CIRCOLO SVIZZERO ROMA: INTENSO L'OTTAVO ACCATTOLI-RUSCONI

CIRCOLO SVIZZERO ROMA: INTENSO L’OTTAVO ACCATTOLI-RUSCONI – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 11 gennaio 2018

 

Ieri sera, mercoledì 10 gennaio 2018,  si è tenuto a Roma l’ottavo confronto su papa Francesco tra Luigi Accattoli e Giuseppe Rusconi. Promosso presso l’Hotel Victoria di via Campania nell’ambito dei ‘Dialoghi’ mensili del Circolo svizzero di Roma, è stato vivace e anche divertente, per la gioia dei convenuti.

 

L’antico e prestigioso Hotel Victoria di via Campania (di proprietà da quasi un secolo della famiglia Wirth) ha ospitato - nell’ambito dei ‘Dialoghi’ promossi mensilmente dal Circolo svizzero di Roma – l’ottava puntata del confronto tra Luigi Accattoli e Giuseppe Rusconi su aspetti del pontificato di papa Francesco. E’ stata un’ora e mezzo di dibattito che ha coinvolto, appassionato e anche divertito (per le ricorrenti punzecchiature tra i contendenti) il pubblico che ha gremito la sala “Borghese”, un vero gioiellino architettonico di un albergo conosciuto anche sotto l’aspetto artistico per l’importante collezione di vedute romane che lo arricchiscono.

Dopo il saluto di Fabio Trebbi, presidente del Circolo Svizzero (associazione fondata il 23 dicembre del 1886 e che mantiene viva la fiammella rossocrociata tra gli elvetici di Roma), la parola è passata a Giuseppe Rusconi. Il vaticanista ticinese, prima di entrare nel merito del dibattito, ha voluto ricordare brevemente Alberto H. Wirth (1910-2000), albergatore di grandi doti umane e proprietario dell’Hotel Victoria, fondatore con la moglie Elly della Scuola svizzera di Roma, mecenate nell’ambito musicale (quasi tutti i grandi musicisti del Novecento soggiornavano al Victoria) e molto altro ancora: “Parlava con parresia prima che la parola fosse di gran moda, covando in sè un misto di Guglielmo Tell e di Pasquino”, ha osservato Rusconi.

Il confronto si è incentrato soprattutto sull’attività papale nell’ultimo mese, in particolare sul consueto discorso alla Curia romana, sull’omelia della Messa di Mezzanotte e sul tradizionale discorso al Corpo diplomatico. Rusconi ha evidenziato le sferzate che anche quest’anno Francesco ha voluto riservare all’organismo centrale della Chiesa, la definizione strumentale di migranti affibbiata a Maria e Giuseppe in trasferta a Betlemme per l’adempimento amministrativo del censimento, l’intervento più forte del solito da parte della Segreteria di Stato nel testo del discorso al Corpo diplomatico.

Per Accattoli il rapporto con la Curia “è un punto nevralgico di questo Pontificato”. Del resto i conclavisti latino-americani e curiali “sapevano chi stavano eleggendo Papa”, una persona che con la Curia “aveva conti aperti, una storia di incomprensioni”. Non c’è da meravigliarsi che con la Curia papa Francesco abbia adottato uno stile autoritario, “che non si vedeva più dai tempi di Pio XII”. E’ un fatto “positivo” – ha rilevato il vaticanista storico del ‘Corriere della Sera’ – “non tanto come metodo (che spero temporaneo), ma perché siamo nella gestione di una fase nuova”, di riforme che devono essere fatte “in applicazione del Concilio Vaticano II”.

Riguardo all’omelia della Messa di Mezzanotte con riferimento al tema dei migranti, Accattoli ha evidenziato che nell’insieme della predicazione natalizia il Papa ha toccato tale tema solo in due occasioni su quindici: dunque “non cambierebbe nulla anche se un’omelia fosse considerata sbilanciata”. Rusconi ha ribattuto che però quelle erano le occasioni più importanti: l’omelia della Messa di Mezzanotte e il Messaggio Urbi et Orbi.

Venendo al discorso al Corpo diplomatico, Accattoli ha detto di “condividere quanto ha detto Rusconi”: “Se davvero la Segreteria di Stato sta pigliando polso nella collaborazione con il Papa per aiutarlo anche dialetticamente a ridimensionare qualche variante troppo soggettiva, ciò non può essere visto che come un fatto positivo”.

Molte le domande dei presenti. C’è chi ha chiesto della sorte del cardinale Tarcisio Bertone (sia Accattoli che Rusconi ignorano la situazione attuale del Segretario di Stato emerito) e dei rapporti tra Francesco e Benedetto XVI (Rusconi: “Devono, devono essere buoni. Il Papa emerito lo sa”).

Una signora angolana ha poi chiesto a Rusconi di precisare la sua posizione su migranti, rifugiati, ius soli, ricordando tra l’altro quanto fatto dai bianchi nel periodo coloniale. Il vaticanista ticinese ha osservato che non serve a nulla rievocare tale periodo, considerato che oggi si deve ragionare sull’hic et nunc, in una situazione completamente diversa. L’Africa riceve un ingentissimo flusso di aiuti anche finanziari (che però finiscono spesso nelle tasche dei governanti) e possiede molte risorse proprie. Diversi Stati africani sono poi in crescita economica, ma è proprio da tali Paesi che giunge la maggior parte dei migranti. Come rilevano gli stessi politici africani, a partire sono spesso docenti, funzionari dello Stato che vivono già decorosamente, ma vogliono vivere meglio, attratti da quello che è dipinto come un continente di Bengodi, l’Europa. Insomma: invece di contribuire positivamente al futuro del loro Paese, preferiscono migrare. Non sono dunque costretti ad emigrare. Tali migranti non possono perciò essere confusi con linguaggio truffaldino con i rifugiati politici e religiosi: per questi ultimi l’accoglienza è doverosa, per i primi è solo una possibilità a dipendenza della situazione del Paese di approdo. Sullo ius soli/ius culturae Rusconi ha constatato con soddisfazione “il felice affossamento” di una norma di legge italiana così ‘politicamente corretta’ e dalle conseguenze sciagurate sull’identità nazionale. Accattoli si è detto “poco soddisfatto” della risposta di Rusconi sul tema.

C’è chi ha chiesto lumi sul ‘gesuitismo’ di papa Bergoglio, richiamando anche l’ampia intervista rilasciata dal generale padre Arturo Sosa a Giuseppe Rusconi (vedi in questo stesso sito, rubrica ‘Interviste a personalità’: “Gesuiti/Padre Sosa: Parole di Gesù? Da contestualizzare”) e in particolare il passo “Intanto bisognerebbe incominciare una bella riflessione su che cosa ha veramente detto Gesù…a quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole”. Accattoli ha sottoscritto quanto detto da padre Sosa: “Ci sono frasi ‘di Gesù’ che non sono di Gesù. Ad esempio tutti gli esegeti sono d’accordo che non può essere sua ‘Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura…’. Sicuramente non l’ha detta Gesù, anche perché non se ne trova traccia nelle Lettere di San Paolo e negli Atti degli Apostoli, precedenti ai Vangeli”.

Sempre a proposito dell’intervista di Rusconi a padre Sosa, Accattoli ha fatto un paragone tra il collega ticinese e il vaticanista di Repubblica negli Anni Ottanta/primi Anni Novanta, Domenico del Rio (1926-2003). Rusconi richiama Del Rio, “bravo e brillante, capace di inchiodare l’intervistato a una battuta”. Il riferimento era a quanto detto dal grande teologo, gesuita e svizzero, Urs von Balthazar a Del Rio negli Anni Ottanta: “L’inferno esiste. Ma è vuoto”. Una battuta che divenne celebre, proprio come quella di padre Sosa. Ricorda Accattoli, presente al colloquio con von Balthazar, che però il teologo gesuita aveva detto in realtà: “L’inferno esiste. Ma spero sia vuoto”. Perciò Del Rio, secondo Accattoli, aveva ‘addomesticato’ la battuta. Rusconi ha qui precisato che invece nell’intervista a padre Sosa tutto è corretto e riflette quanto è stato detto dal generale gesuita. Accattoli gliene ha dato atto, pur deplorando l’ “uso mediatico della battuta sul registratore”. Rusconi ha precisato ulteriormente che comunque la battuta non era nel titolo dell’intervista e sono i colleghi e i lettori che l’hanno – comprensibilmente – evidenziata come la battuta simbolo del lungo e amichevole colloquio.

A un’altra domanda su Curia, Papato e democrazia, Accattoli ha risposto dicendo di “condividere molto di quello che dice Rusconi sul carattere del Papa, che ha reazioni vive, memoria dei torti e tutto il resto, una storia di difficoltà”. E “questo è il suo problema”. Il Papa “non può sciogliere la Curia, che è un organo di riferimento talmente forte e indispensabile per lui”. Però la Curia, nell’ottica della riforma conciliare, “deve diventare – da strumento di governo – strumento di servizio”. E il governo dovrebbe essere allora pertinente a un Consiglio dei cardinali rafforzato e al Sinodo dei vescovi.

Altra domanda sull’eco che il magistero di papa Francesco ha nel mondo cattolico.  Rusconi ha qui evidenziato che le perplessità e anche le contestazioni aperte all’attuale pontificato derivano – ed è una novità assoluta – dal senso di confusione percepito oggi da non pochi cattolici un po’ dappertutto in materia di dottrina, oltre che dallo sconcerto suscitato da non poche affermazioni a braccio di Jorge Mario Bergoglio. Accattoli ha invece diviso tra gerarchie (e clero) da una parte e popolo cattolico dall’altro. Le prime sono spesso critiche verso il Papa, al di là della provenienza. Il secondo invece è generalmente in sintonia con le novità di Francesco, certo però più fuori d’Italia che nella Penisola. Il vaticanista storico del ‘Corriere della Sera’ ha anche osservato di aver previsto nell’ultimo editoriale prima del Conclave 2013 un papa latino-americano. Anche se per l’occasione non pensava a Bergoglio, per il quale aveva però “tifato al Conclave precedente” (Rusconi: “Se tifavi per Bergoglio, vuol dire che tifavi contro qualcun altro…chi?”).

Chiusura di Fabio Trebbi (riandando a un tema del dibattito: “Dovere di accogliere il rifugiato, quello del migrante è un diritto”) e applausi convinti.

P.S. Il video del confronto è stato inserito nella home page di www.svizzeri.ch , sito del Circolo svizzero di Roma. Grazie.