CREATIVITA': IL DELFINO, IL FACONDO, LA PRESIDENTA

CREATIVITA’: IL DELFINO, IL FACONDO, LA PRESIDENTA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 30 settembre 2017

 

Qualche nota d’attualità per questi giorni tormentati, in cui un cardinale-delfino, un vescovo-segretario e la ‘presidenta’  si sono meritati il podio per il premio ‘Creatività’.

 

Difficile negare che sotto il pontificato di papa Francesco la creatività abbia trovato nella Chiesa uno spazio nuovo… il che non è certo un male, sempre però che comporti stimoli e ricadute positive sulla comunità ecclesiale. Negli ultimi giorni la nostra attenzione è stata attirata da tre dichiarazioni ‘creative’ (due dentro la Chiesa e una fuori, ma su un tema tradizionalmente caro alla Chiesa) che invece testimoniano di una creatività che è associata a una vocazione inespressa al totalitarismo.  

 

CREATIVITA’ 1/ UN DELFINO CHE SI SENTE UN NOVELLO MOSE’

Giovedì 28 settembre la Pontificia Università Lateranense ha ospitato un interessante convegno (di cui riferiremo ampiamente in una prossima occasione) promosso da ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’ e incentrato su un programma di aiuti ai cristiani iracheni (soprattutto della piana di Ninive). Partecipava come relatore anche il Segretario di Stato vaticano che all’ingresso dell’Università ha risposto ad alcune domande dei giornalisti. Richiesto di un parere sulla situazione nella Chiesa dopo la pubblicizzazione della ‘Correzione filiale’ relativa in modo particolare al seguito che si è voluto dare all’Amoris laetitia, il cardinale Parolin ha osservato: “Le persone che non sono d’accordo esprimano il loro dissenso, ma su queste cose si deve ragionare: è importante dialogare anche all’interno della Chiesa, cercare di capirsi” (NdR: qualcuno ha trovato traccia di questa dichiarazione – di rilievo innegabile anche giornalisticamente - sull’ Avvenire catto-fluido di venerdì 29? Ce lo faccia sapere, perché noi non abbiamo trovato riscontro. A meno che non fosse stato nascosto tra i necrologi…).

Rispondendo a una domanda sullo ius soli/ius culturae e dintorni, il porporato veneto ha detto tra l’altro: “Si può accogliere a braccia aperte con prudenza (…) Bisogna trovare misure, sia per l’accoglienza dei migranti che per la loro integrazione, al fine di permettere loro di inserirsi: la Santa Sede ribadisce i suoi principi, poi toccherà alla politica italiana decidere. Osservo che il dibattito è molto acceso”.

E’ un approccio quello del cardinale Parolin alla complessa tematica migratoria che appare un zichinin (dialetto lombardo, un pochettino) diverso da quello del (e qui i nostri lettori si aspetterebbero un nome noto al di là dei monti, dei mari e – fors’anche – dei cieli… ma dobbiamo registrare una ‘new entry’ sull’argomento) cardinale Luis Antonio Tagle. Il porporato filippino è considerato da alcuni il ‘delfino’ del Papa regnante: è favorito dalla sua origine (è cinese per parte di madre) e dalla spiccata tendenza sociale del suo magistero, tanto che oggi è il presidente di ‘Caritas internationalis’. Ebbene (permetteteci di sorridere…) se lo Spirito Santo l’avesse effettivamente adocchiato per quando verrà il momento, dovrebbe anche considerare la tendenza del Delfino a una insidiosa creatività dottrinale, proprio come il suo odierno Principale.

Infatti, in un’intervista a Repubblica apparsa sempre il 28 settembre, il porporato filippino-cinese si espone spavaldamente in materia di cittadinanza, in relazione al dibattito italiano: “(Lo ius soli) è una norma di civiltà che un Paese maturo deve far sua (…) Non è una politica da adottare, ma un vero e proprio mandato da non tradire (…) Bisogna aprire le porte, abbattere i muri, questo si chiama una politica (…) Le persone nutrono una paura che tuttavia non ha motivazioni reali (…) Il mandato evangelico è chiaro, non ascoltarlo significa tradirlo”. In sintesi: i cattolici contrari alla concessione dello ius soli/ius culturae non solo sono dei paurosi senza ragione (NdR: che ne sa il cardinale Tagle?), ma tradiscono la dottrina cattolica, addirittura il Vangelo. Chiediamo al porporato filippino, bell’esempio di creatività dottrinale: in quale passo del Vangelo si prescrive lo ius soli? In quale punto, comma, nota a piè di pagina della dottrina sociale della Chiesa si prescrive lo ius soli? Che il delfino si senta un novello Mosè e che abbia perciò aggiunto (a insaputa nostra e di centinaia di milioni di cattolici) un nuovo, undicesimo comandamento?

 

CREATIVITA’ 2/ UN FACONDO CHE STRAVOLGE LA COSTITUZIONE

Ancora giovedì 28 settembre si è tenuta la tradizionale conferenza-stampa a conclusione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana. Come è noto, a proposito dello ius soli/ius culturae,  il presidente cardinale Gualtiero Bassetti nella sua prolusione ha annotato (ammantando il suo dire di cautele, ma facendo capire chiaramente che…ovvero assumendo dunque anche nelle forme i modi di chi è più in alto di lui): “Penso che la costruzione di questo processo di integrazione possa passare anche attraverso il riconoscimento di una nuova cittadinanza, che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e donne che sono nati in Italia, che parlano la nostra lingua e assumono la nostra memoria storica, con i valori che porta in sé”. Tale affermazione è ripresa anche nel comunicato di fine lavori. In conferenza-stampa, sollecitato sull’argomento, il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, non ha mancato di osservare irosamente, all’indirizzo della maggioranza di governo, che “si è accelerato sui diritti delle persone dello stesso sesso, non si è voluto farlo su quello degli italiani mantenuti senza cittadinanza”.

“Italiani mantenuti senza cittadinanza”: è un’espressione frutto certo della creatività galantina, che pretende di stravolgere la Costituzione per imporre le proprie opinioni. E’ atto di prevaricazione e truffa linguistica nel contempo; dà molto da pensare che sia opera del segretario generale della Cei. 

“Si è accelerato sui diritti delle persone dello stesso sesso”: prescindendo dall’ira repressa per le difficoltà incontrate dal disegno di legge sullo ius soli/ius culturae (che gli hanno suggerito tale annotazione), si rende conto mons. Galantino del grottesco del suo dire? Chi oggettivamente (non certo per convinzione, ma per un calcolo cinico da do ut des, cui non erano estranei la questione dell’8 per mille e il business derivato dall’immigrazione) ha favorito l’approvazione delle legge sulle unioni civili? Chi ha flirtato costantemente con le ministre e parlamentari catto-fluide, fautrici delle stesse unioni e invece ha boicottato nascostamente o apertamente i gruppi cattolici contrari alla legge? E allora che diritto ha di lamentarsi il segretario generale della Cei, creativo iracondo e piagnone?

 

CREATIVITA’ 3/ ALLA CONFERENZA SULLA FAMIGLIA ANCHE LA PRESIDENTA CREA, STRAVOLGENDO LA COSTITUZIONE – INTANTO  ‘AVVENIRE’ FRIGNA PER L’ESITO NEGATIVO DELL’EVENTO CHE HA ‘POMPATO’ A DISMISURA…

A completare il podio della Creatività di questa settimana, insieme con il porporato e il vescovo-segretario, non poteva mancare la ‘presidenta’ ovvero Laura Boldrini che, per grazia immeritatamente ricevuta, sovrintende alla Camera italiana dei deputati. La predetta ha avuto - in virtù della carica che riveste e anche di una lunga militanza anti-famiglia – l’onore (per modo di dire) di intervenire in apertura della Terza Conferenza nazionale sulla famiglia, svoltasi in Campidoglio giovedì 28 e venerdì 29 settembre. La Conferenza – da cui erano stati intenzionalmente esclusi i rappresentanti delle centinaia di migliaia di famiglie scese in piazza per i ‘Family Day’ di San Giovanni e del Circo Massimo (l’Arcigay invece è stata invitata e c’era) - è stata intesa dai promotori come una sorta di opportuno spot pre-elettorale per il governo Gentiloni ed è stata presa sul serio –manco a dirlo - solo dall’Avvenire catto-fluido, che per settimane l’ha ‘pompata’ per poi ritrovarsi, come vedremo tra poco,  ‘cornuto e mazziato’ . Ma riandiamo alla ‘presidenta’.

Nel suo intervento non sono mancati né la creatività né il grottesco, un po’ come è accaduto in conferenza-stampa per il segretario generale della Cei. Per la creatività rileggiamo un passo della concione: “In questa conferenza si parlerà del presente e del futuro delle famiglie italiane. Dico delle famiglie al plurale perché ormai è evidente che non esiste più una sola tipologia di nucleo familiare. E anche la legislazione ha preso atto di queste novità”. Alla ‘presidenta’ qui si può ricordare che, almeno per il momento, la Costituzione prevede un solo tipo di famiglia: con quale autorità allora la Boldrini stravolge la Costituzione? Forse con la strafottenza di chi approfitta della ‘neutralità’ formalmente connessa alla sua carica per imporre la propria visione ideologica a tutti?

Il grottesco nell’intervento boldrino è invece in un altro passo, quello in cui la ‘presidenta’ deplora che in Italia nel 2016 ci siano state solo “474mila nascite, un record assolutamente negativo, che ci porta sotto zero, perché non è compensato neppure dai figli degli stranieri sul nostro territorio”: insomma “senza un’inversione del calo demografico il nostro Paese rischia il declino in termini economici, di Pil, di sistema pensionistico, di welfare e di istruzione”. Ma la Boldrini non fa parte dell’eletta schiera dell’ “utero e mio e lo gestisco io”, del femminismo più vieto, quello dell’aborto come diritto di libertà? Non pare abbia cambiato idea in questi anni, tanto è vero che i tipi di declino citati sono tutti in ambito economico, salvo forse l’istruzione. Anche una ‘grande italiana’ (Franciscus dixit ) come l’abortista Emma Bonino da un po’ di tempo va deplorando il grave declino demografico, con gli stessi argomenti della Boldrini. Ma né l’una né l’altra, purtroppo, conoscono il rossore della vergogna. Va bene così ai  catto-fluidi di ‘Avvenire’, che ‘registrano’ senza nessun commento le affermazioni sulla famiglia della ‘presidenta’, la quale gode evidentemente (non è certo una novità) delle loro simpatie. Immaginatevi se invece qualcuno – magari cattolico - avesse ‘deragliato’, invece che sul tema ‘famiglia’, su quello dei migranti, dello ius soli/ius culturae: subito gli strilli sarebbero saliti al cielo!

Per restare e concludere con Avvenire non possiamo ignorare il numero di stamattina, sabato 30 settembre, in cui si dà atto della conclusione della Conferenza sulla famiglia. E’ un frignare continuo e oggettivamente indecoroso. Ma come… l’Avvenire catto-fluido ha ‘lanciato’ con grande dispendio di pagine – già settimane fa – la Conferenza e ora si ritrova con un pugno di mosche? Ma come…l’Avvenire catto-fluido si è prodigato in una serie interminabile di grafici e interviste e sembra che tutto ciò non sia servito a niente? Ma come… l’Avvenire giovedì ha intervistato anche la già Garrula Ministra e ora effervescente Sottosegretaria e la stessa ha ricambiato con una sostanziale presa in giro: i soldi per aiutare seriamente la famiglia non ci sono… è tutto rimandato alla prossima legislatura! Di più di più… ancora la frizzante Maria Elena l’altra sera ha ‘stoppato’ i tentativi di approvare a breve in Senato un oggetto carissimo al quotidiano galantino, lo ius soli/ius culturae: non ci sono i numeri… è tutto rimandato alla prossima legislatura! Ingrata veramente questa MEB, con tutto il corteggiamento che Avvenire le ha fatto, ad esempio, al momento dell’approvazione della legge sulle unioni civili!!!

Poi ci si è messo anche un altro ministro, quello dell’economia, Pier Carlo Padoan. Il titolo d’apertura di questa mattina è tutto per lui, considerato in veste di sagrestano che spegne le candele dell’altare dopo la messa: “Famiglia, Padoan spegne la conferenza”. Insomma delusione, delusione, delusione, parola che viene evidenziata anche nell’occhiello del titolone. “Si chiude fra la delusione delle associazioni l’appuntamento nazionale. Tutti d’accordo sull’urgenza di sostenerla, ma niente fondi”. Frigna anche il Turiferario Guastalamessa nell’editoriale intitolato “La risposta monca”: cita le parole poetiche della Boschi (che ha parafrasato Giovanni XXIII), quelle della Fedeli, quelle della Boldrini (notare la prosa turiferaria: “che non ha avuto paura ad accennare alla centralità delle famiglie  -che declina al plurale- e ha rilanciato con convinzione l’allarme denatalità”). Parole… e anche Luciano Moia piagnucola: “Troppo facile ipotizzare che dietro questo solerte allineamento alle parole  - e forse anche alle convinzioni – (…) ci siano, soprattutto a circa sei mesi dalla fine della legislatura, strategie elettorali”.

E bravo il Turiferario Guastalamessa e bravo Avvenire, ‘allisciati’ dall’establishment ma poi dallo stesso allegramente bastonati. Capita a chi si umilia per catturare benevolenza: giunge il momento in cui il padrone lo rimette a cuccia senza troppi complimenti. E allora non si viene più presi sul serio e la credibilità si dissolve. Purtroppo, in questo caso, tale credibilità è quella della Conferenza episcopale italiana. A seguire, k.o. dopo k.o., quella dell’intera Chiesa italiana.

P.S. Questa mattina, domenica primo ottobre, 'Avvenire' ha offerto ai cattolici un'altra sorpresa. Si sa che in un giornale il vignettista ha un ruolo molto importante: è colui che - se di talento - sa interpretare fulmineamente con lo schizzo arguto e ficcante, accompagnato da poche parole ironiche e spesso sarcastiche, avvenimenti di un'attualità che scuote il lettore. Non sempre il vignettista è perfettamente in linea con il giornale, ma - facendosi sovente eco degli umori profondi dei lettori - è tenuto in gran conto, anche perché le vignette con il loro messaggio ficcante sono tra i pezzi più letti.

Ebbene... che sorpresa presenta oggi 'Avvenire'? 'Lancia' in prima pagina un nuovo vignettista domenicale, gli dedica con un'intervista turiferaria quasi interamente pagina 12 e pubblica la prima striscia satirica a pagina 2. Chi è il nuovo vignettista? Sergio Staino, che - come nota la turiferaria di turno - "è il creatore di Bobo, il marxista-leninista con gli occhiali sopra a un grosso naso, sempre perplesso circa l'evolversi dei tempi e gli sbandamenti del Partito, o di ciò che ne rimane. E' da quarant'anni vignettista per l'Unità, l'Espresso e molte altre testate e programmi televisivi. E' tuttora, da alcuni mesi , anche direttore dell'Unità, benché il giornale al momento non esca in edicola. Ed è perfino presidente onorario della Uaar, Unione atei e agnostici razionalisti". 

Con le sue vignette Staino - di cui rispettiamo certo le vicissitudini personali e riconosciamo volentieri anche il talento professionale - ha spessissimo sbeffeggiato i 'valori non negoziabili' e l'impegno dei cattolici (quelli fedeli alla dottrina sociale della Chiesa). Staino ad 'Avvenire' è un po' come se Guareschi fosse stato invitato dall'Unità degli Anni Cinquanta a pubblicarvi ogni domenica le proprie vignette. E' vero però che oggi i catto-fluidi sono dediti molto più a differenziarsi, emarginandoli e coprendoli d'insulti, dai cattolici. 'Avvenire'  si conferma con la scelta di Staino ( che dedica la prima striscia - ça va sans dire - al tema dei migranti in salsa galantina) il loro portavoce. Ci scriveva un lettore stamattina: "Ora 'Avvenire' , organo della Cei, i soldi per l'8 per mille vada a cercarseli da Staino e dai suoi amici". Come dargli torto?