Ufficio Studi e ricerche del Servizio competente della Cei. Ad Abano Terme Cortellessa ha saputo attrarre l’attenzione partecipe della platea nazionale fornendo dati anche clamorosi sul tema generale del sostegno degli italiani alla Chiesa.

 

 

Cortellessa è partito con le cifre emerse da un’indagine GfK del 2008 tra tremila italiani, cui si era domandato se secondo loro la Chiesa fosse ricca o povera. Cinque anni fa il 44% degli italiani riteneva che la Chiesa fosse “molto ricca” e il 35% “abbastanza ricca”. Tra i ‘cattolici praticanti regolari’ le due percentuali erano del 33 e del 44%. Certo l’indagine è un po’ datata e forse oggi la percentuale complessiva dei “molto ricca” e “abbastanza ricca” potrebbe essere anche superiore.

Un secondo dato assai significativo è quello che riguarda il calo delle ‘offerte liberali’ per il sostentamento del clero. Dagli oltre 18 milioni di euro del 2003 si è passati ai meno di 12 del 2012. Un calo sensibile, accentuatosi dal 2008. Quali le ragioni? Possiamo pensare alla crisi economica e a quella della credibilità in genere della Chiesa. C’è anche però un altro elemento importante: l’ignoranza di molti (cattolici e non cattolici) su ciò che riguarda i rapporti tra Chiesa e denaro.

Cortellessa ha poi citato dati molto recenti (quasi tutti del novembre 2012) emersi da un’indagine Gfk tra mille italiani adulti. E qui non mancano stimoli per riflettere seriamente.

Alla domanda su chi dovrebbe sostenere economicamente la Chiesa e le sue attività, il 59% degli italiani risponde: “Chi lo vuole, cattolici e non” (67% tra i cattolici praticanti). Il 16% degli italiani risponde: “Nessuno” (contro il 7% dei cattolici praticanti). C’è dunque ancora una larga maggioranza di italiani che, considerando la Chiesa come bene comune, accetta che possa essere sovvenzionata da tutti. Si registra tuttavia un calo soprattutto dal 2008, quando la percentuale di favorevoli era tra gli italiani del 68%. Nello stesso anno chi negava la possibilità di un sovvenzionamento si attestava invece all’8% (oggi è quasi raddoppiata).

Preoccupanti i dati che emergono da un’altra domanda molto precisa: “Secondo Lei qual è la prima fonte di sostentamento dei preti?”. Sia tra gli italiani in genere che tra i cattolici praticanti la risposta più gettonata è stata: “Il Vaticano”. Ha risposto così il 42% dei primi e il 39% dei secondi. Non c’è dubbio che la confusione nelle teste, anche di chi va in chiesa, è grande. Urge provvedere, così che la prossima volta si eviti ad esempio di confondere Vaticano e otto per mille. Non c’è da meravigliarsi che tale confusione faccia il gioco di chi la sa sfruttare abilmente con una pubblicistica in malafede.

Un’altra domanda significativa è stata la seguente: “Come Lei certamente sa la Chiesa utilizza del denaro per compiere la sua missione. Come giudica Lei il fatto che la Chiesa abbia del denaro?” La maggior parte degli italiani in genere (67%) e anche dei cattolici praticanti (58%) ha risposto in modo interlocutorio: “Dipende da come lo usa”. Solo il 22% degli italiani e il 37% dei cattolici praticanti pensa che “una Chiesa più ricca di risorse possa fare più bene”. Addirittura una percentuale modesta, l’11%, ma comunque in crescita (ad esempio nel 2002 era del 4%) crede che “ciò sia male per la Chiesa e per la società”. Anche qui c’è da riflettere, così da riuscire a educare i fedeli a una miglior cultura del sostegno economico.

Una piccola consolazione viene dai dati emersi dalla domanda sulla fiducia nelle istituzioni (2012, 22mila interviste). La fiducia nella Chiesa (molta e abbastanza) resta malgrado tutto attorno al 50%, accrescendo il distacco nei confronti di quella per lo Stato, ormai meno del 40% (per non parlare della fiducia in parlamento, banche, partiti). Un segno incoraggiante per l’impegno sociale, ancora assai riconosciuto, del mondo cattolico, percepito da molti come ultimo punto di riferimento positivo sicuro.

Il dato è in qualche modo confermato dalla risposta alla domanda sul giudizio complessivo verso la Chiesa. Dal 2002 il giudizio negativo è aumentato dal 13 al 17%, quello ‘incerto’ è diminuito dal 43 al 42%, quello positivo è pure calato dal 44 al 41%. Tutto sommato in dieci anni la valutazione globale è restata più o meno la stessa, con un lieve peggioramento. E’ evidente che in questo ultimo dato di sostanziale complessiva stabilità (cui si accompagnano come notato prima dati parziali anche preoccupanti), gioca un ruolo decisivo la percezione che ancora molti italiani hanno delkla Chiesa come buona samaritana. Come è confermato da un’ultima tabella, da cui emerge che nei giudizi positivi di cui sopra il 65% apprezza la Chiesa proprio per il suo impegno verso chi ha bisogno.