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    QUALCHE RIFLESSIONE SUL 'QUESTIONARIO' PER IL SINODO SULLA FAMIGLIA

    QUALCHE RIFLESSIONE  SUL ‘QUESTIONARIO’ PER IL SINODO SULLA FAMIGLIA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 7 novembre 2013

     

    Aspetti positivi e aspetti problematici emergono dal documento preparatorio presentato martedì 5 novembre in Sala Stampa vaticana dal cardinale Peter Erdoe (relatore generale del prossimo Sinodo straordinario), dall’arcivescovo Lorenzo Baldisseri (segretario generale del Sinodo dei vescovi) e dall’arcivescovo Bruno Forte (segretario speciale del prossimo Sinodo straordinario)

     

     

     

    Dalla lettura del documento preparatorio del Sinodo straordinario sulla famiglia che si terrà dal 5 al 19 ottobre 2014 e da quanto detto dai relatori nella conferenza stampa vaticana ad hoc di martedì 5 novembre scorso si evidenziano alcune riflessioni che qui vorremmo esporre. Non si tratta di “fare gli esami al Papa” o di “ritenersi custodi della buona dottrina” o addirittura di “essere in crisi d’astinenza da prese di posizione su temi eticamente sensibili”, come ha ritenuto di esprimersi qualche osservatore in relazione al nostro commento del 27 ottobre intitolato “Le conferme di papa Francesco sulla famiglia”: si tratta semplicemente di ragionare con calma e senza pregiudizio su un documento che non è certo di magistero papale, che sostituisce i tradizionali Lineamenta e che è propedeutico alla redazione del consueto Instrumentum laboris, che dovrà essere trasmesso in tempo utile ai padri sinodali prima dell’apertura dell’assemblea episcopale di ottobre.

    Positivo è prima di tutto il fatto che ci si voglia occupare seriamente di una questione pastorale “urgente” come quella della famiglia, che “esige una rapida definizione”. Seriamente: con il Sinodo straordinario dell’ottobre 2014, che discuterà in maniera approfondita l’argomento e con il Sinodo ordinario del 2015, che dovrebbe tradurre nel concreto della pastorale quotidiana le decisioni del Sinodo straordinario. Inoltre si ricorderà che, ancora nel 2015 (22-27 settembre), si svolgerà a Filadelfia l’VIII Incontro mondiale delle famiglie, successivo a quello di Milano del 2012.

    Altro punto positivo: il fatto che si voglia responsabilizzare maggiormente i vescovi di tutto il mondo sulla necessità di confrontarsi con le sfide del mondo in quest’ambito delicato. 

    Un terzo aspetto positivo: la richiesta di maggiore responsabilizzazione diretta, di un maggiore coinvolgimento concreto dei laici sul tema. Una richiesta comprensibile, considerato come siano i laici (fatta eccezione per una parte dei presbiteri di chiese cattoliche orientali) ad avere una famiglia. Una richiesta indubbiamente nuova e molto significativa dello stile pastorale di papa Francesco, considerato come fin qui la consultazione abbia riguardato i vescovi su argomenti come a metà dell’Ottocento il dogma dell’Immacolata Concezione e un secolo dopo quello dell’Assunzione di Maria.

    Il documento preparatorio, che si apre con una ‘lettura’ della dottrina della Chiesa sul tema della famiglia, comprende un questionario con 38 domande. A chi è indirizzato il documento? E’ stato inviato il 18 ottobre alla Conferenze episcopali nazionali, perché lo distribuissero ai vescovi. Il documento (in particolar modo il questionario) dovrebbe dai vescovi giungere ai sacerdoti (parroci o no) e da questi ai fedeli cattolici, perché tutti i destinatari possano esprimere la loro opinione sulle domande, se necessario anche facendole pervenire direttamente a Roma.

    Sulle modalità di distribuzione locale del questionario non sembra ci sia una linea univoca, il che rende già di per sé problematica una valutazione ‘scientifica’ delle risposte raccolte e inviate a Roma per la fine di gennaio 2014. Secondo le direttive, il questionario dovrebbe essere inserito su internet: in Inghilterra si è fatto senza indugi, negli Stati Uniti quasi subito da parte di qualche vescovo, in altre parti del mondo si procede con maggiore prudenza. Una prudenza, quest’ultima, che è anche giustificata dai contenuti del questionario, come vedremo in seguito.

    La percezione è quella di un testo ‘buttato giù’ con molta fretta, per assecondare in tempi straordinariamente rapidi la volontà di papa Francesco. A prima vista non sembra che ci sia molto del card. Erdoe, piuttosto di qualche funzionario di larghe vedute ed anche impreciso nel linguaggio. Non è inutile ricordare a tale proposito un proverbio di saggezza popolare, quello della “micina frettolosa che fa i gattini ciechi”.

    Le 38 domande del questionario sono raggruppate in otto temi: sulla diffusione della Sacra Scrittura e del Magistero della Chiesa riguardante la famiglia, sul matrimonio secondo la legge naturale, sulla pastorale della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione, sulla pastorale per far fronte ad alcune situazioni matrimoniali difficili, sulle unioni di persone dello stesso sesso, sull’educazione dei figli in seno alle situazioni di matrimoni irregolari, sull’apertura degli sposi alla vita, sul rapporto tra la famiglia e la persona. Segue il punto 9 su “altre sfide e proposte” (e qui mons. Bruno Forte ha prefigurato anche il tema della pastorale riguardante il tema dell’incesto).

    Sono questioni dunque di primaria importanza e scottante attualità, che riguardano le odierne principali sfide sulla famiglia. Dalla consultazione emergeranno di sicuro dati utili e concreti sulla situazione a livello mondiale (ad esempio sulla legislazione in materia nei vari Paesi), sulla consapevolezza che hanno i cattolici dell’argomento, riflessioni e proposte. Qui si riscontra un aspetto problematico fondamentale. Prima di tutto: chi risponderà alle domande oltre a vescovi e sacerdoti? I laici, abbiamo detto: ma quali laici? I singoli laici cattolici, i laici cattolici organizzati in associazioni ad hoc? Come verranno valutate le riflessioni e le proposte dei laici? Se le proposte giungessero via internet, come si potrebbe controllare i mittenti? Non potrebbero inserirsi ‘falsi’ cattolici, interessati a concretizzare le loro istanze? Non potrebbe anche succedere che i più attivi siano i gruppi più ideologizzati in materia di nuovi cosiddetti diritti civili? Non potrebbe accadere un po’ quel che succede con il televoto, in cui si riescono a moltiplicare con accorgimenti vari i consensi all’una o all’altra proposta? Come tener conto insomma delle proposte via internet?

    Altro aspetto molto problematico: se si facessero largo proposte di una certa forza numerica in contrasto con l’attuale dottrina sociale della Chiesa, come verrebbero considerate? Se, tornando alla conferenza-stampa di martedì 5 novembre, per il card. Erdoe la dottrina cattolica in materia non dovrebbe essere modificata, per l’arcivescovo Forte “la Chiesa è un corpo dinamico” ed è prevedibile “un’interpretazione dinamica delle regole attuali”. Alla domanda precisa: “Se dovesse emergere che la maggioranza vuole la comunione ai divorziati risposati e il ‘matrimonio gay’, che farebbe il Sinodo?” monsignor Forte ha così risposto: “Sappiamo di correre questo rischio. C’è però sempre Pietro che decide”. Tuttavia “ignorare che una consistente parte dell’opinione pubblica ha una certa istanza sarebbe sbagliato”.

    Un paio di esempi di domande del questionario. Incominciamo con la 2.a): “Il concetto di legge naturale in relazione all’unione tra uomo e donna è comunemente accettato in quanto tale da parte dei battezzati in generale?” A dire la verità non vediamo che cosa ci sia da discettare su un fatto di natura: se la natura ha fatto biologicamente diversi uomo e donna, questo è un fatto, non un’ipotesi da accettare o respingere. Domanda 4.f): “Lo snellimento della prassi canonica in ordine al riconoscimento della dichiarazione di nullità del vincolo matrimoniale potrebbe offrire un reale contributo positivo alla soluzione delle problematiche delle persone coinvolte? Se sì, in quali forme?” Qui la percezione è che si tenda senza esserne ben coscienti a indebolire l’indissolubilità del matrimonio, un po’ come in certi Stati si tende ad abbreviare i tempi per il riconoscimento del divorzio.

    In genere la percezione è quella di una Chiesa che va verso una modifica della sua dottrina sociale in materia di famiglia, che temiamo non sia più ritenuta concretizzabile nel mondo d’oggi. Qui non si tratta soltanto di incrementare un atteggiamento misericordioso già da tempo esistente verso chi è in difficoltà, ma – par di capire – perlomeno di allentare il rigore interpretativo di certe norme. Con la conseguenza di renderle ‘liquide’ come la società di oggi, creando anche involontariamente una gran confusione nella testa delle poche pecorelle rimaste nell’ovile. Il rischio è quello che il pastore, tornando a casa, trovi l’ovile sempre più vuoto.

    Ancora: le molte famiglie che, soprattutto in Spagna e in Francia ma ora speriamo pure in Italia, si sono gioiosamente e fermamente battute per la difesa della famiglia formata da uomo e donna  - dispiace per qualche osservatore, ma la specificazione in Occidente è assolutamente necessaria per chi ha un minimo di conoscenza della cronaca quotidiana – e tesa alla procreazione, si ritrovano ignorate anche dal questionario. E’ come se non esistessero. E’ come se centinaia di migliaia di famiglie scese pacificamente in piazza, in piena conformità con la dottrina sociale della Chiesa, non interessassero oggi la Santa Sede. Sembra proprio di arguire che tali famiglie non potranno in futuro attendersi nessun incoraggiamento dal Vaticano. In Francia l’episcopato già da mesi ha deciso di perseguire il dialogo con il governo ideologicamente liberticida. In Italia invece la voce della presidenza della Cei e di alcuni vescovi non manca di forza in materia di famiglia: speriamo – e qui concludiamo con un auspicio - che tale voce di responsabilità verso il bene comune possa continuare a risuonare alta e chiara.

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