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    FRANCESCO: ALBANIA, ENCICLICA 'ECOLOGICA', NORMALITA' DELL'HABITAT

    FRANCESCO: ALBANIA, ENCICLICA ‘ECOLOGICA’, NORMALITA’ DELL’HABITAT - di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 19 agosto 2014

     

    Nell’ormai consueta e ampia intervista durante il volo di ritorno da Seul, papa Francesco non ha parlato solo di Iraq, di ‘fermare l’aggressore’ e di Corea, ma anche di numerosi altri argomenti di vario genere, comprese la questione del ‘papa emerito’ e la vittoria del San Lorenzo nella Copa Libertadores, l’ ‘Invocazione per la pace’ in Vaticano e la canonizzazione di monsignor Oscar Romero.

     

    Come tradizione papa Francesco, sul volo di ritorno da Seul, ha risposto ampiamente a una lunga serie di domande (15 stavolta) poste dai giornalisti presenti. Ogni gruppo linguistico ha avuto secondo tradizione la possibilità di interpellare il Santo Padre su questioni generali o particolari dell’area rappresentata. I titoli dei giornali, di radio e tv sono quasi tutti comprensibilmente centrati sulle considerazioni del Pontefice riguardanti la necessità di “fermare l’aggressore” in Iraq e la constatazione che siamo ormai in piena Terza Guerra mondiale, scoppiata in aree diverse che però coprono tutto il mondo. Nella conferenza-stampa tuttavia (come appare dalla trascrizione integrale e fedele, senza correzioni linguistiche, di Radio Vaticana) il Papa ha risposto anche a diverse domande di argomento disparato, come emerge dai passi scelti che riproponiamo (anche con qualche nota) nella rassegna che segue.

     

    Dolore umano e neutralità (domanda sulla vicinanza alle famiglie delle vittime del disastro del traghetto coreano Sewol): Io ho preso questo (si riferisce ad un distintivo in forma di fiocco portato dai familiari e da chi si è mobilitato per la tragedia) Dopo mezza giornata di portarlo – l’ho preso per solidarietà con loro, eh? – qualcuno mi si è avvicinato e mi ha detto: “Ma è meglio toglierlo, eh? Lei deve essere neutrale…” – “Ma, senti, con il dolore umano non si può essere neutrali”, così ho risposto. E’ quello che io sento.

     

    Albania, i motivi (domanda sui prossimi viaggi apostolici): Quest’anno è prevista l’Albania, è vero. Alcuni dicono che il Papa ha uno stile di incominciare tutte le cose dalla periferia (Ndr: Francesco legge o è informato anche di ciò che scrivono alcuni suoi critici). Ma no, vado in Albania perché? Per due motivi importanti. Primo, perché sono riusciti a fare un governo – ma pensiamo ai Balcani, eh? – un governo di unità nazionale tra islamici, ortodossi, cattolici con un consiglio interreligioso che aiuta tanto ed è equilibrato. E questo va bene, è armonizzato. La presenza del Papa è per dire a tutti i popoli: “Ma si può lavorare insieme!” (…) E l’altra cosa: se pensiamo alla storia dell’Albania, è stata religiosamente l’unico dei Paesi comunisti che nella sua Costituzione aveva l’ateismo. Se tu andavi a Messa, era anticostituzionale. E poi, mi diceva uno dei ministri che sono state distrutte – voglio essere preciso nella cifra – 1820 chiese: distrutte! Ortodosse, cattoliche…in quel tempo. E poi, altre chiese sono state fatte (trasformate) in cinema, teatro, sale da ballo…Io ho sentito che dovevo andare: è vicino, in un giorno si fa.

     

    La normalità di Santa Marta (domanda sul tipo di vita là dentro): Ma io cerco di essere libero, no? Ci sono appuntamenti di ufficio, di lavoro, no? Ma poi la vita, per me, è la più normale che possa fare. Davvero, mi piacerebbe uscire, ma non si può, non si può…Ma no, no, non è per la precauzione: non si può perché se tu esci, la gente ti viene intorno…e non si può: è una realtà. Ma dentro, io, a Santa Marta faccio una vita normale di lavoro, di riposo, di chiacchiere… (NdR: si noterà che nel paginone de 'L'Osservatore Romano' del 20 agosto 2014 le chiacchiere si sono evolute in conversazioni) Sono caduti alcuni muri… Non so, ma “il Papa non può andare”… per esempio, uno per farti ridere: vado a prendere l’ascensore, subito viene uno, perché il Papa non poteva scendere in ascensore da solo: “Ma tu vai al tuo posto, che io scendo da solo”. E’ finita la storia. E’ così, no? E’ la normalità. Una normalità.

     

    I ritmi molto serrati (domanda se non c’è da preoccuparsi per tali ritmi): Sì, qualcuno me l’ha detto. Io ho preso le vacanze, adesso, a casa faccio come al solito, perché…una volta ho letto un libro. Interessante. Il titolo era: “Rallegrati di essere nevrotico”, eh? Anche io ho alcune nevrosi, ma bisogna trattarle bene, alle nevrosi, eh? Dare loro il mate ogni giorno, eh?...Una delle nevrosi è che sono un po’ troppo attaccato all’habitat. L’ultima volta che ho fatto vacanze fuori Buenos Aires, con la comunità gesuita, è stato nel 1975. Poi, sempre faccio vacanze – davvero, eh? – ma nell’habitat: cambio ritmo. Dormo di più, leggo le cose che mi piacciono, sento la musica, prego di più…E quello mi riposa.

     

    La prima bozza dell’enciclica ‘ecologica’ (domanda sullo stato dei lavori): Questa enciclica…ho parlato tanto con il cardinale Turkson e con altri, e ho chiesto al cardinale Turkson di raccogliere tutti gli apporti che sono arrivati. E prima del viaggio, una settimana prima…no, quattro giorni prima, il cardinale Turkson mi ha consegnato la prima bozza: la prima bozza è grossa così, eh? Io direi che è un terzo di più della ‘Evangelii Gaudium’ (ride). E’ la prima bozza. Ma adesso è un problema non facile, perché sulla custodia del Creato anche l’ecologia, anche l’ecologia umana, si può parlare con una certa sicurezza fino ad un certo punto (NdR: qui l’affermazione riguardante l’ecologia umana lascia aperti interrogativi non irrilevanti). Poi vengono le ipotesi scientifiche, alcune abbastanza sicure, altre no. In un’enciclica così, che dev’essere magisteriale, si deve andare avanti soltanto sulle sicurezze: le cose che sono sicure (NdR: si preannuncia un confronto molto serrato e difficile attorno alle conclusioni da mettere nero su bianco). Perché se il Papa dice che il centro dell’Universo è la Terra e non il Sole, sbaglia, perché dice una cosa che non è scientifica, non va. Così succede adesso, no?Dobbiamo fare lo studio, numero per numero, e credo che diventerà più piccola. Ma, andare all’essenziale e a quello che si può affermare con sicurezza. Ma si può dire in nota, a piè di pagina, “Su questo c’è questa ipotesi, questa, questa”, ma dirlo come informazione, ma non nel corpo di un’enciclica che è dottrinale e deve essere sicura.

     

    Fermare l’aggressore (domanda sui bombardamenti americani in Iraq): In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, soltanto posso dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra: fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito. (…) Dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata l’idea delle Nazioni Unite: là si deve discutere, dire: “E’ un aggressore ingiusto? Sembra di sì. Come lo fermiamo?” Ma soltanto quello, niente di più. (NdR: da quanto dice il Papa emergono due considerazioni principali. La prima: è lecito fermare chi aggredisce. La seconda: devono essere le Nazioni Unite a decidere il come. Ma non si deve “né bombardare né fare la guerra”. Presumiamo che il “bombardare e fare la guerra” riguardi per Francesco il coinvolgimento della popolazione civile. Perché altrimenti, senza l’impiego di strumenti militari mirati  -non chiamiamoli ‘intelligenti’, dato che di tragedie ne hanno già provocate tante sotto forma di malaugurati ‘danni collaterali’- non si vede come si possa riuscire a “fermare l’aggressore”. Forse bloccandogli le forniture di viveri? Togliendogli l’acqua? Catturandone i capi con un’azione dei servizi speciali? Sulla capacità delle Nazioni Unite di decidere, poi, i dubbi sono grandi, come provano tante vicende contemporanee.)

     

    Andare in Kurdistan? (domanda su un’eventuale visita di sostegno ai cristiani che soffrono): Abbiamo pensato tante cose, no? Abbiamo scritto prima di tutto il comunicato che ha fatto padre Lombardi a nome mio. Dopo questo comunicato è stato inviato a tutte le nunziature perché fosse comunicato ai governi. Poi abbiamo scritto una lettera al segretario generale delle Nazioni Unite… tante cose… e alla fine abbiamo detto: inviare un inviato personale, il cardinale Filoni. E alla fine abbiamo detto: e se fosse necessario, quando torniamo dalla Corea, possiamo andare lì. Era una delle possibilità. Questa è la risposta: sono disponibile. In questo momento non è la cosa  migliore da fare, ma sono disposto a quello.

     

    La Terza Guerra Mondiale, crudeltà e tortura (domanda sulle sofferenze del popolo coreano): Il popolo coreano è un popolo che non ha perso la dignità. E’ stato un popolo invaso, umiliato, ha subito guerre, adesso è diviso, con tanta sofferenza. Ieri, quando sono andato all’incontro con i giovani, ho visitato il museo dei martiri, lì: ma è terribile la sofferenza di questa gente, semplicemente per non calpestare la Croce! E’ un dolore o una sofferenza storica. Ha capacità di soffrire questo popolo, e quello è anche parte della sua dignità. (…) Oggi noi siamo in un mondo in guerra, dappertutto! Qualcuno mi diceva: Ma Lei sa, Padre, che siamo nella Terza Guerra Mondiale – ma a pezzi?”. Ha capito? E’ un mondo in guerra, dove si compiono queste crudeltà. Vorrei fermarmi su due parole: la prima, crudeltà. Ma oggi i bambini non contano! Una volta si parlava di una guerra convenzionale, oggi questo non conta. Non dico che le guerre convenzionali siano una cosa buona, no. Ma oggi va la bomba e ti ammazza l’innocente con il colpevole, il bambino, con la donna, con la mamma…ammazzano tutti. (…) L’altra parola sulla quale vorrei dire qualcosa e che è in rapporto con questa è la tortura. Oggi la tortura è uno dei mezzi quasi – direi – ordinari dei comportamenti dei servizi di intelligence, dei processi giudiziari (…) E la tortura è un peccato contro l’umanità, è un delitto contro l’umanità e ai cattolici io dico: “Torturare una persona è un peccato mortale, è peccato grave!”. Ma è di più: è un peccato contro l’umanità.

     

    Il popolo cinese (domanda su un eventuale viaggio apostolico in Cina): Ho pregato tanto per quel bello e nobile popolo cinese, un popolo saggio…Ma io penso ai grandi saggi cinesi, ma una storia di scienza, di saggezza… Anche noi gesuiti: abbiamo storia lì, no? con padre Ricci… E tutte queste cose mi venivano in mente. Se io ho voglia di andare in Cina? Ma sicuro: domani! Eh, sì. Noi rispettiamo il popolo cinese, soltanto la Chiesa chiede libertà per il suo mestiere, per il suo lavoro; nessun’altra condizione. Poi, non dimenticare quella Lettera fondamentale per il problema cinese, che è stata la Lettera inviata ai cinesi da papa Benedetto XVI. Quella Lettera, oggi è attuale, ha attualità. Rileggerla fa bene.

     

    Papa Ratzinger ha aperto con la rinuncia una porta istituzionale, non eccezionale (domanda sui rapporti tra Francesco e Benedetto XVI): Ci vediamo… Prima di partire sono andato a trovarlo. Lui, due settimane prima, mi ha inviato uno scritto interessante: mi chiedeva l’opinione… E abbiamo un rapporto normale perché torno a questa idea: forse non piace a qualche teologo – io non sono teologo – ma penso che il Papa emerito non sia un’eccezione, ma dopo tanti secoli è il primo emerito, questo. Pensiamo, eh sì, come lui ha detto, “sono invecchiato, non ho le forze”… Ma è stato un bel gesto di nobiltà e anche di umiltà e di coraggio. Ma io penso: 70 anni fa i vescovi emeriti, anche, erano un’eccezione: non esistevano. Oggi i vescovi emeriti sono una istituzione. Io penso che “Papa emerito” sia già un’istituzione. Perché? Perché la nostra vita si allunga e a una certa età non c’è la capacità di governare bene, perché il corpo si stanca… ma, la salute forse è buona, ma non c’è la capacità di portare avanti tutti i problemi di un governo come quello della Chiesa. E io credo che papa Benedetto XVI abbia fatto questo gesto di Papi emeriti. Ripeto: forse qualche teologo mi dirà che questo non è giusto, ma io la penso così. I secoli diranno se è così o no. Vediamo. Ma Lei potrà dirmi: “E se Lei non se la sentirà, un giorno, di andare avanti?” Ma farei lo stesso, eh? Farei lo stesso! Pregherò molto, ma farei lo stesso. Ha aperto una porta che è istituzionale, non eccezionale.

     

    L’ “Invocazione per la pace” in Vaticano (domanda se non sia stata un fallimento): Quella Preghiera per la Pace assolutamente non è stata un fallimento. Primo, l’iniziativa non è uscita da me: l’iniziativa di pregare insieme è uscita dai due Presidenti, dal presidente dello Stato di Israele e dal presidente dello Stato di Palestina. Loro mi avevano fatto arrivare questa inquietudine. Poi, volevamo farla là, ma non si trovava il posto giusto. (…) E loro mi hanno detto: “Ma lo facciamo in  Vaticano! Noi andiamo…” (…) E’ stato un fallimento? No: io credo che la porta sia aperta. (…) Quell’incontro non era congiunturale: è un passo fondamentale di atteggiamento umano, la preghiera.

     

    La canonizzazione dell’arcivescovo Oscar Romero (domanda sullo stato dei lavori): Il processo era nella Congregazione per la Dottrina della Fede, bloccato “per prudenza”, si diceva. Adesso è sbloccato. E’ passato alla Congregazione per i Santi. (…) Adesso i postulatori devono muoversi, perché non ci sono impedimenti.

     

    Il San Lorenzo vince la Copa Libertadores (domanda sulla reazione di Francesco): Dopo il secondo posto del Brasile, è una buona notizia. Io l’ho saputo, questo, qui: qui a Seul, me l’hanno detto, e mi hanno detto: “Senti, che mercoledì vengono, eh?”: ma che vengano, è udienza pubblica, ci saranno, no? E per me il San Lorenzo è la squadra della quale tutta la mia famiglia era tifosa: mio papà giocava nel basket di San Lorenzo, era giocatore nella squadra di basket. E da bambini andavamo, anche mamma veniva con noi al Gasometro, no? Io lo ricordo come oggi, la campagna del ’46, una squadra brillante che aveva il San Lorenzo, sono usciti campioni… Lo sai, con gioia, lo vivo con gioia. Ma miracoli, no! Miracoli no…

     

    I fiori di Mary Sol per Santa Maria Maggiore (dopo l’annuncio di padre Lombardi): Dall’aeroporto passo alla Madonna (di Santa Maria Maggiore): è una cosa bella. Il dott. Giani aveva ordinato di portare i fiori della Corea con i colori della Corea, ma poi all’uscita della nunziatura una bambina è venuta con un mazzo di fiori, di rose, e abbiamo detto: “Ma portiamo alla Madonna proprio questi fiori di una bambina della Corea”. E questi li porteremo. Dall’aeroporto andiamo a pregare un po’ lì e poi a casa.

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