IL VESCOVO FRANCOIS EID: IL LIBANO IN PERICOLO ESISTENZIALE

IL VESCOVO FRANCOIS EID: IL LIBANO IN PERICOLO ESISTENZIALE – di GIUSEPPE RUSCONI – su www.rossoporpora.org – 13 marzo 2017

 

Un incontro ricco di spunti di interesse l’ultimo promosso a Roma dal Centro Studi sul Medio Oriente (CEMO). Relatori il procuratore patriarcale maronita, il vescovo François Eid e il politologo Nicola Pedde. Il presente e il futuro del Paese dei Cedri alla luce del grave conflitto mediorientale tra sunniti e sciiti, Arabia Saudita e Iran. Il ruolo del neo-presidente libanese Michel Aoun. Il patriarca Béchara Raï a un convegno di Al-Azhar.

 

Da tempo seguiamo con interesse le vicende libanesi, cioè quelle di uno Stato che “è più di un Paese, è un messaggio di pluralismo per l’Oriente e l’Occidente”, come amava ripetere Giovanni Paolo II. Un Papa quest’ultimo che il Paese dei Cedri l’ha sempre avuto nel cuore, fin da quel 16 ottobre 1978, quando -salutando dalla Loggia delle Benedizioni il popolo romano - scorse un cartello su cui stava scritto “Santo Padre, salvi il Libano!”. Non a caso al Libano papa Wojtyla dedicò anche il Sinodo speciale del 1995, seguito dalla mirabile esortazione apostolica post-sinodale firmata a Beirut il 10 maggio del 1997, in occasione della visita pastorale.

 

IL PATRIARCA RAI A UN CONVEGNO DI AL-AZHAR: CITTADINANZA, NON  MINORANZA

Tra le notizie d’attualità che giungono dal Libano è certamente rilevante quella sulla partecipazione del patriarca cardinale Béchara Raï a un convegno organizzato il 28 febbraio e il primo marzo presso l’Università cairota di Al-Azhar sul tema: “Libertà e cittadinanza…diversità e complementarità”. All’incontro egiziano hanno partecipato 260 personalità religiose, culturali e politiche convenute da 60 Paesi arabi e musulmani. Per il quasi settantaseienne capo della Chiesa maronita, durante il convegno si sono trattati “con coraggio” argomenti che, se nel Libano sono pane quotidiano, altrove “non sono mai stati rappresentati in modo così esaustivo”. Molto significativo quanto detto da Béchara Raï nell’occasione: “La parola minoranza dovrebbe scomparire dal nostro vocabolario ed essere sostituita da cittadinanza. Questo è il prezzo per la salvezza del mondo arabo che no, musulmani e cristiani, abbiamo costruito”.

Intanto giovedì 16 marzo il neo-presidente Michel Aoun (cristiano maronita eletto il 31 ottobre 2016, dopo due anni e mezzo di stallo) incontrerà in Vaticano papa Francesco. E proprio il ruolo di Aoun è stato uno degli argomenti trattati lunedì 6 marzo 2017 durante il confronto su Libano e area mediorientale promosso dal Centro Studi sul Medio Oriente (CEMO) della Fundacion Promocion Social de la Cultura con sede a Piazza San Calisto. Ad animare la mattinata il vescovo François Eid, procuratore maronita presso la Santa Sede e Nicola Pedde, direttore dell’Institut for Global Studies, moderati da Giovanni Cubeddu.

 

IL VESCOVO FRANCOIS EID: MINACCIATA L’IDENTITA’ LIBANESE

Monsignor Eid ha parlato senza peli sulla lingua dell’odierna realtà di un Libano, “in pericolo esistenziale”. All’origine di tutto il conflitto israelo-palestinese “degenerato in scontro israelo-arabo”. Ciò provoca per quanto riguarda il Libano “una continua tensione tra Israele e Hezbollah”, cui si aggiunge il “grave conflitto politico tra sunniti e sciiti”, riflesso di quanto accade su scala regionale. Proprio in ragione di tale conflitto ci sono voluti due anni e mezzo per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica: infatti “i deputati attendevano la parola d’ordine dell’Arabia Saudita sunnita e dell’Iran sciita”. Per i cristiani libanesi i tempi sono molto difficili, in un Paese in cui è ormai seriamente minacciata la cultura della convivialità. Non da ultimo per la presenza sul territorio libanese di 500mila palestinesi e di 1.800mila siriani (di cui 300mila ospiti presso parenti e gli altri dispersi in 1800 piccoli campi che mancano di tutto e sono facilmente infiltrabili dal terrorismo islamico). Da notare che palestinesi e siriani costituiscono ormai la metà della popolazione del Paese.

Il Libano – ha evidenziato monsignor Eid – è caratterizzato da una “sua specificità storica, politica, geografica, culturale”, che lo differenzia fortemente dai suoi vicini”. Ma, “dopo 1500 anni, rischia di perderla, soprattutto se si pensa alla convivenza pacifica che si era sviluppata tra cristiani e musulmani”. Cresce nel Paese il potere di Hezbollah, aumentano le “infrazioni quotidiane di Israele”, incombe “il pericolo dell’infitrazione terroristica” con un esercito “privo di armi di qualità”: insomma dilagano insicurezza nel presente e ansia per il futuro, anche per l’espansione della criminalità, mentre l’economia crolla. I cristiani sono già - in qualche area del Libano - sottoposti alle prime restrizioni riguardanti il cibo, l’abbigliamento, l’alcool; la loro natalità è ridotta, le loro proprietà incominciano a essere vendute. Al contrario, cresce il numero di neonati siriani nel Paese (già circa 100mila), mentre il 28% dei profughi ha meno di cinque anni. Quale futuro per l’identità nazionale?

 

MONDO ARABO: CIFRE IMPRESSIONANTI

I cristiani chiedono di rimanere nella loro terra, in tutto il Medio Oriente. La comunità internazionale deve premere sui Paesi finanziatori del terrorismo perché chiudano i rubinetti. Ci vogliono passi “veri e concreti”, perché ancora oggi “i jiahdisti sono aiutati in mille modi” . Bisogna curare le cause principali del jiahdismo, che sono “povertà e sottosviluppo”. Le cifre emerse da un recente vertice mondiale a Dubai sono impressionanti. Su 410 milioni di arabi, 57 sono analfabeti; 13 milioni e mezzo di bambini arabi non sono mai andati a scuola; i costi annuali della corruzione nel mondo arabo ammontano a un trilione di dollari; cinque Paesi arabi sono tra i 10 più corrotti del mondo; il 45% degli atti terroristici nel mondo, il 75% dei profughi, il 68% dei morti sono arabi; tra il 2011 e il 2017 i costi delle infrastrutture arabe distrutte dalla guerra ammontano a 460 miliardi di dollari; nello stesso periodo le perdite arabe nella produzione lorda hanno oltrepassato i 300 miliardi di dollari. Ma, “nonostante questo, quando due arabi si incontrano, pongono la domanda: Sei musulmano o sei cristiano?”.

 

NICOLA PEDDE: ARABIA SAUDITA E IRAN PROTAGONISTI DOPO IL FALLIMENTO DELLE ‘PRIMAVERE ARABE’

Anche per Nicola Pedde “povertà e sottosviluppo sono le cause prime di tutto ciò che accade dal Marocco all’Afghanistan”. Di chi le responsabilità? “In larga parte dell’Occidente che ha imposto entità territoriali, tutto fuorché spontanee”. Il mondo arabo è d’altra parte sempre più dominato da due grandi attori. Il primo è l’Arabia Saudita, che rappresenta un insieme di monarchie della Penisola arabica e che vede l’Iran “come una minaccia esistenziale, animata da volontà di egemonia”. Teheran da parte sua considera Riad come “una forte minaccia politica e militare” e si sente d’altronde costretta a “resistere a una politica di accerchiamento”. Come mai l’emergere dei due protagonisti? “Sono venuti meno, a causa delle ‘primavere arabe’ diversi sistemi autoritari” e ciò “ha provocato lo scatenarsi di forze che hanno indotto Iran e Arabia Saudita a intervenire”. Oggi la situazione è “molto peggio di prima, salvo che in Tunisia”; ad esempio l’Egitto è immerso “in una crisi economica spaventosa” e la Libia “è implosa per circostanze extra-libiche”.

Nel dibattito seguito alle relazioni si è parlato di Hezbollah, sulla sua alleanza con l’Iran sciita e sulla sua autonomia di azione, accresciutasi per Pedde soprattutto in relazione al conflitto in Siria (Hezbollah è intervenuta piuttosto per combattere il terrorismo, l’Iran per combattere l’opposizione di Assad).Per monsignor Eid, comunque, “se Teheran chiudesse il rubinetto dei soldi, Hezbollah finirebbe”.

 

SUL NUOVO PRESIDENTE MICHEL AOUN

A una nostra domanda sull’elezione di Michel Aoun, il vescovo maronita ha risposto che essa è stata determinata sia dall’influsso esterno che dal potere interno acquisito negli anni dal neo-presidente. Fin qui, se Hariri rappresentava i sunniti, Hezbollah e Berri gli sciiti, i cristiani non erano mai stati uniti sotto nessuna bandiera partitica, schierati com’erano dall’una e dall’altra parte. Aoun, forte del voto della maggior parte dei cristiani, si è detto per la prima volta loro rappresentante ufficiale. E oggi, grazie all’accordo con Samir Geagea (Forze libanesi) conta sul gruppo più numeroso in Parlamento (45 seggi su 128).

Non si può però ignorare che Aoun come presidente si sta comportando con abilità, cercando di porsi al di sopra della mischia. Pur essendo alleato di Hezbollah, ha compiuto la prima visita ufficiale in Arabia Saudita (“non male come spinta alla riconciliazione”). Sa che il Libano vive, quasi miracolosamente, su equilibri delicatissimi. E di questo tiene sicuramente conto. A proposito di Michel Aoun (e a suo favore) dalla sala c’è chi ha sottolineato che due anni fa ha raccolto col suo partito il 70% dei voti cristiani, si è accordato con Hezbollah e ha così calmato un po’ le acque e anche protetto i cristiani, recentemente “ha rimarginato una ferita aperta 26 anni fa” con Samir Geagea delle Forze libanesi.

Altre considerazioni venute dai presenti, diplomatici e giornalisti: si è insistito sulla necessità assoluta di tagliare i finanziamenti ai terroristi così da porre fine alla guerra in Siria. Ci si è chiesti quale possa essere il ruolo della Turchia. Si è notato che le cosiddette ‘primavere arabe’ sono state “rubate” dai gruppi islamisti, tanto che la situazione è peggiorata quasi dappertutto. Quale lo scopo della guerra in Siria? Introdurre la democrazia o rovesciare il regime di Assad? Per sostituirlo con chi? Sui finanziamenti ai jihadisti è intervenuto ancora Nicola Pedde, rilevando che essi, “in gran parte” vengono dall’Arabia Saudita. E su questa asserzione si è chiuso l’incontro, indubbiamente ricco di spunti di interesse.

 

13 MARZO A SANTA MARIA DEI MONTI (ROMA): TERZO DIBATTITO ACCATTOLI-RUSCONI SU PAPA FRANCESCO

Dopo quelli al Centro Russia Ecumenica e alla Stampa Estera il terzo dibattito condotto da Luigi Accattoli e Giuseppe Rusconi si terrà - sempre a Roma - LUNEDI' 13 MARZO 2017 PRESSO LA PARROCCHIA DI SANTA MARIA AI MONTI (via Madonna dei Monti 41, tra via Nazionale e via Cavour). La parrocchia è quella frequentata da Accattoli. L'incontro inizierà alle 19.45 e avrà come titolo:   Dibattito su papa Francesco. Tre obiezioni e tre  risposte.  Si aggiunge nella locandina affissa nella bacheca della parrocchia:  Nel giorno dell’anniversario dell’elezione (13 marzo 2013) un confronto senza censure sul Vescovo di Roma venuto dalla fine del mondo