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    RADIO MARIA: INTERVISTA AL PRESIDENTE EMANUELE FERRARIO

    RADIO MARIA: INTERVISTA AL PRESIDENTE EMANUELE FERRARIO – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 15 giugno 2013

     

    Presidente da 26 anni – Da radio parrocchiale a radio nazionale –Padre Livio e il palinsesto religioso – Niente pubblicità, vogliamo essere liberi – Un rapporto diretto con gli ascoltatori – Le radioline azzurre - Radio Maria nel mondo – Lettere, lasciti, anziani: una scelta libera – Il sogno: Radio Maria a Riad.


    A pianterreno del palazzo vaticano di una traversa di via della Conciliazione ci attende un signore ottantaquattrenne, che da subito si palesa mentalmente molto vivace e ancora pieno di energia e di entusiasmo: è Emanuele Ferrario, l’imprenditore caseario varesino che dal 1987, in coppia con padre Livio Fanzaga, presiede ai destini di Radio Maria. Una sorta di fenomeno massmediatico questa emittente mariana, che, priva di pubblicità, accompagna la giornata di circa 2 milioni di ascoltatori in Italia e di altre decine di milioni nel mondo. Radio Maria, nata nel 1983 ad Arcellasco d’Erba come emittente parrocchiale per mano di don Mario Galbiati (dissensi di fondo divideranno questo sacerdote nel 1991 dalla sua creatura), dal 1987 si è trasformata prima in radio nazionale, poi internazionale, nel senso che oggi è presente (con 65 radio gemelle) in 60 Paesi.  Sempre con il medesimo presidente…

    Emanuele Ferrario, la Sua avventura con Radio Maria è cominciata 26 anni fa… Se n’è mai pentito?

    Per niente. La mia penso sia stata e continui ad essere un’esperienza unica ed impagabile.

    Che cosa ha spinto un imprenditore caseario del Varesotto a interessarsi e a coinvolgersi profondamente nei destini di una radio allora parrocchiale, ad Arcellasco d’Erba?

    Galeotto fu il fatto che questa radio ritrasmetteva i messaggi di Medjugorje, dove io avevo avuto un’esperienza particolarmente intensa, anche perché mia moglie è morta nel 1984, un mese dopo essere stata in pellegrinaggio in quella località dell’Erzegovina. L’esperienza mi era rimasta molto impressa. Un giorno leggo un articolo di Montanelli, in cui il grande giornalista parlava con il suo stile ironico della radio parrocchiale che diffondeva le parole della Madonna di Medjugorje. Fu questa la spinta perché io incominciassi a frequentare, dall’agosto del 1986, questa radio a me sconosciuta.

    Quand’è che decise di dedicarsi completamente alla radio?

    L’anno dopo a gennaio mi sono ritrovato presidente per un periodo limitato, ma sei mesi  sono diventati 26 anni, durante i quali Radio Maria è diventata prima nazionale e poi  ha favorito un progetto internazionale, realizzando un modello organizzato in 60 Paesi. Possiamo chiamarla fortuna o protezione del Cielo, ma grazie al fatto che in quegli anni (1988 -90) non esisteva ancora una legge sulle telecomunicazioni, con entusiasmo -e facendo anche grossi debiti- in soli tre anni abbiamo creato una rete che copriva tutta l’Italia. Abbiamo fatto due scelte fondamentali coraggiose:  rinunciare ad ogni forma di pubblicità e grazie a padre Livio impostare  una programmazione che oggi tutti riconoscono come profetica ed evangelizzatrice per il mondo intero.

     

    E’ così che incominciò il ‘miracolo’ di Radio Maria…

    Ricordo ancora oggi  una prima offerta di 15mila lire da parte di un istituto di religiose: allora dissi ai miei collaboratori che potevamo guardare con fiducia all’avvenire se delle suore ci facevano un’offerta! Quando notai, poi, che gli ascoltatori della Liguria mandavano offerte quanto i lombardi mi dissi: “E’ fatta!”. Lei sa che, fino al 1945, molti liguri stipulavano atti privati sulla parola evitando il notaio per non spendere denaro…

    Sarà anche merito del rapporto diretto instaurato con gli ascoltatori…

    In effetti Radio Maria è stata innovativa anche da questo punto di vista.  Le altre radio allora non davano la possibilità di parlare in diretta. Inoltre, altra novità, eravamo l’unica emittente che si poteva ascoltare senza interruzione tra Milano e Roma, perché eravamo presenti lungo tutta l’autostrada.

    Da radio parrocchiale a radio nazionale, con quale obiettivo?

    L’obiettivo di allora è lo stesso di oggi: aiutare la Chiesa nell’opera di rievangelizzazione. In quegli anni erano poche le parrocchie in cui si celebravano i vespri, pochissime quelle in cui si cantavano le lodi. Oggi invece, anche grazie ai nostri collegamenti di preghiera, sono molte di più. Posso testimoniare, poi, che anche in Italia, negli anni 1988-90, c’era stato uno sviluppo notevole delle sette religiose, ciascuna con la propria radio: un fenomeno che si è perlomeno attenuato con l’avvento di Radio Maria. Il motivo? La gente ha bisogno di essere ascoltata e la nostra radio è da sempre attenta alle persone e ai loro problemi: per questo chiediamo ai nostri conduttori –laici compresi– di portare a tutti una parola buona, di consolazione e di speranza, anche nelle trasmissioni a tema non strettamente religioso, come del resto fa padre Livio nel suo Commento alla stampa.

    Ecco, padre Livio: la fama di Radio Maria è legata in gran parte a lui…

    Certamente sì. Sin dall’inizio ha voluto scommettere su un palinsesto di programmi in gran parte a carattere religioso, con quasi 6 ore al giorno dedicate alla preghiera. Una scelta in apparenza azzardata, ma che poi si è rivelata vincente: basti dire che, in tutte le Radio Maria del mondo, la trasmissione più seguita è proprio la Santa Messa quotidiana.


    Quando avete deciso di guardare anche all’estero?

    Quasi da subito. Sin dal primo viaggio a New York nel 1992, il nostro obiettivo è stato quello di portare la Radio a tutti gli italiani, anche quelli residenti all’estero. Il nostro motto, “ovunque c’è un italiano, Radio Maria deve essere al suo fianco”, spiega anche la capillarità della nostra presenza.
     

    Oggi però siete attivi in molti Paesi, indipendentemente dalla presenza di italiani. Come ha avuto inizio questo nuovo sviluppo?

    Nel 1990 l’arcivescovo di Toledo, Marcelo Gonzalez Martin, ci disse che voleva fare una radio simile alla nostra: gli fornimmo dei suggerimenti e diede il via a Radio Santa Maria (in seguito, è nata anche Radio Maria Spagna, ndr). Sempre in quegli anni molti sacerdoti stranieri che studiavano a Roma, una volta tornati in patria chiedevano di poter fondare Radio Maria anche nei loro Paesi d’origine. Ma anche gli stessi ascoltatori hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo della radio all’estero.

    In che modo?

    Quando ci hanno chiamato in Perù, nel 1995, il Paese era poverissimo e furono gli ascoltatori italiani a spingerci non solo a fornire assistenza, ma anche un aiuto concreto. Negli anni successivi, Radio Maria Italia si è direttamente impegnata a fare nascere una quindicina di emittenti gemelle nel mondo. Nel 1998, poi, si è pensato di costituire l’associazione internazionale “Famiglia mondiale di Radio Maria” che, non a caso, ha sede in Roma a pochi passi da piazza San Pietro ed ha lo status speciale presso il Consiglio economico e sociale dell’ONU (Ecosoc).  Finora la “World Family” ha realizzato progetti di comunicazione per lo sviluppo in più di 60 Paesi, contribuendo all’organizzazione di ben 65 Radio che promuovono valori culturali e religiosi in più di 40 lingue locali, principalmente attraverso il volontariato. Qualcosa di impensabile  solo qualche anno fa .

    Durante la “Mariatona” (vedi l’articolo apparso su questo sito) si è chiesto aiuto per l’istituzione di altre 11 Radio Maria in varie parti del mondo, Africa in testa…

     

    La Mariatona è nata in Colombia dove la Radio Maria locale, in un momento particolarmente difficile, ha deciso di lanciare una maratona radiofonica per raccogliere fondi. Un’ascoltatrice ha però telefonato al direttore suggerendo un nome più appropriato: Mariatona. Dopo il successo di quell’iniziativa, nel mese di maggio appena trascorso abbiamo realizzato la prima Mariatona mondiale, che ha avuto un bel riscontro non tanto in termini di risultati economici, quanto di testimonianze commoventi su come Radio Maria ha cambiato la vita degli ascoltatori. In fondo, questo è un progetto che dona amore e gli ascoltatori lo ricambiano con generosità: penso che, tra le 11 nuove radio richieste, già tre o quattro potranno cominciare le loro trasmissioni entro fine anno.  

    Torniamo agli ascoltatori di Radio Maria Italia: ce li può descrivere?

    Se guardiamo i risultati delle indagini audio, notiamo che Radio Maria (e mi riferisco non soltanto a Radio Maria Italia) è in genere l’emittente con il maggior tempo medio di ascolto: nel mondo circa due ore e mezzo. Nel nostro Paese gli ascoltatori giornalieri medi sono circa due milioni, secondo me sottostimati perché abbiamo una diffusione capillare,  anche in istituti in cui vivono intere comunità. Radio Maria ha ascoltatori di ogni genere, da chi non ha fatto la licenza elementare al professore universitario.

    I programmi più seguiti?

    Le preghiere del mattino seguite da Rosario, Lodi e Santa Messa, ogni volta da una parrocchia diversa, sono l’appuntamento più seguito in Italia e nel mondo: un servizio straordinario, reso possibile dal lavoro e alla passione di migliaia di volontari, ai quali è doveroso rendere omaggio. Poi, per l’Italia, ci sono i programmi di padre Livio, dalla rassegna stampa in avanti. In Africa ad esempio sono seguitissime le trasmissioni di crescita umana e di formazione professionale, riguardanti l’agricoltura

    Quale consolazione può dare Radio Maria a un ammalato, a una persona sola o disperata?

    Radio Maria ha imparato a stare vicina a chi soffre, anche perché non ci accontentiamo di professionisti in grado di dare risposte tecnicamente ineccepibili se non sanno trasmettere il calore del cuore e la speranza cristiana. E’ questo che fa la differenza: per le rubriche di medicina, ad esempio, vogliamo medici che ci diano risposte serie sul piano professionale e nel contempo cariche di umanità.

    Abbiamo visto recentemente una radiolina azzurra a forma di Madonna con Bambino…

    Sì, ciò rimanda alla nostra attività sociale al di fuori della Radio, in  particolare a favore dei detenuti: una bravissima ragazza venticinquenne di Lecco ha disegnato una piccola radio azzurra, a forma di Madonna con bambino, che abbiamo già portato in molte carceri italiane e che doniamo anche agli anziani in casa di riposo o a persone in difficoltà. Ora il nostro progetto è di diffonderla in tutte le carceri dei Paesi in cui siamo presenti, compreso il Ruanda dove i carcerati sono più di centomila. Il traguardo è ambizioso, però noi andiamo avanti.

     

    E le maggiori difficoltà tecniche che incontrate?

    Se penso all’Africa, un grande problema è l’intermittenza dell’energia elettrica. Mi viene in mente il caso della capitale della Tanzania, Dar-es-Salaam. Quando l’energia elettrica viene riattivata, non viene distribuita a 220 volt, ma a 450, con la conseguenza che si brucia tutto. Se ci sono temporali in serie, i fulmini sono molto più potenti che da noi, con tutti i danni conseguenti. Non solo: nei contratti si perde il diritto al risarcimento se non si avverte del pericolo delle termiti, golose di cellulosa. Secondo me, però, se l’Africa ritrovasse la pace e sconfiggesse la malaria, in pochi anni farebbe un grande balzo in avanti…  

    In Africa tuttavia avanza l’Islam…

    Guardi, a me i missionari hanno sempre detto che di conversioni dall’Islam non ce sarebbero state, oggi invece incominciano ad essercene. Perché? Il motivo è uno: i musulmani africani non vogliono diventare arabi, vogliono conservare la loro cultura e non rinunciarvi. L’Islam sta inondando l’Africa di soldi per opere sociali e culturali: la contropartita per i musulmani africani è di arabizzarsi. C’è chi non è d’accordo e preferisce conservare la propria cultura, passando allora a una religione, quella cattolica, che dà tale possibilità attraverso l’inculturazione. 

     

    Abbiamo accennato alle difficoltà tecniche, passiamo a quelle derivate dall’entità dei costi dell’espansione...

    La Madonna fin qui ci ha sempre aiutato. Anche in maniera incredibile. Non si sa come, ma, quando mancano, i soldi poi………. arrivano da offerte di singoli. Mi è già capitato tante volte ed è capitato altrettante volte per le Radio Maria nel mondo. Non mi risulta che le nostre 65 radio abbiano dei debiti grossi, al di là del fisiologico.

    In questi anni non avete mai pensato di inserire la pubblicità…

    No, e le spiego perché. Non è che per noi la pubblicità sia diabolica: riteniamo però che ci toglierebbe la libertà. Penso che il ‘successo’ di Radio Maria derivi molto dal fatto che siamo sempre stati liberi di dire quello che volevamo. La libertà costa, tanto che nel mondo siamo stati più volte oggetto di minacce serie. Ma, se avessimo la pubblicità, sarebbe lei a comandare e finirebbe per imporci tale e  tal altro conduttore, tale e tal altro programma. Non possiamo accettare e continuiamo ad affidarci alla Madonna.

     

    Dal mondo cattolico avete avuto un riconoscimento adeguato per il vostro servizio?

    Sarò sincero: devi lavorare duro, sodo, senza mai chiedere nulla. Siamo contenti perché stiamo facendo questa intervista in locali che ci ha affittato la Santa Sede: se loro ci hanno accolto, vuol dire che apprezzano il nostro operato come associazione civile e laica. In ogni caso ogni direttore di ogni Radio Maria è un sacerdote che dipende dal suo vescovo e dunque è legato alla struttura della Chiesa.

    E il futuro?

    Mi viene in mente una profezia di san Massimiliano Kolbe, che racconto come mi è stata comunicata dai Francescani dell’Immacolata: nel 1939 avrebbe profetizzato che in un tempo molto lontano la Madonna avrebbe avuto una sua radio, presente alla fine in tutto il mondo. La radio non l’avrebbero però creata i Francescani. Io mi fermo qui, ma se penso a tredici anni fa, chi avrebbe mai potuto presumere una tale espansione internazionale di Radio Maria? Vuole una mia ‘profezia’? Vedo Radio Maria a Riad, nell’Arabia Saudita. Probabilmente tutti e due saremo già sottoterra, ma Radio Maria giungerà anche lì! 

     

    Ora però le devo porre un’ultima domanda. ‘Repubblica’ ha pubblicato la scorsa settimana un articolo in cui si insinuava che Radio Maria tenta di raggirare gli anziani sollecitando lasciti in suo favore. E’ proprio vero?

    No, nel modo più assoluto. L’iniziativa di inviare lettere ai nostri ascoltatori sul tema dei lasciti testamentari -travisata e riportata in modo inesatto, pretestuoso e strumentale-, nasce solo come risposta alle sempre più numerose richieste degli ascoltatori di ricevere informazioni in merito. Per questo si è ritenuto utile spedire un questionario a tutti coloro che già ricevono il nostro giornalino di informazione bimestrale, con lo scopo di inviare poi una “Guida ai lasciti” a chi ne avesse fatto richiesta. Torno a ricordare che Radio Maria vive delle libere offerte dei propri ascoltatori, tra cui i lasciti, peraltro in misura molto marginale rispetto ad altre realtà non profit. Il tema, poi, è attualissimo, tanto che proprio in questo mese di giugno alcune note organizzazioni non profit hanno lanciato una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla nozione stessa di testamento, che in Italia è ancora tabù (www.testamentosolidale.org).

    ‘Repubblica’ ha citato il questionario, che – da come è stato presentato dal giornale – può sollevare qualche perplessità…

    Le citazioni di ‘Repubblica’ sul contenuto del questionario sono esatte, ma è l’errata interpretazione fornita dall’articolo che snatura il problema: tutto si può dire tranne che Radio Maria agisca subdolamente per disinformare i donatori e le loro famiglie, tanto più che le nostre iniziative sul territorio hanno ricevuto riconoscimenti dalla società civile per il loro grande valore sociale. Per capire meglio come operiamo, basti sapere che abbiamo una sola persona che risponde a tutte le richieste degli ascoltatori su questo tema e, quando è il caso, si mette in contatto con i notai. Ribadisco infine che la nostra emittente si basa quasi esclusivamente sul volontariato e i costi per gestire la rete in Italia -e aiutare la nascita di nuove radio in Paesi poveri nel mondo- sono coperti solo dalle libere donazioni degli ascoltatori. Compresi i lasciti.

    Una versione ridotta (circa 7mila battute) dell’intervista appare nell’edizione cartacea di sabato 15 giugno 2013 del “Giornale del Popolo”, quotidiano cattolico della Svizzera italiana, edito a Lugano.  

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