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    LA PAROLA A 'NOI SIAMO CHIESA', CATTO-SINISTRI COERENTI

    LA PAROLA A ‘NOI SIAMO CHIESA’ , CATTO-SINISTRI COERENTI– di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 24 novembre 2017

     

    Una sintesi delle prese di posizione degli ultimi mesi del movimento ‘Noi Siamo Chiesa’: rimozione del card. Műller, Giovanni XXIII  nuovo patrono dell’esercito italiano, preti pedofili, legge sul fine vita, commemorazione dei 500 anni della Riforma luterana…Due dibattiti annunciati: uno con Paolo Ricca e Andrea Grillo, mentre nell’altro- presso Radio Popolare – sarà sancita una corrispondenza d’amorosi sensi…

     

     

    Eravamo verso la fine degli Anni Settanta, all’inizio del nostro primo periodo romano. Di buon mattino passavamo dall’edicola dietro piazza Massa Carrara per prendere i giornali. Le prime volte ci ricordiamo lo stupore dipinto sul volto del simpatico edicolante quando gli chiedevamo, oltre al Giornale, anche un paio d’altri quotidiani, variabili. Finché, dopo pochi giorni: “Mi dà Il Giornale, L’Osservatore Romano e l’Unità?”. Ma…forse è perché è straniero, non conosce la politica italiana. Vuole proprio anche l’Unità?Non sa che è all’opposto del Giornale? “Sì, guardi: Il Giornale, L’Osservatore Romano e l’Unità”… certo che so di chi è organo l’Unità, ma a piace conoscere anche quello che scrivono i comunisti. Più si conoscono, più si capiscono…”

    Da allora sull'argomento l’edicolante si tacque.Perché abbiamo rievocato l’episodio? Perché, a quarant’anni di distanza non abbiamo cambiato idea. E perciò ogni tanto, anche in questo blog, ci piace riferire di quel che dicono quelli che non la pensano come noi nell’ambito ecclesiale.

    Ad esempio i catto-sinistri, schiatta con cui abbiamo poco da spartire ideologicamente, ma di cui è utile conoscere le posizioni in quest’era ecclesiale molto particolare. Certo i catto-sinistri (che nella loro espressione politica sono quanto di più dannoso abbia prodotto e produca l’Italia dei Palazzi) in ambito ecclesiale sono stati per decenni messi in un angolo e ben poco considerati. Niente di paragonabile comunque – va pur detto -   alla caccia alle streghe cui sono sottoposti di questi tempi, all’interno del recinto della Chiesa, i cattolici fedeli alla Dottrina sociale: emarginati, vituperati, rimossi da organismi ecclesiali, ‘dimissionati’ dai media catto-fluidi o da loro dileggiati, esclusi perfino dalle sale parrocchiali con ‘editti’ episcopali, come è ben noto dalle notizie ormai frequenti che giungono sullo zelo delirante dei turiferari che – in quest’era della Misericordia ‘trionfante’ - si moltiplicano non solo nella Penisola. Questo ricordato, riconosciamo ai catto-sinistri ecclesiali – che naturalmente, sotto il segno di Santa Marta, possono assai spesso gioire o almeno consolidare le loro radicate speranze in una ‘Chiesa nuova’ – una coerenza di comportamento negli anni che induce a nutrire verso di loro un rispetto maggiore di quello nutrito per la schiera dei catto-fluidi, piamente irresponsabili o opportunisticamente servili, veri e propri aspiranti becchini di Nostra Santa Romana Chiesa.     

    Tra i catto-sinistri la preminenza oggi va a ‘Noi siamo Chiesa’, costituitasi in Italia nel 1996 come emanazione di “Wir sind Kirche”, il movimento austriaco di contestazione ecclesiale nato in Austria l’anno precedente a seguito del grande successo (oltre 500mila firme) dell’ “Appello al popolo di Dio” per un rinnovamento profondo della Chiesa (susseguente alle dimissioni forzate del cardinale Hermann Groer da arcivescovo di Vienna per fatti di pedofilia).

    Di ‘Noi Siamo Chiesa’ in questo blog abbiamo parlato diverse volte, ma non delle sue prese di posizione in questi ultimi mesi. Di cui qui diamo conto sinteticamente. Non senza anticipare l’annuncio di due incontri ( a breve) “di grande interesse per il circuito di ispirazione conciliare e progressista”.

     

    DUE DIBATTITI A BREVE...

    Il primo si svolgerà nel pomeriggio di sabato 25 novembre a Milano, presso S. Maria Incoronata: vedrà l’intervento di due noti teologi, Paolo Ricca e Andrea Grillo (un ‘bergogliano’ curvaiolo) e “vuol essere un approfondimento teologico e pastorale sulla possibilità che cattolici e cristiani di altre confessioni celebrino insieme l’Eucaristia”.

    Il secondo, particolarmente appetitoso, si svolgerà la sera di mercoledì 29 novembre a Milano, presso Radio Popolare (nota radio rossa) e “è stato proposto dopo che in ottobre l’Avvenire ha deciso di pubblicare ogni domenica una vignetta di Sergio Staino, ateo dichiarato, e dopo che il Manifesto ha pubblicato un libretto con i noti discorsi di papa Francesco ai movimenti popolari”. Parteciperanno al dibattito Vittorio Agnoletto (‘Forum sociale mondiale’), Vittorio Bellavite (‘Noi Siamo Chiesa’), Marco Marzano (‘Il Fatto Quotidiano’) e Marco Tarquinio, noto direttore del quotidiano catto-fluido della Cei. Commenta Vittorio Bellavite: “Si tratta di un fatto del tutto inedito che può aprire la possibilità di dialoghi inconsueti in un momento di crisi politica e di confusione diffusa nell’opinione pubblica”. Qualcuno potrebbe invece chiosare che tale “fatto del tutto inedito” non potrà che accrescere ulteriormente la confusione di una folta schiera di eroici lettori di Avvenire, già in grave crisi di identità per la ‘fluidità’ che promana da tanti titoli, editoriali, articolesse che sembrano riempire il vuoto lasciato dalla defunta Unità.  

     

    ‘NOI SIAMO CHIESA’: PRESE DI POSIZIONE VARIE

    Rimozione del cardinal Műller (nota del 1 luglio 2017). ‘Noi Siamo Chiesa’ si rallegra: “Il cardinale tedesco da tempo faceva resistenza passiva al nuovo corso e rappresentava una linea solo formalmente consenziente col messaggio conciliare, ma egli era convinto – come papa Ratzinger – che il Vaticano II fosse, nella sostanza, in linea di continuità con la storia della Chiesa. Papa Francesco invece si richiama a papa Giovanni ed alla svolta conciliare che poi è stata, in buona parte, per troppo tempo accantonata”.

    Giovanni XXIII, nuovo patrono dell’esercito italiano (nota del 12 settembre 2017): “Il complesso militare-clericale, che da venti anni si è organizzato per raggiungere questo obiettivo con il contributo dei vescovi militari e, in particolare, del card. Angelo Bagnasco (già generale di Corpo d’Armata), ha raggiunto i suoi scopi. Essi sono quelli di dare ‘copertura’ pastorale e mediatica a strutture che di evangelico non hanno niente e che sono in aperta contraddizione con i messaggi di pace con cui papa Francesco interviene tutti i giorni sugli scenari di guerra, reali e potenziali, in ambito internazionale”. (…) Ci chiediamo poi che senso abbia un patrono dell’esercito italiano (marina ed aviazione sono escluse?) a fronte di possibili patroni celesti di altri eserciti, magari destinati su questa terra a combattersi. Ci viene alla mente la logica perversa dei soldati italiani che durante la Grande Guerra, in nome del Re e del loro Dio cattolico, sul Carso combattevano gli austriaci che vi si opponevano in nome del loro Imperatore e del loro ‘diverso’ Dio cattolico”.

    Giovanni XXIII, nuovo patrono dell’esercito italiano/2 (nota del 29 settembre 2017): (a proposito del Consiglio permanente della Cei di fine settembre) “Sulla nomina di papa Giovanni a patrono dell’esercito il card. Bassetti non ha detto niente nella prolusione e niente si dice nel comunicato conclusivo e non capiamo perché. (…) Tutti conosciamo le reazioni vivacissime che un tale provvedimento vaticano ha suscitato.” (…) Nella conferenza-stampa conclusiva “Galantino ha preso atto della situazione e ha aggiunto che il Consiglio permanente ha confermato l’apprezzamento per il lavoro dei duecentomila militari in Italia (ma ciò non risulta nei testi scritti) e che non si può portare indietro l’orologio di quanto è stato deciso (come vorrebbero i firmatari di appelli di base e di lettere aperte). In conclusione Galantino accetta il colpo di mano organizzato dall’ultraconservatore card. Sarah, prefetto della Congregazione del culto divino e dei sacramenti, con la probabile collaborazione dell’ex-generale di corpo d’Armata Angelo Bagnasco e alle spalle di papa Francesco”.

    Deludenti le conclusioni, a proposito di preti pedofili, del Consiglio permanente di fine settembre (nota del 29 settembre 2017): “Le conclusioni del Consiglio permanente sono del tutto deludenti alla luce di quello che riteniamo sia necessario in una situazione di emergenza che nessuno vuole riconoscere. In sostanza sono state scritte solo parole generiche, poco costose, inutili e dette altre volte. C’è l’esigenza di trovare risposte sempre più puntuali e adeguate e poi è necessario un cambio di mentalità e di atteggiamenti e via di questo passo. E’ stato istituito un gruppo di lavoro per approfondire la questione in ogni suo aspetto e per accompagnare le diocesi inviando orientamenti e protocolli. Ma essa non è già sufficientemente conosciuta? Prioritaria è la sfera della prevenzione e della formazione (impegno che peraltro abbiamo sempre chiesto), ma allora dobbiamo pensare che in secondo piano venga l’occuparsi dei casi concreti di oggi, delle vittime e dell’allontanamento definitivo e rapido del prete pedofilo dall’ordine clericale? Galantino in conferenza-stampa ha detto ai giornalisti di non fare sensazionalismo e ha detto, in modo sconcertante, di non avere i dati quantitativi su tutta la realtà dei preti pedofili. Gli consiglieremmo come fonte utile di andare sul sito www.retelabuso.org. “

    Legge sul fine vita (nota del 21 ottobre 2017): “I quattro senatori a vita (Elena Cattaneo, Mario Monti, Renzo Piano, Carlo Rubbia) hanno diffuso un testo in cui con determinazione chiedono che la legge sul fine vita sia approvata al più presto per impedire che essa decada con la fine della legislatura. (…) L’opposizione alla legge, che è passata alla Camera a stragrande maggioranza, è costituita da una rumorosa e aggressiva area di centrodestra che viene supportata da alcuni movimenti cattolici prolife (…) In questa difficile situazione sembra che possa essere determinante un nuovo atteggiamento dei vescovi, che hanno ora una nuova guida nel card. Bassetti. (…) Ci sono due ‘buchi neri’ la cui cancellazione deve essere la premessa per quel nuovo corso della Chiesa italiana che noi auspichiamo. Ci riferiamo ai casi Welby e Englaro e alle relative ‘campagne’ che allora hanno compromesso la credibilità della Chiesa per chi guardava alle posizioni ufficiali e non alle parole di misericordia e accoglienza del Vangelo. Da tempo auspichiamo una riflessione autocritica da parte dei vescovi ed anche un vero e proprio atto penitenziale collettivo”.

    Legge sul fine vita/2 – intervento su Avvenire del prof. Francesco D’Agostino: “Egli, in un articolo del 30 marzo 2017 su Avvenire, si è espresso in modo critico nei confronti di chi accusa la legge di portare a una deriva eutanasica (la legge dice altro), sostiene che una legge è necessaria e che è storicamente superato e quindi anche eticamente discutibile il paradigma paternalista. Quella di D’Agostino è una linea in evidente contraddizione con la campagna in corso (…)”.

    Legge sul fine vita/3 – discorso di papa Francesco (nota del 17 novembre 2017): “Dobbiamo constatare che papa Francesco ha, sulla questione di fondo del fine vita, ribadito la linea tradizionale della Chiesa contenuta nel paragrafo 2278 del Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992, con il no all’accanimento terapeutico, con il sì alla responsabilità e alla libertà del malato oltre che con il no all’eutanasia. Ma perché questa sorpresa per il pronunciamento del Papa? La attribuiamo al fatto che, nella situazione italiana, la posizione della Chiesa era stata abbandonata nei casi Welby e Englaro come conseguenza della linea fondamentalista del card. Ruini e poi del card. Bagnasco. ‘Noi Siamo Chiesa’ a suo tempo ha denunciato ripetutamente con forza questa deriva che tanto male ha fatto alla credibilità della Chiesa nel nostro Paese. Ma papa Francesco dice altro, perché non avalla alcuna ‘campagna’, non parla di ‘principi o di valori non negoziabili’, tace sulla nutrizione e sulla idratazione forzate (non dichiarandole quindi obbligatorie), spiazzando l’ala oltranzista del mondo cattolico che della questione del fine vita ha fatto il pilastro centrale di una propria ‘identità’ contro il ‘laicismo libertario’.

    Quinto centenario della Riforma luterana (nota del 28 ottobre 2017, insieme con le ‘Comunità cristiane di base’): “Protagonista dello ‘sdoganamento’ di Lutero è stato papa Francesco con la sua visita a Lund in Svezia un anno fa per la ‘Commemorazione comune luterano-cattolica della Riforma’. Egli ha indicato allora i binari sui quali avrebbe dovuto indirizzarsi l’anno luterano. La sua presenza e il suo discorso hanno avuto, anche se non sotto la forma di un esplicito riconoscimento di colpe ‘cattoliche’ di 500 anni fa, le caratteristiche di una riflessione molto critica sul passato. (…) Ma perché non si va nella direzione del superamento formale della divisione? Questa è la domanda che si è fatto Hans Kűng, rispondendo che è tempo di ricomporre l’unità. (…) Ci chiediamo allora perché non si possa celebrare insieme da subito l’Eucaristia, la Cena del Signore. Quale ostacolo si interpone? Almeno la celebrazione comune si realizzi tra cattolici e luterani, portando a compimento, a conclusione di questo anno luterano, il percorso comune già contrassegnato dai documenti e dall’incontro di Lund”.

     

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