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    IL PAPA: CONTRO LA DITTATURA DEL PENSIERO UNICO. ANCHE IN ITALIA?

    IL PAPA: CONTRO LA DITTATURA DEL PENSIERO UNICO. ANCHE IN ITALIA? – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 10 aprile 2014

     

    “Oggi si deve pensare così e se tu non pensi così, non sei moderno, non sei aperto o peggio. Tante volte dicono alcuni governanti: ‘Io chiedo un aiuto, un aiuto finanziario per questo’.(e si sentono rispondere): ‘Ma se tu vuoi questo aiuto, devi pensare così e devi fare questa legge, quell’altra, quell’altra’ – Così papa Francesco nell’omelia a Santa Marta di giovedì 10 aprile. Pensava probabilmente ai ricatti cui devono sottostare tanti Paesi in via di sviluppo. Ma il pensiero unico avanza anche in Italia.

     

    Nell’omelia a Santa Marta di giovedì 10 aprile - traendo spunto dalla “durezza di cuore” dei farisei, che “idolatravano il proprio pensiero” e lo volevano imporre al popolo – papa Francesco ha fatto un riferimento molto significativo all’attualità con cui ci confrontiamo in questo nostro mondo. “Anche oggi - ha detto il Papa, nella forma divulgata da Radio Vaticana e da ‘L’Osservatore Romano’– c’è l’idolatria del pensiero unico. Oggi si deve pensare così e, se tu non pensi così, non sei moderno, non sei aperto o peggio. Tante volte dicono alcuni governanti: ‘Io chiedo un aiuto, un aiuto finanziario per questo’…(e si sentono rispondere) Ma se tu vuoi questo aiuto, devi pensare così e devi fare questa legge, quell’altra, quell’altra…’ Anche oggi c’è la dittatura del pensiero unico e questa dittatura è la stessa di questa gente (NdR: cioè dei farisei del tempo di Gesù): prende le pietre per lapidare la libertà dei popoli, la libertà della gente, la libertà delle coscienze, il rapporto della gente con Dio”.

    E’ ipotizzabile che, dicendo questo, papa Francesco pensasse ai ricatti di varia natura (anche di rilevanza antropologica) cui devono soggiacere molti Paesi in via di sviluppo da parte di governanti di altri Paesi ‘sviluppati’ e/o di istituzioni finanziarie mondiali e/o delle più potenti multinazionali bancarie o finanziarie. Poco probabile che volesse riferirsi all’Italia. Eppure, proprio nella Penisola, nelle ultime ore la ‘dittatura del pensiero unico’ – nutrita di ideologia libertaria e di grande potere finanziario - ha ampliato e di molto la sua influenza sulla cultura nazionale.

    Facciamo mente locale. Da mesi ormai tale dittatura insidia l’educazione scolastica, attraverso le iniziative di un Ufficio denominato di antidiscriminazione razziale, rivelatosi ultimamente al servizio della nota lobby lgbt (che va tenuta ben distinta da quel mondo omosessuale di cui pure – a torto – pretende di rappresentare le istanze). Per ora l’offensiva nella scuola è stata parzialmente bloccata dai recenti interventi mirati del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. In un altro ambito, quello parlamentare, la nota lobby cerca di far approvare una proposta di legge denominata ‘contro l’omofobia’ e in realtà tesa a intimidire, imbavagliandola, l’espressione pubblica di opinioni in favore della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. La norma è stata molto faticosamente approvata alla Camera e ora ne è incominciato l’esame al Senato (in anticipo rispetto al previsto… forse perché non si vuole dar tempo alla crescita di una forte mobilitazione popolare di cui si intravvedono i primi successi).

    ITALIA: CORTE COSTITUZIONALE PER LA FECONDAZIONE ETEROLOGA

    La dittatura del pensiero unico ha messo a segno però proprio in queste ore in Italia due colpi di purtroppo grande impatto, attraverso lo strumento della magistratura, che da anni ormai approfitta della debolezza della classe politica per sostituirla nel prescrivere il cammino culturale e normativo del Paese. Non solo alcuni settori della magistratura si impegnano nel sovvertire i risultati elettorali per via giudiziaria, ma sempre più spesso impongono sentenze antropologiche contrarie sia alla volontà espressa dal popolo su determinati oggetti che contrastanti con la stessa Costituzione italiana. E’ così che la Corte Costituzionale ha aperto ieri la strada alla legalizzazione della fecondazione eterologa ovvero alla creazione di embrioni umani attraverso l’indispensabile aiuto di persone esterne alla coppia di aspiranti genitori infertili. Esulta l’industria – già fiorente in diverse parti del mondo- interessata alla compravendita di ovuli e spermatozoi. Esulta chi mira a una società in cui tutti possano esaudire ogni loro desiderio, anche quelli che la natura non permette di esaudire. Esulta chi si compiace di una società di uomini-consumatori follemente al di là del bene e del male. Non può esultare chi invece punta al bene comune di una collettività cui questo tipo di ‘diritti’ garantisce guasti sociali enormi, derivati da uno sradicamento ancora maggiore di quello odierno delle identità personali. Né può esultare chi pensa allo sfruttamento indegno del corpo femminile delle ‘gestanti’ esterne, che subiscono cure ormonali pesanti e interventi chirurgici per dare l’utero in affitto, oltre ai traumi psicologici che si possono intuire.

    IL PROFESSOR RODOTA' INSISTE NEL COINVOLGERE PAPA FRANCESCO

    Un’aggiunta a tale proposito: il professor Stefano Rodotà, noto intellettuale non credente, ha voluto coinvolgere papa Francesco nell’esultanza per la decisione della Corte Costituzionale. Già lunedì, intervenendo alla presentazione del libro di Raffaele Luise sulle ‘periferie’ (vedi articolo in questo stesso sito www.rossoporpora.org), aveva incitato il nuovo Papa ad andare avanti, a non  fermarsi sulla strada che Rodotà ritiene rivoluzionaria. Mercoledì sera, invece, in un’intervista all’ Huffington Post, ha dichiarato relativamente alla legge 40 sulla fecondazione artificiale approvata (grazie a un’astensione massiccia sul referendum radicale ispirata dall’allora presidente della Cei cardinale Camillo Ruini) dal popolo italiano nel 2005: “Mi chiedo se oggi con papa Francesco avremmo un’ingerenza così forte dal punto di vista politico da violare principi costituzionali. Che il Parlamento diventi il braccio secolare di una religione è illegittimo, e mi pare dalle parole del nuovo Pontefice che la Chiesa stia ridisegnando i suoi rapporti e avrebbe tenuto lontana questa pretesa”.

    TRIBUNALE DI GROSSETO: REINTERPRETAZIONE DELLA COSTITUZIONE IN MATERIA DI MATRIMONIO

    Secondo colpo giudiziario. Il tribunale di Grosseto ha imposto al Comune la trascrizione nei suoi registri di stato civile del cosiddetto ‘matrimonio’ stipulato da una coppia gay nel 2010 a New York. La motivazione, da quel che abbiamo letto, fa riferimento all’assenza nella Costituzione italiana della specificazione “tra uomo e donna” parlando di matrimonio. Per cui sarebbe possibile riconoscere anche un ‘matrimonio’ dello stesso sesso. In effetti l’articolo 29 della Costituzione italiana così suona: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.

    Tuttavia è necessaria un’improntitudine farisaica a prova di bomba per ritenere che l’assenza di “tra uomo e donna” possa essere ricondotta a una voluta ambiguità dei Padri costituenti. A quel tempo, ormai quasi settant’anni fa, nessuno poteva immaginare la venuta di un tempo in cui l’istituzione matrimoniale sarebbe stata richiesta anche tra persone dello stesso sesso. Farisaica la motivazione, ma concreto l’impatto su un’opinione pubblica sempre più sconcertata ma in parte apparentemente rassegnata (solo apparentemente speriamo!) e guidata da molti massmedia tra le braccia accoglienti e interessate della nota lobby. La dittatura del pensiero unico avanza a tappe forzate. E la denuncia papale di giovedì mattina 10 aprile, pur se molto probabilmente non riferita alla situazione italiana, curiosamente fotografa anche quest’ultima alla perfezione. 

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