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    LA MESSA DELLE PALME

    LA MESSA DELLA DOMENICA DELLE PALME – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org, 24 marzo 2013

    La celebrazione in piazza san Pietro della Domenica delle Palme è da quasi trent’anni una delle più belle e più partecipate del Pontificato.

     

    Con l’avvio proprio a Roma, da parte di Giovanni Paolo II,  nella Domenica delle Palme del 1984 delle Giornate mondiali della Gioventù, ogni anno per l’occasione l’emiciclo berniniano si colma di tanti giovani e si ravviva perciò di altrettanti colori. Non mancano gli ulivi (quest’anno anche i peschi in fiore), si snoda sempre la processione con le palme, di solito sorride pure il sole (anche stamattina, a dispetto di previsioni più pessimistiche).

    Quest’anno poi al tutto si è aggiunta la presenza di un Papa nuovo, con il suo stile che giunge diritto al cuore dei contemporanei e con i suoi contenuti che costringono alla riflessione anche sui nostri modi di vita. Nessuna sorpresa dunque se, fin dalla prima mattinata, la Piazza era già affollata e, per l’Angelus, il colpo d’occhio era superbo anche su via della Conciliazione: i presenti erano oltre 250mila, con molti romani che hanno colto la suggestiva occasione domenicale.

    Nell’omelia papa Francesco ha di nuovo insistito su una triade di nomi, attorno ai quali ha sviluppato ragionamenti brevi e incisivi. Se durante la prima messa nella Cappella Sistina per i cardinali aveva indicato “camminare, edificare, confessare” e nella messa di inizio pontificato nel giorno di san Giuseppe aveva evidenziato “custodia, bontà (tenerezza) e servizio”, oggi ha voluto ragionare attorno a “gioia, croce, giovani”.

    Per la gioia: “Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere dallo scoraggiamento!” E’ una gioia che “nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti!” Non solo la gioia nell’aggiunta a braccio al testo scritto: “Non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù.”

    Seconda parola: la Croce. Perché? “Perché Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio”. Se ci guardiamo attorno, “quante ferite il male infligge all’umanità!”. Vediamo “guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro (breve e significativa pausa) che poi nessuno può portare con sé, deve lasciarlo”. Non manca la citazione personale, curiosa e molto significativa: “Mia nonna diceva a noi bambini: il sudario non ha tasche”. 

    Terza parola: i giovani, che non hanno resistito e hanno rotto il silenzio derivato dall’invito pressante al silenzio durante la celebrazione, applaudendo più volte a scena aperta:  “Voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! (…) Con Cristo il cuore non invecchia mai!” Poi il richiamo alla prossima GMG di luglio, a Rio de Janeiro: “Vi do appuntamento in quella grande città del Brasile! Preparatevi bene, soprattutto spiritualmente nelle vostre comunità, perché quell’Incontro sia un segno di fede per il mondo intero. I giovani devono dire al mondo: è buono seguire Gesù, è buono andare con Gesù, è buono il messaggio di Gesù; è buono uscire da se stessi, alle periferie del mondo e dell’esistenza per portare Gesù!”.

    Tre parole e tre spunti di riflessione seri per tutti. La celebrazione eucaristica è stata pregevole anche sotto l’aspetto musicale. Erano tre i cori impegnati: quello della Cappella Sistina, il Coro Guida e il Coro della diocesi di Roma. Quest’ultimo, diretto da mons. Marco Frisina, ha cantato durante il Vangelo della Passione - e alternati con la lettura dei tre diaconi - brani impegnativi e suggestivi dell’Oratorio di san Pietro apostolo. Accompagnandoli tra l’altro, alla fine del rito, con canti corali che mettono i brividi addosso come il “Tu es Petrus” e il “Ti seguirò”. Ovvero: quando la musica eleva e coinvolge!

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