2007-2017/LITURGIA: SUMMORUM PONTIFICUM, STRUMENTO DI UNITA'

2007-2017/LITURGIA: SUMMORUM PONTIFICUM, STRUMENTO DI UNITA’ – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 1 giugno 2017

 

Dal 14 al 17 settembre a Roma le celebrazioni per il decennale del ‘Motu proprio’ di Benedetto XVI  riguardante “l’uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970”. Parteciperanno attivamente tra gli altri i cardinali Műller, Sarah, Caffarra, Burke, mons. Gänswein, mons. Pozzo, Ettore Gotti Tedeschi. In crescita il numero dei partecipanti alle messe in ‘forma extraordinaria’: molti i giovani.

 

 

Qualcuno, leggendo il titolo, se ne potrebbe stupire: il Motu proprio liturgico del 2007 ‘Summorum Pontificum’ si sarebbe dimostrato uno “strumento di unità”?  Non avrebbe tutti i torti, poiché di polemiche attorno a tale atto ce ne sono state, ce ne sono e, con tutta probabilità, ce ne saranno (alcune per pregiudizio, altre per mancanza di conoscenza dei termini della questione, altre per irrigidimenti eccessivi). Allora: “strumento di unità” è più un auspicio che una realtà, ma un auspicio fondato di certo su ragioni solide che emergono non solo nei contenuti del Motu proprio di Benedetto XVI, ma anche nella “Lettera ai vescovi” che lo accompagna.

Se n’è parlato in occasione di un incontro con un gruppo di giornalisti che mercoledì 31 maggio il ‘Coetus Internationalis Summorum Pontificum’  ha organizzato a Borgo Pio, in vista delle celebrazioni per il decennale del Motu proprio previste a Roma dal 14 al 17 settembre. Evidenziamo subito che ai festeggiamenti (promossi insieme con il ‘Coetus’ da ‘Giovani e tradizione’ e dall’ ‘Amicizia sacerdotale Summorum Pontificum’) parteciperanno attivamente in ruoli diversi (con relazioni, indirizzi di saluto, celebrazioni eucaristiche) anche i cardinali Műller, Sarah, Caffarra, Burke, il prefetto della Casa Pontificia (e segretario particolare di Benedetto XVI) mons. Gänswein, il segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei mons. Pozzo, l’economista Ettore Gotti Tedeschi (già presidente dello Ior).

Giovedì 14 settembre per l’intera giornata si terrà un convegno presso l’Angelicum, seguito dai vespri presieduti da mons. Gänswein; il venerdì una Via Crucis (probabilmente sul Celio) e una messa solenne celebrata da mons. Gilles Wach (superiore generale dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote); il sabato – dopo l’adorazione eucaristica – una solenne processione guidata da mons. Pozzo, cui farà seguito la messa pontificale in san Pietro presieduta dal card. Caffarra (in tale sede verrà eseguita la messa creata per l’occasione dal maestro Aurelio Porfiri); domenica le celebrazioni si concluderanno con una messa solenne secondo il rito domenicano celebrata da padre Dominique-Marie de Saint-Laumer, priore generale della Fraternità San Vincenzo Ferrer. Da rilevare inoltre che, sempre in quei giorni, la Federazione Internazionale Una Vox festeggerà pure il suo mezzo secolo di vita con l’assemblea generale ordinaria e un incontro conviviale a palazzo Cesi, dopo il pontificale in San Pietro.

Nella relazione introduttiva della conferenza-stampa di Borgo Pio, il padre domenicano Vincenzo M. Nuara (moderatore dell’ Amicizia sacerdotale Summorum Pontificum e assistente spirituale di Giovani e Tradizione) ha insistito sul fatto che il Motu proprio di Benedetto XVI (pubblicato il 7 luglio 2007, entrato in vigore il 14 settembre dello stesso anno) è un atto compiuto dal Papa nel segno dell’ermeneutica della continuità con il Concilio vaticano II, che nella Costituzione ‘Sacrosanctum Concilium’ al punto 4 dichiara tra l’altro di considerare “uguali in diritto e dignità tutti i riti legittimamente conosciuti” e “vuole che in avvenire essi siano conservati e in ogni modo incrementati”. Il Motu proprio del 2007 - che estende ai sacerdoti la possibilità di celebrare direttamente (senza passare dal vescovo diocesano) la messa in forma extraordinaria – è opera fondata sulla fede e di grande respiro culturale. Ciò emerge chiaramente dall’allegata ‘Lettera ai vescovi’ di Benedetto XVI: “Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale romanum (quella del 1962 di Giovanni XXIII e quelle successive per la forma ordinaria (due di Paolo VI e la terza con l’approvazione di Giovanni Paolo II). Nella storia della liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso”. Insomma “è infondato il timore che qui venga intaccata l’autorità del Concilio Vaticano II”: in verità “si tratta piuttosto di un uso duplice dell’unico e medesimo Rito” e “le due forme dell’uso del Rito Romano possono arricchirsi a vicenda”.  

Padre Nuara ha evidenziato poi un altro passo significativo nella ‘Lettera’. Scrive Benedetto XVI: “Subito dopo il Concilio Vaticano II si poteva supporre che la richiesta dell’uso del Messale del 1962 si limitasse alla generazione più anziana che era cresciuta con esso, ma nel frattempo è emerso chiaramente che anche giovani persone scoprono questa forma liturgica, si sentono attirate da essa e vi trovano una forma, particolarmente appropriata per loro, di incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia”. Ecco… la questione dei giovani ‘catturati’ dalla mistica del sacro. Ha continuato padre Nuara: “A dieci anni dal Motu proprio si verifica qualcosa di sorprendente: chi sono i veri protagonisti di una nuova stagione nella Chiesa? I giovani. Constatiamo che la maggior parte dei fedeli che oggi frequentano la messa nella forma extraordinaria sono dei giovani. Nostalgici forse di qualcosa che non hanno conosciuto? No. Attratti invece da una liturgia che si caratterizza per la sacralità, la solennità, l’atteggiamento di adorazione, il silenzio durante la celebrazione, l’apertura al Mistero di Dio”. Del resto, ha aggiunto il domenicano siciliano, “molti di coloro che ritornano alla Chiesa, passano oggi da questo tipo di liturgia”.

Guillaume Ferluc, segretario generale del ‘Coetus’, ha da parte sua ricordato i messaggi papali trasmessi negli anni scorsi ai partecipanti all’annuale pellegrinaggio dell’associazione e ha detto di aver invitato il Pontefice alla messa solenne di sabato 16 settembre in San Pietro. Dalle cifre fornite risulta che l’interesse per la messa celebrata in forma extraordinaria è in crescita un po’ dappertutto; e, dato interessante, non a discapito della Fraternità san Pio X. In Francia, ad esempio, nel 2017 le messe domenicali e settimanali sono 221 (contro 121 nel 2007). Nel decennio la Fraternità san Pio X ha invece conservato le sue circa 200 messe. Negli Stati Uniti si è passati da circa 230 a circa 480 luoghi di culto (sempre escludendo quelli della Fraternità’). In Italia i luoghi di culto sono oggi 122 (in un terzo delle diocesi), compresi i 15 della ‘Fraternità’ (e pur avendo perso una trentina di messe domenicali a causa dell’occupazione militare della congregazione dei Frati francescani dell’Immacolata). Per il 2007 non ci sono statistiche precise: si stima che in quell’anno i luoghi di culto fossero una trentina.