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    Un’insostituibile concreta presenza

    In un libro l'impegno della Chiesa nella società italiana - 'L'Osservatore Romano' in data 17 febbraio 2013

    Abbiamo scritto sulla base di fatti, senza voler polemizzare con chi, anche in tempi recenti, ha suggerito con i suoi scritti l'idea di una Chiesa parassita dello Stato. A noi importa infatti evidenziare quanto sia estesa, diversificata e incisiva la fantasia delle opere concrete che il mondo cattolico offre alla comunità civile italiana, così che ci si possa rendere conto che anche oggi la Chiesa è vicinanza, è condivisione, è testimonianza concreta, operando nel quadro di un grande disegno organico di carità. Fatto tanto più rimarchevole in tempi come i nostri di palese sfiducia e scollamento tra cittadini e "istituzioni", in cui nessun altro ente è in grado di assolvere con continuità ed efficacia a compiti assistenziali.
    Abbiamo cercato di quantificare in modo almeno verosimile il contributo offerto. Perché? Non per rivendicare meriti particolari alla Chiesa, non per una manifestazione di orgoglio cattolico, ma per cercare di ristabilire un minimo di equilibrio — utile a un'analisi spassionata della situazione — nel gran ballo di numeri riguardanti i costi della Chiesa per lo Stato, un sabba vorticoso di cui siamo stati costretti a prendere atto particolarmente negli ultimi mesi.
    È stato il nostro un lavoro che ha incontrato non poche difficoltà e ci ha portato talvolta a invidiare chi ha potuto spesso citare fino all'ultimo centesimo l'ammontare della sovvenzione statale verso l'una o l'altra attività ecclesiale. Purtroppo, partendo dalle iniziative della Chiesa in ambito sociale nazionale, ci siamo non raramente confrontati con situazioni caratterizzate da una grande complessità, da cifre ballerine, da una mancanza di dati credibili. Abbiamo cercato di supplire, quand'era possibile, con il colloquio con i responsabili in loco, incrociando i dati disponibili con quelli emersi dalle indagini di grandi istituti statistici attenti al sociale.
    Non sappiamo se con questa nostra indagine non esaustiva saremo riusciti almeno a offrire uno strumento ulteriore per un'interpretazione più obiettiva e più realistica — rispetto alla vulgata dilagante sui mezzi di comunicazione di massa, cartacei ed elettronici — di quello che la Chiesa fa per la società italiana nel suo complesso. E che certo desidera continuare a offrire. Lo speriamo fortemente, poiché una maggiore conoscenza — per quanto sempre parziale — di un argomento non è mai inutile per chi è assetato di verità. Della verità dei fatti. In queste pagine ci sono tanti esempi concreti e tante cifre, che parlano un linguaggio da tutti compreso. E le cifre documentano un rapporto tra costi e benefici per la comunità, un rapporto con un saldo positivo (almeno undici miliardi di euro annui, secondo le nostre stime prudenti e, speriamo, verosimili) a vantaggio di altri soggetti istituzionali, il maggiore dei quali è lo Stato centrale. Si conferma quindi come la Chiesa si sia assunta e svolga incisivamente una funzione ben conosciuta di supplenza, per sopperire alle insufficienze dello Stato. Come a dire: Chiesa e Stato si spartiscono i compiti sociali con reciproca soddisfazione.
    Dalla nostra indagine emerge però molto di più che non una "supplenza" e una "spartizione" di compiti. Non fa forse riflettere il fatto che la grave crisi economica sia stata annunciata dalle "antenne" della Caritas prima che dalle previsioni ragionate degli economisti? Fa riflettere e, dopo aver constatato modi e contenuti dell'azione sociale ecclesiale, non desta meraviglia. Perché la Chiesa è vicina più di ogni altra istituzione a persone e situazioni: dunque riesce a vedere prima degli altri l'approssimarsi della tempesta.
    Vedendo per prima, riesce a interpretare le situazioni di disagio ancora nascoste, identificandone le cause e intervenendo per attenuarne la criticità e prevenirne l'evoluzione drammatica. È un gran lavoro questo, tanto delicato quanto importante. Proprio perché cammina insieme con l'uomo, la Chiesa segnala poi le situazioni più compromesse e più difficili da risolvere positivamente, fornendo in molti casi anche i servizi di cui si abbisogna. Senza puntare al profitto, al lucro: è l'uomo invece, con le sue fragilità, che è al centro dell'interesse ecclesiale. La Chiesa, oltre a intervenire concretamente laddove è necessario, ha una funzione importantissima di stimolo per rendere attiva la solidarietà di parrocchie e gruppi diversi. Qui un ruolo fondamentale lo assume il volontariato, inteso come generosa attenzione verso i fratelli, quelli più fragili, quelli che una mentalità materialistica e utilitaristica dilagante vorrebbe considerare come "pesi" da, possibilmente, eliminare. Attenzione significa anche assunzione di responsabilità e quindi "corresponsabilità" verso chi fa parte della comunità umana. Non si tratta dunque solo di "tamponare le emergenze", ma soprattutto di affrontare i problemi in modo strutturale, da ogni punto di vista.
    Sviluppando l'indagine, si sono incontrate solo alcune delle "opere sociali" messe in piedi dal mondo cattolico, quelle più "istituzionalizzate", più facilmente comprensibili e "visibili" anche da chi cattolico non è. In realtà si è mostrata solo la punta o poco più dell'iceberg senza farsi notare in tanti lavorano quotidianamente, avvalorando nell'ombra la conclamata prossimità all'uomo. C'è chi sostiene economicamente quella famiglia, chi si cura del ragazzo che non frequenta più la scuola, chi accompagna giorno dopo giorno l'integrazione dell'immigrato. È l'incontro personale che si fa conoscenza, comprensione, aiuto contro l'emarginazione sempre in agguato. La Chiesa incontra e dà una mano, sostiene, in un mondo dove ciò che è lontano sembra divenire accessibile e ciò che è vicino rischia di esserci indifferente. Lo può fare, perché pure essa è sostenuta da Qualcun altro. Soprattutto quando, realtà umanissima e quindi imperfetta, cade.

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    La presentazione

    Foto di Romano Siciliani

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