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    INTERVISTA ALL'AMBASCIATORE DI ISRAELE PRESSO LA SANTA SEDE

    INTERVISTA ALL’AMBASCIATORE DI ISRAELE PRESSO LA SANTA SEDE – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 13 maggio 2015

     

    Dal 2012 Zion Evrony rappresenta Israele nei rapporti con la Santa Sede. Nell’intervista che segue l’ambasciatore parla dell’antisemitismo risorgente in Europa, ricorda le “parole forti” di papa Francesco al riguardo (“Per le nostre radici comuni, un cristiano non può essere antisemita”), evidenzia il forte simbolismo della visita del Papa al Monte Herzl, rileva l’importanza del Papa sulla scena internazionale. Ricorda anche la figura di Elio Toaff, cui è dedicata una mostra di documenti personali e inediti presso il Museo ebraico di Roma

     

    Nato nel 1949 in Iran, immigrato l’anno dopo in Israele, Zion Evrony è stato tra l’altro console a New York (1987-91), console generale a Houston (1995-2002), ambasciatore in Irlanda (2006-2010). Dal primo agosto 2012 è ambasciatore di Israele presso la Santa Sede. Di lui in questo stesso sito ritroviamo dichiarazioni rilasciateci un anno fa, immediatamente precedenti la visita del Papa in Giordania, Palestina e Israele. Nei giorni scorsi, in cui è stato festeggiato il 67.mo compleanno dello Stato d’Israele, ha risposto volentieri ad alcune nostre domande riguardanti soprattutto la crescita dell’antisemitismo in Europa, l’atteggiamento di papa Francesco verso l’ebraismo e i rapporti, in realtà assai complessi, tra Israele e Santa Sede.  

    Signor ambasciatore, dapprima il ricordo di una figura eminente dell’ebraismo italiano, Elio Toaff, deceduto il 19 aprile scorso e cui è dedicata una mostra di scritti privati interessantissimi e inediti inaugurata da poco dentro i locali del Museo ebraico di Roma…

    Elio Toaff è stato un importante leader morale e spirituale ed è morto nella sua casa di Roma 10 giorni prima di compiere 100 anni. Nella sua lunga vita ha contribuito a combattere il fascismo. Vorrei evidenziare anche che è stato un grande protagonista del dialogo interreligioso:  nel 1986 come Rabbino Capo di Roma accolse Giovanni Paolo II nella Grande Sinagoga di Roma e tra questi due grandi uomini si stabilì una profonda amicizia. Papa Wojtyla lo ha ricordato nel suo testamento spirituale, insieme al suo  segretario personale don Stanisław Dziwisz e al futuro papa Benedetto XVI, Joseph Ratzinger.  Nei nostri anni il dialogo interreligioso è molto importante perché può aiutare ad accrescere la fiducia tra le parti in conflitto stimolando la costruzione di ponti di pace. E’ vero che i leader religiosi possono a volte aprire la strada per il dialogo politico.

    Sono anni i nostri caratterizzati anche dal riemergere un po’ dappertutto in Europa – e da varie parti politiche - di un antisemitismo palese o strisciante. La storia non ha insegnato nulla a tale proposito? 

    Purtroppo l’antisemitismo è ancora vivo in Europa. La storia ci ha mostrato e continua a mostrarci che ci saranno sempre persone che credono che la vita di altri valga meno della loro a causa della loro nazionalità, del colore della loro pelle, della loro religione. Settanta anni dopo la tragedia della Shoah, gli ebrei europei stanno vivendo di nuovo un periodo di insicurezza. Gli ebrei in Europa non sono sempre liberi di mostrare la loro appartenenza.

    In Europa. E in quella parte di Europa che è l’Italia?

    Anche in Italia per gli ebrei l’atmosfera a volte è difficile. Colgo l’occasione di ricordare le scritte antisemite dopo la morte dell'ex Rabbino Capo Elio Toaff a Roma. Nonostante tutto, penso tuttavia che la situazione degli ebrei in Italia appaia migliore che in alcuni altri Paesi europei.

    Qual è l’atteggiamento di papa Francesco sul triste e tristo argomento?

    Papa Francesco ha parlato più volte e con forza contro l’antisemitismo e le sue forti parole: “Per le nostre radici comuni, un cristiano non può essere antisemita”, dovrebbero essere diffuse ai quattro angoli del mondo. Colgo anche l’occasione per ricordare che proprio in questi giorni, dal 12 al 14 maggio 2015, si tiene a Gerusalemme il quinto forum globale per combattere l’antisemitismo. Si prefigge di dar forma a una politica internazionale omogenea, formulando un piano d’ azione per contrastare incisivamente il flagello. Durante la conferenza sarà data un’enfasi speciale allo sviluppo di efficaci strategie per combattere la crescita di questo fenomeno in Europa.

    Veniamo ai Rapporti bilaterali Israele-Vaticano, che, avviati ormai più di vent’anni fa, si  confermano complessi, al di là dei  buoni rapporti esistenti tra le parti. In tal senso la visita di un anno fa di papa Francesco in Giordania, Palestina e Israele ha smosso qualcosa di importante in senso positivo?

    Attualmente le relazioni tra Israele e la Santa Sede sono buone e basate sulla fiducia reciproca. Sono relazioni uniche , perché includono aspetti teologici e politici. Queste relazioni poggiano su due pilastri molto forti: uno è teologico e si basa sul Concilio Vaticano II e sulla dichiarazione Nostra Aetate del 1965, l’altro è politico ed è l’Accordo Fondamentale firmato nel 1993.

    La visita di Papa Francesco è stata di grande importanza storica. Essa ha rappresentato un’altra pietra miliare nelle relazioni tra il Popolo ebraico e la Chiesa cattolica e tra Israele e la Santa Sede. La sua visita al Monte Herzl, dove è situata la tomba del fondatore del Sionismo Theodor Herzl, è stata un forte gesto simbolico e ha contribuito a rafforzare le nostre relazioni e ad accrescere la nostra amicizia.

    Lei ha già incontrato personalmente papa Francesco…

    Ho avuto l’opportunità di incontrare brevemente Papa Francesco diverse volte e mi ha salutato in ebraico con la parola Shalom. Papa Francesco è un amico del Popolo ebraico, da cardinale ha sviluppato delle relazioni molto strette e amichevoli con la comunità ebraica in Argentina e una sincera amicizia con il Rabbino Skorka. Quando una delegazione di rabbini argentini è stata ricevuta in Vaticano, il Papa ha pranzato con loro informalmente a Santa Marta e per l’occasione ha ordinato del cibo Kosher.  Da quando è stato eletto, il Papa ha parlato molto calorosamente del Popolo ebraico e dell’Ebraismo.

    Da diplomatico, come valuta il ruolo di papa Francesco nell’odierna politica internazionale?

    Papa Francesco è un’autorità morale e spirituale e le sue parole sono ascoltate con rispetto. Papa Francesco ha portato il Vaticano a giocare un ruolo importante sulla scena internazionale:  penso alle questioni riguardanti Cuba, la Siria, l’Ucraina e i conflitti in Africa. Il Papa è un grande comunicatore e la sua idea che il mondo stia vivendo una terza guerra mondiale è significativa. E anche quanto dice sul traffico di esseri umani e sull’ambiente ha la sua influenza sullo sviluppo della politica internazionale.

    UNA MOSTRA DI GRANDE INTERESSE STORICO SU ELIO TOAFF

    Nella prima domanda posta all’ambasciatore Zion Evrony si è accennato a una mostra di documenti privati e inediti tratti dall’archivio privato di Elio Toaff e da quello della Comunità ebraica di Roma. Inaugurata il 30 aprile presso il Museo ebraico la mostra – che, curata da Lia Toaff e da Serena Di Nepi, sarà aperta fino al 30 settembre - è di certo un’occasione unica per ripercorrere la vita intensa del rabbino livornese, per mezzo secolo guida della comunità ebraica della capitale.  Le cartelle-stampa consegnate in occasioni simili a volte contengono uno scarso materiale documentario: non è proprio il caso di quella curata in questo caso dall’Ufficio-stampa della Comunità ebraica, che presenta un’antologia veramente di qualità dei contenuti esposti. Tra i tanti documenti (foto, telegrammi, lettere, opere d’arte, il manoscritto originale dell’autobiografia) ne scegliamo due che ci sembrano assai significativi. Il primo è una lettera del 19 novembre 1976 all’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga, cui Toaff scrive tra l’altro: “Ci sentiamo autorizzati a portare a Sua conoscenza (…) che in questi ultimi tempi , e cioè da quando l’opinione popolare si è sollevata contro la decisione del Tribunale Territoriale di Roma di liberare dal carcere il criminale di guerra Herbert Kappler, sulle serrande dei negozi di proprietà di ebrei si sono trovate disegnate a vernice nera delle croci uncinate, delle scritte antisemite e volantini manoscritti di minaccia sono stati trovati sotto le porte dei negozio e dentro le cassette della corrispondenza. Molti correligionari poi hanno ricevuto telefonate minatorie e di insulti (…)”.  Il secondo documento che citiamo è il discorso tenuto dal Rabbino capo di Roma per il primo anniversario dell’attentato palestinese del sabato 9 ottobre 1982 davanti alla Sinagoga: cinque terroristi con bombe a mano e scariche di mitra uccisero il bambino Stefano Gay Taché e ferirono altre 37 persone. “Il popolo ebraico ama la vita. Il popolo ebraico vuol vivere! – disse Elio Toaff il 9 ottobre 1983 – La storia ci dimostra che la vita del popolo ebraico non  può essere disgiunta da quella degli altri popoli con i quali vive e opera. L’ingiustizia e la persecuzione contro gli ebrei si ritorcono inevitabilmente presto o tardi contro chi le ha scatenate. Nella Seconda guerra mondiale abbiamo visto ancora come l’antisemitismo nazista abbia prima colpito gli ebrei, ma poi abbia coinvolto e travolto tutti i popoli dell’Europa”. Concludeva Elio Toaff: “Giustizia, verità e pace sono i tre pilastri su cui – secondo l’insegnamento talmudico – si regge il mondo. Senza anche uno solo di questi tre elementi il mondo vacilla e i popoli non trovano la pace. (…) Lasciate che io termini con le parole di Isaia, facendo ai popoli di questo mondo irrequieto e disorientato un augurio che apra il cuore alla speranza. Il Signore giudicherà i popoli e sarà arbitro di numerose genti le quali spezzeranno le spade per farne vanghe e le lance per farne falci. Una nazione non alzerà più le armi sull’altra né apprenderanno più l’arte della guerra. Questa utopia potrà diventare realtà se il sincero progresso dei popoli del mondo sarà: giustizia per tutti, verità e concordia”. La mostra è aperta dalla domenica al giovedì dalle 10 alle 17.15, il venerdì dalle 10.00 alle 15.15.

    P.S. L’intervista appare nell’ originale italiano in www.rossoporpora.org e, in traduzione  inglese, nel numero di giugno 2015 del mensile cattolico statunitense ‘Inside the Vatican’.

     

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